domenica 28 febbraio 2010

Kommunistische Arbeiter-Internazionale (1974), di Enzo Rutigliano

Il 31 luglio 1921, il CC della KAPD dispone che una commissione venga creata per la preparazione di una conferenza d'organizzazione di una nuova internazionale, prendendo contatto con gruppi affini di altri paesi. Nella stessa seduta vengono esaminati i risultati del 3° Congresso dell'IC; si valuta tra l'altro che quest'ultimo
"ha legato definitivamente e indissolubilmente il destino della Terza Internazionale allo Stato Sovietico attuale, ovvero ad uno stato sostanzialmente borghese. Essa ha subordinato gli interessi della rivoluzione proletaria internazionale agli interessi della rivoluzione borghese di un solo paese. Si è in questo modo tolta alla Terza Internazionale qualunque autonomia ponendola sotto la diretta dipendenza della borghesia internazionale".(1)
e dunque siccome
"il proletariato rivoluzionario mondiale si trova attualmente impegnato in una lotta gigantesca contro le forze più compatte ed omogenee del capitalismo internazionale senza disporre di un'organizzazione internazionale di lotta che rappresenti con fermezza, veramente, e senza esitazioni di sorta gli interessi della rivoluzione proletaria...".
è necessario che una nuova Internazionale comunista sia creata e che si assegni come scopo preliminare
"l'annientamento degli stati capitalistici come primo passo verso la creazione degli stati proletari sovietici. L'interesse supremo - l'Internazionale comunista operaia - non dovrà rappresentare l'interesse particolare di una rivoluzione 'nazionale' o occidentale, europea, esso dovrà essere l'interesse comune del proletariato internazionale".
Nella determinazione della tattica essa deve
"prendere a base la determinazione del grado di sviluppo economico di ciascun paese e combattere, là dove il duello mortale è in piedi, con armi esclusivamente rivoluzionarie, ovvero con metodi antiparlamentari e contro le burocrazie sindacali. Generalmente illegali. I metodi di lotta della KAPD furono determinati dall'avanzato grado di sviluppo economico della Germania. In tutti i paesi a regime capitalista, il proletariato - quando il capitalismo sarà entrato in questa stessa fase - dovrà ricorrere agli stessi metodi; una dimostrazione pratica di questo fatto ci è fornita dal progredire verso le forme tattiche e organizzative del nostro partito, che attualmente si manifesta in quei paesi che sono stati intimamente associati alla politica dello stato borghese tedesco e che in seguito alla sconfitta della guerra mondiale, sono stati trascinati in una situazione politica ed economica similare".
"Questi paesi sono: l'Austria, la Bulgaria, la Svizzera tedesca, l'Olanda, il Lussemburgo etc... in ciascuno di questi paesi i gruppi comunisti operai convergono verso posizioni identiche a quelle della KAPD". (...) Il comitato centrale tenendo conto della necessità della lotta della classe internazionale, si orienta verso la costruzione di una Internazionale Comunista Operaia per i compiti più urgenti del proletariato rivoluzionario mondiale".(2)
Sull'opportunità della creazione di una nuova Internazionale prende subito posizione contraria il Comitato di Gestione del partito che esprime, in questo caso, la tendenza generale che crede nella necessità di rafforzare la KAPD in Germania prima di dedicarsi ad un siffatto compito. Si fa notare che il partito è in declino dopo la sconfitta dell'Azione di Marzo così come tutti gli altri schieramenti ultra-sinistri e si chiede altresì la partecipazione del partito alle lotte quotidiane dei lavoratori tedeschi per il miglioramento delle condizioni di lavoro. Tra il Comitato Centrale e il Comitato di Gestione si creano tensione e conflitti di potere.(3)
Il Comitato Centrale ha dalla sua parte la minoranza intransigente formata in gran parte da intellettuali alla quale appartengono la Direzione di Berlino: Schröeder, Goldstein, Sach etc... Questi ultimi rifiutano ogni compromesso con la lotta economica e spingono per la creazione immediata di una IV Internazionale. La polemica si concluderà con la scissione del marzo 1922 e con il trasferimento della direzione che ha in mano giuridicamente gli organismi del partito, la stampa, a Essen da dove prenderà la denominazione di Tendenza-Essen (Essener-Richtung).
A partire da questo momento esistono in Germania due KAPD, due AAU. due "Kommunistische Arbeiter-Zeitung", due "Kampfruf". La Tendenza-Essen raggruppa l'antico Comitato Centrale più qualche distretto. La Tendenza-Berlino (Berliner-Richtung) raggruppa il Comitato di Gestione più la maggioranza del partito e l'intero distretto di Berlino. Quest'ultima sopravviverà più a lungo, anche se alla fine anonima, e raggrupperà ancora un discreto numero di operai attivisti, l'altra, presto, coinciderà con un ufficio che si occupa esclusivamente della creazione dell'Internazionale. Intanto Hermann Gorter ammalato per il periodo delle lotte di tendenza, solidarizza con la Tendenza-Essen in uno scritto del 1922 La necessità della riunificazione della KAPD. D'altro canto, la sua stretta collaborazione con Schröeder non poteva che indirizzare in tal senso una sua presa di posizione.
La Tendenza-Essen, dal momento della sua costituzione, si dedica interamente ed esclusivamente alla creazione dell'Internazionale, così che nell'aprile del 1922 si riunisce in una Conferenza in cui viene proclamata la costituzione della Kommunistische Arbeiter Internazionale con la sola presenza della KAPD-Essen e degli ultra-sinistri olandesi. Vengono altresì adottate in questa sede le tesi della KAI.
Dal primo al 5 ottobre si tiene la Seconda Conferenza che vede la partecipazione, questa volta, oltre che dei gruppi precedenti, di un rappresentante dell'ultra-sinistra russa, il KAP bulgaro, un delegato dell'organizzazione giovanile della KAPD, il rappresentante di un gruppo di Amsterdam e un rappresentante delle AAU-Essen, Sylvia Pankhurst, con la quale erano stati presi contatti anche per la formazione di un partito comunista operaio inglese, si limitò ad inviare la sua adesione al II Congresso. Gli olandesi presenti si erano costituiti dal settembre 1921 in Partito Comunista Operaio d'Olanda (KAPN) al quale però non avevano aderito né Pannekoek (a quei tempi più vicino alle AAU-E), né Henriette Roland-Holst. Allorché si produsse la scissione della KAPD in Germania, il KAPN optò per la maggioranza per la Tendenza-Essen. Il suo Congresso di agosto proclamò l'adesione alla KAI.
Il KAP di Bulgaria è il gruppo più importante e numeroso dei partiti aderenti alla nuova Internazionale. Esso conta più di mille membri e si è costituito in partito dopo il III Congresso dell'Internazionale Comunista, nel gennaio del 1922. La sua composizione è del tutto simile a quella della KAPD, sia per quanto riguarda la struttura organizzativa (esso ha suoi organismi di massa in quattro città, del tipo delle AAU) sia per quanto riguarda la composizione sociologica dei suoi membri. Allorché si produsse la scissione nella KAPD quest'ultima ebbe riflessi nel KAP di Bulgaria sì che si formò la tendenza-Varna analoga a quella di Berlino e la tendenza-Sofia analoga a quella di Essen che però si sfaldò non appena formata sì che al II Congresso della KAI era presente, paradossalmente, la tendenza-Varna. Il gruppo operaista russo era rappresentato dal delegato del KAP di Russia, evidentemente illegale, la cui attività consisteva nella diffusione di materiale di propaganda kapdista. All'epoca del II Congresso, i contatti con i gruppi ultra-sinistri jugoslavi non erano tali da consentire una partecipazione di questi ultimi al congresso.
Nel novembre del 1924 si ha il 3° ed ultimo Congresso della KAI che da questo momento in poi non esisterà che come idea. Per capire il contesto teorico in cui nasce la KAI - destinata per altro al fallimento prima ancora della sua nascita ufficiale - bisogna collegarsi all'assioma dal quale qualunque discorso teorico della KAPD doveva discendere: l'imminenza della rivoluzione. - La teoria della crisi mortale del capitalismo. E' solo facendo riferimento a questo assunto di base che si capisce come per i dirigenti di Essen è urgente e imprescindibile la creazione di un organismo di organizzazione internazionale che sia punto di riferimento per la rivoluzione mondiale. Non a caso la tendenza-Berlino - contraria alla creazione della KAI - era quella che negli ultimi tempi era collegata con i gruppi olandesi che, insieme a Pannekoek stavano rivedendo criticamente la teoria della "crisi finale" del capitalismo. Al V Congresso della KAPD-Berlino però, questo gruppo, sarà sconfitto ed anzi il Congresso stesso sarà dedicato all'esplicitazione e all'approfondimento di questa parola d'ordine la cui spiegazione sarà riportata alla teoria luxemburghiana dell'imperialismo. E, d'altro canto, è comprensibile anche questo: un partito creato per e in funzione della rivoluzione, per giustificare la propria esistenza in un momento in cui le sue possibilità reali (della rivoluzione) ormai non esistono, ed il proletariato, intero, è tornato al suo abituale ruolo di oggetto della storia in quanto storia della borghesia, allora non può che teorizzare l'imminenza della rivoluzione.
Ormai però la KAPD si avviava ad un'esistenza da setta. A partire dalla scissione il suo impatto con la realtà operaia sarà nullo. Essa sarà d'ora in poi fuori dal movimento reale perché il movimento reale non è più rivoluzionario e la KAPD era un partito il cui compito era stato quello di porsi come livello di scontro più alto all'interno di un processo rivoluzionario in atto.

Note
(1) Verbali della riunione della KAPD - Comitato Centrale - 31.7.1921.
(2) Verbali della riunione della KAPD, op. cit.
(3) Per assicurare la democrazia nel partito vi era un doppio CC. Il secondo, il Geschäftsführender Hauptausschuss aveva il compito di controllare quest'ultimo e si componeva, sia del CC vero e proprio, sia dei rappresentanti dei Distretti - uno per ogni Distretto. Era così composto da una rappresentanza politica e da una - per così dire - geografica.

(tratto da Enzo Rutigliano, op. cit., pp. 53-58 e 272n).

mercoledì 24 febbraio 2010

I Consigli Operai: cenni storici e valutazioni (2000), di Precari Nati

Nell'affrontare le problematiche e gli sviluppi della forma dei Consigli Operai sicuramente tralasceremo alcune importanti date, tuttavia cercheremo di mettere in evidenza la portata di questa forma di autorganizzazione nella storia del movimento proletario. Non utilizzeremo tuttavia la scorciatoia della contrapposizione politica (sinistra riformista contro sinistra rivoluzionaria) per descrivere i limiti di questa esperienza, poiché tale visione semplicistica fa ricadere la sconfitta e lo svuotamento di queste forme di potere operaio alle organizzazioni politiche non rivoluzionarie, non cogliendo gli aspetti intrinsechi della composizione di classe nell'autorganizzazione operaia parametrata con la fase economica in cui si è sviluppata. La forma consiglio può trovare una sua nascita fin dall'epoca della Comune di Parigi:

"Questa è la Comune, forma politica dell'emancipazione sociale, della liberazione del lavoro dalle costrizioni (asservimento) di coloro che monopolizzano i mezzi di produzione, costruiti dagli stessi operai o costituenti un'eredità naturale. Dal momento che sia l'apparato statale che il parlamentarismo non sono il corpo reale delle classi dominanti, ma sono solamente le specifiche organizzazioni del loro dominio, le garanzie politiche, le forme e le espressioni del vecchio ordine delle cose; del pari, la Comune non è il movimento sociale della classe operaia, e, di conseguenza, il movimento rinnovatore di tutta l'umanità, ma soltanto lo strumento organico del suo movimento reale".

Fino ad essere trovata come forma quasi fino alla fine del secolo passato. Cercheremo di mettere in luce le esperienze più significative di questa determinata forma nella lotta di classe dell'organizzazione diretta di classe.

Russia
E' l'esperienza più famosa, che ha investito e condizionato con la sua portata lo sviluppo per quasi un secolo del movimento proletario.
Lo sviluppo della forma sovietista ha come primo debutto la rivoluzione russa del 1905, rivoluzione borghese, appoggiata dalla borghesia liberale allo scopo di distruggere l'assolutismo degli zar, e far procedere la Russia, mediante una Assemblea Costituente, verso condizioni analoghe a quelle dei paesi capitalisticamente avanzati. Questa era la posizione di tutti i partiti socialisti esistenti in Russia. Lo sviluppo impetuoso dei Soviet, nati da una serie di scioperi e dalla necessita di disporre di comitati d'agitazione e di rappresentanza che si occupassero del compito di trattare con le direzioni industriali e con le autorità legali, superò il piano di valutazione politica delle forze della sinistra russa. Queste credevano che tale forma di organizzazione operaia, fosse momentanea, e non ipotizzavano un carattere permanente di queste strutture. Un dato da tenere in considerazione fu che la composizione interna di chi materialmente si fece portatore degli scioperi fu di operai non sindacalizzati e non politicizzati, che erano una estrema minoranza prima del 1905, che utilizzarono la comunità di lavoro, l'azienda, per ribaltare contro i padroni questa comunità imposta dal capitale.
Il movimento riflui, tuttavia tale esperienza aveva notevolmente influenzato il dibattito dell'epoca.
Trockij scrisse:

"I Soviet erano la realizzazione della necessità obiettiva di un'organizzazione che avesse autorità senza avere una tradizione, e che riuscisse contemporaneamente ad abbracciare centinaia di migliaia di lavoratori. Un'organizzazione, inoltre, che fosse capace di unificare tutte le tendenze rivoluzionarie all'interno del proletariato, che possedesse iniziative e autocontrollo, e che, e questa è la cosa più importante, potesse essere creata nello spazio di 24 ore".

I Soviet attirarono gli operai politicizzati e più preparati, tuttavia rimaneva una differenza fondamentale tra le organizzazioni politiche socialiste e i Soviet, in quanto le prime si sforzavano di essere organizzazioni interne al proletariato, mentre i Soviet erano l'organizzazione del proletariato.
Nel 1917 tale riaffermazione del sistema sovietista si innestò in un contesto di profonda crisi per la Russia, sfociato in un movimento spontaneo di protesta contro condizioni intollerabili di vita durante una guerra fallimentare. Scioperi e manifestazioni si succedevano sempre più, fino a condurre ad un sollevazione generale, che ottenne l'appoggio di alcune unità militari e portò al crollo del governo dello zar. La rivoluzione riceveva l'appoggio di un ampio strato della borghesia, e fu da questo gruppo che si formò il primo governo provvisorio. Anche se i partiti non diedero inizio alla rivoluzione, ebbero un ruolo maggiore che nel 1905, pur inseguendo ancora una volta il movimento proletario, cosi scrivevano i compagni del GO-PCR (B):

"Nel 1905 quando ancora nessuno, in paese, parlava dei consigli operai e nei libri si parlava solo di partiti, di associazioni, di leghe, la classe operaia russa attuò i consigli operai nelle fabbriche e nelle industrie. I consigli operai si presentano nel 1917 come guida della rivoluzione, non soltanto nella sostanza ma anche formalmente, e soldati, contadini, cosacchi si subordinano alla forma organizzativa del proletariato".

Come nel 1905, così anche nel 1917 i Soviet non avevano intenzione, inizialmente, di sostituirsi al governo provvisorio. Ma nel corso del processo rivoluzionario essi finirono per avere posizioni sempre di maggiore responsabilità; di fatto, il potere si divideva tra i Soviet e il governo, proponendo, una soluzione di doppio potere che vedremo si ritroverà molto spesso nella forma consiliare, dimostrandone anche il suo limite.
L'ulteriore radicalizzazione del movimento in condizioni sociali che si andavano deteriorando e le politiche vacillanti della borghesia e dei partiti socialisti diedero presto ai bolscevichi quella maggioranza nei Soviet che fu di decisiva importanza, e portarono alla rivoluzione di ottobre che mise termine alla fase democratico-borghese della rivoluzione.
Dopo la presa del potere politico dei bolscevichi, saranno le condizioni oggettive a favorire il disegno di restaurazione di un economia mercantile dei bolscevichi. Le distruzioni terribili della guerra, la disorganizzazione dei trasporti, l'intervento straniero, la carenza dei tecnici, la massa contadina esterna al processo di socializzazione dei Soviet, fecero maturare un processo di centralizzazione a discapito delle iniziative autonome di potere operaio in Russia imbastite dai Soviet.
I Soviet se avevano inferto un duro colpo all'organizzazione capitalistica (per quanto riguarda lo sviluppo in Russia della produzione industriale), tuttavia passata la marea rivoluzionaria, furono assorbiti dai sindacati (più tardi i sindacati subiranno la stessa sorte con la loro statalizzazione). In virtù di questo sforzo per il controllo della forza-lavoro, i sindacati acquisirono un ruolo importante nella riorganizzazione e nell'amministrazione dell'industria. Il primo congresso sindacale (gennaio 1918) stabili che:

"le organizzazioni sindacali, come organizzazioni di classe del proletariato ma costituite in base alle esigenze dell'industria, devono assumersi il compito essenziale di organizzare la produzione e restaurare le indebolite forze produttive del paese... Questi sono i compiti odierni.. Le organizzazioni sindacali devono trasformarsi in organi dello stato socialista".


Veniva cosi negata ogni autonomia operaia, e si rintroducevano forme di controllo sulla forza lavoro fino alla militarizzazione del lavoro.
Col tempo, il regime divenne la dittatura del partito bolscevico. I Soviet delegittimati, venivano mantenuti in vita solo formalmente.
I Soviet pur essendo riusciti a consentire il rovesciamento sia della borghesia sia dello zarismo, e l'instaurazione di un nuovo sistema sociale, non erano riusciti a mantenere un potere operaio tale da non essere recuperati dalle convenienze politiche dei bolscevichi, non riuscendo a risolvere il problema della distribuzione e dell'isolamento con la campagna.
L'incapacità dei Soviet di affrontare il problema statale risulterà essere la via che porterà al potere i bolscevichi, il dualismo intravisto prima sarà l'arma della sinistra per distruggere l'autonomia operaia, con un partito che si fa stato. Il processo di atomizzazione dello Stato, in mancanza di un reale potere operaio, rendeva l'esperienza russa entità separata con le esigenze di un rivoluzione mondiale, e si innestava in quella primordiale forma di "socialismo in un paese solo" che sarà solamente un capitalismo di stato, cosi descritto da A.Pannekoek:

"Si può definire socialismo di stato questo tipo di organizzazione della produzione in Russia, dal momento che i mezzi di produzione sono nelle mani dello stato, il quale diventa così l'unico grande imprenditore. Anche qui gli operai non sono padroni dei mezzi di produzione, come nel capitalismo dell'Europa occidentale; essi ricevono un salario e sono sfruttati dallo stato, che è l'unico grande capitalista. Il socialismo di stato è quindi capitalismo di stato, La schiera degli impiegati e dei dirigenti, la burocrazia statale, rappresentano qui la classe dominante e sfruttatrice".

Tale sistema era fondato su le nuove classi sociali emergenti russe (che divenivano ed erano l'ossatura e la direzione del Partito bolscevico): dalla piccola borghesia rurale (kolkosiani) e dalla piccola borghesia dell'amministrazione (burocrati), la fusione di queste due categorie era ed è stata la classe dominante in URSS.
La spinta sovietista si infranse e venne svuotata di ogni contenuto, rimase in piedi solo per meglio colorare un regine capitalista.
I Soviet formati prevalentemente da settori proletari metropolitani ed industriali, si trovarono a subire una doppia rivoluzione con delle classi sociali in movimento: da una parte la massa contadina e i settori piccolo borghesi, e dall'altra la massa operaia.
Quest'ultima spinse per un reale potere operaio indirizzato verso il comunismo, tuttavia essendo minoranza fu schiacciata da queste altre classi sociali, rispetto alle sue aspirazioni. Si arriva cosi ad avere una rivolta che ha come veicolo la forma sovietista operaia, per una rivoluzione socialmente borghese, dove l'unificazione tra la piccola burocrazia agraria e la burocrazia amministrativa sostituisce la classica borghesia individualistico imprenditoriale.

Italia
L'esperienza italiana, se si escludono i facili romanticismi è interessante da analizzare per due motivi fondamentali:
1) La capacità dello Stato di adagiarsi sul potere dei consigli fornendogli spazi e svuotando la carica rivoluzionaria di questi in un periodo di crisi.
2) L'estremo isolamento di un soggetto operaio che si trova ad esercitare un "potere" ma è incapace di farsi promotore di un movimento più ampio rispetto alle altre porzioni sociali di lavoratori.
L'Italia, uscita dalla guerra, si presentava come un paese stremato, con una destra che iniziava ad utilizzare questo malcontento, canalizzando gli ex-combattenti nazionalisti delusi dal dopo conflitto bellico contro le sinistre rivoluzionarie che cercavo sotto il cielo infiammante della Russia di spingere per la rivoluzione sociale.
Nel marzo 1920 numerose officine sono occupate a Torino e a Milano. Cosi descrive il movimento B. Fortichiari:

"L'occupazione delle fabbriche era avvenuta in modo rapido e completo come se fosse stata preparata da uno stato maggiore perfettamente organizzato. Ma non c'era nessuna organizzazione... L'impeto e la spontanea tempestività degli operai nell'attuare l'occupazione degli stabilimenti, l'organizzazione interna, la difesa armata, furono dimostrazione eloquente della capacità che ha la massa operaia di realizzare in determinate situazioni atti di portata rivoluzionaria".

Il partito e il sindacato socialista (PSI e CGL) non muovono un dito per aiutare questo movimento che non riesce tuttavia a sbarazzarsi di queste organizzazioni. Ad agosto gli scioperi si moltiplicano, e i padroni si decidono alla serrata, a chiudere le fabbriche. Spontaneamente i lavoratori impediscono questa mossa occupandole. Oltre mezzo milione di operai sono sul posto di lavoro.
Il Primo ministro italiano, per superare la fase di stallo, annuncia la formazione di una commissione paritaria di studio per preparare un progetto di legge su "l'intervento degli operai sul controllo tecnico e finanziario e nell'amministrazione delle aziende".
Il voto rispetto al quesito risulterà favorevole e gli operai usciranno dalle fabbriche occupate, mentre i padroni ne ritornavano in possesso.
Dopo due anni Mussolini prendeva il potere.
In questo modo lo Stato aveva volutamente, d'accordo con la componente padronale, abdicato momentaneamente, per proporre una cogestione, che permettesse agli operai di abbandonare il potere militare in fabbrica, per poi scatenare la reazione. Il partito socialista e la CGL (se si escludono alcune componenti neo-comuniste e anarchiche) si era prestato a questo gioco, sfruttando l'estrema articolazione e presenza all'interno del movimento operaio italiano, assicurando l'impossibilità di una scelta indipendente della forza operaia rispetto alle sue organizzazioni classiche.
I consigli quindi risultarono forze artificiali, con questo non si vuole negare la caratteristica proletaria di queste forme e lo sforzo-creatività operaia durante le occupazioni, ma è chiaro che tali forme erano viziate da una incapacità nell'affrontare il problema politico dello Stato con la sua duttilità trasformativa (oltre ai limiti gestionali dei trasporti e della distribuzione del movimento stesso).
La composizione di classe di questo movimento, che trovo nel modello consiglio la sua forma organizzata deriva sia dal rifiuto del sindacato di appoggiare le rivendicazioni radicali operaie sia dall'estrema forza che il soggetto operaio coinvolto poteva esercitare nell'organizzazione del lavoro con la sua specializzazione e competenza nel processo produttivo. Era composto da operai della grande fabbrica, non ancora automatizzata. Erano operai che potevano vantare competenze pari ai tecnici (non è un caso che molti tecnici scappati durante l'occupazione, saranno sostituiti da operai), avevano un rapporto con la campagna diretto, ossia la maggior parte mantenevano legami famigliari nelle campagne (pur dando vita ad un soggetto propriamente metropolitano), cosa che permise il sostentamento di questi durante le giornate dell'occupazione.
Questo soggetto sociale era comunque in minoranza rispetto alla grande massa proletaria in Italia, e non riuscì a farsi avanguardia di un movimento più ampio, poiché all'interno non era abbastanza coeso, vedi in proposito l'incapacità di rompere con le organizzazioni politiche ufficiali.
In Italia il dibattito sui consigli avrà tre attori principali (escludendo i riformisti e i liberali): due delle componenti che formeranno il Partito Comunista d'Italia del 1921 e gli anarchici.
Le due componenti erano: "Il Soviet" di Napoli (diretto da Bordiga) e "L’Ordine Nuovo" (diretto in un primo momento da Tasca per poi passare a Gramsci).
Il dibattito che si innesterà sui consigli su queste due riviste si può ricondurre a questo: per "Il Soviet" i consigli operai sono strutture di potere operaio solo se indirizzate contro lo stato e dirette da un forza politica (il partito) che sappia condurre questa guerra a buon fine:

"Non ci opponiamo alla costituzione dei consigli interni di fabbrica se li chiedono le maestranze stesse o le loro organizzazioni. Ma affermiamo che l'attività del partito comunista deve impostarsi su altra base: sulla lotta per la conquista del potere politico".

Negavano quindi ogni autonomia operaia, ma giustamente vedevano il movimento dei consigli di Torino succube dell'incapacità politica di affrontare il problema del comunismo non come un modello gestionistico ma come rapporto sociale complessivo (potere statale-potere economico). La spinta operaia si infrangeva in una cogestione, per di più proposta dal governo, quello che avveniva era una democraticizzazione del lavoro capitalistico, ma non una sua messa in discussione.
Per "L’Ordine Nuovo", il movimento dei consigli, incensato, era la forma primordiale dello Stato operaio:

"L'officina con le sue commissioni interne, i circoli socialisti, le comunità contadine, sono i centri di vita proletaria nei quali occorre direttamente lavorare.
Le commissioni interne sono organi di democrazia operaia che occorre liberare dalle limitazioni imposta dagli imprenditori, e ai quali occorre infondere vita nuova ed energia. Oggi le commissioni interne limitano il potere del capitalista nella fabbrica e svolgono funzioni di arbitrato e di disciplina. Sviluppate e arricchite dovranno essere domani gli organi del potere proletario che sostituisce il capitalista in tutte le sue funzioni utili di direzione e di amministrazione".


Tuttavia tale potere era solo un contropotere, in quanto non si rendeva conto di essere all'interno di uno Stato ancora forte. La teoria quindi di uno Stato operaio, nello Stato borghese, era non elemento fecondo ma chiara visione dei limiti intrinsechi del movimento, e della sua incapacità oggettiva di provocare delle forzature.
"L’Ordine Nuovo", non prenderà quindi mai una posizione consiliarista, in quanto non romperà mai con le precedenti forme politiche dei lavoratori e non ne vedrà la pericolosità in funzione di elemento organico al capitale. La stessa teoria dello Stato operaio è una caricatura dell'autonomia operaia, in quanto è la teorizzazione della cogestione democratica tra produttori e imprenditori, aspettando un futuro socialista. I consigli operai in Italia non risolveranno il problema dello Stato, arriveranno a svuotare il contenuto socio-economico di questo in alcune città, ma non eliminano il suo contenuto di controllo e di struttura borghese.
La sottovalutazione dello Stato in "L’Ordine Nuovo", e la relativa sopravvalutazione dello Stato ne "Il Soviet", non renderà giustizia a questo movimento, che preso come fenomeno di lotta proletaria, rimane un interessante esempio di capacità del movimento operaio di rendere operante una comunità proletaria attiva, anche senza arrivare alla rottura rivoluzionaria.
Gli elementi di debolezza erano come detto precedentemente intrinsechi a questo movimento, anche se sul lato politico è da segnalare il ritardo nel rompere con le forme precedenti di organizzazione proletaria cosa che invece l'estrema sinistra opererà in Germania, perdendo così l'elemento di estrema novità nei consigli operai: la rottura sul piano organizzativo con le vecchie organizzazioni e metodologie del vecchio movimento operaio.
Gli anarchici, che parteciparono a questo dibattito, presenti prevalentemente nell'UAI (Unione Anarchica Italiana) e nell'USI (Unione Sindacale Italiana), pur spingendo per una generalizzazione del movimento e centrando abbastanza il problema della forza reazionaria militare dello Stato, non colsero i lati sociali di tale movimento, riproducendo schemi partitici e sindacali, e quindi non offrendo nessuna critica utile allo forma consiglio che si presentava in Italia.

Ungheria
Sul piano internazionale l'Ungheria offre l'unico esempio assieme ala Russia di presa del potere rivoluzionario. Ma l'esperienza ungherese è un altro esempio di fallimentare politica dell'Internazionale Comunista e dell'opportunismo dei partiti comunisti, vittime dei riformisti socialisti.
Come in Russia, gli operai dell'industria (1,5 milioni su 8 milioni di abitanti) erano concentrati nella regione di Budapest.
La borghesia era schiacciata dall'aristocrazia fondiaria. Fondato nel 1918 il partito comunista, prende il potere grazie al crollo del governo, infatti dopo la proclamazione della repubblica, il primo ministro si dimise per protestare contro le condizioni d'armistizio imposte al suo paese sconfitto. Il PC sostituì la forza uscente, insieme ai socialisti che ne facevano già parte.
La spinta operaia si canalizza attorno alla forma consiglio, coinvolgendo come nel caso russo, i consigli dei soldati che protestavano per le paghe da fame dopo la sconfitta della guerra.
Anche in questo caso la forza sociale dei contadini era ostile ad una socializzazione delle terre, spinta invece favorita all'interno delle industrie dai consigli. Tuttavia la chiusura di questa esperienza non va imputata solo a questa lotta sociale intestina tra le classi. L'Ungheria indipendente comprendeva anche regioni con popolazioni non ungheresi (tedeschi, slovacchi), le forze reazionarie sfruttarono questa situazione per chiamare in loro aiuto le truppe rumene e ceche. Isolata nella regione della capitale, circondata dai contadini ostili, la repubblica dei consigli viene sconfitta: i socialisti allora abbandonano i comunisti alla repressione.
La leggerezza del PC nell'unificarsi con il PS, e il credere che un fronte unico politico delle forze di sinistra equivalesse ad un fronte di classe complessivo, è la prima delle tortuose politiche frontiste che intraprenderà l'Internazionale Comunista a scapito dell'autonomia operaia. Si intravede quindi la contrapposizione del potere operaio rispetto alla piattaforma dei socialisti uniti in merito alla dittatura del proletariato.
I consigli operai erano in questo caso la copertura comunista alla collaborazione con i socialisti, frustrando fin da subito le manifestazioni di insorgenza operaia, canalizzandola in un piano democratico gestionista, mediato dal rapporto politico tra la sinistra (comunisti) e la destra (socialisti).
L'epilogo di questa repubblica durata 133 giorni fu la dittatura di Horty, un regime fascista tra i più duri in Europa.

Germania
La rivoluzione in Germania, nata immediatamente dopo la fine della guerra, un conflitto che aveva portato alla fame una nazione ed aveva indebolito se non praticamente autodistrutto il potere costituito della monarchia tedesca. Tale rivoluzione apparve più significativa di quanto fu in realtà. Gli operai richiedevano con più spontaneo entusiasmo la fine della guerra, ma non il cambiamento dei rapporti sociali esistenti. Cosi descrive il fenomeno C. Meijer:

"Questa carenza proviene dalla facilità stessa con la quale si formarono i consigli operai. L'apparato statale aveva perduto ogni autorità; se esso crollava qua e là, non era in conseguenza d'una lotta accanita e volontaria dei lavoratori. Il loro movimento incontrava il vuoto e si estendeva dunque senza difficoltà, senza che fosse necessario combattere e riflettere su quella lotta. Il solo obiettivo di cui si parlava era quello dell'insieme della popolazione: la pace".

Le loro richieste espresse dai consigli operai e dei soldati (la classe operaia tedesca aveva a differenza di altre nazioni da sola fornito uomini per la carneficina mondiale). La Germania si presentava come una nazione dove il proletariato industriale era la quasi sola classe esistente all'interno delle classi proletarie (i piccoli contadini a differenza di altre nazioni erano decisamente in minoranza rispetto alla massa operaia industriale).
Le grandi masse tedesche rifiutavano l'ineguaglianza politica e il militarismo. Esse desideravano, infatti, semplicemente quelle riforme che con la guerra erano state interrotte dalla destra nazionalista e belligerante, per arrivare ad un capitalismo "buono", che si adeguasse allo sviluppo in Germania.
Tuttavia in tale movimento, attraverso la forma consiliare, si mosse un tale fiume operaio che diede l'impressione di un processo rivoluzionario in atto, altro dato da tener in considerazione era che per la prima volta la classe operaia, parzialmente si dava forme indipendenti di rappresentanza politica, superando la forma del mastodontico partito socialdemocratico e i sindacati.
Tale indipendenza veniva tuttavia presto svuotata:

"Di fatto le vecchie organizzazioni rimproveravano ai consigli di non lasciare loro un posto abbastanza grande ed anche di far loro concorrenza. Pronunciandosi per la democrazia operaia, i vecchi partiti e sindacati reclamavano che tutte le correnti del movimento operaio fossero rappresentate nei consigli, proporzionalmente alla loro rispettiva importanza...
La maggior parte dei lavoratori era incapace di confutare questo argomento: esso corrispondeva troppo alle vecchie abitudini. Così i consigli operai riunirono i rappresentanti del partito socialdemocratico, dei sindacati, dei socialdemocratici di sinistra, delle cooperative di consumo, ecc. come dei delegati di fabbrica. E' evidente che simili consigli non erano più gli organi d'équipe di lavoratori, riuniti dalla vita della fabbrica, ma delle forme uscite dal vecchio movimento operaio ed operanti alla restaurazione capitalistica sulla base del capitalismo dello stato democratico".


Mentre in Russia la debolezza del sistema consiliare è da imputare ad una oggettiva impreparazione generale alla trasformazione socialista in Germania si trattava di una mancanza soggettiva della volontà di costruire il socialismo, a causa dell'adozione di metodi rivoluzionari che furono in larga misura responsabili dei fallimenti del movimento consiliare, sia nell'uno che nell'altro paese.
In Germania l'opposizione alla guerra si espresse con scioperi nelle fabbriche, che a causa della posizione filobelligerante dei socialdemocratici e dei sindacati, si espressero come forza organizzata in modo clandestino, attraverso comitati d'agitazione che coordinavano le mobilitazioni.
Nel 1918 sorsero consigli operai e di soldati che rovesciarono il governo. Le organizzazioni ufficiali di sinistra rincorsero questo movimento, non nato nel loro seno. La rivoluzione politica in atto, fu confusa da una minoranza di operai rivoluzionari come una rivoluzione sociale. La socializzazione della produzione invocata dai consigli (che divenivano parlamenti delle correnti della sinistra) era da considerare come un problema di governo che come un vero e proprio potere operaio affermato. Anche in questo caso il processo di svuotamento operato dallo Stato, gestito dai socialdemocratici e dai partiti liberali venne attuato, attraverso la formula del doppio potere, ossia un Assemblea Generale parlamentare che parallela alle assemblea dei consigli, man mano rendeva insignificante la vita dei consigli.
Avveniva cosi il pieno svuotamento di questi organismi che porto mano a mano i socialdemocratici a dare il potere ai nazisti.
L'evoluzione della rivoluzione politica tedesca, tuttavia è importante non tanto per i contenuti che espresse ma per le forme e le problematiche che porto con se.
I consigli potevano rappresentare una alternativa al sistema capitalista, ma dovevano essere capaci di superare il dualismo di poteri, rompendo che le vecchie organizzazioni e principi del vecchio movimento operaio.
All'interno della sinistra tedesca quindi si sviluppò un interessante e vivace dibattito, anche provocato da lacerazioni violente, l'uccisione della Luxemburg e di Liebknecht da parte dei socialdemocratici polarizzo lo scontro all'interno delle sinistre, alla costituzione di una corrente operaia che rompesse con la sinistra ufficiale, e si modellasse sulla nuova forma di autorganizzazione operaia: i consigli operai.
Questo portò alla costituzione di due partiti comunisti in Germania, uno legato alla Russia filo parlamentarista e filosindacalista e un altro antiparlamentarista e antisindacalista denominato Partito Comunista Operaio Tedesco (KAPD).
Questa divisione era il frutto di un diverso approccio al movimento operaio e alla sua capacita di rompere con il passato. La sinistra comunista operaia tedesca, pose l'accento sui consigli operai, sulla necessita di definirli autonomi e indipendenti dallo Stato.
Dal programma della KAPD, rispetto alle organizzazioni operaie rivoluzionarie di fabbrica (strutture che avrebbero dovuto evolversi da comitati di agitazione in consigli operai):

"essa è conforme all'idea dei consigli, perciò non è affatto una pura forma o un nuovo gioco organizzativo, oppure un ideale mistico, bensì è la forma di manifestazione che cresce nel futuro e che forma il futuro di una rivoluzione sociale che tende alla società senza classi. Essa è un'organizzazione di lotta puramente proletaria. Non disperso dalle differenze di mestiere lontano dal suo campo di battaglia, il proletariato può essere organizzato per il rivolgimento totale della vecchia società; ma questo deve avvenire all'interno della fabbrica... Qui la massa si pone come motore della produzione e preme continuamente per controllarla e dirigerla; qui la lotta ideale, il rivoluzionamento delle coscienze, passa da uomo a uomo, da massa a massa, come una corrente incessante.
Tutto è rivolto al più elevato interesse della classe, non ai particolarismi corporativi, e l'interesse professionale è limitato alla giusta misura.
Una simile organizzazione, spina dorsale dei consigli di fabbrica, diventa uno strumento di lotta di classe continuamente trasformabile, un organismo rinvigorito da sangue sempre fresco per mezzo di relazioni e revoche sempre attuabili. Sviluppandosi all'interno e con le azioni di massa, la organizzazione di fabbrica si dovrà naturalmente dotare di quella sintesi centrale che corrisponde al suo sviluppo rivoluzionario. Il suo punto di forza principale sarà lo sviluppo rivoluzionario e non programmi, statuti o piani dettagliati. Essa non è una cassa di mutuo soccorso né una assicurazione sulla vita. Anche se naturalmente non ha timore di raccogliere fondi per sovvenzioni di sciopero eventualmente necessarie. I suoi compiti sono la continua propaganda per il socialismo, riunioni di fabbrica, discussioni politiche, ecc.; in breve, la rivoluzione nella fabbrica.
Lo scopo dell'organizzazione di fabbrica è, in generale, doppio. Il primo è rivolto alla distruzione dei sindacati, della loro base di sostegno generale e dell'ideologia non proletaria concentrata in essi...
Il secondo grosso obiettivo della organizzazione di fabbrica è la preparazione alla costruzione della società comunista. Membro dell'organizzazione di fabbrica può diventare ogni operaio che parteggia per la dittatura del proletariato. Di ciò fa parte il rifiuto assoluto dei sindacati, e il risoluto distacco dalla loro linee di pensiero. E' nell'essenza e nella tendenza dell'organizzazione di fabbrica servire al comunismo e condurre alla società comunista. Qui si prepara organicamente l'unità del proletariato, che non è mai possibile sul terreno di un programma di partito. L'organizzazione di fabbrica è l'inizio di una configurazione comunista e sarà il fondamento della futura società comunista".


I limiti di questa interpretazione erano il livello organizzativo di questo schema che prevedeva uno sviluppo dei consigli operai in un'economia industriale classica e la facile contrapposizione di strutture operaie rivoluzionarie che si sbarazzavano della contrattazione sindacale invocando un crollo del sistema capitalista imminente, non presagendo la capacità di autoconservazione e recupero delle strutture riformiste. Non vi era posta attenzione alle stratificazioni all'interno della classe, e parallelamente si concepivano già come prefigurazione della società futura.
La ricchezza del dibattito comunque non si fermò a questo rifiuto della sinistra ufficiale ma investì anche le forme di organizzazione dei rivoluzionari rispetto al movimento di classe più in generale. Si susseguì quindi una spaccatura di questa corrente. Vi era chi partiva rigidamente dall'organizzazione operaia rivoluzionaria, a partire dalla fabbrica: AAUD-E (Unione Operaia tedesca, unitaria) organizzazione unitaria che rifiutava una organizzazione operaia distinta dalla organizzazione politica. Questa organizzazione non doveva essere determinata dall'alto, ma controllata direttamente dai suoi membri. L'organizzazione operaia rivoluzionaria, impiantata all'interno delle fabbriche non avrebbe provocato un distacco tra gli interessi organizzativi e quelli di classe. Tale forma avrebbe preparato gli operai a servirsi della produzione su base comunista.
L'altra corrente era la KAPD con la struttura parallela della AAU (organizzazione formata da organizzazioni di officina, che rappresentava l'organizzazione economica della KAPD) che pur dando molto peso alle organizzazioni operaie rivoluzionarie riteneva che la forma partito doveva avere ancora un ruolo. I fautori del partito sostenevano che la coscienza di classe, cioè i rivoluzionari marxisticamente preparati, dovevano, pur partecipando alle organizzazioni di fabbrica, essere organizzati in un partito separato, allo scopo di salvaguardare e sviluppare la teoria rivoluzionaria e di sorvegliare l'organizzazione di fabbrica, impedendole di sviarsi.
Tutte queste correnti rimasero tuttavia sempre più isolate, schiacciate da una modificazione produttiva e da una ripresa del sistema capitalista che rendeva obsoleta la loro opzione. Organizzazioni nate per la rivoluzione, in mancanza di questa si contorcevano, in scissioni ed espulsioni, prive ormai del piano empirico.
Va segnalata tuttavia la nascita della KAUD (Unione operaia comunista tedesca), che raccoglieva i resti delle organizzazioni della sinistra comunista operaia tedesca negli anni '30, quando tuttavia si era decisamente chiusa l'ascesa del movimento proletario. Tale organizzazione, sempre impiantata all'interno delle fabbriche, radunava non i lavoratori animati da impeto rivoluzionario (vedi le AUU) ma solamente lavoratori comunisti coscienti. Non si concepiva come l'organizzazione del futuro, a differenza delle precedenti, ma invitava gli operai ad organizzarsi da se, per creare comitati d'agitazione e creare legami tra questi comitati. La lotta di classe "organizzata" non dipendeva più da una organizzazione costituita prima della lotta. Secondo l'impostazione della KAUD, la "classe organizzata" è la classe operaia autorganizzata in lotta. Si veniva così a concepire la lotta di classe e la rivoluzione non in modo statico ma come un processo, nel quale la classe operaia durante la lotta accelerava e controllava il cambiamento.
Il compito della KAUD si riduceva quindi alla propaganda comunista chiarendo gli obiettivi, incitando la classe operaia contro i padroni e le vecchie organizzazioni, soprattutto per mezzo dello sciopero selvaggio. Mostrando la forza e la debolezza della classe e delle sue forme di lotta. Appariva quindi la KAUD come uno strumento, come un gruppo di comunisti operai, che forniscono dei mezzi analitici e pratici per facilitare la lotta di classe in senso comunista, tuttavia il soggetto diventava la classe stessa. La rottura con il vecchio movimento operaio, i suoi modi di organizzazione, e l'intrinseca spinta verso il capitalismo che portava con se era stata individuata.
Tale forma, di organizzazione di militanti, è facile rintracciare in alcune strutture che si battevano per l'autonomia operaia in Italia, Spagna e Francia durante gli anni '70.
La stratificazione di classe in Germania, favori il modello consiliare, e ne rappresento per molti versi la forma organizzata di una figura operaia qualificata. Vi è in questa figura una vocazione gestionista della società ed è quella che meno avverte i limiti democratico-aziendalisti di questa forma, anzi ritiene necessaria un'integrazione stato-consiglio, per un allargamento delle libertà costituzionali. Tuttavia se si osserva l'evoluzione di questa forma con la storia della Germania in quegli anni vedremo che accanto alla forma classica di operaio qualificato che trova nella forma del consiglio la struttura dove poter utilizzare il suo sapere operaio, avremo forme consiliari che avranno impulso da figure operaie non qualificate, che troveranno le loro più visibili manifestazioni nell'insurrezione della Ruhr del marzo 1920 e l'insurrezione della Germania centrale del marzo 1921 nota come "Marzaktion". Il denominatore comune di queste lotte, tutte - non a caso - con sbocco insurrezionale, e tutte represse nel sangue dell'esercito, è nel tentativo degli operai di dare attuazione concreta, con l'azione diretta, alle rivendicazioni più sentite, relative innanzitutto alla loro condizioni immediate di vita e lavoro.
Vi è in questa forma la messa in discussione del sistema, in quanto la collocazione produttiva di questo segmento di classe, non poteva vantare una collocazione privilegiata all'interno della società tedesca. In questo caso i consigli operarono come comunità di lotta per il collegamento degli operai armati in milizia. L'aspetto militare in questo caso prevale su quello gestionale, in quanto il soggetto che si muoveva aveva immediatamente il problema di un padronato che non poteva concedergli nulla nei termini di maggiore democraticizzazione del processo lavorativo, in quanto era figura di manovalanza e non tecnica. La capacità di porre comunque il consiglio di fabbrica o territoriale come elemento di ricomposizione, era l'unico strumento che potevano possedere.
Vi era, pur nella limitatezza del periodo storico, la sperimentazione di una altra forma consiliare, che basandosi su soggetti proletari non qualificati o in via di proletarizzazione forzata, portava una spinta nel superare la concezione aziendalista e riduttiva dell'autogestione, per farsi carico di problemi politici generali, investendo sia il terreno del potere statuale (milizie operaie) sia quello della critica radicale del lavoro salariato (riorganizzazione della produzione secondo principi comunisti, soppressione tendenziale della divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, fra dirigenti e esecutori, questo per sopperire all'economia durante la lotta).
Questa figura nell'organizzazione del lavoro in Germania non poteva richiedere o far valere le sue conoscenze, era il settore più colpito dalla crisi e doveva rispondere per resistere su livelli molto più ampi.
Questa fu uno dei drammatici motivi dell'incapacità del movimento operaio tedesco di darsi un contenuto collettivo nella lotta. Vi erano divisioni profonde, che man mano che la crisi si acutizzava, assumevano comportamenti, culture politiche differenti.
La sinistra comunista operaia tedesca, visse questo periodo, accelerando i momenti di conflitto, ma non risolse il problema, e propose forme organizzative non adeguate alla stratificazione produttiva della Germania.

Conclusioni
Abbiamo voluto fare inserire la forma del Consiglio Operaio in un determinato contesto storico politico, legato ad una precisa composizione di classe, che vedeva nella grande fabbrica manifatturiera (dove all'interno si concentravano tutte le fasi della lavorazione) il polo di attrazione e di sviluppo della forma consiliare. Forma che si manifesta in periodi storici di cambiamento socio-economici importanti, con quasi sempre un potere statuale debole o in via di disfacimento indipendente.
I Consigli Operai si chiudono come esperienza legata a questa determinata fase sociale con le rivolte operaie nei paesi dell'est dalla Germania dell'Est all'Ungheria del 1956. Non è un caso che queste manifestazioni si hanno in paesi rimasti, essenzialmente allo stadio della grande industria meccanica. La modificazione dell'organizzazione del lavoro, rese cosi sempre più secondaria la figura operaia qualificata, e propose soluzioni in cui il processo di produzione non era più ad appannaggio degli operai.
La metamorfosi della fabbrica meccanica e il suo integrarsi nella società e in diversi settori, portò con se forme di organizzazione più complesse. L'estensione di settori quali i poli logistici e le comunicazioni-trasporti ha reso molto più complesso e quindi improponibile un sistema consiliare basato sul semplice controllo della produzione azienda per azienda. Vi sono miriadi di lavoratori che conoscono a malapena la posizione che hanno nell'organizzazione del flusso produttivo, spezzettato nell'esternalizzazione generalizzata della produzione.
I tentativi nati negli anni '70 hanno cercato di portare questa complessità, che si innestava anche in un diverso rapporto con lo Stato e con le strutture politiche di sinistra, divenute strutture a base capitalistica.
Le forme che si svilupperanno successivamente a questa fase vedranno un progressivo superamento della forma produttivistica e si percepiranno come strutture mobili di lotta capaci di irradiarsi su più ambiti, vedi in proposito la nascita delle assemblee autonome in Italia, dei comitati di agitazione in Francia, dei collettivi autonomi in Spagna. Tale forma pur avendo ancora nella fabbrica il suo centro, la maggior parte di queste avanguardie di classe si formeranno all'interno delle fabbriche manifatturiere, troveranno un allargamento nei servizi. Cosi scrivevano i compagni dell'Assemblea Autonoma della Pirelli-Alfa Romeo e del Comitato di lotta Sit Simens nel 1973:

"La possibilità di sviluppo degli organismi autonomi con la funzione che correttamente faccia fronte alla necessità che l'autonomia operaia esprime, si deve basare su tre principi:
la gestione della lotta nella fabbrica, in tutte le sue implicazioni, e fuori dalla fabbrica, attraverso collegamenti diretti, deve essere assicurata dalla capacità di direzione operaia.
L'organismo autonomo deve saper saldare, negli obiettivi, nei momenti organizzativi, nella linea strategica che ne consegue, la lotta economica con quella politica, rifiutando il riprodursi della separazione tipica delle organizzazioni operaie tradizionali, tutte naufragate nel riformismo, tra il sindacato da una parte e partito dall'altra.
L'organismo autonomo deve diventare momento centrale in cui, dall'interno della situazione di classe e sotto il controllo della direzione operaia, si elabora e si verifica nello stesso tempo la linea complessiva che deve tendere strategicamente ad opporsi al disegno del capitale, attaccandolo sul piano rivoluzionario.
E' chiaro che per poter svolgere correttamente questa funzione si debbano attuare collegamenti sempre più stabili tra i vari organismi autonomi, delle fabbriche e del terreno sociale, che emergono dalle situazioni di classe".


La forma consiliare è superata, e dentro la nuova composizione di classe, è difficile per ora intravedere quali saranno le forme che prenderà la classe in lotta. Legato a questo vi è un secondo quesito, in che modo, attraverso questa organizzazione del lavoro, la lotta di classe e il relativo potere operaio esercitato, arriverà ad una dimensione comunista complessiva.
Le forme non crediamo che siano realmente discriminanti, ma piuttosto legate ad uno specifico livello del Capitale. Ora è improponibile una modellistica che si basa sui consigli, ma è altrettanto lontano una proto sindacale, o partito-stato.
In questi tre modelli tuttavia il più fecondo come contenuti rimane il modello consiliare, nella sua valorizzazione dell'autorganizzazione operaia, nel rifiuto delle gerarchie, nel basarsi su un punto rigidamente materiale di classe, dove la classe si rende forte della sua comunità e trova i modi e le forme di attacco nella stessa organizzazione sociale creata dal Capitale. E' questo che rimane dell'esperienza consilare è che apparirà ogni qual volta che la classe si rende indipendente e negatrice del capitale. Quindi non tanto nella forma ma nei contenuti la pratica organizzativa dei consigli è da utilizzare come bussola. A.Pannekoek polemizzando con chi credeva in modo feticistico alla forma consiliare scriveva:

"La realizzazione di tale principio non passa attraverso una discussione teorica su quali possono essere le sue migliori possibili modalità di esecuzione. E' una questione di lotta pratica contro l'apparato di dominazione capitalista. Ai giorni nostri, non si può affatto intendere per consigli operai un'associazione fraterna avente fine in se stessa; 'consigli operai' equivale a 'lotta di classe' (dove la fraternità trova pure il suo posto), significa l'azione rivoluzionaria contro il potere dello stato. Le rivoluzioni - è evidente - non si fanno su ordinazione; esse sorgono spontaneamente, quando la situazione diventa intollerabile, nei momenti di crisi. Esse non nascono se non quando questa sensazione di intollerabilità si radica sempre più nelle masse, quando appare in esse una certa coscienza omogenea di ciò che si deve fare... L'idea dei consigli operai non ha perciò nulla a che vedere con un programma di realizzazioni pratiche, da mettere domani, oppure l'anno prossimo, ma si tratta unicamente di un filo conduttore per la lunga e dura lotta di emancipazione che la classe operaia ha ancora davanti a sè. Marx un tempo diceva, certamente, a proposito di questa lotta: l'ora del capitalismo è suonata, ma aveva avuto cura di non vedere come, ai suoi occhi, questo - ora - ricopriva tutto un periodo storico".


E' da rigettare quindi una vuota prefigurazione della società futura attraverso i consigli, ma è altrettanto importante andare ad osservare e intervenire in quei settori che acquisiscono importanza rispetto al piano del capitale. Il ruolo di un gruppo di operai rivoluzionari non è invocare i consigli e neppure irregimentarsi rispetto alla proprio organismo politico, ma offrire reali strumenti teorici e pratici al movimento proletario.
In questa breve ricostruzione abbiamo sicuramente tralasciato tappe importanti riguardo alla forma consiliare, dalla Comune di Parigi, all'esperienza spagnola del 1936, ai consigli operai in Cina nella fine degli anni '20, rimane tuttavia per noi importante rimarcare che in tale forma, pur all'interno di contraddizioni oggettive e soggettive, si realizzava uno dei più lapidari ed eterni enunciati del proletariato rivoluzionario della I Internazionale: L'emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi.

(Precari Nati, I Consigli Operai: cenni storici e valutazioni (2000), "Left Wing Communism", http://www.left-dis.nl/i/consigli.htm)

sabato 20 febbraio 2010

La rivoluzione tedesca e lo spettro del proletariato (1973), di Carsten Juhl

La storia
Da quando una messa in causa del movimento operaio ufficiale, incluso la sua sinistra ed il suo "gauchisme", è apparsa ad una nuova generazione di critici compresa come movimento e correnti del capitale, dopo l'ennesima conferma del loro ruolo durante gli avvenimenti di rivolta degli anni '60, da Watts a Parigi a Gdansk, una ricerca approfondita diventa necessaria per situare sia la tradizione chiamata marxista-leninista che quella del marxismo secondinternazionalista poi socialdemocratico, nel contesto storico dello sviluppo della società capitalista.
Parallelamente alla riscoperta dunque della guerra civile spagnola, del movimento reale attorno all'Ottobre russo e di altri avvenimenti minori nella storia della rivoluzione (storia che oggi non si pone più i limiti dell'epoca del capitalismo nascente e maturo, come vollero i Marx o i Bordiga), è stato rapidamente palese che la storia della rivoluzione tedesca è di importanza eccezionale considerato lo sviluppo capitalistico della zona germanica a confronto di altre esperienze storiche (Russia, Finlandia, Ungheria, Italia, Cina e poi Spagna).
I fatti, che ci interessano qui ed anche nelle due parti successive di questo discorso introduttivo, sono quelli che possono essere chiamati "di rottura" o tendenti verso una rottura coll'establishment politico-sindacale delle diverse correnti-partiti-organizzazioni del socialismo ufficiale tedesco (socialdemocratico e centrista, poi terzinternazionalista) ovvero col movimento operaio.
La storia del movimento rivoluzionario tedesco è per ora stata scritta - con un'eccezione - a livello delle organizzazioni,(1) cioè delle forme di rappresentazione datesi da quel movimento e che sempre si dovettero autonomizzare, poiché esse non furono fattore soggettivamente rivoluzionario che per qualche mese nel periodo già breve che va dal 1918 alla primavera del '21, lasciando quindi a tutte le sue forme politiche e militari una funzione di stabilizzazione ed organizzazione politico-economica.
Questa funzione rivela il contenuto potenziale e dunque spesso realizzato del movimento quale sinistra radicale capitalista - infatti - a parte qualche breve momento di scontri (che rivelò però una aggressività molto violenta tra certi gruppi di proletari) - le formazioni della Sinistra Tedesca ebbero come compito reale quello di assicurare la sopravvivenza sociale d'una parte di quella classe che esprimevano, ovvero le categorie più radicali del proletariato. Ciò voleva evidentemente dire porsi dei problemi che non erano quelli d'una rivoluzione totalmente anticapitalista, ma soltanto quelli d'una rivoluzione contro la miseria capitalista d'allora.
Lasciando fuori da questo discorso un giudizio "realistico" e d'accettazione di "condizioni storiche", che limiterebbe la critica e dunque la prospettiva forse possibile oggi, si può mostrare un doppio carattere in quella rivoluzione, anche quando la sua sinistra comunista rompeva coi partiti operai, col parlamentarismo, coi sindacati e coi consigli operai e di soldati, nati alla fine della guerra ed assumeva una funzione di base democratica "diretta" ad una costituzione socialrepubblicana.
Questo doppio carattere è evidentemente visto da noi oggi conoscendo la fine di quella rivoluzione; ma è ugualmente chiaro che la funzione delle organizzazioni (Unionen e Betriebsrate) datesi dalle masse più radicali del proletariato, che lasciarono i sindacati ufficiali anche a direzione terzinternazionalista, fu sempre ambigua, costituendosi esse molto tardi (1919-'20)(2) ed in un contesto di rivendicazioni d'autogestione della vita economica, rivendicazione forzata anche dalla parzialità delle categorie in questione, che dovevano sconfiggere una miseria materiale assicurandosi, anche cruentemente, una rimessa in moto dell'apparato produttivo tedesco largamente fermato dalla crisi del dopoguerra.
Il movimento radicale tedesco non ebbe dunque carattere economico rivendicativo (sindacale) ma costruttivo gestionario (consiliare), poiché una economia andava rifatta, e là si vede come quell'esperienza rimase prigioniera all'interno d'una reazione negativa all'assetto capitalistico tradizionale e tendente verso la realizzazione dell'essere immediato del proletariato. Non vi fu dunque prospettiva d'una "aufhebung"(*) positiva mediante l'autonegazione della classe proletaria capitalista.
A parte questi limiti del movimento radicale stesso, che non sorpassò - secondo gli storici - il mezzo milione di proletari inquadratisi nelle "Unionen",(3) bisogna anche introdurre un altro fattore ostacolante prima di finire la valutazione dell'opera dei "Linksradikalen": la rivoluzione russa.
In questa rivoluzione col compito capitalista di spiegare oltre una economia di giovane industrializzazione, che la classe borghese non aveva forza ed audacia per far progredire (nel mezzo dei problemi della guerra) preferendo mantenere condizioni tali da impedire lo stesso processo di riproduzione della forza-lavoro operaia gettando la Russia in una situazione quasi pre-industriale, la classe operaia di quel paese si trovò come unica categoria capitalista con volontà storica sufficientemente radicale per far saltare i dispositivi arcaici ed aprire la via ad una accumulazione capitalista stabile e moderna ma senza classe classicamente borghese, cercando di assicurarsi essa stessa sia gestione che pianificazione. (Che poi, per ragioni di guerra, di mercato, di struttura economica russa e di ritardo politico della borghesia mondiale, ciò non fu realizzato che passando da una gestione operaia ad una statal-dispotica del capitale anonima, cambia la mimica degli uomini ma non la loro sottomissione alla logica della società capitalista).
Come ogni rottura, quella russa mise uomini e sentimenti in movimento: sia i soviet ed i consigli, che le correnti della rivoluzione (bolscevichi di sinistra e poi gli anarchici) furono compresi come espressioni d'una nuova creatività rivoluzionaria, ma per limitatezza storico-sociale (giudicando dalla forma di rappresentazione dominante datosi da quel movimento: il partito bolscevico, perfino capitalisticamente ambiguo, Zinoviev o Lenin!) non riuscirono nemmeno - anche per quanto riguarda la visione mondiale - a tagliare i nodi della politica: indipendenza nazionale, parlamentarismo, frontismo per non parlare di tutto il formalismo organizzativo, come lo mostra la critica del Gorter, anche se lui - come i suoi contemporanei - si muove nel mondo delle espressioni - formazioni politiche, non arrivando a criticare i contenuti reali.
La rottura russa fu dunque fattore di slancio rivoluzionario, ma il suo carattere gestionario e politico fece immediatamente seguire il passo alla rivoluzione mondiale, la rivoluzione tedesca non soltanto non riuscì a sorpassarla anzi si mostrò storicamente parallela al recupero operaio dell'ancor giovane capitalismo germanico, con espedienti sia d'autogestione operaia che di democrazia (recupero audace perché poco salutare col tempo, come si vide poi quando dovette centralizzare tutte le forze per risolvere le problematiche degli anni venti e trenta preparatori della soluzione bellica finale).
La distanza storica che ci separa dagli eventi tedeschi, ce ne mostra tutti i limiti, ma uno studio approfondito delle fonti meno conosciute mostrerebbe forse che ben più radicale fu l'atmosfera tra gli spartachisti, nell'armata rossa della Ruhr, nelle bande di Hoelz o alla Leuna-werk di quello che fanno intendere i programmi e le direttive gestionarie, dominanti completamente la vita teorica e politica del movimento rivoluzionario tedesco.(4)

La critica di Gorter
Già prima della guerra 1914-1918 Herman Gorter aveva sviluppato una critica radicalformista tipica per la sinistra secondinternazionalista, comprendente anche Anton Pannekoek e Rosa Luxemburg, che pur restando completamente all'interno del formalismo classista, del parlamentarismo, e della visione tradeunionista-deleonista cercava un espediente rivoluzionario soggettivo e sembrava averlo individuato nell'aggressività spontanea del proletariato.
Durante la guerra questa tendenza si avvicinò alla sinistra russa ed anche se non completamente unite, formarono le correnti della Sinistra di Zimmerwald: disfattista ed antimilitarista più che chiaramente rivoluzionaria. Nei primi anni attorno alla fine della guerra (1917-'18) quei sinistri tedesco-olandesi (divisi in Germania tra "Bremerlinke" poi Socialisti Internazionali e Spartachisti) sostennero i bolscevichi come dirigenti d'una rivoluzione che essi consideravano antiborghese e proletaria - come fu ma non nel senso da essi sperato.
Soltanto colle direttive tattiche della III Internazionale e con la politica estera dello stato sovietico videro la linea classicamente socialdemocratica del partito bolscevico, anche senza capirne in fondo il perché. Vi fu l'attacco leniniano all'estremismo e le risposte di Pannekoek e Gorter,(5) che coll'andar delle polemiche e delle esperienze tedesche formarono quella critica che si può leggere nel testo di Gorter e che può essere riassunto nei seguenti punti, dandone allo stesso tempo i limiti:
1) La rivoluzione comunista ha come centro i paesi ad alto sviluppo capitalistico ovvero quelli dell'Europa occidentale e degli stati orientali americani. Le lezioni importanti sono quindi qui e non in Russia, la tattica internazionale andrebbe fissata dai comunisti "occidentali" e cioè: Antiparlamentarismo, antileaderismo e contro l'entrismo nei sindacati. Qui come in tutta l'analisi dei comunisti tedesco-olandesi la funzione capitalista della socialdemocrazia non era chiara: vagamente si capiva che essa faceva un gioco borghese, che il ruolo del tribuno parlamentare come della figura paternalistica dello chef della gerarchia di partito o di sindacato niente aveva di rivoluzionario. Ma l'antiformalismo non si diede mai una base teorica che sorpassasse gli argomenti a fondo democraticista, che troppo spesso si trovano nella critica della Sinistra Comunista Tedesca, come si trova anche nella concezione del partito (KAPD)(6) una visione avanguardista con elementi illuministici in parentela col "tasca-gramscismo". Quella concezione del KAPD e di Gorter si trova dunque all'interno della tradizione partitista d'origine russa (bakunin-leninista) i cui caratteri dominavano la sinistra comunista di quell'epoca, ovvero: democratismo e centralismo "proletario" nel KAPD, educazionismo e blanquismo (sinistra del VKPD)(7) e del PCd'I.
In confronto all'influenza di questa tradizione storicamente in legame con quelle giacobine e massoniche, quella laburista - tipo Prima Internazionale - che aveva continuato, anche se con portata teorica minore, nel sindacalismo, vide soltanto alla fine delle rivoluzione tedesca sorgere una Unione Unitaria (AAUE), che invece del mestiere voleva la fabbrica come base e che programmaticamente sosteneva un operaismo antipartito.
2) L'autonomia del proletariato fu punto comune sia della Sinistra Tedesca che di quella Italiana ed è confermata dalla loro comune ostilità contro i "fronti operai" e contro l'apologia della "unità", anche se la Sinistra Italiana, storicamente in ritardo, voleva ammettere un "fronte unico sindacale".
3) L'antifrontismo nei paesi ad alto sviluppo capitalistico è seguito dall'antifrontismo nei paesi asiatici, dove la critica e la perspicacia di Gorter è unica per il suo tempo. Un'esperienza si era già avuta in Turchia, ma fu soltanto dopo la disfatta della rivoluzione cinese, che una critica alla sottomissione dei comunisti alle organizzazioni nazionalborghesi si fece viva nella III Internazionale.
Gorter capiva anche le ragioni di questa politica estera borghese da parte dello stato sovietico e la sua critica della pace di Brest-Litowsk fu giusta anche se incompleta (non conoscendo egli l'opposizione comunista a quella pace, che abbandonò i movimenti proletari e/o comunisti nel Baltico, in Finlandia e nella Ukraina alla locale repressione tedesca e borghese nel nome d'una unità nazionaldemocratica considerata dai bolscevichi di destra come premessa storica a rivoluzioni comuniste).
4) Allo stesso modo Gorter fu tra i primi a "classificare" la rivoluzione russa come rivoluzione doppia, preso dalla sua concezione del proletariato, anche se restando prigioniero d'una logica gestionaria ed operaista vedeva come misure proletarie anticapitaliste quelle che invece avevano come funzione unicamente una riorganizzazione e centralizzazione dell'economia collo scopo immediato di assicurare la riproduzione della forza-lavoro operaia (cfr. il "collettivismo della miseria" del Gramsci del 17!).
Fattore principale per una dominazione borghese sugli elementi proletari della rivoluzione sarebbero secondo Gorter i contadini. Egli non capì il ruolo dell'accumulazione del capitale agrario come base d'un programma d'industrializzazione ma credette che le rivendicazioni per la terra avanzate dal contadiname avrebbero indebolito il proletariato, ovvero l'industria urbana, spostando il peso economico-politico nelle campagne. Tal modo di porre la questione non vedeva che lo sviluppo russo seguiva la logica d'un capitale ormai anonimo.
L'importante problematica delle vecchie comunità di campagna(8) non è conosciuta da Gorter, essa avrebbe messo - parallelamente ad una analisi che si fosse basata su d'una rivoluzione internazionale e su di una visione di anti-industrializzazione per la Russia - tutto il discorso delle sinistre tedesche e russe sotto altra luce.
In seguito a questi molti problemi sono mal posti. Inoltre, il ruolo dei bolscevichi è valutato in modo errato, essendo considerati portatori d'iniziativa rivoluzionaria nell'ottobre del 1917.(9) Il grande cambiamento in Russia avviene secondo Gorter nel 1921, dove la dominazione contadina-borghese diventa completa colla NEP e con Kronstadt, rivolta che Gorter come Bordiga considerava l'espressione esplosiva della dualità della Russia rivoluzionaria).
Dopo questa critica Gorter può concludere che sia la Russia ed il terzinternazionalismo che la socialdemocrazia ed i movimenti democratici d'Asia vanno considerati come nemici della rivoluzione.
Tre punti più generali del discorso di Gorter vanno sottolineati:
- La sua fede in una rivoluzione sempre possibile durante una crisi mortale del capitalismo (ammettendo allo stesso tempo che tutto il mondo costituisce un unico nemico per la rivoluzione, incluso il proletariato come vedremo...).
- Il suo formalismo organizzativo e consiliargestionario, che lo portò alla formazione dell'Internazionale Comunista Operaia, e che egli non osò nemmeno chiamare "partito storico" come più tardi il bordighismo di sinistra in occasione di un'altra creazione volontarista d'una Internazionale, il Partito Comunista Internazionalista. Anche so Gorte sottolineò l'importanza della critica e preparazione teoriche dei tre KAP della sua Internazionale (di Essen, d'Olanda e della Bulgaria tendenza di Sofia), una ragione importante per la scissione nel KAPD(10) fu proprio la creazione di questa Internazionale come quella della rivoluzione futura.
- Infine la sua completa accettazione (ancora viva oggi nelle discussioni tra le ideologie ultrasinistre) della contraddizione fittizia tra gestione consiliare e gestione statalpartitista).

Lo spettro del proletariato
Uno spettro s'aggira per la storia delle rivoluzioni: è lo spettro del proletariato; prima atteso come il Messia che verrebbe infine per ricompensare i sacrifici offerti al capitalismo progressivo, unificatore, centralizzatore ed industrializzatore, per poi vederselo invece apparire in veste socialdemocratica, partecipante alle guerre imperialiste come alle elezioni parlamentari e vivendo-accettando il ritmo della società del capitale: produzione e consumazione per la riproduzione della forza lavorativa per la nuova produzione... domandando di tempo in tempo aumenti della sua parte di plusvalore, famoso livello quantitativo a potenzialità qualitativa rivoluzionaria realizzabile mediante il salto della ginnastica di classe...
Questo proletariato mondiale è per Gorter "ostile al comunismo" aspettando egli, prigioniero della logica gestionaria e produttivista, dallo stesso proletariato la liberazione umana operata dalla lotta di classe i cui limiti rivendicativi e riformistici egli stesso è il primo a riconoscere. Chi cambierà questa contraddizione? La storia! ... Grande apriori ultra-sinistra passe-partout. Così Gorter si spiega tutti i luoghi comuni marxistici: nel 1848 "una rivoluzione proletaria" non era possibile, ma ora! ... si aspetta la coscienza-Godot.(11)
L'intuizione che la critica deve andare ben al di là della politica, come si vedrà dopo una pausa trentennale in altra corrente consiliare con dimensioni ben più importanti, fu sentita soltanto dal gestionario "unitario" tedesco Otto Rühle(12) che criticando la vita quotidiana nelle famiglie e nei quartieri operai finì invece nell'apologia dell'inquadramento "extra-borghese" dato ai proletari dall'apparato produttivo capitalista!
Infatti, finché la classe operaia non vien concepita come parte integrata ed integrante nel processo di riproduzione della società capitalista, e la rivoluzione non vien posta in termini extra-classisti, la prospettiva seguirà sempre il gioco delle mutazioni e degli sviluppi della società capitalista senza individuare che la contraddizione di classe è elemento del movimento stesso del capitalismo, della dialettica del processo di metamorfosi perpetua della società capitalista.
La critica rivoluzionaria slegandosi da quella razionalità dialettica formale (classe/capitale - lotta di classe/coscienza - crisi/rivoluzione) che rende il pensiero radicale una sorgente d'originalità innovatrice per l'autocritica del capitale, sentirà la sua scienza come fattore di riproduzione sociale e cercherà di riproporre la rivoluzione nei termini del Marx del 1844, del comunismo come "la vera soluzione del conflitto tra esistenza e essenza, tra oggettivazione e autoaffermazione, tra libertà e necessità, tra individuo e specie". Tale critica - abbandonando il campo della negatività ed incominciando immediatamente il ripensamento positivo e vivo della rivoluzione e quindi di noi stessi - dovrà sorpassare le separazioni tra razionalità e sentimento e unificando arte e scienza, negare la società del capitale partecipando in modo creativo a quella rottura finale col vecchio mondo che potrà generare una vita umana, questa volta di vera comunità.
Su ciò si fonderebbe una visione rivoluzionaria oggi; essa non riconoscerebbe la critica d'allora come base direttamente sua; ma tale scavalcamento della critica negativa avanzata dal vecchio marxismo di sinistra pone la necessità di fissare la portata ed i limiti dell'archeologia comunistica, discorso che si potrebbe riprendere in sede successiva.

Appendice
AAU - Allgemeine Arbeiter Union (Unione generale operaia). Organizzazione operaia rivoluzionaria antisindacale, fondata nel primo dopoguerra su questi due criteri.
- gli operai si uniscono su base di impresa (e non su quella di mestiere come nei sindacati classici, sia riformisti che rivoluzionari);
- le organizzazioni di impresa si raggruppano per regione industriale (e non per categorie).
Di fatto le AAU si pongono come embrione dei consigli operai rivoluzionari.
AAUD - Allgemeine Arbeiter Union Deutschlands (Unione generale operaia di Germania).
Fondata nel febbraio 1920. Il suo programma e le sue linee d'orientamento sono definite nella conferenza di Leipzig (dicembre 1920), dopo la scissione della corrente AAU-E sul problema del rapporto con la Russia e la III Internazionale. Di fatto l'AAUD divenne l'organizzazione economica del KAPD, alla fondazione raccoglie circa 100.000 membri.
AAU-E - Allgemeine Arbeiter Union - Einhetsorganisation (Unione generale operaia - Organizzazione unitaria).
Corrente più radicalmente "unionista industriale", cioè contraria alla separazione, in qualsiasi forma, fra organizzazione economica ed organizzazione politica della classe. Ha come modello gli IWW americani. Raccoglie, alla fondazione, circa 100.000 aderenti.
FAUD - Freie Arbeiter Union Deutschlands (Unione libera dei lavoratori di Germania).
Organizzazione anarcosindacalista che con la crisi dei consigli si riorganizza in quanto tale alla fine del 1918. Questa corrente esisteva già prima della guerra con nome di FVDG (Unione libera dei sindacati tedeschi), nome che modifica in FAUD nel dicembre del 1919. Partecipa a tutte le lotte più radicali del periodo. Nel 1922 partecipa alla costituzione dell'AIT (Associazione Internazionale dei Lavoratori) a Berlino, assieme alle altre organizzazioni anarcosindacaliste (CNT spagnola, USI italiana, FORA argentina, ecc.).
ISD - Internationale Sozialisten Deutschlands (Socialisti Internazionali di Germania).
Nome di alcuni gruppi radicali di sinistra dell'SPD, costituitisi durante la guerra, in contatto con la Lega di Spartaco ma su posizioni più radicali. I loro principali nuclei erano a Brema, Brunswick e Berlino ed erano in stretta relazione con un gruppo di Amburgo. Già durante la guerra iniziano a sviluppare, anche se confusamente, l'idea dell'organizzazione unitaria.
KPD(S) - Kommunistische Partei Deutschlands (Spartakusbund) (Partito Comunista Tedesco - Lega di Spartaco).
Fondato alla fine del 1918 su iniziativa dell'IKD e con la partecipazione della Lega di Spartaco, la maggior parte dei suoi membri viene da iniziative e da raggruppamenti di base estranei all'esperienza delle minoranze di sinistra dell'SPD. Sin dall'inizio vede una divergenza fra i radicali di sinistra e la direzione luxemburghiana più legata alla tradizione del movimento operaio tedesco e timorosa degli effetti della rottura radicale con l'USPD. Nel marzo del 1919 conta circa 90.000 aderenti.
IKD - internationale Kommunistische Deutschlands (Comunisti Internazionali di Germania).
Nuovo nome dell'ISD dopo il novembre 1918.
IWW - Industrial Workers of the World (Lavoratori industriali del mondo).
Organizzazione operaia rivoluzionaria americana, costituita nel 1905, in contrapposizione al sindacalismo di mestiere dell'AFI (American Federation of Labor) col fine di organizzare tutti i lavoratori su base di industria indipendentemente da divisioni di razza, sesso, nazionalità, ecc. Nonostante alcuni aspetti dell'esperienza IWW siano connessi alla tradizione anarcosindacalista e sindacalista rivoluzionaria europea (azione diretta, antiparlamentarismo, federalismo), gli IWW li sviluppano in maniera originale e li adeguano alla lotta contro una struttura capitalista assai più matura.
KAPD - Kommunistische Arbeiter Partei Deutschlands (Partito Operaio Comunista Tedesco).
Partito che riunisce la sinistra del KPD(S) espulsa nell'ottobre del 1919 dalla direzione del partito, ad eccezione del gruppo di Amburgo che evolve su posizioni "nazional-bolsceviche" (Laufenberg e Wolffheim) e di quello di Brema (Becker e Fröhlich) rientrato nel KPD dove formarono una corrente di sinistra. La scissione si sviluppò sulla questione sindacale e parlamentare ma la direzione preferì condurre la battaglia interna sull'accusa di anarcosindacalismo alla sinistra. Il KAPD è diviso in tre tendenze, quella nazional-bolscevica che se ne stacca immediatamente, quella maggioritaria favorevole a un dualismo organizzativo (KAPD e AAU) e quella favorevole a uno scioglimento del KAPD nelle AAU (tendenza AAU-E).
KAI - Kommunistische Arbeiter Internationale (Internazionale Comunista Operaia).
Organizzazione internazionale costituita nel 1922. Di fatto la costituzione della KAI comporta la scissione del KAPD fra una maggioranza (Tendenza di Berlino) favorevole a centrare gli sforzi dell'organizzazione sulle lotte salariali e una minoranza (Tendenza di Essen) che raccoglie la maggior parte degli intellettuali del KAPD. Di fatto raccolse il Partito Comunista Operaio bulgaro, quello olandese e qualche piccolo gruppo e si dissolse velocemente.
KAUD - Kommunistische Arbeiter Union Deutschlands (Unione Comunista Operaia Tedesca).
Fondata nel 1931 da una fusione fra AAUE e AAUD separatasi dal KAPD. Entrambi sono ormai dei piccoli gruppi (qualche centinaio di membri) che conducono un'attività illegale di propaganda dei principi consiliari. La scissione fra KAPD e AAUD deriva dalla diversa valutazione che si dà alle lotte economiche in questa fase. Di fatto la KAUD è abbastanza simile, dal punto di vista dei principi, all'AAUE, anche se non crede più alla possibilità di diventare un'organizzazione di massa.
Eintschiedene Linke (sinistra risoluta).
Gruppo uscito nel 1927 dal KPD e confluito nel KAPD (Tendenza di Berlino) dopo aver denunciato le collusioni fra l'esercito tedesco e l'Unione Sovietica. Il suo esponente più noto è Karl Korsch.
Socialisme ou Barbarie (Socialismo o Barbarie).
Gruppo francese di origine trotzkista, uscito dalla IV Internazionale alla fine degli anni '40 e pervenuto a una critica al leninismo che sortì su posizioni neoconsiliari. Sviluppò la sua attività negli anni '50 e nei primi anni '60. Suoi esponenti più noti sono Cornelius Castoriadis e Claude Lefort.
Informations Correspendences Ouvrieres (Informazioni Corrispondenze Operaie).
Gruppo sorto negli anni '60 dalla dissoluzione di Socialisme ou Barbarie e che ne ha sviluppato le tesi in chiave antiorganizzativa. Alcuni suoi ex membri editano il bollettino internazionale Echanges et Mouvement (Scambi e movimento) dopo la sua dissoluzione.

Note
(1) L'opera di base della ricerca storica sulla sinistra della rivoluzione tedesca è il Syndakalismus und Linkskommunismus von 1918-1923, Masenheim am Glan, 1969, di H.M. Bock, dal quale son principalmente tratte le informazioni sia per il testo La gauche allemande et la question syndacale dans la III internationale, Kommunistisk Program, Kobenhavn, 1971, che per La gauche allemande (textes). Pour l'histoire du mouvement communiste en Allemagne de 1910 a 1921, a cura di D. Authier, Paris-Brignoles-Napoli, 1973. Anche se il terzo testo Il KAPD et le mouvement proletarien, "Invariance", Nuova Serie, n. 1, 1971, deve molte informazioni al Bock, è fino ad ora l'unica analisi che cerca di andare al di là delle forme di rappresentazione cercando le aspirazioni rivoluzionarie parallele tra quel movimento e le correnti più avanzate dei movimenti di rivolta sia in Germania che in Italia nella seconda metà degli anni '60; - esso cerca inoltre delle formulazioni utilizzabili - partendo da precedenti lavori - per una ridescrizione dello sviluppo storico dell'economia capitalistica periodizzandone la società sulla base del passaggio dalla sottomissione formale a quella reale del lavoro al capitale; - infine il testo d'"Invariance" ha la dimensione importante di abbandonare il feticcio della classe operaia e porre l'alternativa "comunismo o distruzione della specie umana".
(2) Come forme di mediazione tra ascesa e discesa della rivoluzione, già sconfitta nell'inverno 1918-'19.
(3) AAUD - Allgemeine Arbeiter-Union Deutschlands (Unione Generale Operaia di Germania) simpatizzante col KAPD - fondata nel febbraio 1920. Scissione nell'ottobre 1921 colla fondazione della
AAUE - Allgemeine Arbeiter-Union Einheitsoganisation (Unione Generale Operaia Unitaria).
FAUD (S) - Freie Arbeiter - Union Deutschlands (Syndikalisten) (Unione Operaia Libera di Germania - Sindacalisti) - ricostituzione della vecchia confederazione sindacalista nel dicembre 1919.
FAU (Gelsenkirchen) - Freie Arbeiter - Union (Gelsenkirchen Richtung) (Unione Operaia Libera - tendenza di Gelsenkirchen) - sorta nell'ottobre 1920 dopo scissione nel FAUD (S) - membra del Profintern di Mosca.
(4) Che vi furono altre dimensioni crede H. Marcuse in An essay on Liberation, 1969, rimandando il lettore ai testi Der Blau Reiter di F. Marc, 1914, e Die Kunst und die Zeit di R. Hausmann, 1919 (in Manifeste 1905-33, Dresden, 1956.
(5) Contenuti nell'antologia A. Pannekoek, H. Gorter, Organisation und Taktik der proletarischen Revolution, Frankfurt a/M, 1969, dove H.M. Bock nell'introduzione descrive la storia e le teorie della Sinistra Olandese.
(6) KAPD - Kommunistische Arbeiter-Partei Deutschlands (Partito Comunista Operaio di Germania) - fondato nell'aprile 1920 - Per la teoria del KAPD sul suo ruolo cfr. Thèses sur le rȏle du parti dans la révolution proletarienne, in "Invariance", I Serie, n. 8, 1969; in tedesco in Partei und Klasse 1921, Kommunismen, 1972.
(7) VKPD - Vereinigte Kommunistische Partei Deutschlands (Partito Comunista Unificato di Germania) - fondato nel dicembre 1920 mediante l'unificazione del Partito Comunista di Germania (direzione Levi) colla sinistra del Partito Indipendente - sezione dell'Internazionale Comunista.
(8) Cfr. K. Marx a V. Zasulitjch, terzo abbozzo, febbraio-marzo 1881; questione ripresa e sviluppata ulteriormente da J. Camatte nell'introduzione ad una edizione francese dei testi di A. Bordiga sulla questione russa.
(9) Cfr. I bolscevichi e la rivoluzione d'ottobre. Verbali delle sedute del Comitato centrale del Partito operaio socialdemocratico russo (bolscevico) dall'agosto 1917 al febbraio 1918, Editori Riuniti, Roma, 1962. Dal resoconto di Skripnik (p. 211) come altrove è evidente che i bolscevichi agirono sotto pressione d'una iniziativa rivoluzionaria degli operai anarchici di Pietrogrado: la "direzione" bolscevica del movimento russo va considerata come un compromesso storico tra rivoluzione capitalista borghese e rivoluzione capitalista autogestionaria, di cui il carattere proletario domina nei primissimi anni (cfr. i testi di Anweiler, Brinton, ecc.).
(10) Tra la tendenza detta di Essen e quella detta di Berlino.
(11) La questione della coscienza non viene trattata in questo testo di Gorter. Lo era invece nella risposta di Pannekoek a Lenin Rivoluzione mondiale e tattica comunista come in modo più profondo nel saggio di G. Lukacs Storia e coscienza di classe (1923), concezione recentemente attaccata da J. Baudrillard in Le miroir de la production, Casterman, 1973, p. 135-36, esponente di uno "strutturalismo di sinistra" che critica "la razionalità escatologica" che si troverebbe in tutto il marxismo, colpevole d'aver fondato una nozione di storia e di successione di modi di produzione ove erigere una nuova teleologia d'!autoverificazioni circolari".
(12) In Von de burgerlichen zur proletarischen Revolution, O. Rühle - benché gestionario ancor più limitato di Gorter nella sua visione del contenuto del socialismo - comprese per primo la vittoria della controrivoluzione: "La rivoluzione è perduta per ora pel proletariato tedesco". Anche Rühle sostenne che la "maggior parte del proletariato" fu la "nemica", la "sabotatrice" e la "traditrice" verso "la liberazione e la rivolta della propria classe", ponendo però sempre la rivoluzione in termini di consigli operai e mai in quelli dell'autonegazione del proletariato.
(*) Negazione-affermazione.

(Carsten Juhl, La rivoluzione tedesca e lo spettro del proletariato (1973), Edizioni Gemenweisen, Roma, 1991)

venerdì 19 febbraio 2010

La funzione del KAPD (Partito Comunista Operaio di Germania) nelle lotte del '20 in Germania (1997), di Precari Nati

E' necessario, prima di analizzare l'evoluzione e le posizioni politiche del KAPD, tener presente un fattore determinante che ha caratterizzato qualsiasi movimento di questo partito: il fatto di essersi costituito avendo fine immediato la Rivoluzione. Questa scelta, che in sostanza è la prima differenziazione di analisi nei confronti dei partiti comunisti ufficiali, sarà il fulcro per la costruzione di tutto il movimento del comunismo di sinistra non solo a livello tedesco, ma a livello internazionale. Nel 1919, inizia infatti uno sforzo di questi embrioni di organizzazioni al fine di esaminare a livello più complessivo la situazione venutasi a creare nelle varie nazioni o, in ultima analisi, potere trarre a livello di intervento nazionale il maggiore numero di indicazioni determinate (assieme alle indicazioni interne della nazione stessa) dal confronto con le altre realtà. E' in questo senso che si apre la conferenza di Amsterdam il 3 febbraio 1920 con la presenza dei seguenti gruppi: American Comunist Party, Shop Stewards (Britannici), British Comunist Party, Worker's Socialist Federation (GB), KAPD, Gruppo Comunista Belga, Partito Comunista Olandese. Fu questa l'assemblea che determino ufficialmente l'esistenza all'interno dell'Internazionale Comunista di una corrente di sinistra che impostava il proprio lavoro in prospettiva dell'immediatezza della rivoluzione e di conseguenza un netto rifiuto di tutte le istituzioni borghesi e riformiste (Parlamento e sindacati). Per quanto riguarda il PCd'I (Partito comunista d'Italia) tale raggruppamento pur avendo una posizione estremista dovuta dall'apporto di una numerosa e proficua corrente di comunisti intransigenti (Bordiga, Damen...) rimarrà legata agli ordini della terza internazionale e in nome della disciplina rinuncerà alle sue parole d'ordine intransigenti (Lotta contro i centristi e i democratici e rifiuto del parlamentarismo). L'altro aspetto importante per comprendere fino in fondo la realtà del periodo in cui il KAPD si mosse è quel meccanismo di realizzazione che il capitalismo in quegli anni mise in atto con l'immediata conseguenza, a livello di fabbrica: di declassare l'operaio qualificato e specializzato a favore dell'operaio massa, dequalificato. E' in questo contesto che la KAPD cresce e si fornisce di quadri militanti. Da qui possiamo notare i contrasti di fondo fra la KPD (Partito comunista ufficiale) e il KAPD. Nel culmine dell'Azione di Marzo durante le azioni rivoluzionarie, gli operai specializzati rimasero chiusi in una strenuante difesa delle "loro" fabbriche, mentre gli operai dequalificati agirono all'esterno di essa, già decisi allo scontro duro contro il capitale. Il dramma della KAPD consisteva essenzialmente in questa contradidzione, esso possedeva la coscienza e portava i lavoratori non qualificati e i disoccupati a lottare per il comunismo in un momento in cui tuttavia il proletariato mondiale non conosceva la forza sufficiente per scatenare una battaglia mondiale per il comunismo. La razionalizzazione capitalista aveva messo in moto un processo in virtù del quale le vecchie organizzazioni politiche del movimento operaio, fondate sugli operai qualificati d'azienda si decomponevano lentamente nella misura in cui questo tipo di figura sociale politica diventava non più preponderante e al suo posto cominciava a diventare necessaria l'organizzazione del movimento poggiante sulla nuova figura dell'operaio massa. Questa inadeguatezza del movimento comunista alla nuova realtà sociale fa sì che la politica del partito si trasformi da riflesso dei bisogni delle masse che compongono l'ossatura del partito; si trasformi cioè in ideologia dottrinaria con il risultato di lottare per un reinserimento della figura dell'operaio qualificato al centro della produzione dunque con il proporre un obiettivo arretrato, una sorta di regressione. Tutto ciò ci permette di capire la scelta del comunismo di sinistra di fondare un nuovo partito che (si badi bene, non del tutto cosciente di questo processo di razionalizzazione capitalistica), proponendo come obiettivo la lotta rivoluzionaria contro tutti gli aspetti della vita sociale dunque contro il capitale per intero, finisce per scavalcare il piano capitalista e dunque propone obiettivi nei quali questa nuova figura sociale dell'operaio massa (proveniente in parte dal sottoproletariato disoccupato in parte da ex-quadri qualificati) finisce con l'identificarsi. Il KAPD nasce con la precisa convinzione che il suo compito sarà, nel breve periodo, quello di rendere oggettiva la possibilità della rivoluzione mondiale cosciente nel soggetto proletario tedesco. Si mettevano in luce le contraddizioni capitale lavoro e la contrapposizione tra borghesia e proletariato, tali rapporti non potevano essere risolti per il KAPD tranne mettendo in discussione il sistema capitalista ormai sulla via della distruzione. Tale visione fu tuttavia smentita, il capitalismo avrebbe dimostrato, di là a qualche anno, di sapersi riorganizzare, dandosi una struttura all'interno della quale la classe operaia non avrebbe avuto il ruolo di interlocutore attivo nel processo capitalista che aveva in precedenza, ma sarebbe stata ridotta ad una massa informe di idioti: il fascismo. Nel periodo in cui il KAPD tiene il suo primo congresso la situazione in cui versa l'economia tedesca è disastrosa, a livello politico si cerca una ulteriore barriera (La Polonia era una) tra la Russia e l'Europa occidentale. Anche l'organizzazione del proletariato non si può dire che viva i periodi migliori. A livello di fabbrica infatti la classe operaia è divisa in varie correnti:
SPD di tendenza socialdemocratica. Fautori del più bieco parlamentarismo e sindacalismo. Il loro fine strategico era la nazionalizzazione delle industrie che passava tatticamente attraverso l'azione parlamentare e sindacale.
L'USPD e il KPD. Le loro posizioni politiche erano tese al fatto che gli operai avrebbero dovuto impossessarsi dei sindacati per farli funzionare in modo rivoluzionario.
Gli anarcosindacalisti: i sindacati rappresentano, per loro, la migliore organizzazione per la gestione economica della società socialista. Loro scopo era di estendere il più possibile queste organizzazioni; nel 1920 il sindacato anarcosindacalista tedesco FAUD contava circa 200.000 membri.
L'ultima corrente, che non possiamo classificare con un nome preciso, ma che però esiste nel '20 all'interno della classe operaia tedesca, è quella che fa riferimento alla costruzione delle organizzazioni rivoluzionarie di fabbrica. Queste organizzazioni, che in un primo tempo furono completamente scollegate fra loro, dopo un opposizione spontanea verificatesi nelle lotte dei minatori del '19, trovano un momento organizzativo comune sotto il nome di AAUD. L'AAUD formulavano un'unità strategica che si poggiava sulla distruzione dei sindacati e dal rifiuto del parlamentarismo, mentre la tattica d'intervento era decisa dalle singole unioni, tutto questo per quanto riguarda le organizzazioni di fabbrica. Dopo la fallita insurrezione del '19 e la morte della Luxemburg all'interno del KPD si acutizzarono gli scontri per quel che riguardava l'opportunità di continuare a lavorare all'interno dei sindacati e di partecipare alle elezioni. La volontà della base di questo partito si espresse chiaramente contro queste posizioni riformiste, lo dimostrò il fatto che al congresso dove si decise se partecipare o no alle elezioni del governo provvisorio di Ebert la centrale del KPD si trovò completamente sola rispetto alla propria base chiaramente contro il parlamento e giudicò questa presa di posizione apolitica permettendo in questo modo di consolidare il potere borghese. La stessa presa di posizione si verificò anche in riferimento ai sindacati. La direzione insisteva sull'entrismo, mentre la base gridava: "Uscite dai sindacati! Aderite alle organizzazioni di fabbrica! Formate consigli operai!". Anche il KPD patì una sconfitta. La maggior parte delle sue sezioni rifiutarono di applicare le sue istruzioni. La direzione decise di mantenere le proprie posizioni al prezzo dell'esclusione della maggioranza dei suoi membri; essa fu sostenuta dal partito russo e dallo stesso Lenin, che nell'occasione redasse il suo nefasto opuscolo L'estremismo malattia infantile del comunismo. Questo opuscolo qualificava "anarchiche" le posizioni della sinistra comunista, accusando esplicitamente i membri della sinistra tedesco olandese (Gorter, Pannekoek...) ed i membri della sinistra italiana (Bordiga). Questa operazione si fece al congresso di Heidelberg (1919) in cui, con diverse macchinazioni, la direzione arrivò ad escludere in modo "democratico" più della metà del partito. Ormai il KPD era libero di condurre la sua politica parlamentare e sindacale; l'esclusione dei rivoluzionari gli permise di unirsi un po' più tardi (1920) con una parte di socialdemocratici di sinistra. Tale questione si verifico anche nel Partito Comunista d'Italia, facendo confluire nel medesimo partito massimalisti e socialisti di sinistra e comunisti; nel caso italiano la direzione (Comunisti intransigenti con a capo Bordiga) abdicarono alle loro posizioni radicali per sottostare ai dettami del partito russo. Questa questione creerà uno spartiacque tra la sinistra comunista tedesca e quella italiana rispetto al ruolo del partito bolscevico in Russia e nella composizione dei partiti comunisti nel mondo. Nello stesso tempo il KPD perdeva i suoi elementi più combattivi e doveva sottomettersi incondizionatamente alla volontà di Mosca. Sono senz'altro questi i motivi che permetteranno la costituzione del KAPD, formato da operai e disoccupati rivoluzionari esclusi dal KPD e da quadri che si riconoscevano nell'area rivoluzionaria. Esso si collego fin dall'inizio con la Terza Internazionale, nonostante, come vedremo in seguito, le proprie posizioni politiche fossero già in contrasto sia con la linea leninista sia con quella del partito bolscevico. Tuttavia questa relazione subisce un brusco rallentamento quando un militante della KAPD si reca in Russia. Questo militante è O. Rühle, uno dei fondatori del partito ma fautore di un assoluto spontaneismo. Questi constaterà ben presto che la Russia bolscevica voleva annullare tutte le opposizioni della sinistra comunista e anarchiche. I consigli operai in Russia erano gestiti dalla burocrazia sotto il più rigido controllo del partito. Per O. Rühle contrariamente a Mosca, "la rivoluzione non è affare di partito" famoso articolo del medesimo comparso sulla rivista tedesca "Die Aktion" nel 1920, la KAPD non era un organizzazione autoritaria, i capi non erano dei superiori militari e le masse non erano un esercito condannato all'obbedienza cadaverica, la dittatura del proletariato non era il dispotismo di una minoranza, il comunismo non era il trampolino per l'insediamento di una borghesia sovietista. Le valutazioni di O. Rühle tuttavia non furono accettate da tutta la KAPD, che pur avendo contro l'Internazionale e il KPD decise di fare il possibile per rimanere interno all'Internazionale, sperando di creare una corrente estremista all'interno. O. Rühle invece romperà definitivamente con la Terza Internazionale e più in generale con la forma partito andando a favorire la costituzione dell'AAUD-E (Organizzazione Unitaria) che proponeva un organizzazione complessiva del proletariato, rompendo con il dualismo organizzativo (Partito-sindacato, partito-organizzazione di fabbrica, questione politica-aspetto economico), si formalizzava una delle prime esperienze di autonomia operaia "organizzata". Questa diminuzione di contrasti tra la KAPD e la Terza Internazionale però si rivelò effimera, furono sufficienti la repressione del partito bolscevico a Kronstadt, e la condanna all'Opposizione Operaia della Kollontaj e della stessa Azione di Marzo, per stroncare qualsiasi rapporto tra bolscevichi e KAPD. Si giunge così nel 1921, che possiamo definire l'ultimo anno in cui il proletariato sfreccia i suoi attacchi più violenti contro il capitale. Giunge quindi il momento e possiamo dire vitale del KAPD, infatti se ormai la rivolta di Kronstadt era stata completamente soffocata, si giudicava ancora possibile un'azione rivoluzionaria all'interno della Germania, in questa ottica si svilupperà l'Azione di Marzo. Ci sembra inutile analizzare cronologicamente questa azione, è invece importante sottolineare la caratteristica di base che essa ha avuto. Gli operai stessi si erano organizzati, rifiutando la legge che chiedeva la deposizione delle armi, in squadre armate fronteggiarono in prima persona gli attacchi militari che la polizia sferrava nei loro confronti. Perché fallì questa azione? Senz'altro la causa principale fu quella di avere un proletariato non sufficientemente identificabile nel senso degli interessi immediati. La divisione che si aveva prima fra operaio massa e operaio qualificato non poteva considerarsi un qualcosa di fittizio, ma bensì andava usata in un contesto di processo capitalistico. In breve la società borghese non aveva esaurito ancora tutte le sue funzioni. Il KAPD che fu l'unico partito che si fece carico fin in fondo di questa azione era ormai in una situazione di involuzione; un'organizzazione destinata a ricrearsi continuamente nella lotta rivoluzionaria, tende, d'ora in avanti, a diventare intelaiatura scheletrica, formata in massima parte da militanti anziani e intellettuali. Questo dimostrerà l'involuzione numerica dell'ultra sinistra tedesca passata da parecchie centinaia di migliaia nel '20-'21 a qualche centinaia al momento della presa del potere di Hitler.

(Precari Nati, La funzione del KAPD (Partito Comunista Operaio di Germania) nelle lotte del '20 in Germania, "Altra Storia. Bollettino dell'Archivio Storico del Centro di Documentazione di Genova Pegli", n. 3, novembre 1997; riprodotto anche in "Left Wing Communism", http://www.left-dis.nl/index.htm)