domenica 31 gennaio 2010

Intervento di Bergmann (KAPD) durante il dibattito sulla questione sindacale al III Congresso dell'IC (1921)

Compagni,
ieri, nel suo rapporto il compagno Zinoviev, ha insistito sul fatto che il problema dell'atteggiamento di fronte ai sindacati, ha, per lo sviluppo e il progresso della rivoluzione, un'importanza preponderante. Noi sappiamo che la conquista del potere politico deve andare di pari passo con quella del potere economico e, a dire il vero, non si tratta solamente dell'acquisizione della forma politica ed economica, anche se dobbiamo comunque prepararci a ciò, perché con la conquista non si è risolto nulla se non si sono create le condizioni preliminari per poter in seguito consolidare e conservare questo potere.
Questo è il problema al quale noi dobbiamo trovare una soluzione. Abbiamo visto in differenti paesi durante la trascorsa fase della rivoluzione, che spesso delle particolari frazioni erano sul punto di prendere il potere ma erano poco o troppo poco capaci di consolidarlo ed edificarlo una volta conquistato. E, nella maggior parte dei casi, ci si è sbagliati perché non si è compreso che dopo aver conquistato il potere politico - come nel 1918, all'epoca dell'esplosione della rivoluzione tedesca - bisognava consolidare il potere economico. Compagni, questa circostanza ci impone una ricerca approfondita: i comunisti devono esaminare ciò che si deve fare per eliminare gli errori e trovare il mezzo e la strada affinché simili sconfitte non si ripetano nel futuro. Noi non possiamo e non dobbiamo nei paesi capitalisti altamente sviluppati rimetterci alle possibilità occasionali e cadere nell'illusione che tutto andrà bene. Dobbiamo invece nella misura in cui ciò è possibile, già all'interno della società capitalistica, cercare concretamente di creare degli organismi che possano sorgere all'istante in cui siano chiamati ad assolvere i compiti loro affidati.
Nel suo rapporto il compagno Heckert ci ha indicato ed analizzato i compiti che si erano posti i vecchi sindacati e come essi tendessero a realizzarli all'interno della società capitalistica; allo stesso modo il compagno Zinoviev ci ha nettamente e chiaramente delineato ciò che i sindacati devono fare nella rivoluzione e il modo stesso della loro azione - come ho già esposto - come essi devono aiutare in seguito ad edificare e consolidare il potere economico.
Quando si considera il compito e la struttura dei sindacati nel periodo capitalista si vede, soprattutto nei paesi capitalisti altamente sviluppati, che il compito dei sindacati era quello di migliorare la vita della classe operaia all'interno della società capitalista stessa. Questo compito che i sindacati si erano posti, oggi non pone più problemi e non è più una questione all'ordine del giorno; a questo proposito nessuna diversità d'opinione emerge tra noi, ciò malgrado vediamo che molti sindacati cercano ancor oggi di portare a termine i loro vecchi compiti che erano giusti e corretti nel periodo prerivoluzionario ma che non possono più assolvere quando lo scontro sia apertamente dichiarato. Questi sindacati sono diventati l'arma di riserva dello stato capitalista.
Il compagno Zinoviev ci ha detto ieri che gli stati capitalisti tengono attualmente sottomessa la classe operaia non soltanto con la forza ma anche con l'uso della menzogna; quest'apparato di stato della menzogna che mantiene ancora la classe operaia nell'oppressione è oggi costituito dai vecchi sindacati.
Così essi sono diventati, noi lo rileviamo soprattutto in Germania, uno strumento diretto, un bastione dello stato capitalista.
Compagni, si crede di poter - attualmente - conquistare tali organizzazioni e trasformarle in strumenti della rivoluzione. A questo proposito, l'opinione della KAPD - e non soltanto la sua opinione che verrà qui esposta - diverge da quella della maggioranza dei partiti ammessi nell'Internazionale Comunista. Dicevo che la KAPD non è sola a difendere questo punto di vista: gli shop-stewards in Inghilterra, gli IWW negli Stati Uniti, le Organizzazioni Sindacali in Francia, Spagna e Italia ci dimostrano a questo proposito, che esse pure sono del parere che con l'aiuto dei sindacati controrivoluzionari, con la loro conquista, non si può far nulla per le masse operaie e che non si può trasformarli in strumenti rivoluzionari. Noi vediamo chiaramente svilupparsi questo processo e completarsi in Germania. I compagni della VKPD si sono attenuti fino ad oggi al punto di vista della conquista dei sindacati. Ieri, per la prima volta è vero, abbiamo sentito nel discorso di Zinoviev e in quello di Heckert, sia pure non letteralmente, che si devono distruggere i sindacati. Se parliamo così di queste cose, se parliamo di demolizione dei sindacati, allora si ammetterà la possibilità che si possa trovare qui un punto d'incontro tra noi e la maggioranza. Fondamentalmente noi siamo dell'avviso che ci si debba disfare dei vecchi sindacati. Non perché noi avremmo una voglia di distruzione ma perché noi constatiamo che queste organizzazioni sono diventate, nel senso peggiore, dei veri organi dello stato capitalista per tenere ingabbiata la rivoluzione. Quando nel 1918 con il crollo dell'esercito tedesco sembrava ormai sopraggiunta l'ora di conquistare il potere, furono i sindacati tedeschi, i loro organi dirigenti, che dall'inizio alla fine della guerra avevano predicata e praticata una politica oltranzista che, nel momento in cui noi avevamo il potere politico in mano, ricostruirono lo stato che era crollato. Furono i capi dei sindacati, con l'aiuto della cricca degli ufficiali, di Noske e di altri, che riunirono i resti dispersi della borghesia e sabotarono la rivoluzione in Germania.
Ancor oggi la linea ufficiale di tutti i vecchi sindacati è su queste posizioni. Compagni, si è cercato di sostituire alla lotta aperta delle masse operaie, una lotta simulata. Così quando nel 1918 i lavoratori tedeschi, prendendo a modello la rivoluzione russa crearono i consigli operai, e quando l'idea dei consigli faceva sempre più presa tra le masse proletarie tedesche ed essa non si faceva né sopprimere né sotterrare, fu allora che i capi sindacali cercarono, fino ad aprile maggio 1919 di far eludere quest'idea nelle masse. Sin dall'inizio essi avevano combattuto vivacemente l'idea dei consigli operai abbattendola poi nel modo più rigoroso e spietato ricorrendo alle baionette senza tuttavia riuscire a sopprimerla; e dunque quando in seguito, essa riapparve, essi, servendosi delle loro appendici sindacali, proposero la legge sui consigli, che doveva secondo loro assicurare alle masse operaie un'influenza sulla produzione e il consumo, sul movimento economico in generale. A quell'epoca grandi masse di operai si lasciarono illudere: esse credevano veramente con il varo di tale legge di poter influire sullo sviluppo futuro. Ma divenne chiaro a poco a poco cosa rappresentasse questa legge così finemente cavillosa: imbavagliamento della rivoluzione, nel senso peggiore del termine. Oggi le masse operaie che si lasciarono una volta ingannare non cedono più tanto facilmente all'esca della legge sui consigli.
Certo non si può dire che tutti i lavoratori abbiano già chiaro questo palese inganno, tuttavia vediamo oggi che larghi settori di lavoratori rivoluzionari si pongono decisamente in lotta contro questa legge apparentemente rivoluzionaria. I consigli che allora venivano eletti e sostenuti non sono strumenti della rivoluzione delle masse ma soltanto strumenti della reazione. Basti un esempio: quando - nel marzo di quest'anno, nella Germania centrale - cominciò la lotta nella fabbrica di Leuna, la fiducia in questi consigli era declinata al punto che la prima azione dei 25.000 operai di Leuna consistette nello scartare il consiglio legale ed eleggere al suo posto un comitato di azione rivoluzionaria.
Heckert: Si tratta di un'assurdità!
Bergmann: Andiamo, compagno Heckert! Conosco meglio di te i fatti di Leuna e so come si sono svolti. Non si era mai visto un compagno della VKPD o della KAPD, anche dopo una lotta, chiedere la destituzione di questo consiglio. Martedì mattina un comitato d'azione rivoluzionario venne eletto in fabbrica dai lavoratori, sul luogo dove i lavoratori iniziavano la lotta. Compagni, noi dobbiamo ora esaminare accuratamente se questi avvenimenti possono e debbono continuare; se ne ricaviamo che i lavoratori non possono avere fiducia nei consigli di fabbrica creati dopo la legge sui consigli, allora dobbiamo provare che i lavoratori si daranno altri Consigli che in seguito, al momento della rivoluzione trionfante godano effettivamente della fiducia di larghe masse del proletariato industriale.
Come è possibile che ciò possa prodursi? E' forse possibile o no all'interno del movimento sindacale attivo? Noi diciamo che è impossibile all'interno dei vecchi sindacati che noi abbiamo dimostrato essere, attraverso la loro azione, una parte forte, veramente molto forte, dello stato capitalistico. Noi vediamo che dappertutto, non solo in Germania, i sindacati si sono sviluppati in tal senso. Possiamo constatarlo in America, basta pensare ai sindacati di Gompers, l'abbiamo visto ripresentarsi nuovamente in Inghilterra nel corso delle ultime settimane, in Italia, quando le grandi lotte furono battute grazie all'aiuto del partito socialista reazionario. Ora noi vediamo dappertutto i vecchi sindacati e i nuovi partiti tendersi le mani. Essi lavorano mano nella mano ad appianare le contraddizioni di classe. I vecchi sindacati, per la loro costituzione e grazie alla loro struttura, erano organi che lavoravano all'interno della società capitalistica alla quale avevano finito per adattarsi. Le iniziative, le volontà particolari o delle grandi minoranze, non possono aver vita nei sindacati così come è impossibile per queste organizzazioni aprirsi contro la volontà dei capi una strada - attraverso gli statuti legali, le strette maglie e i paragrafi - verso le grandi minoranze. Vediamo che dappertutto si tirannizza la stessa grande maggioranza dei membri attivi dei sindacati, poiché i membri organizzati devono ancora oggi organizzarsi, contro la volontà e la dittatura dei capi poiché questi ultimi hanno stretti in mano i fili dell'organizzazione, la totalità del suo apparato avendo il controllo anche di quello finanziario.
E' per questo che queste grandi masse di militanti non possono in alcun modo manifestarsi in senso rivoluzionario e sono condannate all'inattività e saranno forzate in queste condizioni contro la loro volontà a optare per il mantenimento dei sindacati capitalistici attuali. Noi siamo dell'avviso che è impossibile rivoluzionare tali sindacati: i tentativi sono stati più volte intrapresi. Il più espressivo sotto questo rapporto lo vediamo svilupparsi attualmente dove i compagni della VKPD intrapresero un processo di rivoluzionamento dei sindacati creandovi delle cellule comuniste che dovevano logicamente intraprendere la decomposizione e la rovina dei sindacati. Dappertutto, dove è stata intrapresa la costituzione di cellule possiamo constatare, finché non ci verrà dimostrato il contrario, la maniera come in realtà è avvenuta la distruzione dell'organismo centrale dei sindacati constatando dappertutto che attraverso la fondazione di cellule non si è in realtà infranto il carattere dei sindacati ma anzi, nella misura in cui le masse sono organizzativamente unite agli attuali capi essi inclinano più verso le parole d'ordine dei capi dei sindacati contro-rivoluzionari gialli che verso quelli del partito comunista. Nella Germania centrale, abbiamo assistito a degli esempi che possiamo considerare critici: grandi masse di membri della VKPD non seguirono le parole d'ordine di lotta del loro partito poiché esse erano allo stesso tempo membri dei sindacati seguendo così le consegne antisciopero; ed è così dappertutto dove ci capita di gettare lo sguardo.
I sindacati - diceva ieri il compagno Zinoviev - dovranno essere organismi che intraprenderanno la costruzione della società che verrà, dovranno avere, per quanto possibile, una grande influenza nella costruzione della società comunista. Quando passiamo a considerare il passato dei sindacati, gli scopi che essi si sono altre volte posti e la loro lotta attuale per la rivoluzione, dobbiamo allora constatare il contrario del compito a cui essi saranno chiamati nella rivoluzione e di ciò per cui essi devono essere utilizzati da oggi. Già durante la guerra nacque in Germania in seno al movimento sindacale una forte avversione, anzi, una diserzione, dei vecchi sindacati da parte di una gran massa di lavoratori. All'inizio della rivoluzione, nelle prime settimane, noi si credeva che la questione sindacale non sarebbe stata la più bruciante; alla fondazione dello Spartakusbund essa non fu risolta come dovrà invece esserlo oggi. Noi credemmo allora e d'altra parte non eravamo i soli (altri, tra cui i compagni russi si erano illusi sull'andamento della rivoluzione) che la rivoluzione sarebbe stata un'onda rapida, che il suo andamento in Germania e negli altri paesi avrebbe avuto un ritmo accelerato e che la questione sindacale non avrebbe giocato il ruolo preponderante che essa ha invece in realtà giocato nel corso della medesima.
Già durante la guerra - l'ho già detto - consistenti frazioni di lavoratori, si erano andate staccando dai sindacati, poiché il tradimento dei vecchi sindacati, già compiuto, prima ancora della guerra, risaltava più nettamente allora. Da ciò, durante i primi mesi della rivoluzione, la parola d'ordine dello Spartakusbund alle masse operaie: fuori dai sindacati!
Questa parola d'ordine trovò prima di tutto una potente eco fra le masse operaie della Ruhr, dove, presso le associazioni dei minatori, l'inganno si era rivelato talmente acuto che una gran parte dei minatori recepì questa parola d'ordine fondando delle proprie organizzazioni di fabbrica.
In seguito, dopo che i capi migliori della rivoluzione come Rosa Luxemburg, Liebknecht, Jogisches e altre migliaia di anonimi caddero nella polvere, Levi e la sua cricca presero il sopravvento: questa parola d'ordine fu allora trasformata, rovesciata, poiché si temeva la lotta, poiché si voleva evitare la lotta contro la reazione della burocrazia sindacale. Si lanciò così la parola d'ordine di entrare nei sindacati, di rivoluzionarli dall'interno, di conquistarli.
Durante la rivoluzione si è arrivati alla continua costituzione di cellule, che, non tardavano a rendersi conto che i sindacati, presi nel loro insieme, non potevano restare un tutt'uno, ma che espellevano dalle federazioni tedesche non solo membri di cellule, bensì interi settori d'organizzazioni.
Abbiamo oggi degli uffici in cui tutti i membri che appartengono a queste cellule sono stati espulsi, di più, intere organizzazioni solidamente unite subirono uguale sorte; si è proceduto, in questo modo, alla distruzione dei sindacati. Quando ciò che io ho detto in questa sede sarà affermato dalla vecchia burocrazia sindacale, e cioè che i sindacati saranno a causa di tutto ciò distrutti e dispersi, i compagni della VKPD affermeranno allora che ciò non può essere vero, che le cellule sono state costituite in vista del mantenimento dei sindacati. Essi credono che si possa trasfondere lo spirito rivoluzionario nei sindacati che sono divenuti fermi bastioni della reazione. Compagni, si è già detto ieri che l'oppressione della classe operaia è compiuta grazie alla spada e al revolver e grazie al tradimento, cioè a dire da una parte l'esercito, dall'altra la burocrazia sindacale; abbiamo visto anche che a questo proposito non può esserci divergenza d'opinione alcuna, che non si può trasfondere lo spirito comunista nell'esercito permanente.
Non si può più fare dell'esercito permanente uno strumento rivoluzionario quanto poco si possono trasformare gli organi del tradimento - i sindacati - in strumenti rivoluzionari. Vediamo che dappertutto le cose si sviluppano in questo senso; dappertutto la marcia va compiendosi in questo modo e, a causa di ciò, la soluzione dei comunisti non dovrà essere la conquista dei sindacati bensì la loro distruzione e, allo stesso tempo, la costruzione di nuove organizzazioni.
Compagni, noi dobbiamo sin d'ora, riconoscere e abbozzare, rigorosamente indicare, la forma che il proletariato dovrà utilizzare - una volta ottenuta la vittoria - per saldamente tenere ed affermare il potere. Per questo è necessario prima di tutto, nei paesi altamente sviluppati dell'Europa occidentale, che noi si spinga da oggi e il più ampiamente possibile, le masse proletarie a crearsi degli organi che in seguito saranno chiamati a dirigere la produzione. Heckert ha detto qui ieri: le cellule che dovranno impossessarsi della produzione, dovranno svilupparsi all'interno delle imprese in organizzazioni di fabbrica; questo obiettivo lo riconosco, indicato in modo assai incisivo, si sforza di mettere al primo posto l'unione di differenti tendenze nate con la rivoluzione in Germania.
Le vecchie Unioni operaie dei minatori alle quali facevo allusione poco fa, mostrano nella loro natura e in questa tendenza, una direzione diversa da quella dei vecchi organi del periodo antecedente. Questa direzione va in senso nettamente contrario ed è in lotta per la reazione, con Amsterdam e mostra di creare gli organi che saranno chiamati a prendere in mano la produzione. Attualmente - è vero - questi organi non sono inappuntabili, ma essi diventeranno nel corso della Rivoluzione, più puri e più solidi. In queste Unioni di minatori si considerano ancora - per esempio - i consigli di fabbrica legali - come strumenti rivoluzionari; ma l'organizzazione di fabbrica dei minatori, perverrà, nel corso della rivoluzione, alla comprensione che la legge sui consigli di fabbrica è il mezzo più sicuro per tradirli.
L'Unione Generale Operaia di Germania (AAUD) che, sin dalla sua origine aveva lavorato in stretto contatto con la KAPD, ha dichiarato e riconosciuto che i sindacati hanno oggi preso un altro cammino, che essi devono essere costruiti diversamente, che essi devono combattere servendosi di altri mezzi. Di conseguenza la AAUD rifiuta fondamentalmente quei mezzi di lotta che furono in altri tempi adottati dai sindacati. Si trova nei suoi statuti, a proposito dell'adesione alle organizzazioni di fabbrica, al primo posto e come condizione preliminare, che i membri devono professare la dittatura del proletariato. Essa ha posto poco dopo, che i membri dovranno rifiutare le vecchie armi rugginose del demanio politico, la partecipazione alle elezioni, al parlamento. Essa crea nei suoi ranghi, a partire dalle proprie organizzazioni di fabbrica, i Consigli che dovranno diventare gli organi che il giorno della lotta eserciteranno il potere e dietro ai quali si terranno le masse proletarie.
Non si tratta, compagni, di consigli del genere di quelli contraffatti che abbiamo visto nascere in Germania all'inizio del 1919, dopo la rivoluzione; non si tratta di consigli che possano essere legalizzati dallo Stato Capitalistico, che non sono eletti in seguito alla legge sui consigli di fabbrica né si trovano su questo terreno; non si tratta di consigli preposti all'accrescimento della produzione e a ché la calma e l'ordine regnino nella fabbrica. Si tratta di Consigli radicati all'interno delle masse lavoratrici, che lavorano essi stessi alla morsa e al tornio che si mettono alla testa dei lavoratori nella lotta quotidiana nella fabbrica, che esprimono la volontà dei compagni attivi della fabbrica. Si tratta di Consigli che si radicano sempre più nelle masse a cui mostrano il cammino della lotta. Questi consigli, queste organizzazioni, diventeranno realmente gli organi che avranno dietro di loro le masse operaie. E' necessario creare la condizione preliminare che non ha ancora potuto, una volta, prodursi nelle condizioni della Germania, così come l'abbiamo veduta nel 1918, quando le masse operaie e dei soldati si occuparono dei consigli. A quel tempo il proletariato tedesco non aveva ancora compreso l'idea dei consigli, non conosceva niente di essi all'infuori di qualche notizia proveniente dalla Russia. E se oggi, nell'epoca rivoluzionaria in cui noi ci troviamo, non prepariamo già i consigli, se non indichiamo alle masse, nella pratica, il cammino che esse devono intraprendere, esiste allora il pericolo imminente che al prodursi di un'ondata rivoluzionaria il proletariato venga nuovamente tradito, che il proletariato si renda nuovamente conto che non abbiamo gli organi necessari per assicurare la vittoria; per questo compagni, siamo costretti a crearli, questi organismi. D'altro canto non è solo in Germania che vediamo gli avvenimenti evolvere in questo senso, bensì ciò accade in diversi paesi capitalistici altamente sviluppati: in Inghilterra assistiamo alla lotta molto decisa della corrente degli "Shop-Stewards" contro le Trade-Unions anche se attualmente la loro influenza è abbastanza debole causa la lotta non solo contro i sindacati ma contro l'intero apparato governativo che è aiutato direttamente dai sindacati della vecchia scuola che in quasi tutti i paesi divenuti organi del governo della cui protezione godono.
Dopo le lotte nella Germania centrale, vediamo che nelle grandi imprese i lavoratori sono costretti ad entrare nei sindacati, spintivi dagli imprenditori, quando essi cominciano a diventare attivi in seno all'azienda. Vediamo dunque qual'è la tendenza generale... Quando i compagni affermano che sarà possibile conquistare questo genere di sindacati dall'interno, di trasfondervi lo spirito comunista, si tratta di un'eresia alla quale non possiamo cedere assolutamente; noi crediamo, e le nostre convinzioni sono confermate dalla prassi, che tutto ciò non è possibile, dobbiamo invece creare degli organi che siano in grado di sostenere la lotta contro questi bastioni dello stato capitalistico.
Compagni, il movimento internazionale degli operai, il movimento comunista internazionale, dovrà darsi questa scadenza come scopo principale. Esso dovrà, se non vuole commettere un grosso sbaglio, vedere chiaramente l'evolvere degli avvenimenti, impegnarsi in tal senso, e allora sarà possibile conservare il potere che gli operai avranno conquistato nei paesi capitalistici. Noi vediamo invece che lo scopo dei vecchi sindacati consiste ancor oggi nel mascherare le insorgenti contraddizioni, ad appianarle, nel mentire ai lavoratori, nel tradirli. Noi abbiamo a maggior ragione, il compito di mostrare, nell'azione, ai lavoratori che è possibile creare oggi degli organismi pratici che mostrino alle masse operaie l'altra strada; mostrino il significato di un sistema di consigli, i suoi scopi, ma maniera in cui deve essere creato.
In queste condizioni il centralismo dall'alto non può essere il principio di costruzione dei sindacati, lo sviluppo deve prodursi in maniera inversa: inquadrare l'insieme dei lavoratori nelle organizzazioni di fabbrica; nelle fabbriche i lavoratori eleggeranno i loro consigli, gli organi che rappresentano i loro interessi. Il compagno Heckert diceva ieri che noi, il Partito Comunista Operaio, noi respingiamo tutto ciò per porre noi la questione all'ordine del giorno, che noi abbiamo sempre unicamente e in maniera aprioristica il grande scopo in vista. Noi abbiamo il compito in quanto comunisti non di lanciare le parole d'ordine della lotta quotidiana tra le masse operaie, ma queste parole d'ordine devono essere poste nelle fabbriche dalle stesse masse operaie; a questo proposito noi abbiamo sempre indicato a queste ultime che grazie alla soluzione di questi problemi quotidiani la loro situazione non sarà certo migliorata né potrà essere causata da ciò la caduta della società capitalistica.
Noi abbiamo il compito in quanto comunisti di mettere sempre in evidenza alle masse lo scopo finale, la distruzione del capitalismo e la costruzione della società comunista. Noi abbiamo, noi comunisti, lo scopo di partecipare a queste lotte quotidiane, di esserne alla testa senza respingerle, ma in queste lotte noi, alla testa, dobbiamo mostrare sempre lo scopo finale, il comunismo.
Questo è il compito del partito comunista, degli organismi comunisti nelle organizzazioni operaie.
Noi sappiamo tuttavia che queste organizzazioni economiche possono facilmente cadere nell'opportunismo; vediamo dappertutto il pericolo che esse perdano di vista lo scopo finale e questo pericolo non lo vediamo solo nei sindacati tedeschi bensì anche presso quei sindacati che si sono staccati dalle federazioni centrali ed hanno adottato mezzi di lotta rivoluzionari; l'abbiamo visto in Italia durante l'occupazione delle fabbriche e in parte presso le stesse IWW che respingono fondamentalmente la lotta politica e a causa di ciò queste organizzazioni compromettono le loro virtù. Scopo dei comunisti è infondere in questi sindacati lo spirito rivoluzionario, lo spirito del comunismo al fine di non lasciarli impegnare nella via dell'opportunismo, prendendo parte a tutte le lotte, ovunque si producono assumendosi il dovere e la responsabilità di porvisi alla testa.
Compagni, se si hanno a fondare queste organizzazioni di fabbrica non bisogna dimenticare prima di tutto di unificarle in un grande insieme, in un blocco che si costituisca in una totalità decisa.
Una volta unificate queste organizzazioni nell'intero paese, vedremo allora sorgere la base del sistema Consiliare, svilupparsi all'interno della società capitalistica. Sarà in questo modo possibile ottenere - nei suoi tratti fondamentali - il sistema Consiliare e familiarizzare, nell'azione, la classe operaia con esso.
Se noi adottiamo questo tipo di lotta, se noi formiamo e perfezioniamo in questo senso la classe operaia sino a renderla soggetto della demolizione dello stato capitalistico allora, compagni, avremo già la condizione preliminare nella società capitalistica e realmente i giorni della rivoluzione non ci troveranno con le mani legate, noi avremo già familiarizzato la classe operaia con l'idea che dovremo recarle.
Dobbiamo dunque accelerare lo sviluppo di queste organizzazioni, aiutarle nell'edificazione e infondere in esse lo spirito comunista.
Schultz: "In che percentuale vi è Dittmann dietro queste idee?"
Bergmann: "Non capisco, compagno Schultz come si possa porre in relazione tutto ciò con Dittmann. Se guardiamo come le organizzazioni dei diversi paesi, oggi riuniti in congresso dei sindacati Russi, si sono convinti - nel corso di quest'ultimo - dell'idea di forzare la rivoluzione nel mondo, di far circolare tra le masse lo spirito rivoluzionario, di distruggere la società capitalistica, allora bisogna trovare il mezzo per portare insieme, nella misura maggiore possibile, a queste masse una linea fondamentalmente unitaria tale comunque che dovrà lasciarsi, il più possibile, ai paesi particolari, conformemente alla loro diversità strutturale, un più largo margine. Il movimento non è identico in tutti i paesi. Non vi si leggono le stesse tendenze e le stesse possibilità di sviluppo. Vediamo che le IWW americane si trovano nei vecchi sindacati e vi penetrano - è probabile che oggi in America non possa essere diversamente - allo stesso modo essi hanno a fianco un'organizzazione, un'organizzazione nuovamente fondata che è il livello del loro movimento.
Le cose non si presentano in questo modo in Germania. Se oggi i compagni della VKPD hanno riconosciuto e - secondo la loro convinzione - essi hanno ancora da riconoscere, che la conquista dei sindacati è un'assurdità, che non bisogna apprestarsi a conquistarli, allora bisognerà riconoscere che bisogna impegnarsi per altra via.
Se tre milioni o due milioni e mezzo di membri del sindacato hanno oggi deciso di ricollegarsi a Mosca, all'Internazionale Sindacale Rossa, ebbene ciò, non significa niente per noi se non ci si separa allo stesso tempo dall'influsso dei capi; questa dichiarazione programmatica, questa simpatia a favore di Mosca non significa assolutamente niente. Se non si tenta attualmente di staccarsi dai vecchi sindacati avverrà che i membri che si sono decisi, per Mosca è vero!, attraverso il certificato di voto o per alzata di mano, seguiranno, nei giorni della lotta, l'appello dei loro bonzi sindacali, dei loro capi.
E' quello che accade - compagno Heckert - a Chemnitz dove tu abiti e se sei d'altro avviso, recaci le prove a documentazione.
Compagni, le cose si sviluppano rapidamente; se siamo dell'avviso che la rivoluzione avanza, dobbiamo impegnarci senza riserve nell'azione. In caso contrario la rivoluzione ci sorprenderà. La semplice dichiarazione di affiliazione a Mosca d'una parte dei membri dei sindacati, non costituisce per noi prova che le masse sono state rese rivoluzionarie dalla tattica delle cellule. Bisognerà fornirci ben altre prove.
Che i sindacati siano stati condotti su posizioni rivoluzionarie nei paesi dove essi sono fermi sostenitori del capitalismo, costituisce oggi un'assurdità. Significa fallire in partenza se si crede possibile portare a termine un simile progetto. I nove o dieci milioni di operai sindacalizzati, potrebbero, se si trattasse di rivoluzionari, se costituissero l'organismo rivoluzionario, prendere effettivamente il potere oggi stesso; potrebbero se li avessimo dalla nostra parte, mettere a profitto la situazione, in qualunque giorno, a qualunque ora, per distruggere la società capitalistica in Germania, scatenarvi la rivoluzione e, dunque, spingere in avanti la rivoluzione mondiale. Vediamo che dappertutto questi organi rifiutano e rifiuteranno l'autosoppressione e, a causa di ciò noi dobbiamo reclamarla, esigerla. Allo stesso modo si dovranno distruggere i partiti politici del periodo pre-rivoluzionario, allo stesso modo si dovranno distruggere gli organi e le organizzazioni economiche, i sindacati, prima di giungere alla vittoria della rivoluzione.
Compagni, se la distruzione dei sindacati, se la lotta nei paesi capitalistici altamente sviluppati, non si è rivelata così acuta, se oggi da parte nostra l'accento non è stato posto particolarmente su questi compiti, se si è trattato del fatto che l'inizio della rivoluzione ha avuto un carattere più politico che economico, mentre ora vediamo che la questione economica della lotta si profila in maniera più netta, ed è a causa di ciò che la decomposizione e la distruzione prende oggi sempre più il sopravvento nei sindacati. In Inghilterra e in Germania la decomposizione dei sindacati non ha progredito così rapidamente anche se i burocrati sindacali non si sono coperti di peccati meno dei partiti politici del periodo pre-rivoluzionario.
Compagni, io non voglio affatto affermare che le organizzazioni politiche hanno ormai raggiunto i loro compiti. Non ho inteso esporre ciò. Ma noi vediamo dappertutto che la questione economica - come dicevo dianzi - ha oggi raggiunto un livello più elevato, che essa è spinta in primo piano. I sindacati dell'epoca pre-rivoluzionaria non potranno risolvere i compiti posti ad essi dalla rivoluzione [...]
Compagni, noi ci troviamo a proposito della questione sindacale in acuta contraddizione con la maggioranza dei compagni qui presenti o rappresentati. Se siamo pervenuti a quest'idea non è perché si tratta di una nostra idea priva di base reale ma perché è attraverso essa che passa il cammino della rivoluzione tedesca e anche degli altri paesi - in Inghilterra attualmente - e perché sin d'ora è necessario creare degli organismi che saranno chiamati a gestire la produzione.
Al servizio della rivoluzione, per il suo continuo sviluppo, noi ci troviamo su questo terreno e dobbiamo restarci, dobbiamo preservarci in quest'ottica se non vogliamo che la rivoluzione regredisca in questi paesi.
Noi intravediamo nella situazione economica dei paesi dati le condizioni attraverso le quali essi si sviluppano, vi trarremo le conseguenze, e agiremo conformemente ad esse. Solo se analizziamo così precisamente la situazione, se sappiamo riconoscerla e rappresentarcela in questo modo potremo anche ricavarne realmente un servizio rivoluzionario, creare realmente gli organismi che il giorno della rivoluzione diventeranno i bastioni sui quali potrà erigersi la dittatura del proletariato. Niente di tutto ciò potremo attenderci lasciando sussistere le vecchie organizzazioni contro-rivoluzionarie, tentando di decomporle dall'interno, bensì creando nuovi organismi di distruzione del capitalismo e, in pari tempo, di edificazione del comunismo. Solo allora la vittoria sarà assicurata alla rivoluzione.

(tratto da Enzo Rutigliano, op. cit., pp. 213-228)

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  1. Altri link

    Spartakusbund:
    http://en.wikipedia.org/wiki/Spartakusbund
    http://fr.wikipedia.org/wiki/Spartakusbund
    http://es.wikipedia.org/wiki/Liga_Espartaquista

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