martedì 20 aprile 2010

Omaggio a Marinus Van der Lubbe (1999), di Nico Jassies

Nato in una famiglia povera di Leiden, attivissimo sin da sedicenne nella gioventù comunista, prende parte a comizi, attacca manifesti, inventa slogan, si scontra con la polizia, viene più volte arrestato, sogna, come tanti altri proletari, di "fare come in Russia". Ed è in Russia che prova ad andare, ma viene respinto alla frontiera. Insofferente all'autoritarismo del Partito "comunista" olandese si avvicina ai gruppi consiliaristi, tendenza rivoluzionaria che critica il ruolo del partito e del sindacato considerati burocratici e verticistici (il teorico più lucido ne fu l'olandese Anton Pannekoek). Nel frattempo uno schizzo di calce viva lo rende inabile al lavoro, ma Marinus continua ad agitarsi, proletario tra proletari. Si scaglia contro l'Ufficio di assistenza sociale, guida lo sciopero dei tassisti di Den Haag nel 1932. Intanto all'inizio del 1933 un rimpasto ministeriale porta Hitler al governo in Germania; qui la situazione è esplosiva: gli scontri tra "rossi" e "neri" sono cosa quotidiana. Lubbe va dunque a Berlino e prova a spingere i compagni all'azione: contro il pericolo nazista bisogna spronare il proletariato alla rivoluzione! Ma nessuno lo segue e così decide di fare da solo. Compra della "diavolina" e dopo avere provato senza successo ad appiccare il fuoco al municipio e al palazzo imperiale, penetra attraverso una finestra nel parlamento e comincia ad accendere piccoli fuochi. Questi si propagano e il giorno dopo la sala delle sedute del Reichstag è devastata come se fosse stata colpita dallo schianto di un aereo. Van der Lubbe è arrestato, confessa le proprie "colpe" e dichiara che il suo atto si fonda su motivazioni politiche: voleva spronare i lavoratori tedeschi alla rivoluzione sociale, ad abbattere il capitalismo che aveva permesso a Hitler di salire al potere. Al processo, iniziato nel settembre 1933, la corte prova a dimostrare contro ogni evidenza che Marinus non ha agito da solo e che i "comunisti" hanno compiuto l'attentato per un preciso ordine di Mosca. Il Partito sedicente comunista risponde alla calunnia con la calunnia, affermando che Marinus è al soldo dei nazisti. Questi, schiacciato tra i due totalitarismi, viene infine ghigliottinato nel gennaio 1934, a soli venticinque anni.

(tratto da Nico Jassies, Berlino Brucia. Marinus Van der Lubbe e l'incendio del Reichstag (1999), Zero in Condotta, Bologna, 2008; riprodotto in "Les mauvais jours finiront", http://mondosenzagalere.blogspot.com/2008/09/omaggio-marinus-van-der-lubbe.html)

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