lunedì 15 febbraio 2010

La Conferenza Internazionale di Amsterdam (1974), di Enzo Rutigliano

Nel gennaio 1920 la situazione politica a Berlino non era delle migliori per ospitare una conferenza internazionale. Il 13 gennaio la polizia aveva sparato con le mitragliatrici sulla folla che manifestava davanti al Reichstag per i Consigli uccidendo 42 persone tra i dimostranti.(1)
Il Bureau decide dunque di far svolgere la conferenza ad Amsterdam nei primi giorni di febbraio. Cominciarono così ad arrivare in Olanda i delegati dei Partiti Inglesi ed Americani; i comunisti tedeschi non riuscirono ad avere in tempo utile la comunicazione tranne che per un delegato dell'opposizione di sinistra (futura KAPD) che rappresentò il Partito per intero.
Il 3 febbraio si apriva così la conferenza di Amsterdam con un ordine del giorno in 13 punti che includeva tutti quanti i temi dibattuti in quel periodo nella Terza Internazionale.
Erano rappresentati con diritto di voto i seguenti partiti: American Communist Party (L. Fraina, Nosowsky); Shop Stewards (Murphy); British Socialist Party (Willies, Hodgson); Workers Socialist Federation (Sylvia Pankhurst); KPD (Stuker); Gruppo Comunista Belga (Van Overstraeten); Partito Comunista Olandese (Gorter, Roland-Holst, Rutgers, De Visser, van Leuven, Bouman, Wijnkoop, Marmoury).(2)
Dieci rapporti sulla situazione di altrettanti paesi furono preparati per l'occasione e successivamente inviati a tutti i partiti aderenti alla Terza internazionale.(3)
Lo svolgimento della Conferenza e le risoluzioni finali sanzionarono definitivamente l'esistenza nell'Internazionale Comunista di due tendenze, una di Sinistra, le cui argomentazioni teoriche avevano come base la fiducia in un prossimo sbocco rivoluzionario della crisi dell'Europa occidentale e dunque affermante la necessità di chiarezza rivoluzionaria e netta opposizione verso tutte le istituzioni riformistico-borghesi, dal Parlamento al Sindacato,(4) una "Destra" che sosteneva invece la necessità di una tattica più elastica e di un lavoro paziente di infiltrazione dei comunisti in tutti gli organismi borghesi. Alla base della prima tendenza vi era inoltre la convinzione della profonda differenza tra l'Occidente capitalistico e la Russia basata sulla diversa rilevanza che nella strategia rivoluzionaria avevano i contadini poveri, classe sociale quasi del tutto inesistente in Europa Occidentale e, comunque non includibile nelle alleanze della classe operaia, che, anzi, per Gorter, doveva abituarsi a contare solo sulle proprie forze. La tattica, conseguentemente, dato che non ci si doveva aspettare nessuna alleanza doveva essere volta alla chiarezza dei fini e dei mezzi, dunque fondata sulla negazione di qualunque compromesso. In ogni caso, la conferenza di Amsterdam segnò un momento importante per la Sinistra Comunista; un momento tuttavia destinato a non avere un seguito, purtroppo, se si eccettua il tentativo di costruire un'alternativa però al di fuori e contro la Terza Internazionale, costruito dalla Internazionale Comunista Operaia voluta da una parte della KAPD. Tentativo che, se riuscito, avrebbe sottratto la Terza Internazionale all'influenza del partito bolscevico che la trasformò da strumento della Rivoluzione mondiale a strumento della difesa dello Stato sovietico.
Il Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista non tardò a reagire energicamente al pericolo per la Destra espresso dalle risoluzioni della Conferenza di Amsterdam e nei primi giorni di aprile tenne una riunione a Pietrogrado che approvò all'unanimità una risoluzione con la quale si annullava il mandato al Bureau di Amsterdam attribuendo le sue funzioni al Segretariato di Berlino.(5) La notizia non venne però diffusa se non il 15 maggio quando la radio Sovietica attaccò il Bureau concludendo che il suo mandato era revocato. La condanna ufficiale e definitiva si ebbe a Mosca durante il 2° Congresso dell'Internazionale Comunista dal 19 luglio al 7 agosto, Zinoviev s'incaricò di pronunciare la scomunica nella sua relazione sull'attività del Comitato Esecutivo. Disse che il Bureau di Amsterdam aveva favorito la scissione del Movimento Operaio tedesco e contribuito ad aumentare la confusione nel proletariato europeo. Concluse chiedendo garanzie per il futuro individuandole nella precisa subordinazione che tali uffici internazionali avrebbero dovuto tenere rispetto al CE.(6) Dallo stesso CE fu escluso il Partito Comunista Olandese: la lezione era stata capita a fondo dai russi.

Note
(1) Confrontare A. Rosenberg, Storia della Repubblica Tedesca, Leonardo, Roma, 1945, pp. 109-116.
(2) Un resoconto dettagliato della Conferenza apparve sul 2° ed ultimo bollettino del Bureau, nel marzo 1920.
Notizie più varie sui Partiti Comunisti citati, possono essere trovate su: G.D.H. Cole, vol IV, nonché su vari articoli apparsi su l'"Ordine Nuovo" nello stesso periodo.
(3) I rapporti sono consultabili presso l'Istituto Internazionale di Storia Sociale di Amsterdam in inglese, francese, tedesco. (Archivio coll. Int. 101, Komintern, Amsterdam SUB-Bureau).
(4) Per un'analisi accurata ma "destra" delle divergenze tra "estremismo storico" e "leninismo", "Critica marxista", 1971, n. 1, pp. 152-177.
(5) Cfr. "L'Internationale Communiste", mai 1920, n. 10, pp. 1705-1708.
(6) "Rapport du Comitée Exécutif au deuxieme Congresse de l'IC".

(tratto da Enzo Rutigliano, op. cit., pp.21-23 e 266n)

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