sabato 20 febbraio 2010

La rivoluzione tedesca e lo spettro del proletariato (1973), di Carsten Juhl

La storia
Da quando una messa in causa del movimento operaio ufficiale, incluso la sua sinistra ed il suo "gauchisme", è apparsa ad una nuova generazione di critici compresa come movimento e correnti del capitale, dopo l'ennesima conferma del loro ruolo durante gli avvenimenti di rivolta degli anni '60, da Watts a Parigi a Gdansk, una ricerca approfondita diventa necessaria per situare sia la tradizione chiamata marxista-leninista che quella del marxismo secondinternazionalista poi socialdemocratico, nel contesto storico dello sviluppo della società capitalista.
Parallelamente alla riscoperta dunque della guerra civile spagnola, del movimento reale attorno all'Ottobre russo e di altri avvenimenti minori nella storia della rivoluzione (storia che oggi non si pone più i limiti dell'epoca del capitalismo nascente e maturo, come vollero i Marx o i Bordiga), è stato rapidamente palese che la storia della rivoluzione tedesca è di importanza eccezionale considerato lo sviluppo capitalistico della zona germanica a confronto di altre esperienze storiche (Russia, Finlandia, Ungheria, Italia, Cina e poi Spagna).
I fatti, che ci interessano qui ed anche nelle due parti successive di questo discorso introduttivo, sono quelli che possono essere chiamati "di rottura" o tendenti verso una rottura coll'establishment politico-sindacale delle diverse correnti-partiti-organizzazioni del socialismo ufficiale tedesco (socialdemocratico e centrista, poi terzinternazionalista) ovvero col movimento operaio.
La storia del movimento rivoluzionario tedesco è per ora stata scritta - con un'eccezione - a livello delle organizzazioni,(1) cioè delle forme di rappresentazione datesi da quel movimento e che sempre si dovettero autonomizzare, poiché esse non furono fattore soggettivamente rivoluzionario che per qualche mese nel periodo già breve che va dal 1918 alla primavera del '21, lasciando quindi a tutte le sue forme politiche e militari una funzione di stabilizzazione ed organizzazione politico-economica.
Questa funzione rivela il contenuto potenziale e dunque spesso realizzato del movimento quale sinistra radicale capitalista - infatti - a parte qualche breve momento di scontri (che rivelò però una aggressività molto violenta tra certi gruppi di proletari) - le formazioni della Sinistra Tedesca ebbero come compito reale quello di assicurare la sopravvivenza sociale d'una parte di quella classe che esprimevano, ovvero le categorie più radicali del proletariato. Ciò voleva evidentemente dire porsi dei problemi che non erano quelli d'una rivoluzione totalmente anticapitalista, ma soltanto quelli d'una rivoluzione contro la miseria capitalista d'allora.
Lasciando fuori da questo discorso un giudizio "realistico" e d'accettazione di "condizioni storiche", che limiterebbe la critica e dunque la prospettiva forse possibile oggi, si può mostrare un doppio carattere in quella rivoluzione, anche quando la sua sinistra comunista rompeva coi partiti operai, col parlamentarismo, coi sindacati e coi consigli operai e di soldati, nati alla fine della guerra ed assumeva una funzione di base democratica "diretta" ad una costituzione socialrepubblicana.
Questo doppio carattere è evidentemente visto da noi oggi conoscendo la fine di quella rivoluzione; ma è ugualmente chiaro che la funzione delle organizzazioni (Unionen e Betriebsrate) datesi dalle masse più radicali del proletariato, che lasciarono i sindacati ufficiali anche a direzione terzinternazionalista, fu sempre ambigua, costituendosi esse molto tardi (1919-'20)(2) ed in un contesto di rivendicazioni d'autogestione della vita economica, rivendicazione forzata anche dalla parzialità delle categorie in questione, che dovevano sconfiggere una miseria materiale assicurandosi, anche cruentemente, una rimessa in moto dell'apparato produttivo tedesco largamente fermato dalla crisi del dopoguerra.
Il movimento radicale tedesco non ebbe dunque carattere economico rivendicativo (sindacale) ma costruttivo gestionario (consiliare), poiché una economia andava rifatta, e là si vede come quell'esperienza rimase prigioniera all'interno d'una reazione negativa all'assetto capitalistico tradizionale e tendente verso la realizzazione dell'essere immediato del proletariato. Non vi fu dunque prospettiva d'una "aufhebung"(*) positiva mediante l'autonegazione della classe proletaria capitalista.
A parte questi limiti del movimento radicale stesso, che non sorpassò - secondo gli storici - il mezzo milione di proletari inquadratisi nelle "Unionen",(3) bisogna anche introdurre un altro fattore ostacolante prima di finire la valutazione dell'opera dei "Linksradikalen": la rivoluzione russa.
In questa rivoluzione col compito capitalista di spiegare oltre una economia di giovane industrializzazione, che la classe borghese non aveva forza ed audacia per far progredire (nel mezzo dei problemi della guerra) preferendo mantenere condizioni tali da impedire lo stesso processo di riproduzione della forza-lavoro operaia gettando la Russia in una situazione quasi pre-industriale, la classe operaia di quel paese si trovò come unica categoria capitalista con volontà storica sufficientemente radicale per far saltare i dispositivi arcaici ed aprire la via ad una accumulazione capitalista stabile e moderna ma senza classe classicamente borghese, cercando di assicurarsi essa stessa sia gestione che pianificazione. (Che poi, per ragioni di guerra, di mercato, di struttura economica russa e di ritardo politico della borghesia mondiale, ciò non fu realizzato che passando da una gestione operaia ad una statal-dispotica del capitale anonima, cambia la mimica degli uomini ma non la loro sottomissione alla logica della società capitalista).
Come ogni rottura, quella russa mise uomini e sentimenti in movimento: sia i soviet ed i consigli, che le correnti della rivoluzione (bolscevichi di sinistra e poi gli anarchici) furono compresi come espressioni d'una nuova creatività rivoluzionaria, ma per limitatezza storico-sociale (giudicando dalla forma di rappresentazione dominante datosi da quel movimento: il partito bolscevico, perfino capitalisticamente ambiguo, Zinoviev o Lenin!) non riuscirono nemmeno - anche per quanto riguarda la visione mondiale - a tagliare i nodi della politica: indipendenza nazionale, parlamentarismo, frontismo per non parlare di tutto il formalismo organizzativo, come lo mostra la critica del Gorter, anche se lui - come i suoi contemporanei - si muove nel mondo delle espressioni - formazioni politiche, non arrivando a criticare i contenuti reali.
La rottura russa fu dunque fattore di slancio rivoluzionario, ma il suo carattere gestionario e politico fece immediatamente seguire il passo alla rivoluzione mondiale, la rivoluzione tedesca non soltanto non riuscì a sorpassarla anzi si mostrò storicamente parallela al recupero operaio dell'ancor giovane capitalismo germanico, con espedienti sia d'autogestione operaia che di democrazia (recupero audace perché poco salutare col tempo, come si vide poi quando dovette centralizzare tutte le forze per risolvere le problematiche degli anni venti e trenta preparatori della soluzione bellica finale).
La distanza storica che ci separa dagli eventi tedeschi, ce ne mostra tutti i limiti, ma uno studio approfondito delle fonti meno conosciute mostrerebbe forse che ben più radicale fu l'atmosfera tra gli spartachisti, nell'armata rossa della Ruhr, nelle bande di Hoelz o alla Leuna-werk di quello che fanno intendere i programmi e le direttive gestionarie, dominanti completamente la vita teorica e politica del movimento rivoluzionario tedesco.(4)

La critica di Gorter
Già prima della guerra 1914-1918 Herman Gorter aveva sviluppato una critica radicalformista tipica per la sinistra secondinternazionalista, comprendente anche Anton Pannekoek e Rosa Luxemburg, che pur restando completamente all'interno del formalismo classista, del parlamentarismo, e della visione tradeunionista-deleonista cercava un espediente rivoluzionario soggettivo e sembrava averlo individuato nell'aggressività spontanea del proletariato.
Durante la guerra questa tendenza si avvicinò alla sinistra russa ed anche se non completamente unite, formarono le correnti della Sinistra di Zimmerwald: disfattista ed antimilitarista più che chiaramente rivoluzionaria. Nei primi anni attorno alla fine della guerra (1917-'18) quei sinistri tedesco-olandesi (divisi in Germania tra "Bremerlinke" poi Socialisti Internazionali e Spartachisti) sostennero i bolscevichi come dirigenti d'una rivoluzione che essi consideravano antiborghese e proletaria - come fu ma non nel senso da essi sperato.
Soltanto colle direttive tattiche della III Internazionale e con la politica estera dello stato sovietico videro la linea classicamente socialdemocratica del partito bolscevico, anche senza capirne in fondo il perché. Vi fu l'attacco leniniano all'estremismo e le risposte di Pannekoek e Gorter,(5) che coll'andar delle polemiche e delle esperienze tedesche formarono quella critica che si può leggere nel testo di Gorter e che può essere riassunto nei seguenti punti, dandone allo stesso tempo i limiti:
1) La rivoluzione comunista ha come centro i paesi ad alto sviluppo capitalistico ovvero quelli dell'Europa occidentale e degli stati orientali americani. Le lezioni importanti sono quindi qui e non in Russia, la tattica internazionale andrebbe fissata dai comunisti "occidentali" e cioè: Antiparlamentarismo, antileaderismo e contro l'entrismo nei sindacati. Qui come in tutta l'analisi dei comunisti tedesco-olandesi la funzione capitalista della socialdemocrazia non era chiara: vagamente si capiva che essa faceva un gioco borghese, che il ruolo del tribuno parlamentare come della figura paternalistica dello chef della gerarchia di partito o di sindacato niente aveva di rivoluzionario. Ma l'antiformalismo non si diede mai una base teorica che sorpassasse gli argomenti a fondo democraticista, che troppo spesso si trovano nella critica della Sinistra Comunista Tedesca, come si trova anche nella concezione del partito (KAPD)(6) una visione avanguardista con elementi illuministici in parentela col "tasca-gramscismo". Quella concezione del KAPD e di Gorter si trova dunque all'interno della tradizione partitista d'origine russa (bakunin-leninista) i cui caratteri dominavano la sinistra comunista di quell'epoca, ovvero: democratismo e centralismo "proletario" nel KAPD, educazionismo e blanquismo (sinistra del VKPD)(7) e del PCd'I.
In confronto all'influenza di questa tradizione storicamente in legame con quelle giacobine e massoniche, quella laburista - tipo Prima Internazionale - che aveva continuato, anche se con portata teorica minore, nel sindacalismo, vide soltanto alla fine delle rivoluzione tedesca sorgere una Unione Unitaria (AAUE), che invece del mestiere voleva la fabbrica come base e che programmaticamente sosteneva un operaismo antipartito.
2) L'autonomia del proletariato fu punto comune sia della Sinistra Tedesca che di quella Italiana ed è confermata dalla loro comune ostilità contro i "fronti operai" e contro l'apologia della "unità", anche se la Sinistra Italiana, storicamente in ritardo, voleva ammettere un "fronte unico sindacale".
3) L'antifrontismo nei paesi ad alto sviluppo capitalistico è seguito dall'antifrontismo nei paesi asiatici, dove la critica e la perspicacia di Gorter è unica per il suo tempo. Un'esperienza si era già avuta in Turchia, ma fu soltanto dopo la disfatta della rivoluzione cinese, che una critica alla sottomissione dei comunisti alle organizzazioni nazionalborghesi si fece viva nella III Internazionale.
Gorter capiva anche le ragioni di questa politica estera borghese da parte dello stato sovietico e la sua critica della pace di Brest-Litowsk fu giusta anche se incompleta (non conoscendo egli l'opposizione comunista a quella pace, che abbandonò i movimenti proletari e/o comunisti nel Baltico, in Finlandia e nella Ukraina alla locale repressione tedesca e borghese nel nome d'una unità nazionaldemocratica considerata dai bolscevichi di destra come premessa storica a rivoluzioni comuniste).
4) Allo stesso modo Gorter fu tra i primi a "classificare" la rivoluzione russa come rivoluzione doppia, preso dalla sua concezione del proletariato, anche se restando prigioniero d'una logica gestionaria ed operaista vedeva come misure proletarie anticapitaliste quelle che invece avevano come funzione unicamente una riorganizzazione e centralizzazione dell'economia collo scopo immediato di assicurare la riproduzione della forza-lavoro operaia (cfr. il "collettivismo della miseria" del Gramsci del 17!).
Fattore principale per una dominazione borghese sugli elementi proletari della rivoluzione sarebbero secondo Gorter i contadini. Egli non capì il ruolo dell'accumulazione del capitale agrario come base d'un programma d'industrializzazione ma credette che le rivendicazioni per la terra avanzate dal contadiname avrebbero indebolito il proletariato, ovvero l'industria urbana, spostando il peso economico-politico nelle campagne. Tal modo di porre la questione non vedeva che lo sviluppo russo seguiva la logica d'un capitale ormai anonimo.
L'importante problematica delle vecchie comunità di campagna(8) non è conosciuta da Gorter, essa avrebbe messo - parallelamente ad una analisi che si fosse basata su d'una rivoluzione internazionale e su di una visione di anti-industrializzazione per la Russia - tutto il discorso delle sinistre tedesche e russe sotto altra luce.
In seguito a questi molti problemi sono mal posti. Inoltre, il ruolo dei bolscevichi è valutato in modo errato, essendo considerati portatori d'iniziativa rivoluzionaria nell'ottobre del 1917.(9) Il grande cambiamento in Russia avviene secondo Gorter nel 1921, dove la dominazione contadina-borghese diventa completa colla NEP e con Kronstadt, rivolta che Gorter come Bordiga considerava l'espressione esplosiva della dualità della Russia rivoluzionaria).
Dopo questa critica Gorter può concludere che sia la Russia ed il terzinternazionalismo che la socialdemocrazia ed i movimenti democratici d'Asia vanno considerati come nemici della rivoluzione.
Tre punti più generali del discorso di Gorter vanno sottolineati:
- La sua fede in una rivoluzione sempre possibile durante una crisi mortale del capitalismo (ammettendo allo stesso tempo che tutto il mondo costituisce un unico nemico per la rivoluzione, incluso il proletariato come vedremo...).
- Il suo formalismo organizzativo e consiliargestionario, che lo portò alla formazione dell'Internazionale Comunista Operaia, e che egli non osò nemmeno chiamare "partito storico" come più tardi il bordighismo di sinistra in occasione di un'altra creazione volontarista d'una Internazionale, il Partito Comunista Internazionalista. Anche so Gorte sottolineò l'importanza della critica e preparazione teoriche dei tre KAP della sua Internazionale (di Essen, d'Olanda e della Bulgaria tendenza di Sofia), una ragione importante per la scissione nel KAPD(10) fu proprio la creazione di questa Internazionale come quella della rivoluzione futura.
- Infine la sua completa accettazione (ancora viva oggi nelle discussioni tra le ideologie ultrasinistre) della contraddizione fittizia tra gestione consiliare e gestione statalpartitista).

Lo spettro del proletariato
Uno spettro s'aggira per la storia delle rivoluzioni: è lo spettro del proletariato; prima atteso come il Messia che verrebbe infine per ricompensare i sacrifici offerti al capitalismo progressivo, unificatore, centralizzatore ed industrializzatore, per poi vederselo invece apparire in veste socialdemocratica, partecipante alle guerre imperialiste come alle elezioni parlamentari e vivendo-accettando il ritmo della società del capitale: produzione e consumazione per la riproduzione della forza lavorativa per la nuova produzione... domandando di tempo in tempo aumenti della sua parte di plusvalore, famoso livello quantitativo a potenzialità qualitativa rivoluzionaria realizzabile mediante il salto della ginnastica di classe...
Questo proletariato mondiale è per Gorter "ostile al comunismo" aspettando egli, prigioniero della logica gestionaria e produttivista, dallo stesso proletariato la liberazione umana operata dalla lotta di classe i cui limiti rivendicativi e riformistici egli stesso è il primo a riconoscere. Chi cambierà questa contraddizione? La storia! ... Grande apriori ultra-sinistra passe-partout. Così Gorter si spiega tutti i luoghi comuni marxistici: nel 1848 "una rivoluzione proletaria" non era possibile, ma ora! ... si aspetta la coscienza-Godot.(11)
L'intuizione che la critica deve andare ben al di là della politica, come si vedrà dopo una pausa trentennale in altra corrente consiliare con dimensioni ben più importanti, fu sentita soltanto dal gestionario "unitario" tedesco Otto Rühle(12) che criticando la vita quotidiana nelle famiglie e nei quartieri operai finì invece nell'apologia dell'inquadramento "extra-borghese" dato ai proletari dall'apparato produttivo capitalista!
Infatti, finché la classe operaia non vien concepita come parte integrata ed integrante nel processo di riproduzione della società capitalista, e la rivoluzione non vien posta in termini extra-classisti, la prospettiva seguirà sempre il gioco delle mutazioni e degli sviluppi della società capitalista senza individuare che la contraddizione di classe è elemento del movimento stesso del capitalismo, della dialettica del processo di metamorfosi perpetua della società capitalista.
La critica rivoluzionaria slegandosi da quella razionalità dialettica formale (classe/capitale - lotta di classe/coscienza - crisi/rivoluzione) che rende il pensiero radicale una sorgente d'originalità innovatrice per l'autocritica del capitale, sentirà la sua scienza come fattore di riproduzione sociale e cercherà di riproporre la rivoluzione nei termini del Marx del 1844, del comunismo come "la vera soluzione del conflitto tra esistenza e essenza, tra oggettivazione e autoaffermazione, tra libertà e necessità, tra individuo e specie". Tale critica - abbandonando il campo della negatività ed incominciando immediatamente il ripensamento positivo e vivo della rivoluzione e quindi di noi stessi - dovrà sorpassare le separazioni tra razionalità e sentimento e unificando arte e scienza, negare la società del capitale partecipando in modo creativo a quella rottura finale col vecchio mondo che potrà generare una vita umana, questa volta di vera comunità.
Su ciò si fonderebbe una visione rivoluzionaria oggi; essa non riconoscerebbe la critica d'allora come base direttamente sua; ma tale scavalcamento della critica negativa avanzata dal vecchio marxismo di sinistra pone la necessità di fissare la portata ed i limiti dell'archeologia comunistica, discorso che si potrebbe riprendere in sede successiva.

Appendice
AAU - Allgemeine Arbeiter Union (Unione generale operaia). Organizzazione operaia rivoluzionaria antisindacale, fondata nel primo dopoguerra su questi due criteri.
- gli operai si uniscono su base di impresa (e non su quella di mestiere come nei sindacati classici, sia riformisti che rivoluzionari);
- le organizzazioni di impresa si raggruppano per regione industriale (e non per categorie).
Di fatto le AAU si pongono come embrione dei consigli operai rivoluzionari.
AAUD - Allgemeine Arbeiter Union Deutschlands (Unione generale operaia di Germania).
Fondata nel febbraio 1920. Il suo programma e le sue linee d'orientamento sono definite nella conferenza di Leipzig (dicembre 1920), dopo la scissione della corrente AAU-E sul problema del rapporto con la Russia e la III Internazionale. Di fatto l'AAUD divenne l'organizzazione economica del KAPD, alla fondazione raccoglie circa 100.000 membri.
AAU-E - Allgemeine Arbeiter Union - Einhetsorganisation (Unione generale operaia - Organizzazione unitaria).
Corrente più radicalmente "unionista industriale", cioè contraria alla separazione, in qualsiasi forma, fra organizzazione economica ed organizzazione politica della classe. Ha come modello gli IWW americani. Raccoglie, alla fondazione, circa 100.000 aderenti.
FAUD - Freie Arbeiter Union Deutschlands (Unione libera dei lavoratori di Germania).
Organizzazione anarcosindacalista che con la crisi dei consigli si riorganizza in quanto tale alla fine del 1918. Questa corrente esisteva già prima della guerra con nome di FVDG (Unione libera dei sindacati tedeschi), nome che modifica in FAUD nel dicembre del 1919. Partecipa a tutte le lotte più radicali del periodo. Nel 1922 partecipa alla costituzione dell'AIT (Associazione Internazionale dei Lavoratori) a Berlino, assieme alle altre organizzazioni anarcosindacaliste (CNT spagnola, USI italiana, FORA argentina, ecc.).
ISD - Internationale Sozialisten Deutschlands (Socialisti Internazionali di Germania).
Nome di alcuni gruppi radicali di sinistra dell'SPD, costituitisi durante la guerra, in contatto con la Lega di Spartaco ma su posizioni più radicali. I loro principali nuclei erano a Brema, Brunswick e Berlino ed erano in stretta relazione con un gruppo di Amburgo. Già durante la guerra iniziano a sviluppare, anche se confusamente, l'idea dell'organizzazione unitaria.
KPD(S) - Kommunistische Partei Deutschlands (Spartakusbund) (Partito Comunista Tedesco - Lega di Spartaco).
Fondato alla fine del 1918 su iniziativa dell'IKD e con la partecipazione della Lega di Spartaco, la maggior parte dei suoi membri viene da iniziative e da raggruppamenti di base estranei all'esperienza delle minoranze di sinistra dell'SPD. Sin dall'inizio vede una divergenza fra i radicali di sinistra e la direzione luxemburghiana più legata alla tradizione del movimento operaio tedesco e timorosa degli effetti della rottura radicale con l'USPD. Nel marzo del 1919 conta circa 90.000 aderenti.
IKD - internationale Kommunistische Deutschlands (Comunisti Internazionali di Germania).
Nuovo nome dell'ISD dopo il novembre 1918.
IWW - Industrial Workers of the World (Lavoratori industriali del mondo).
Organizzazione operaia rivoluzionaria americana, costituita nel 1905, in contrapposizione al sindacalismo di mestiere dell'AFI (American Federation of Labor) col fine di organizzare tutti i lavoratori su base di industria indipendentemente da divisioni di razza, sesso, nazionalità, ecc. Nonostante alcuni aspetti dell'esperienza IWW siano connessi alla tradizione anarcosindacalista e sindacalista rivoluzionaria europea (azione diretta, antiparlamentarismo, federalismo), gli IWW li sviluppano in maniera originale e li adeguano alla lotta contro una struttura capitalista assai più matura.
KAPD - Kommunistische Arbeiter Partei Deutschlands (Partito Operaio Comunista Tedesco).
Partito che riunisce la sinistra del KPD(S) espulsa nell'ottobre del 1919 dalla direzione del partito, ad eccezione del gruppo di Amburgo che evolve su posizioni "nazional-bolsceviche" (Laufenberg e Wolffheim) e di quello di Brema (Becker e Fröhlich) rientrato nel KPD dove formarono una corrente di sinistra. La scissione si sviluppò sulla questione sindacale e parlamentare ma la direzione preferì condurre la battaglia interna sull'accusa di anarcosindacalismo alla sinistra. Il KAPD è diviso in tre tendenze, quella nazional-bolscevica che se ne stacca immediatamente, quella maggioritaria favorevole a un dualismo organizzativo (KAPD e AAU) e quella favorevole a uno scioglimento del KAPD nelle AAU (tendenza AAU-E).
KAI - Kommunistische Arbeiter Internationale (Internazionale Comunista Operaia).
Organizzazione internazionale costituita nel 1922. Di fatto la costituzione della KAI comporta la scissione del KAPD fra una maggioranza (Tendenza di Berlino) favorevole a centrare gli sforzi dell'organizzazione sulle lotte salariali e una minoranza (Tendenza di Essen) che raccoglie la maggior parte degli intellettuali del KAPD. Di fatto raccolse il Partito Comunista Operaio bulgaro, quello olandese e qualche piccolo gruppo e si dissolse velocemente.
KAUD - Kommunistische Arbeiter Union Deutschlands (Unione Comunista Operaia Tedesca).
Fondata nel 1931 da una fusione fra AAUE e AAUD separatasi dal KAPD. Entrambi sono ormai dei piccoli gruppi (qualche centinaio di membri) che conducono un'attività illegale di propaganda dei principi consiliari. La scissione fra KAPD e AAUD deriva dalla diversa valutazione che si dà alle lotte economiche in questa fase. Di fatto la KAUD è abbastanza simile, dal punto di vista dei principi, all'AAUE, anche se non crede più alla possibilità di diventare un'organizzazione di massa.
Eintschiedene Linke (sinistra risoluta).
Gruppo uscito nel 1927 dal KPD e confluito nel KAPD (Tendenza di Berlino) dopo aver denunciato le collusioni fra l'esercito tedesco e l'Unione Sovietica. Il suo esponente più noto è Karl Korsch.
Socialisme ou Barbarie (Socialismo o Barbarie).
Gruppo francese di origine trotzkista, uscito dalla IV Internazionale alla fine degli anni '40 e pervenuto a una critica al leninismo che sortì su posizioni neoconsiliari. Sviluppò la sua attività negli anni '50 e nei primi anni '60. Suoi esponenti più noti sono Cornelius Castoriadis e Claude Lefort.
Informations Correspendences Ouvrieres (Informazioni Corrispondenze Operaie).
Gruppo sorto negli anni '60 dalla dissoluzione di Socialisme ou Barbarie e che ne ha sviluppato le tesi in chiave antiorganizzativa. Alcuni suoi ex membri editano il bollettino internazionale Echanges et Mouvement (Scambi e movimento) dopo la sua dissoluzione.

Note
(1) L'opera di base della ricerca storica sulla sinistra della rivoluzione tedesca è il Syndakalismus und Linkskommunismus von 1918-1923, Masenheim am Glan, 1969, di H.M. Bock, dal quale son principalmente tratte le informazioni sia per il testo La gauche allemande et la question syndacale dans la III internationale, Kommunistisk Program, Kobenhavn, 1971, che per La gauche allemande (textes). Pour l'histoire du mouvement communiste en Allemagne de 1910 a 1921, a cura di D. Authier, Paris-Brignoles-Napoli, 1973. Anche se il terzo testo Il KAPD et le mouvement proletarien, "Invariance", Nuova Serie, n. 1, 1971, deve molte informazioni al Bock, è fino ad ora l'unica analisi che cerca di andare al di là delle forme di rappresentazione cercando le aspirazioni rivoluzionarie parallele tra quel movimento e le correnti più avanzate dei movimenti di rivolta sia in Germania che in Italia nella seconda metà degli anni '60; - esso cerca inoltre delle formulazioni utilizzabili - partendo da precedenti lavori - per una ridescrizione dello sviluppo storico dell'economia capitalistica periodizzandone la società sulla base del passaggio dalla sottomissione formale a quella reale del lavoro al capitale; - infine il testo d'"Invariance" ha la dimensione importante di abbandonare il feticcio della classe operaia e porre l'alternativa "comunismo o distruzione della specie umana".
(2) Come forme di mediazione tra ascesa e discesa della rivoluzione, già sconfitta nell'inverno 1918-'19.
(3) AAUD - Allgemeine Arbeiter-Union Deutschlands (Unione Generale Operaia di Germania) simpatizzante col KAPD - fondata nel febbraio 1920. Scissione nell'ottobre 1921 colla fondazione della
AAUE - Allgemeine Arbeiter-Union Einheitsoganisation (Unione Generale Operaia Unitaria).
FAUD (S) - Freie Arbeiter - Union Deutschlands (Syndikalisten) (Unione Operaia Libera di Germania - Sindacalisti) - ricostituzione della vecchia confederazione sindacalista nel dicembre 1919.
FAU (Gelsenkirchen) - Freie Arbeiter - Union (Gelsenkirchen Richtung) (Unione Operaia Libera - tendenza di Gelsenkirchen) - sorta nell'ottobre 1920 dopo scissione nel FAUD (S) - membra del Profintern di Mosca.
(4) Che vi furono altre dimensioni crede H. Marcuse in An essay on Liberation, 1969, rimandando il lettore ai testi Der Blau Reiter di F. Marc, 1914, e Die Kunst und die Zeit di R. Hausmann, 1919 (in Manifeste 1905-33, Dresden, 1956.
(5) Contenuti nell'antologia A. Pannekoek, H. Gorter, Organisation und Taktik der proletarischen Revolution, Frankfurt a/M, 1969, dove H.M. Bock nell'introduzione descrive la storia e le teorie della Sinistra Olandese.
(6) KAPD - Kommunistische Arbeiter-Partei Deutschlands (Partito Comunista Operaio di Germania) - fondato nell'aprile 1920 - Per la teoria del KAPD sul suo ruolo cfr. Thèses sur le rȏle du parti dans la révolution proletarienne, in "Invariance", I Serie, n. 8, 1969; in tedesco in Partei und Klasse 1921, Kommunismen, 1972.
(7) VKPD - Vereinigte Kommunistische Partei Deutschlands (Partito Comunista Unificato di Germania) - fondato nel dicembre 1920 mediante l'unificazione del Partito Comunista di Germania (direzione Levi) colla sinistra del Partito Indipendente - sezione dell'Internazionale Comunista.
(8) Cfr. K. Marx a V. Zasulitjch, terzo abbozzo, febbraio-marzo 1881; questione ripresa e sviluppata ulteriormente da J. Camatte nell'introduzione ad una edizione francese dei testi di A. Bordiga sulla questione russa.
(9) Cfr. I bolscevichi e la rivoluzione d'ottobre. Verbali delle sedute del Comitato centrale del Partito operaio socialdemocratico russo (bolscevico) dall'agosto 1917 al febbraio 1918, Editori Riuniti, Roma, 1962. Dal resoconto di Skripnik (p. 211) come altrove è evidente che i bolscevichi agirono sotto pressione d'una iniziativa rivoluzionaria degli operai anarchici di Pietrogrado: la "direzione" bolscevica del movimento russo va considerata come un compromesso storico tra rivoluzione capitalista borghese e rivoluzione capitalista autogestionaria, di cui il carattere proletario domina nei primissimi anni (cfr. i testi di Anweiler, Brinton, ecc.).
(10) Tra la tendenza detta di Essen e quella detta di Berlino.
(11) La questione della coscienza non viene trattata in questo testo di Gorter. Lo era invece nella risposta di Pannekoek a Lenin Rivoluzione mondiale e tattica comunista come in modo più profondo nel saggio di G. Lukacs Storia e coscienza di classe (1923), concezione recentemente attaccata da J. Baudrillard in Le miroir de la production, Casterman, 1973, p. 135-36, esponente di uno "strutturalismo di sinistra" che critica "la razionalità escatologica" che si troverebbe in tutto il marxismo, colpevole d'aver fondato una nozione di storia e di successione di modi di produzione ove erigere una nuova teleologia d'!autoverificazioni circolari".
(12) In Von de burgerlichen zur proletarischen Revolution, O. Rühle - benché gestionario ancor più limitato di Gorter nella sua visione del contenuto del socialismo - comprese per primo la vittoria della controrivoluzione: "La rivoluzione è perduta per ora pel proletariato tedesco". Anche Rühle sostenne che la "maggior parte del proletariato" fu la "nemica", la "sabotatrice" e la "traditrice" verso "la liberazione e la rivolta della propria classe", ponendo però sempre la rivoluzione in termini di consigli operai e mai in quelli dell'autonegazione del proletariato.
(*) Negazione-affermazione.

(Carsten Juhl, La rivoluzione tedesca e lo spettro del proletariato (1973), Edizioni Gemenweisen, Roma, 1991)

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