venerdì 29 gennaio 2010

Tesi sul ruolo del partito nella Rivoluzione Proletaria (1927)

1. Il compito storico della rivoluzione proletaria è di mettere nelle mani delle classi lavoratrici i tesori della Terra, di abolire la proprietà dei mezzi di produzione, cosa che rende possibile l'esistenza di una classe di sfruttatori e di dirigenti basata sul possesso dei beni privati. Lo scopo è la liberazione dell'economia sociale e di tutti gli impedimenti del potere politico su scala mondiale.

2. L'abolizione effettiva del modo di produzione capitalistico, la espropriazione di tutta la produzione e la sua distribuzione nelle mani della classe lavoratrice, la soppressione degli antagonismi di classe (e delle classi), quella delle Istituzioni politiche per la costruzione della società comunista saranno frutto del processo storico e al momento non possono essere previste esattamente. Per quello che si riferisce al ruolo della violenza politica in seno a questo processo, qualche punto può essere fissato.

3. La Rivoluzione Proletaria è allo stesso tempo processo economico e politico. Essa non può, né come processo economico, né come processo politico, trovare conclusione nel quadro nazionale bensì il suo scopo vitale, necessario è l'instaurazione della Comune Mondiale. Si deve perciò dedurre che fino alla disfatta definitiva a livello mondiale del potere capitalistico, le future frazioni trionfanti del proletariato avranno bisogno della violenza politica per difendere la rivoluzione e - quando possibile - per attaccare la controrivoluzione.

4. Ai motivi di politica estera che rendono necessaria - per la frazione trionfante del proletariato - la persistenza della violenza politica (anche nella propria sfera di dominio diretto) si aggiungono motivi di evoluzione interna. Considerata come processo politico la rivoluzione presenta un momento decisivo: quello della presa del potere politico. Considerata come processo economico essa non presenta un tale momento decisivo poiché il controllo concreto sull'economia da parte del proletariato e la sostituzione dell'economia del profitto con l'economia del bisogno reclama un lavoro di lungo respiro. Tutto ciò è giustificato dal fatto che la borghesia durante tutto questo processo non lascerà nulla di intentato per difendere il profitto e, a questo scopo, di riappropriarsi nuovamente del potere politico. Per il raggiungimento di questo scopo essa tenterà - in quei paesi aventi una ideologia evoluta in senso democratico - paesi a capitalismo avanzato - di utilizzare le parole d'ordine dell'inganno democratico al fine di sviare il proletariato. Perciò la violenza politica, forte e senza scrupoli, degli operai rivoluzionari è il minimo necessario richiesto fino a che non si concretizza il controllo dell'economia da parte del proletariato e dunque la sottrazione alla borghesia dei fondamenti economici della sua esistenza: i rapporti di produzione capitalistici. Questi sono i contenuti della dittatura del proletariato.

5. La necessità del dominio politico violento del proletariato rivoluzionario anche dopo la vittoria politica della rivoluzione, fonda allo stesso tempo, la necessità di una organizzazione politica del proletariato rivoluzionario sia dopo che prima della rivoluzione.

6. I Consigli Operai sono la forma storica di organizzazione individuata come mezzo più idoneo per il dominio e la gestione proletaria. Essa forma emerge spontanea ogni volta che la lotta di classe si radicalizza e diviene lotta per la totalità del potere.

7. La forma storica più adatta per il raggiungimento dei militanti proletari più coscienti, con più chiarezza di idee, più disposti all'azione, è il Partito. Così come lo scopo della rivoluzione proletaria è il Comunismo, il partito non può esistere se non come partito il cui programma e il cui spirito non siano comunisti. Il partito dovrà essere una totalità elaborata programmaticamente fondata su una volontà unitaria, organizzata e disciplinata a partire dalla base. Esso deve essere la testa e l'arma della rivoluzione. Il primo compito del partito comunista, sia prima che dopo la rivoluzione è - in mezzo alla confusione e alle oscillazioni della rivoluzione proletaria - di mantenere chiaramente e senza lasciarsi fuorviare, la bussola sicura: il Comunismo. Il partito comunista deve, in tutte le questioni della lotta politica prima della presa del potere, spingere con grande acutezza, alla separazione del riformismo dalla rivoluzione. Deve inoltre condannare tutte le soluzioni riformiste in quanto prolungamento e rabberciamento del vecchio sistema di sfruttamento; in quanto tradimento della rivoluzione, tradimento degli interessi reali della classe operaia intera.

8. Dal momento che non può esistere la minima comunità d'interessi tra sfruttatori e sfruttati, dal momento che non può esistere il seppur labile legame politico tra riforma e rivoluzione; lo sviluppo del riformismo socialdemocratico - sotto qualunque forma esso si mascheri - rappresenta oggi il più duro ostacolo per la rivoluzione e l'ultima speranza per la borghesia.

9. Il partito comunista deve dunque nella maniera più chiara e perentoria tenere lontano da sè ogni atteggiamento riformista ed opportunista dal suo programma, dalla sua tattica, dalla sua stampa, dalle sue parole d'ordine particolari, dalle sue azioni. In particolare esso non deve accrescere l'effettivo dei suoi membri più rapidamente di quanto non glielo permetta la forza di assorbimento del nucleo solidamente comunista.

10. Nel corso della rivoluzione, le masse proletarie, attraverseranno inevitabili fasi di oscillazione. La rivoluzione è un processo dialettico non solo nella sua totalità bensì anche nelle sue fasi particolari. Il partito comunista, in quanto organizzazione di elementi coscienti deve, in virtù di questo fatto, cercare di non soccombere esso stesso a queste oscillazioni; esso deve cercare di portare le masse al suo stesso livello con la chiarezza e la purezza delle sue parole d'ordine, con la conseguenzialità tra queste ultime e le sue azioni; con la sua posizione alla testa delle lotte con la rettitudine delle sue previsioni. Solo in questo modo il partito si guadagnerà, nella lotta rivoluzionaria la fiducia delle masse, e potrà condurre su vasta scala il processo di presa di coscienza.

11. Il partito comunista non deve naturalmente staccarsi dalle masse; esso deve cioè - al di là dell'instancabile lavoro di propaganda - legarsi ai movimenti delle masse operaie generati dalla miseria economica, dalle rivendicazioni parziali, cercando di chiarirne lo spirito al fine di spingere alla lotta politica, allargare e accelerare il loro evolvere attraverso l'appello alla solidarietà, facendo in modo che essi assumano contenuti politici rivoluzionari. Ma lo scopo del partito comunista non può essere quello di rafforzare lo spirito opportunista che si sviluppa - sotto la responsabilità del partito - dalle rivendicazioni parziali e riformiste.

12. Il compito più importante dei comunisti nella lotta economica dei lavoratori risiede nell'organizzazione dell'arma di lotta, che è, in epoca rivoluzionaria e in paesi altamente sviluppati, l'arma pratica particolarmente utilizzabile per tali lotte; è per questo che i comunisti devono vegliare a che i rivoluzionari (e non solo i membri del partito comunista) si raggruppino nelle fabbriche e che le organizzazioni di fabbrica (Betriebsorganisationen) si fondino in Unioni (AAU) per dar forma allo strumento atto alla gestione della produzione da parte della classe operaia.

13. Le Organizzazioni di Fabbrica rivoluzionarie (le Unioni) costituiscono l'humus da cui sorgono, durante la lotta, i Comitati d'Azione, i quadri per le rivendicazioni economiche parziali e finalmente per la continuazione della produzione durante la lotta, preparazione e infrastrutture atte a sottendere i futuri Consigli Operai Rivoluzionari.

14. Creando in questo modo la vasta organizzazione di classe del proletariato rivoluzionario, i comunisti, oltre che conservare nel partito la forza di un corpo unitario programmaticamente saldo, spingendo, nelle Unioni come dappertutto il pensiero comunista come legge suprema, essi assicurano così la vittoria della rivoluzione proletaria, e quella, più lontana, della società comunista.

15. Il ruolo del partito dopo la vittoria politica della rivoluzione dipende dai rapporti internazionali e dallo sviluppo della coscienza di classe operaia. Fino a quando la dittatura del proletariato - la violenza politica della classe operaia - è necessaria, il partito comunista deve fare di tutto per salvaguardare lo sviluppo in direzione del comunismo. A questo scopo, è indispensabile che in tutti i paesi industrialmente avanzati i proletari rivoluzionari, sotto la guida del partito comunista prendano parte attiva, nella maniera la più ampia possibile alla gestione diretta della produzione. L'organizzazione per fabbriche e nelle Unioni, l'apprendistato nei perpetui conflitti parziali, la creazione dei Comitati d'Azione, costituiscono la preparazione che, nel corso della lotta rivoluzionaria, sarà intrapresa dall'avanguardia degli stessi operai.

16. Nella misura in cui le Unioni in quanto mezzi per l'organizzazione di classe del proletariato si rafforzano dopo la vittoria politica della rivoluzione e diventano capaci di consolidare i fondamenti economici della dittatura del proletariato sotto forma di Sistema dei Consigli, esse guadagneranno di importanza rispetto al partito.
Nella misura in cui, ulteriormente, la dittatura del proletariato sarà assicurata grazie alla sua capacità di ancorarsi nella coscienza di larghe masse, il partito perderà di significato a vantaggio dei Consigli Operai. Finalmente, nella misura in cui il consolidamento della rivoluzione politica, grazie alla violenza proletaria, diviene superfluo, la dittatura si trasforma allora in società comunista, il partito raggiunge il suo scopo: l'autodistruzione.

(tratto da Enzo Rutigliano, op. cit., pp. 257-263)

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