giovedì 11 febbraio 2010

Rapporto della seduta del CC della KAPD al termine del quale si ritiene necessaria la creazione imminente di una nuova Internazionale Operaia (1921)

La storia segue un corso logico da un'epoca all'altra e la stessa Russia non può sfuggirvi; i rapporti economici in Russia non potevano che fare incagliare il tentativo dei compagni russi di saltare il periodo del capitalismo. Il feudalesimo dell'economia agricola russa dev'essere tuttavia superato nella misura in cui l'economia agricola, in seguito alla sua immensa diffusione e a causa della mancanza di un'industria e di un commercio sviluppati, finisce col marcare dei suoi tratti distintivi il panorama economico del paese. Esiste una contraddizione di classe tra i contadini russi che aspirano ad una economia capitalistica privata ed il proletariato russo che si batte per una economia collettivista proletaria.
Il governo sovietico è divenuto il rappresentante della classe borghese e contadina dopo l'inversione di rotta nella politica economica a favore degli interessi capitalistici dei contadini, dal momento che le scelte politiche sono sempre conseguenza dell'evoluzione in campo economico.
Il governo sovietico si trova già da qualche tempo in contraddizione con una parte del proletariato russo; contraddizione che ha oggi raggiunto un punto di rottura straordinario nella formazione della "Opposizione Operaia" e nelle lotte violente che essa conduce contro il governo che ne sono prova caratteristica.
L'atteggiamento della KAPD verso il governo sovietico deve essere modificato alla luce di questi nuovi avvenimenti: in avvenire essa non potrà più sostenere incondizionatamente le decisioni del governo sovietico dal momento che queste ultime sono dirette in parte contro il proletariato russo.
Un qualsiasi sostegno al governo sovietico sarà giustificato solo nella misura in cui esso si batterà contro il nemico comune del proletariato, dei contadini e della piccola borghesia russa: la nobiltà feudale.
D'altra parte la KAPD dovrà separarsi definitivamente dalla Terza Internazionale poiché essa è diventata un mezzo della politica dello stato sovietico e dovrà, di conseguenza, adattarsi alla trasformazione sopravvenuta nel carattere dello stato sovietico. Dopo il 3° Congresso, la Terza Internazionale, si è dichiarata apertamente nemica della rivoluzione mondiale proletaria, nella misura in cui la KAPD ne è stata esclusa. Ma non si può essere fuori da una Internazionale comunista proletaria; la KAPD deve, a partire da ora, gettare le basi di una nuova Internazionale Comunista Operaia, veramente rivoluzionaria.
Dopo il dibattito nel corso del quale alcuni rappresentanti esprimeranno l'idea che il governo sovietico possa ancora rimanere - malgrado l'inversione di tendenza della sua politica economica - il rappresentante del proletariato rivoluzionario russo, il Comitato Centrale esprime le sue concezioni nella seguente dichiarazione che fu adottata avendo contro i voti di Hannover e della Sassonia orientale, e con l'astensione di Berlino:
"1) Il Comitato Centrale pensa che i risultati del 3° Congresso mondiale abbiano segnato la rottura definitiva con l'Internazionale moscovita.
"Il Comitato Centrale, tenendo conto della necessità della lotta di classe internazionale, si orienta verso la costruzione d'una Internazionale comunista operaia per i compiti più urgenti del proletariato rivoluzionario mondiale.
"Il Comitato Centrale pensa d'altra parte che i fondamenti, la tattica, e le forme organizzative di questa nuova Internazionale Comunista Operaia devono adattarsi alle condizioni e alla lotta della rivoluzione proletaria.
"2) Il Comitato Centrale dichiara che la nostra politica verso il governo sovietico dovrà essere informata dell'atteggiamento di quest'ultimo in ogni momento. Se il governo sovietico agirà come strumento di lotta della rivoluzione proletaria, la KAPD dovrà sostenerlo in maniera attivamente solidale.
"Laddove invece esso abbandonerà questo terreno e apparirà come strumento della rivoluzione borghese, la KAPD dovrà combatterlo in maniera altrettanto decisa".

(tratto da Enzo Rutigliano, op. cit., pp. 209-211)

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