sabato 13 febbraio 2010

L'Azione di Marzo (1974), di Enzo Rutigliano

Il 1921 è l'anno degli ultimi tentativi delle avanguardie più coscienti del proletariato di portare a compimento la Rivoluzione; l'Azione di Marzo in Germania, la rivolta di Kronstadt, gli scioperi di Pietroburgo, le rivolte contadine nell'Ucraina etc...; nel 1923 le condizioni della rivoluzione non ci saranno più, della rivoluzione intesa come rivoluzione totale e soprattutto internazionale, ma nel '21 esse ci sono ancora.
E' in questo modo che va letta l'Azione di Marzo, essa è parte di questo movimento e infatti i gruppi che vi prendono parte inizieranno a sfaldarsi e ad entrare in una fase gruppuscolare a partire dalla sua sconfitta.
Nello stesso atteggiamento dell'Internazionale Comunista e più ancora nella figura di Radek si può scorgere una doppiezza di giudizio rispetto alle possibilità della rivoluzione nel 1921: da una parte essa si chiude e si giudica chiusa reprimendo Kronstadt, dall'altra la si giudica ancora possibile in Germania almeno nei giorni immediatamente prima dell'azione stessa: non a caso si manda Bela-Kun in Germania. Quest'ultimo, insieme a Pogany e Gularsky rappresenta questa nuova tendenza nell'Internazionale ispirata da Radek che acquista credibilità momentanea nel periodo che va dal gennaio al marzo 1921, periodo segnato dalla crisi politica del partito comunista russo che vede il profilarsi della "Opposizione Operaia". Questa crisi verrà superata con il X Congresso del partito che vedrà la vittoria dei leninisti, ma precedentemente, mentre appunto l'esito della crisi è incerto, appare la tendenza decisa a "forzare il destino della Rivoluzione".
All'inizio di marzo arrivano a Berlino i "Turkestaner" e subito vi ispirano un'azione al vertice intesa a dare in mano alla Sinistra della VKPD la direzione del Partito. La tendenza Frölich-Thlheimer, tendenza di sinistra che dirige la VKPD compie in questo periodo vari tentativi di avvicinamento alla KAPD verso il quale tutto il partito in questo periodo particolarmente "caldo" è attratto. Verso il 15 marzo una serie di tumulti hanno luogo nella Germania centrale come reazione alla legge sulla resa delle armi che gli operai avevano tenuto dalla guerra e dalla rivoluzione del '18-'19.
La direzione della VKPD lancia un appello in tale occasione col quale invita apertamente gli operai a rovesciare con la forza il governo. Secondo il piano i disordini verificatisi nella Germania Centrale dovevano essere l'inizio di un piano insurrezionale che doveva estendersi per tutto il paese. Una volta iniziati gli scontri la "Rote Fahne" richiama apertamente all'insurrezione. Da parte loro i kapdisti si lanciano subito armati nell'azione ed esultano allo spettacolo del "proletariato (che) parla da sé. Le masse della VKPD agiscono secondo le nostre parole d'ordine. Esse hanno costretto i loro propri capi".(1) I due partiti si lanciano nella lotta in comune e secondo le stesse parole d'ordine.
La Germania Centrale è l'area geografica-politica dove ha luogo l'Azione. Il distretto Halle-Mansfeld è l'ultimo bastione rivoluzionario della Germania una volta schiacciata la resistenza della Ruhr. Le miniere di rame di Mansfeld e le industrie chimiche moderne di Leuna costituiranno il campo d'azione del movimento. Dal 1918 gli operai di queste fabbriche erano rimasti armati e la regione risultava essere la zona rossa della Germania dove la VKPD contava 6.000 membri, l'USPD alle ultime elezioni aveva ricevuto 200.000 voti cioè più degli altri due partiti operai messi insieme. Infine le industrie chimiche di Leuna con 25.000 operai per lo più armati, fornivano 2.000 militanti delle AAU-KAPD. La zona doveva essere prima o poi "pacificata" e infatti Hörsing, Oberpräsident della Sassonia, col pretesto che vi si erano verificati assalti alle banche e alle casse delle aziende da parte di bande armate,(2) il 16 marzo decide di fare intervenire gli "Schupos", polizia di sicurezza anti-operaia.
Non conoscendo questa decisione, la direzione unificata delle organizzazioni di lotta VKPD-KAPD, in seguito ai primi scontri, giudicando essere giunto il momento propizio, lanciano l'appello all'insurrezione.
Nella notte tra il 19 e il 20 la direzione decide di lanciare la parola d'ordine dello sciopero generale dopo che la polizia proveniente da Berlino è però intervenuta pesantemente nella zona di Mansfeld il giorno prima. Contemporaneamente, il 21, a Berlino attentato alla Colonna della Vittoria da parte dei reparti di lotta della VKPD-KAPD che cominciano anche gli assalti ai tribunali e alle prefetture a Falkenstein, Dresda, Freisberg, Lipsia, Plannen etc. La gran massa del proletariato urbano però non si muove, a parte nelle zone calde della Ruhr, di Berlino e Amburgo. Tuttavia nella regione di Halle, lo sciopero generale è compatto e vi prendono parte attiva anche gli impiegati dei servizi. Quella che doveva costituire la spina dorsale dell'insurrezione, le fabbriche di Leuna, non riescono ad andare al di là dello sciopero in caso che gli "Schupos" si avvicinino alle fabbriche per disarmarli. Si assiste così all'evidenziarsi dell'essenza stessa e schietta del carattere tutto interno alla fabbrica e all'organizzazione del lavoro della maggioranza del movimento operaio tedesco. Gli stessi operai di Leuna, gestionisti e tutti intenti alla difesa del posto di lavoro e della loro fabbrica, condannano in questi giorni le azioni delle formazioni armate del tipo di quella di Max Hoelz(3) che operano nella zona, formata in gran parte da elementi disoccupati che vivevano nell'illegalità appartenenti quasi tutti alla KAPD o d'accordo con la sua politica. Sono questi i veri protagonisti dell'azione rivoluzionaria; tuttavia secondo Gilbert Badia(4) gli operai di Leuna trascorsero lo sciopero costruendo un treno blindato.
Il 22 marzo giunge nella zona Max Hoelz e insedia il comando delle sue formazioni, forti di 2.500 elementi nelle miniere di Mansfeld. Plattner con un'altra formazione vi operava già da qualche giorno; esistevano però diversi altri commando. Questi furono i veri dirigenti dell'Azione di Marzo. La direzione VKPD-KAPD si limitò a lanciare le parole d'ordine iniziali ma non ebbe nessuna reale influenza sugli avvenimenti.(5) D'altro canto il Consiglio operaio di Leuna aveva eletto una direzione dello sciopero nella fabbrica che sostituiva il precedente Consiglio, formata da due kapdisti e da due VKPD presieduta dal kapdista Utzelmann; quest'ultimo si rivelò d'accordo con gli operai nel non andare al di là della difesa della fabbrica e nel giudizio negativo sulle azioni armate. Il 22 arriva sul posto Eberlein, comandante delle forze di combattimento della VKPD che tenta di forzare l'azione e la combattività delle masse cercando di effettuare falsi rapimenti di dirigenti e azioni di sabotaggio. Non viene però seguito e uguale sorte toccherà a Bela-Kun ma anche a Rasch e Jung della KAPD. Tuttavia ad Eisleben i minatori attaccano la polizia e l'assediano, e bloccano l'arrivo dei rinforzi nei giorni successivi; nel resto della Germania solo i portuali di Amburgo organizzati nelle AAU si scontrano con la polizia. Il 24 il presidente del Reich decreta lo stato d'emergenza nella Sassonia. Il 25 la Centrale della KAPD e della VKPD proclamano lo sciopero generale del Reich fino alla presa del potere. Secondo la stessa direzione unificata si avranno 1 milione circa di scioperanti (Amburgo, Ruhr, Berlino più la Germania Centrale); in realtà si trattò di 300.000 scioperanti con tendenze all'insurrezione solo a Berlino e nella Ruhr.
Il 28 marzo cade Leuna. La polizia attacca la fabbrica, e gli operai la difendono, alla fine si arrendono: ci saranno circa 40 morti e migliaia di arresti.
Il 31 marzo la Centrale della VKPD ritira la parola d'ordine: la KAPD rimane sola.
Nei mesi successivi all'azione si determina al riguardo, una duplice interpretazione. Per la KAPD essa è stata un'azione spontanea del proletariato, anzi, addirittura la prima offensiva cosciente dei proletari della Germania. Per la direzione VKPD come per Lenin e per l'Internazionale, essa era stata un'azione putschista e come tale veniva criticata nell'insufficiente preparazione militare; quest'ultima interpretazione ne sottende un'altra, e cioè che per l'Internazionale l'Azione era stata voluta e determinata dalla VKPD e non dal proletariato tedesco. Come si vede nell'interpretazione dell'Azione ritornano tutti i motivi che avevano diviso i due partiti e l'Internazionale dalla KAPD.
La KAPD difenderà fino in fondo quest'azione e incondizionatamente perché difendendo essa difende la giustificazione della sua esistenza. Secondo noi è interamente giusto che la KAPD rivendichi non tanto la paternità militare e organizzativa (che fu d'altri: ribelli in gran parte rimasti sconosciuti) quanto quella teorico-politica; e questo se si analizza appena la composizione sociologica di quanti e come presero parte all'azione. In effetti l'azione ebbe un duplice carattere: da una parte essa fu rivoluzionaria cioè contro l'ordine delle cose esistenti e lo fu nella misura in cui i sottoproletari si organizzarono in bande armate agli ordini di militanti radicali come Max Hoelz, dall'altra essa fu l'ultimo tentativo di contrastare un processo già in atto che vedeva il declassamento e la riduzione ad operaio massa proprio di quei proletari operai-specializzati di fabbriche come quelle di Leuna. Questa lettura dell'azione ci consente di spiegare l'atteggiamento degli operai di quest'ultima fabbrica; si noti anche che le divisioni all'interno di quest'ultima non comprendevano il giudizio sull'azione, dal momento che i militanti dell'uno e dell'altro partito, con Utzelmann in testa, erano contrari alla rivoluzione semplicemente perché i loro interessi erano diversi da quelli dei disoccupati che fuori dalla fabbrica combattevano in formazioni armate. Nell'Azione di Marzo è evidente il duplice carattere del movimento operaio tedesco. La tendenza non-gestionista è perdente.
La tendenza gestionista che investe un arco amplissimo e apparentemente in contrasto che va dall'SPD-co-gestione a Rühle-autogestione generalizzata, è perdente anch'essa. La prima è perdente per le insufficienze oggettive del movimento reale. La seconda è perdente perché nessun momento esce dal terreno del capitale per portarsi su quello rivoluzionario marxista. Essa, nel migliore dei casi, (Rühle) riesce a concepire un'autogestione generalizzata dei rapporti di produzione capitalistici; cioè, finalmente, la realizzazione reale della democrazia. L'altra, quella marxista, quella della KAPD è per la distruzione dei rapporti di produzione capitalistici. Il dramma è che la società borghese non aveva esaurito ancora tutte le sue funzioni.

Note
(1) "Kommunistische Arbeiter-Zeitung".
(2) Azioni di questo tipo erano nel programma di autofinanziamento della KAPD che se ne serviva per pagare la stampa di partito e la sua copiosa attività editoriale soprattutto in brochures.
Cfr. H.C. Maijer, Il movimento dei consigli in Germania. Sta in "Politikon", n12/1972.
(3) Max Hoelz, (1889-1933). Operaio di origine operaia, non si occupa di politica fino al ritorno dal fronte nel '18 quando, disoccupato, partecipa al movimento dapprima nella USPD poi nella KPD(S). Durante la rivoluzione di novembre organizza formazioni armate mobili; nel 1920 viene espulso dal partito ed aderisce alla KAPD alla direzione del quale manda il bottino delle sue formazioni militari. La sua figura è estremamente popolare tra i militanti tedeschi per via della sua tattica un po' ingenua, alla Robin Hood di prendere ai ricchi (banche, uffici postali, casseforti delle fabbriche) e dare ai poveri. La sua figura e lo spazio dato al suo culto sono la misura dell'immaturità del proletariato in quel periodo. Le sue azioni consistevano per lo più nella liberazione e nella distruzione di archivi giudiziari. La taglia sulla sua testa è di 30.000 marchi; sarà catturato nel marzo del '21 e condannato all'ergastolo. Il partito comunista ne farà un eroe leggendario finché rimane in galera. Una volta liberato diventa scomodo e viene inviato nel '33 a Mosca dove sarà eliminato dalla GPU.
(4) G. Badia, Histoire de l'Allemagne Contemporaine, vol. I, Edition Sociales, Paris.
(5) H.M. Bock, Syndicalismus und Linkscommunismus, Verlag Anton Haim, Meisenheim am Glan, p. 302.

(tratto da Enzo Rutigliano, op. cit., pp.48-53 e 271n-272n)

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