mercoledì 10 marzo 2010

I padri del "nazional-comunismo" tedesco: Heinrich Laufenberg e Fritz Wolffheim (2003), di Rébellion

L'espressione "nazional-bolscevismo" è portatrice di numerose ambiguità, derivanti dall'accostamento di due nozioni in apparenza totalmente opposte, utilizzate per definire due esperienze politiche spesso molto differenti tra loro.
Le differenti interpretazioni del fenomeno, lungi dall'aver apportato una definizione più chiara, hanno comportato al contrario ancora più confusione.
Nel caso di Heinrich Laufenberg e Fritz Wolffheim, l'appellativo di "nazional-bolscevichi" gli fu attribuito dai loro avversari per discreditarli.
I due interessati per parte loro non lo accettarono mai, poiché dal loro punto di vista esso non rifletteva il vero significato del loro approccio politico che sarebbe stato piuttosto da intendersi, e noi sappiamo che la differenza è importante, come nazional-comunista.

La nascita di un comunismo nazionale
I due si incontrano nel 1912, e ciascuno di loro ha già una lunga esperienza militante alle spalle maturata nelle lotte del movimento socialista di prima della guerra.
Laufenberg è considerato uno dei migliori conoscitori del movimento operaio tedesco. Impegnato nei ranghi del socialismo rivoluzionario, egli rifiuta la linea riformista e parlamentare delle organizzazioni della sinistra dell'epoca. Gioca un ruolo attivo nella formazione rivoluzionaria dei gruppi radicali della Germania settentrionale, in particolare ad Amburgo dove dispone di numerosi sostenitori. La crescente minaccia di una guerra europea, lo porta a collaborare con un giornalista di recente tornato dagli Stati Uniti, Fritz Wolffheim. Questi ha seguito per numerosi anni l'evoluzione del sindacalismo americano. E tornò in patria profondamente colpito dal suo modo di funzionamento, convinto del carattere obsoleto delle vecchie forme di organizzazione operaia (in particolar modo della divisione dei compiti puramente arbitraria tra centrale sindacale e partito d'avanguardia).
I due si impegnano risolutamente contro la guerra, rifiutando di aderire alla "Sacra Unione" che ha portato, in Germania come in Francia, anche la sinistra ad associarsi alla grande follia della prima guerra civile europea. Se il loro attivismo contro il conflitto li spinse a richiedere l'immediata cessazione delle ostilità e una giusta pace tra i belligeranti, essi si mostreranno tuttavia ostili a qualsiasi forma di appello al sabotaggio della difesa nazionale, che per loro avrebbe significato soltanto fare il gioco dell'imperialismo avverso contro l'imperialismo "nazionale". Si noti che, a tal proposito, nessuno dei due si rifiuterà di essere mobilitato per andare a combattere sul fronte.
Il periodo della guerra farà maturare in loro l'idea che la nazione sia un "tutto", vale a dire una comunità legata da una cultura, una lingua, ma anche da un'economia. Heinrich Laufenberg e Fritz Wolffheim distingueranno due funzioni dell'economia: la prima è una funzione di sfruttamento, da parte di una minoranza, della maggioranza e la seconda è una funzione vitale concernente l'esistenza della "totalità", vale a dire della nazione. Il ruolo dei socialisti rivoluzionari, quello di superare lo sfruttamento capitalistico affinché possa crescere la comunità nazionale. Nel caso della Germania, essi ritenevano che l'unità nazionale guidata con la forza dalla borghesia fosse un fallimento, per la sua incapacità di suscitare un comune spirito comunitario. E che spettasse alla classe operaia il compito di realizzare l'unità tedesca attorno ai principi del socialismo.
Nel contesto della guerra, per il proletariato, che per quanto detto ha una vocazione nazionale, potrebbe essere necessario accettare il fatto di essere arruolato in un esercito "nazionale", nonostante il carattere borghese dello Stato. Il proletariato, essendo esso stesso la nazione, deve difendere i propri interessi. Ma la subordinazione militare non è anche subordinazione politica, poiché i fini del proletariato sono totalmente differenti da quelli del capitale. Il popolo è il nemico delle guerre imperialiste: "Quando il suo dominio economico è salvaguardato dalla difesa delle proprie frontiere, il proletariato deve prendere partito senza riserve in favore della pace".
E' attraverso l'opposizione alla guerra che si forgia il nuovo approccio al socialismo di Wolffheim e Laufenberg. Esso troverà il suo campo di applicazione negli sconvolgimenti che colpiranno la Germania dopo l'armistizio del 1918. Questa nuova idea, è quella dei consigli operai a cui essi si uniranno nel 1917.
Saranno l'elemento centrale della loro politica. I consigli permettono una partecipazione diretta del popolo alle decisioni che lo riguardano, permettono di superare il gioco parlamentare e di respingere le organizzazioni burocratiche dei partiti e dei sindacati classici. Per gli "amburghesi", il centro della rivoluzione si trova nell'azione. La forma burocratica del partito deve essere superata e diventare una semplice struttura di propaganda al servizio dell'idea consiliarista.
Questo approccio è in totale opposizione al modello bolscevico. Esso si ripropone un decentramento verso la base e una democrazia diretta all'altezza della lotta per una società socialista del futuro. "Se, nell'epoca imperialista, le masse sono l'oggetto del potere esecutivo, scrive Wolffheim, nel mondo socialista, saranno esse stesse il potere esecutivo". Prendono parte alla fondazione della sinistra radicale, una tendenza che riunisce i gruppi rivoluzionari del nord della Germania. Wolffheim incontra, in qualità di rappresentante del gruppo, gli spartachisti berlinesi per preparare l'insurrezione del 1918. Interviene affinché essa non porti ad una catastrofe generale, provocando il caos in Germania e insiste sulla necessità che il fronte non collassi. Si oppone violentemente agli slogan di diserzione di massa lanciati da parte di alcuni leader spartachisti.

La Rivoluzione ad Amburgo
6 novembre 1918, scoppia la rivoluzione ad Amburgo e Wolffheim, già mobilitato sul campo, vi gioca immediatamente un ruolo di primo piano. I soldati ammutinati, incoraggiati dalla sinistra radicale, proclamano per la prima volta in Germania, la Repubblica socialista. Wolffheim partecipa alla costituzione del "Consiglio degli operai e dei soldati" che assume il controllo della città. Di ritorno dal fronte, Laufenberg è proclamato presidente del consiglio, sin da subito consapevole che "tutte le sorti della rivoluzione europea riposano nelle mani della classe operaia tedesca".
Per lui il dovere immediato dei rivoluzionari è quello di consolidare i risultati ottenuti, rendendoli irreversibili ed evitando la guerra civile. Egli predica la riconciliazione delle classi sotto l'egida della rivoluzione socialista trionfante ed insiste per un rapido ritorno della pace.
La socializzazione della società passa per Laufenberg e Wolffheim attraverso un'azione di progressiva maturazione della coscienza proletaria. Come ha scritto Louis Dupeux, "egli rifuta l'idea che la dittatura del proletariato possa instaurarsi in un solo paese, e soprattutto in una sola volta", da cui deriva la sua futura rottura con il modello sovietico.
Passo dopo passo, il vero socialismo si costruisce attraverso misure concrete. I consigli amburghesi moltiplicano le misure sociali (riduzione dell'orario di lavoro, aumento dei salari, miglioramento delle condizioni di vita ...) che impongono con la forza ai padroni. Essi non hanno mai esitato a collettivizzare le fabbriche dei padroni recalcitranti. I radicali di sinistra rimettono in discussione anche la legittimità dei sindacati e distribuiscono i fondi di queste organizzazioni riformiste ai disoccupati.
Ma l'approccio di Amburgo è anche pragmatico. Essi tentano di mobilitare classi sociali, come il ceto medio, che le conseguenze della guerra precipitano oggettivamente verso la classe operaia. E' stato in tal modo possibile superare le vecchie divisioni per realizzare l'unità delle classi oppresse, e quindi della nazione, intorno alla rivoluzione. La nozione di nazione proletaria in lotta contro l'imperialismo fu successivamente sviluppato dai due di Amburgo. Essa ingloberà l'insieme delle classi lavoratrici, escludendo l'alta borghesia dall'unità nazionale. "I consigli stanno diventando, ha scritto Wolffheim, l'elemento della riunificazione nazionale, della organizzazione nazionale, della fusione nazionale, perché essi sono l'elemento di base, la cellula originaria del socialismo".
Allo stesso modo, i contatti che Laufenberg e Wolffheim presero con i circoli degli ufficiali non sono stati un tradimento delle loro convinzioni socialiste. Sono stati gli ufficiali a mettersi al servizio della rivoluzione. Soprattutto quando il diktat di Versailles ha rimesso in discussione l'integrità della nazione stessa. La classe operaia tedesca si è ritrovata sotto la minaccia di una disfatta completa in balia del capitalismo anglo-sassone. Essi respingono il Trattato e lanciano l'appello per la costituzione di una "Wermarcht popolare" per poter riprendere la lotta contro l'imperialismo a fianco dell'armata rossa sovietica. E' in questo contesto che sono stati avviati i primi contatti con gli ambienti nazionalisti. Se essi hanno destato un certo interesse tra i giovani ufficiali, hanno dovuto affrontare l'incomprensione dell'alta casta militare, che avrebbe fatto perdere una possibilità per la Germania a causa della sua vecchia natura reazionaria e anticomunista. Un capo völkish particolarmente stupido si è persino rifiutato di ricevere Wolffheim perché di radici ebraiche...
"La nazione borghese sta morendo e la nazione socialista cresce, ha scritto Laufenberg. L'idea nazionale ha cessato di essere uno strumento di potere nelle mani della borghesia contro il proletariato e si è rivoltata contro di essa. La grande dialettica della storia ha fatto dell'idea nazionale uno strumento di potere del proletariato contro la borghesia". Le loro posizioni apertamente patriottiche, hanno fatto loro valere l'odio degli spartachisti e degli agenti del Comintern, e le loro prime accuse di deriva "nazional-bolscevica".
I socialdemocratici, divenuti progressivamente maggioritari in seno ai consigli di Amburgo, obbligheranno Laufenberg a dimettersi dal suo posto. Con estrema rapidità la Reazione trionfa, e i moderati consegnano la città all'esercito regolare che liquida la Rivoluzione.

La polemica nazional-bolscevica
Dopo la fondazione della KPD (Partito Comunista Tedesco), Laufenberg e Wolffheim si ritroveranno ben presto affiliati. Ma la campagna contro di loro e le loro posizioni Nazionali-bolsceviche condurrà alla loro espulsione dal partito, seguita da quella della corrente di "sinistra". L'operazione di epurazione del KPD è stata condotta dall'agente del Comintern in Germania, Karl Radek. Essa porterà alla fuoriuscita di oltre la metà dei 107.000 membri del partito in disaccordo con la linea di Mosca.
Laufenberg e Wolffheim si appelleranno dunque alla costituzione di un nuovo partito comunista. Partecipano nel mese di aprile 1920 al congresso di fondazione della KAPD (Partito Comunista Operaio della Germania).
"Il KAPD non sancisce la nascita di un secondo partito", scrive D. Authier nella sua raccolta di testi consiliaristi dell'epoca, "ma l'auto-organizzazione dei proletari radicali che si dotano finalmente di un loro organismo autonomo. L'atmosfera è particolarmente 'calda', i partecipanti hanno l'impressione di vivere un momento storico: lasciare il PC spartachista è rompere definitivamente con la socialdemocrazia".
Molto rapidamente, l'atmosfera si deteriora in seno al KAPD, il KPD fa pressione sull'organizzazione affinché essa liquidi la tendenza degli amburghesi. Lenin stesso cavalcherà la questione: in un passo del suo libro "L'estremismo, malattia infantile del comunismo" (dove regola i suoi conti ideologici con le tendenze di ultra-sinistra), egli liquida senza veramente conoscerle le tesi dei due di Amburgo. Espulsi dalla KAPD, essi saranno i primi a condannare "il capitalismo di Stato" e la deriva totalitarista del regime imposto da Lenin.
Cominciano allora gli anni oscuri, essi fonderanno una moltitudine di piccoli circoli rivoluzionari, il più importante dei quali, la Kommunistischen Bunden, raccolse solo poche centinaia di seguaci. Laufenberg, malato, si ritirò nella sua attività letteraria e morì nel 1932. Niekisch redigerà in suo onore un vibrante elogio funebre nel quale lo rivendicherà come un precursore del nazional-bolscevismo. Egli farà di lui il primo nazional-comunista tedesco da cui deriveranno per filiazione tutti gli altri.
Wolffheim troverà un eco inattesa nelle giovani generazioni nazional-rivoluzionarie degli anni '30. Egli collaborerà alla diffusione delle idee consiliariste sulle riviste "Das Junge Volk" e "Kommenden" allora dirette da K.O. Paetel. Ha avuto così un'importante influenza sul movimento giovanile Bundisch, contribuendo al suo orientamento anti-capitalistico e alla ricerca di una nuova linea comunitaria in seno alla nazione tedesca. Ma l'ascesa del nazismo sarà per lui fatale, arrestato a causa delle sue origini ebraiche, morirà in un campo di concentramento. Fine tragica di un uomo che aveva messo la sua vita al servizio del suo popolo.
Ironia della sorte, il KPD seguirà dal 1923 una linea patriottica con l'obiettivo dichiarato di avvicinare al comunismo le classi medie e alcuni gruppi nazionalisti (con diversi successi di rilievo). Il promotore di questa linea apertamente "nazional-bolscevica" non sarà altro che Karl Radek, l'agente della Internazionale che aveva guidato la campagna contro gli amburghesi.

L'autonomia operaia al giorno d'oggi
La critica radicale del capitalismo mossa dai consigli operai conserva ancora oggi la sua attualità, il sistema che è stato schiacciato nel 1919 domina ancora. Lo sviluppo del liberalismo e la sua estensione a tutto il mondo minaccia ora di mettere in pericolo il futuro stesso dell'umanità.
Come Wolffheim e Laufenberg, noi vogliamo far maturare l'autonomia operaia, la rivolta proletaria liberata dalla morsa sindacale e dalle illusioni dei partiti del sistema. Non vogliamo vedere la nostra ribellione incanalata, guidata e svenduta sull'altare della pace sociale rendendoci responsabili della nostra stessa miseria.
Di fronte agli attacchi del capitale contro la nostra vita, chiediamo la ripresa della lotta. Il deterioramento della situazione della classe operaia va di pari passo con l'impoverimento delle classi medie, la resistenza diventa una questione di sopravvivenza. Ancora una volta, noi perdiamo solo le battaglie che non combattiamo. Qui e ora, più che mai, quelli che vivono sono quelli che lottano.

Bibliografia
Denis Authier e Gilles Dauvé, Les communistes de gauche dans la révolution allemande, Editions Les Nuits Rouges, Parigi, 2003. Raccolta di testi sui Consigli compresi la "Rivoluzione ad Amburgo" di Laufenberg e "Organizzazioni di categoria o sindacati " di Wolffheim.
Christophe Bourseiller, Histoire générale de l'ultra-gauche, Denoël, Parigi, 2003.
Pierre Broué, Révolution en Allemagne. 1917-1923, Les Editions de Minuit, Parigi, 1971.
Louis Dupeux, National bolchevisme: stratégie communiste et dynamique conservatrice, 2 voll., Librairie Honoré Champion, Parigi, 1979. L'analisi più competa sull'argomento.
Jean-Pierre Faye, Langages totalitaires, Edition Hermann, Parigi, 2004.
Alain Thiémé, La Jeunesse "Bündisch" en Allemagne. Au travers de "Die Kommenden" (janvier 1930- juillet 1931), ACE, Saint-Etienne, 2003.

(ns. trad. di "Les pères du 'national communisme' allemand: Heinrich Laufenberg et Fritz Wolffheim", in "Rébellion. Bimestriel de l'Organisation Socialiste Revolutionnaire Europeenne", n. 3, novembre-dicembre 2003, http://rebellion.hautetfort.com/archive/2006/04/13/heritage-heinrich-laufenberg-et-fritz-wolffheim.html)

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