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Hölz, Max, Un ribelle nelle Rivoluzione tedesca 1918-1921, Biblioteca Franco Serantini-Collegamenti/Woobly, Pisa-Genova, 2001.
Jassies, Nico, Berlino Brucia. Marinus Van der Lubbe e l'incendio del Reichstag (1999), Zero in Condotta, Bologna, 2008.
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KAPD, Appello per la formazione della KAPD (1920), in
Rutigliano, Enzo, op. cit., pp. 97-98 e 272n.
- Intervento di Bergmann (KAPD) durante il dibattito sulla questione sindacale al III Congresso dell'IC (1921), in Rutigliano, Enzo, op. cit., pp. 213-228.
- Programma del partito operaio comunista tedesco (1920), in Rutigliano, Enzo, op. cit., pp. 175-189.
- Rapporto della seduta del Comitato Centrale della KAPD al termine del quale si ritiene necessaria la creazione imminente di una nuova Internazionale Operaia (1921), in Rutigliano, Enzo, op. cit., pp. 209-211.
- Tesi sul ruolo del partito nella Rivoluzione Proletaria (1927), in Rutigliano, Enzo, op. cit., pp. 257-263.
Laufenberg, Heinrich e Wolffheim, Friedrich, Nazione e classe operaia (1920), in "NazionalBolscevismo", http://nazbol.splinder.com/archive/2009-02.
Precari Nati, I Consigli Operai: cenni storici e valutazioni (2000), in "Left Wing Communism", http://www.left-dis.nl/i/consigli.htm.
- La funzione del KAPD (Partito Comunista Operaio di Germania) nelle lotte del '20 in Germania, in "Altra Storia. Bollettino dell'Archivio Storico del Centro di Documentazione di Genova Pegli", n. 3, novembre 1997.
Radek, Karl, Il viandante nel Nulla (1923), in "Marxists Internet Archive", http://www.marxists.org/archive/radek/1923/06/schlageter.htm.
Rébellion, "Les pères du 'national communisme' allemand: Heinrich Laufenberg et Fritz Wolffheim" (2003), in "Rébellion. Bimestriel de l'Organisation Socialiste Revolutionnaire Europeenne", n. 3, novembre-dicembre, http://rebellion.hautetfort.com/archive/2006/04/13/heritage-heinrich-laufenberg-et-fritz-wolffheim.html.
Rühle, Otto, La rivoluzione non è affare di partito (1920), in "Les mauvais jours finiront", http://mondosenzagalere.blogspot.com/2008/12/la-rivoluzione-non-affare-di-partito.html
Rusconi, Gian Enrico, Prefazione a Rutigliano, Enzo, op. cit., pp. 7-14.
Rutigliano, Enzo, Linkskommunismus e rivoluzione in Occidente. Per una storia della KAPD, Dedalo, Bari, 1974.
Altri riferimenti:
Circolo di Iniziativa Proletaria G. Landonio, Il partito comunista in Germania (1914-1924), in "l'Internazionale", http://comintern.splinder.com/post/7936422#more-7936422.
Anonimo, Cronistoria della Terza Internazionale (1914-1926), in "l'Internazionale", http://comintern.splinder.com/post/9196555.
Hawrylchak, Sandra H., Karl Otto Paetel. Biographical Sketch, University of Albany, New York, ottobre 2006, http://library.albany.edu/speccoll/findaids/ger072.htm#history.
NazionalBolscevismo, Heinrich Laufenberg e Friedrich Wolffheim (2009), in "NazionalBolscevismo", http://nazbol.splinder.com/archive/2009-02.
mercoledì 28 aprile 2010
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Leo Schlageter. Il viandante nel Nulla (1923), di Karl Radek
Io non posso né integrare né perfezionare la vasta ed esauriente relazione della nostra onorevole leader, compagna Zetkin, sul fascismo internazionale, questo martello destinato a schiacciare la testa del proletariato, ma che prima si abbatterà sulla classe dei piccoli borghesi, che sono manipolati nell'interesse del grande capitale. Io non posso neanche seguirla pedissequamente, poiché davanti ai miei occhi aleggia il corpo del fascista tedesco, il nostro nemico di classe, che è stato condannato a morte e fucilato dai mercenari dell'imperialismo francese, quest'altra potente sezione del nostro nemico di classe. Durante tutto il discorso della compagna Zetkin sulle contraddizioni all'interno del fascismo, il nome di Schlageter e il suo tragico destino erano nella mia testa. Noi dovremmo ricordarlo qui nel mentre ci accingiamo a definire il nostro atteggiamento nei confronti del fascismo. La storia di questo martire della Germania nazionalista non va dimenticata né relegata ad una mera espressione di circostanza. Essa ha molto da dirci, e molto da dire al popolo tedesco.
Noi non siamo dei sentimentali romantici che dimenticano l'amicizia quando il suo oggetto è morto, né siamo dei diplomatici che dicono: dalla tomba non si dice nulla di buono, o si rimane in silenzio. Schlageter, questo coraggioso soldato della contro-rivoluzione, merita di essere sinceramente onorato da noi, i soldati della rivoluzione. Freksa, che ha condiviso le sue idee, ha pubblicato nel 1920 una novella nella quale ha descritto la vita di un ufficiale che cadde nella lotta contro Spartaco. Freska ha intitolato la sua novella "Il viandante nel Nulla".
Se questi fascisti tedeschi, che hanno onestamente pensato di servire il popolo tedesco, non riusciranno a comprendere il significato del destino di Schlageter, Schlageter sarà morto invano, e sulla sua tomba dovremmo leggere: "Il viandante nel Nulla".
La Germania era schiacciata. Solo gli sciocchi potevano credere che i capitalisti vittoriosi dell'Intesa avrebbero trattato il popolo tedesco in modo diverso dal modo in cui i capitalisti vittoriosi tedeschi hanno trattato il popolo russo e rumeno. Solo gli sciocchi o i codardi, che temono di affrontare la verità, potevano credere nelle promesse di Wilson, nelle dichiarazioni secondo le quali il Kaiser e non il popolo tedesco avrebbe dovuto pagare il prezzo della sconfitta. Ad oriente un popolo era in guerra. Fame, freddo, esso ha combattuto contro l'Intesa su quattordici fronti. Questa è stata la Russia sovietica. Uno di questi fronti consisteva di ufficiali tedeschi e di soldati tedeschi. Schlageter ha combattuto nei Freikorps di Medem, che hanno preso d'assalto Riga. Noi non sappiamo se il giovane ufficiale abbia capito il significato delle sue azioni. Ma l'allora commissario tedesco, il socialdemocratico Winnig, e il generale Von der Golz, il comandante delle truppe del Baltico, sapevano cosa stavano facendo. Essi hanno cercato di guadagnare l'amicizia dell'Intesa eseguendo lavori da mercenari contro il popolo russo. Per fare in modo che la borghesia tedesca non avesse dovuto pagare ai vincitori le indennità di guerra, hanno versato giovane sangue tedesco, che era stato risparmiato dalle pallottole della Grande Guerra, per la lotta contro il popolo russo. Noi non sappiamo che cosa Schlageter pensasse in quel periodo. Il suo leader, Medem, in seguito ha ammesso di aver marciato attraverso il Mar Baltico nel vuoto. Hanno tutti i nazionalisti tedeschi capito questo?
Al funerale di Schlageter a Monaco di Baviera, ha parlato il generale Ludendorff, lo stesso Ludendorff che ancora oggi si offre ad Inghilterra e Francia, come leader di una crociata contro la Russia. Schlageter è stato pianto dalla stampa di Stinnes. Herr Stinnes è stato commilitone negli alpini di Schneider-Creusot l'armiere assassino di Schlageter. Contro chi desiderava combattere il popolo tedesco: contro i capitalisti dell'Intesa o contro il popolo russo? Con chi desiderava allearsi: con i lavoratori russi e i contadini al fine di rompere il giogo dei capitalisti dell'Intesa o per la riduzione in schiavitù dei popoli russo e tedesco?
Schlageter è morto. Egli non può fornire la risposta. I suoi compagni d'armi hanno insultato la sua tomba per continuare la sua lotta. Essi devono fornire la risposta: contro chi e da che parte?
Schlageter andava dal Baltico alla Ruhr, non nel 1923, ma nel corso dell'anno 1920. Sapete cosa significa? Che egli ha preso parte all'attacco del capitale tedesco ai lavoratori della Ruhr; egli ha combattuto nei ranghi delle truppe il cui compito era quello di portare i minatori della Ruhr sotto il tallone dei re del ferro e del carbone. Le truppe di Waters, nelle cui fila ha combattuto, hanno sparato le stesse pallottole di piombo con le quali il generale Degoutte ha sedato i lavoratori della Ruhr. Non abbiamo alcuna ragione di credere che sia stato per questi motivi egoistici che Schlageter ha contribuito a domare i minatori che muoiono di fame.
Il modo in cui ha rischiato la vita parla a suo nome, e dimostra che egli era convinto che stava servendo il popolo tedesco. Ma Schlageter pensava che fosse meglio servire il popolo contribuendo a ristabilire il dominio della classe che lo aveva fino a quel momento condotto, e ha pagato con la sua terribile disgrazia. Schlageter considerava la classe operaia come la folla che doveva essere governata. E in questo egli ha condiviso l'opinione del conte Reventlow, che ha tranquillamente dichiarato che nessuna guerra contro l'Intesa fosse possibile fino a quando il nemico interno non fosse stato sopraffatto. Il nemico interno per Schlageter è stata la classe operaia rivoluzionaria.
Schlageter ha potuto vedere con i propri occhi i risultati di questa politica quando è tornato alla Ruhr nel 1923 durante l'occupazione. Egli ha potuto vedere che anche se i lavoratori erano uniti contro l'imperialismo francese, il popolo non poteva lottare da solo. Egli ha potuto vedere la profonda diffidenza dei lavoratori nei confronti del governo tedesco e della borghesia tedesca. Egli ha potuto vedere quanto la divisione della nazione abbia ostacolato il suo potere difensivo. Egli ha potuto vedere di più. Coloro che condividono le sue opinioni hanno denunciato la passività del popolo tedesco. Come può una classe operaia sconfitta essere attiva? Come può una classe operaia essere attiva quando è stata disarmata, e gli è chiesto di essere sfruttata da profittatori e speculatori? O potrebbe l'attività delle masse lavoratrici tedesche essere rimpiazzata dall'attività della borghesia tedesca?
Schlageter ha letto sui giornali come le persone che fingevano di essere i protettori del movimento nazionalista tedesco hanno inviato titoli all'estero in modo da potersi arricchire lasciando il paese impoverito. Schlageter certamente non poteva avere nessuna speranza in questi parassiti. Gli fu risparmiata la lettura sulla stampa di come il rappresentante della borghesia tedesca, il dottor Lutterbuck, si rivolse ai suoi carnefici con la richiesta che essi permettessero ai re del ferro e dell'acciaio di abbattere i figli della Germania, gli uomini che stavano portando avanti la resistenza nella Ruhr, con le mitragliatrici.
Ora che la resistenza tedesca, tramite il trucco scellerato del dottor Lutterbuck, e ancor più attraverso la politica economica delle classi possidenti, si è trasformata in una farsa, chiediamo alle oneste, patriottiche masse che sono ansiose di lottare contro l'invasione imperialista francese: come farete a combattere, su quale sostegno farete affidamento? La lotta contro l'imperialismo dell'Intesa è una guerra, anche se le armi tacciono. Non ci può essere guerra al fronte quando ci sono disordini nelle retrovie. Una minoranza può essere sottomessa nelle retrovie, ma non una maggioranza. La maggioranza del popolo tedesco sono gli uomini che lavorano, che devono combattere contro la povertà e che vogliono ciò che la borghesia tedesca gli sta togliendo. Se i circoli patriottici della Germania non cambiano la loro mentalità facendo della causa della maggioranza della nazione la loro stessa causa, creando un fronte contro l'Intesa e il capitale tedesco, allora il percorso di Schlageter è stato un percorso nel nulla, e la Germania, a fronte dell'invasione straniera, e della perpetua minaccia dei vincitori, sarà trasformata in un campo di sangue dai conflitti interni, e sarà facile per il nemico sconfiggerla e distruggerla.
Quando, dopo Jena, Gneisenau e Scharnhorst si sono chiesti come il popolo tedesco poteva essere sollevato dalla sua sconfitta, si sono detti: soltanto rendendo i contadini liberi dalla loro sottomissione e schiavitù. Solo la libertà dei contadini tedeschi poteva porre le basi per l'emancipazione della Germania. Ciò che i contadini tedeschi hanno significato per il destino della nazione tedesca, all'inizio del XIX secolo, la classe operaia tedesca significa all'inizio del XX secolo. Solo con essa la Germania potrà essere liberata dalle catene della schiavitù - non contro di essa.
I compagni di Schlageter hanno parlato di guerra sulla sua tomba. Essi hanno giurato che continueranno la lotta. Essa doveva essere condotta contro un nemico che era armato fino ai denti, mentre la Germania era disarmata e battuta. Se si parla di guerra essa non deve rimanere una parola vuota, se essa non consiste di colonne di bombe che fanno saltare i ponti, ma non il nemico; che fanno deragliare i treni, ma non possono bloccare i convogli blindati dei capitalisti dell'Intesa, allora una serie di condizioni devono essere soddisfatte.
Il popolo tedesco deve rompere con coloro che non solo lo hanno portato alla sconfitta, ma che perpetuano nella sconfitta e nella mancanza di tutele per il popolo tedesco trattandolo come un nemico. Ciò esige una rottura con quelle persone e quei partiti che agiscono sulle altre persone come teste di Medusa, mobilitandoli contro il popolo tedesco. Solo quando la causa tedesca diventerà la causa del popolo tedesco, solo quando la causa tedesca diventerà la lotta per i diritti del popolo tedesco, il popolo tedesco troverà i suoi alleati. Una potente nazione non può durare senza amici, tanto più una nazione che è sconfitta e circondata da nemici.
Se la Germania vuole essere nella condizione di combattere, essa deve creare un fronte unito dei lavoratori, e i lavoratori intellettuali devono unirsi con i lavoratori manuali e formare una solida falange. La stessa condizione dei lavoratori intellettuali rivendica questa unione. Solo vecchi pregiudizi si frappongono. Unita in una vittoriosa classe lavoratrice, la Germania sarà in grado di attingere a grandi risorse di resistenza e sarà in grado di rimuovere tutti gli ostacoli. Se la causa del popolo diventa la causa della nazione, allora la causa della nazione diventerà la causa del popolo. Uniti in una combattiva nazione di lavoratori, si otterrà l'aiuto di altri popoli che sono anche loro in lotta per la loro esistenza. Chi non è disposto a lottare in questo modo è capace di gesti di disperazione, ma non di una lotta seria.
Questo è ciò che il Partito Comunista Tedesco e l'Internazionale Comunista ha da dire sulla tomba di Schlageter. Esso non ha nulla da nascondere, perché solo la verità completa può penetrare nella sofferenza, internamente alle masse disintegrate della Germania. Il Partito Comunista Tedesco deve dichiarare apertamente alle masse dei nazionalisti piccolo-borghesi: chi sta lavorando al servizio dei profittatori, degli speculatori, e dei magnati del ferro e del carbone per schiavizzare il popolo tedesco guidandolo in avventure disperate incontrerà la resistenza dei lavoratori comunisti tedeschi, che si opporrà alla violenza con la violenza. Chiunque, per mancanza di comprensione, si alleerà con i mercenari del capitale verrà da noi combattuto con tutti i mezzi a nostra disposizione.
Ma noi crediamo che la grande maggioranza delle masse sensibili alla problematica nazionale non appartenga al campo del capitale, ma a quello dei lavoratori. Noi vogliamo trovare, e lo troveremo, il percorso di queste masse. Faremo tutto quanto in nostro potere per rendere gli uomini come Schlageter, che sono disposti ad andare a morire per una causa comune, non vagabondi nel nulla, ma erranti in un futuro migliore per tutta l'umanità; affinché essi non debbano versare il loro caldo, disinteressato sangue per il profitto dei baroni del carbone e del ferro, ma per la causa del grande popolo dei lavoratori tedeschi, che è un membro della famiglia dei popoli che lottano per la loro emancipazione.
Questa verità il Partito Comunista la dichiarerà alle grandi masse del popolo tedesco, perché non è un partito in lotta per un tozzo di pane nel nome dei lavoratori industriali, ma un partito del proletariato in lotta per la sua emancipazione, un'emancipazione che è identica all'emancipazione di tutto il popolo, di tutti coloro che faticano e soffrono in Germania. Schlageter non può ascoltare questa dichiarazione, ma noi siamo convinti che ci sono centinaia di Schlageters che vorranno ascoltarla e capirla.
(ns. trad. di Karl Radek, Leo Schlageter. The Wanderer into the Void, intervento al plenum del Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista, giugno 1923, in "Marxists Internet Archive", http://www.marxists.org/archive/radek/1923/06/schlageter.htm)
Noi non siamo dei sentimentali romantici che dimenticano l'amicizia quando il suo oggetto è morto, né siamo dei diplomatici che dicono: dalla tomba non si dice nulla di buono, o si rimane in silenzio. Schlageter, questo coraggioso soldato della contro-rivoluzione, merita di essere sinceramente onorato da noi, i soldati della rivoluzione. Freksa, che ha condiviso le sue idee, ha pubblicato nel 1920 una novella nella quale ha descritto la vita di un ufficiale che cadde nella lotta contro Spartaco. Freska ha intitolato la sua novella "Il viandante nel Nulla".
Se questi fascisti tedeschi, che hanno onestamente pensato di servire il popolo tedesco, non riusciranno a comprendere il significato del destino di Schlageter, Schlageter sarà morto invano, e sulla sua tomba dovremmo leggere: "Il viandante nel Nulla".
La Germania era schiacciata. Solo gli sciocchi potevano credere che i capitalisti vittoriosi dell'Intesa avrebbero trattato il popolo tedesco in modo diverso dal modo in cui i capitalisti vittoriosi tedeschi hanno trattato il popolo russo e rumeno. Solo gli sciocchi o i codardi, che temono di affrontare la verità, potevano credere nelle promesse di Wilson, nelle dichiarazioni secondo le quali il Kaiser e non il popolo tedesco avrebbe dovuto pagare il prezzo della sconfitta. Ad oriente un popolo era in guerra. Fame, freddo, esso ha combattuto contro l'Intesa su quattordici fronti. Questa è stata la Russia sovietica. Uno di questi fronti consisteva di ufficiali tedeschi e di soldati tedeschi. Schlageter ha combattuto nei Freikorps di Medem, che hanno preso d'assalto Riga. Noi non sappiamo se il giovane ufficiale abbia capito il significato delle sue azioni. Ma l'allora commissario tedesco, il socialdemocratico Winnig, e il generale Von der Golz, il comandante delle truppe del Baltico, sapevano cosa stavano facendo. Essi hanno cercato di guadagnare l'amicizia dell'Intesa eseguendo lavori da mercenari contro il popolo russo. Per fare in modo che la borghesia tedesca non avesse dovuto pagare ai vincitori le indennità di guerra, hanno versato giovane sangue tedesco, che era stato risparmiato dalle pallottole della Grande Guerra, per la lotta contro il popolo russo. Noi non sappiamo che cosa Schlageter pensasse in quel periodo. Il suo leader, Medem, in seguito ha ammesso di aver marciato attraverso il Mar Baltico nel vuoto. Hanno tutti i nazionalisti tedeschi capito questo?
Al funerale di Schlageter a Monaco di Baviera, ha parlato il generale Ludendorff, lo stesso Ludendorff che ancora oggi si offre ad Inghilterra e Francia, come leader di una crociata contro la Russia. Schlageter è stato pianto dalla stampa di Stinnes. Herr Stinnes è stato commilitone negli alpini di Schneider-Creusot l'armiere assassino di Schlageter. Contro chi desiderava combattere il popolo tedesco: contro i capitalisti dell'Intesa o contro il popolo russo? Con chi desiderava allearsi: con i lavoratori russi e i contadini al fine di rompere il giogo dei capitalisti dell'Intesa o per la riduzione in schiavitù dei popoli russo e tedesco?
Schlageter è morto. Egli non può fornire la risposta. I suoi compagni d'armi hanno insultato la sua tomba per continuare la sua lotta. Essi devono fornire la risposta: contro chi e da che parte?
Schlageter andava dal Baltico alla Ruhr, non nel 1923, ma nel corso dell'anno 1920. Sapete cosa significa? Che egli ha preso parte all'attacco del capitale tedesco ai lavoratori della Ruhr; egli ha combattuto nei ranghi delle truppe il cui compito era quello di portare i minatori della Ruhr sotto il tallone dei re del ferro e del carbone. Le truppe di Waters, nelle cui fila ha combattuto, hanno sparato le stesse pallottole di piombo con le quali il generale Degoutte ha sedato i lavoratori della Ruhr. Non abbiamo alcuna ragione di credere che sia stato per questi motivi egoistici che Schlageter ha contribuito a domare i minatori che muoiono di fame.
Il modo in cui ha rischiato la vita parla a suo nome, e dimostra che egli era convinto che stava servendo il popolo tedesco. Ma Schlageter pensava che fosse meglio servire il popolo contribuendo a ristabilire il dominio della classe che lo aveva fino a quel momento condotto, e ha pagato con la sua terribile disgrazia. Schlageter considerava la classe operaia come la folla che doveva essere governata. E in questo egli ha condiviso l'opinione del conte Reventlow, che ha tranquillamente dichiarato che nessuna guerra contro l'Intesa fosse possibile fino a quando il nemico interno non fosse stato sopraffatto. Il nemico interno per Schlageter è stata la classe operaia rivoluzionaria.
Schlageter ha potuto vedere con i propri occhi i risultati di questa politica quando è tornato alla Ruhr nel 1923 durante l'occupazione. Egli ha potuto vedere che anche se i lavoratori erano uniti contro l'imperialismo francese, il popolo non poteva lottare da solo. Egli ha potuto vedere la profonda diffidenza dei lavoratori nei confronti del governo tedesco e della borghesia tedesca. Egli ha potuto vedere quanto la divisione della nazione abbia ostacolato il suo potere difensivo. Egli ha potuto vedere di più. Coloro che condividono le sue opinioni hanno denunciato la passività del popolo tedesco. Come può una classe operaia sconfitta essere attiva? Come può una classe operaia essere attiva quando è stata disarmata, e gli è chiesto di essere sfruttata da profittatori e speculatori? O potrebbe l'attività delle masse lavoratrici tedesche essere rimpiazzata dall'attività della borghesia tedesca?
Schlageter ha letto sui giornali come le persone che fingevano di essere i protettori del movimento nazionalista tedesco hanno inviato titoli all'estero in modo da potersi arricchire lasciando il paese impoverito. Schlageter certamente non poteva avere nessuna speranza in questi parassiti. Gli fu risparmiata la lettura sulla stampa di come il rappresentante della borghesia tedesca, il dottor Lutterbuck, si rivolse ai suoi carnefici con la richiesta che essi permettessero ai re del ferro e dell'acciaio di abbattere i figli della Germania, gli uomini che stavano portando avanti la resistenza nella Ruhr, con le mitragliatrici.
Ora che la resistenza tedesca, tramite il trucco scellerato del dottor Lutterbuck, e ancor più attraverso la politica economica delle classi possidenti, si è trasformata in una farsa, chiediamo alle oneste, patriottiche masse che sono ansiose di lottare contro l'invasione imperialista francese: come farete a combattere, su quale sostegno farete affidamento? La lotta contro l'imperialismo dell'Intesa è una guerra, anche se le armi tacciono. Non ci può essere guerra al fronte quando ci sono disordini nelle retrovie. Una minoranza può essere sottomessa nelle retrovie, ma non una maggioranza. La maggioranza del popolo tedesco sono gli uomini che lavorano, che devono combattere contro la povertà e che vogliono ciò che la borghesia tedesca gli sta togliendo. Se i circoli patriottici della Germania non cambiano la loro mentalità facendo della causa della maggioranza della nazione la loro stessa causa, creando un fronte contro l'Intesa e il capitale tedesco, allora il percorso di Schlageter è stato un percorso nel nulla, e la Germania, a fronte dell'invasione straniera, e della perpetua minaccia dei vincitori, sarà trasformata in un campo di sangue dai conflitti interni, e sarà facile per il nemico sconfiggerla e distruggerla.
Quando, dopo Jena, Gneisenau e Scharnhorst si sono chiesti come il popolo tedesco poteva essere sollevato dalla sua sconfitta, si sono detti: soltanto rendendo i contadini liberi dalla loro sottomissione e schiavitù. Solo la libertà dei contadini tedeschi poteva porre le basi per l'emancipazione della Germania. Ciò che i contadini tedeschi hanno significato per il destino della nazione tedesca, all'inizio del XIX secolo, la classe operaia tedesca significa all'inizio del XX secolo. Solo con essa la Germania potrà essere liberata dalle catene della schiavitù - non contro di essa.
I compagni di Schlageter hanno parlato di guerra sulla sua tomba. Essi hanno giurato che continueranno la lotta. Essa doveva essere condotta contro un nemico che era armato fino ai denti, mentre la Germania era disarmata e battuta. Se si parla di guerra essa non deve rimanere una parola vuota, se essa non consiste di colonne di bombe che fanno saltare i ponti, ma non il nemico; che fanno deragliare i treni, ma non possono bloccare i convogli blindati dei capitalisti dell'Intesa, allora una serie di condizioni devono essere soddisfatte.
Il popolo tedesco deve rompere con coloro che non solo lo hanno portato alla sconfitta, ma che perpetuano nella sconfitta e nella mancanza di tutele per il popolo tedesco trattandolo come un nemico. Ciò esige una rottura con quelle persone e quei partiti che agiscono sulle altre persone come teste di Medusa, mobilitandoli contro il popolo tedesco. Solo quando la causa tedesca diventerà la causa del popolo tedesco, solo quando la causa tedesca diventerà la lotta per i diritti del popolo tedesco, il popolo tedesco troverà i suoi alleati. Una potente nazione non può durare senza amici, tanto più una nazione che è sconfitta e circondata da nemici.
Se la Germania vuole essere nella condizione di combattere, essa deve creare un fronte unito dei lavoratori, e i lavoratori intellettuali devono unirsi con i lavoratori manuali e formare una solida falange. La stessa condizione dei lavoratori intellettuali rivendica questa unione. Solo vecchi pregiudizi si frappongono. Unita in una vittoriosa classe lavoratrice, la Germania sarà in grado di attingere a grandi risorse di resistenza e sarà in grado di rimuovere tutti gli ostacoli. Se la causa del popolo diventa la causa della nazione, allora la causa della nazione diventerà la causa del popolo. Uniti in una combattiva nazione di lavoratori, si otterrà l'aiuto di altri popoli che sono anche loro in lotta per la loro esistenza. Chi non è disposto a lottare in questo modo è capace di gesti di disperazione, ma non di una lotta seria.
Questo è ciò che il Partito Comunista Tedesco e l'Internazionale Comunista ha da dire sulla tomba di Schlageter. Esso non ha nulla da nascondere, perché solo la verità completa può penetrare nella sofferenza, internamente alle masse disintegrate della Germania. Il Partito Comunista Tedesco deve dichiarare apertamente alle masse dei nazionalisti piccolo-borghesi: chi sta lavorando al servizio dei profittatori, degli speculatori, e dei magnati del ferro e del carbone per schiavizzare il popolo tedesco guidandolo in avventure disperate incontrerà la resistenza dei lavoratori comunisti tedeschi, che si opporrà alla violenza con la violenza. Chiunque, per mancanza di comprensione, si alleerà con i mercenari del capitale verrà da noi combattuto con tutti i mezzi a nostra disposizione.
Ma noi crediamo che la grande maggioranza delle masse sensibili alla problematica nazionale non appartenga al campo del capitale, ma a quello dei lavoratori. Noi vogliamo trovare, e lo troveremo, il percorso di queste masse. Faremo tutto quanto in nostro potere per rendere gli uomini come Schlageter, che sono disposti ad andare a morire per una causa comune, non vagabondi nel nulla, ma erranti in un futuro migliore per tutta l'umanità; affinché essi non debbano versare il loro caldo, disinteressato sangue per il profitto dei baroni del carbone e del ferro, ma per la causa del grande popolo dei lavoratori tedeschi, che è un membro della famiglia dei popoli che lottano per la loro emancipazione.
Questa verità il Partito Comunista la dichiarerà alle grandi masse del popolo tedesco, perché non è un partito in lotta per un tozzo di pane nel nome dei lavoratori industriali, ma un partito del proletariato in lotta per la sua emancipazione, un'emancipazione che è identica all'emancipazione di tutto il popolo, di tutti coloro che faticano e soffrono in Germania. Schlageter non può ascoltare questa dichiarazione, ma noi siamo convinti che ci sono centinaia di Schlageters che vorranno ascoltarla e capirla.
(ns. trad. di Karl Radek, Leo Schlageter. The Wanderer into the Void, intervento al plenum del Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista, giugno 1923, in "Marxists Internet Archive", http://www.marxists.org/archive/radek/1923/06/schlageter.htm)
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18 novembre 1918 - Fondazione, ad opera del gruppo dei cosiddetti Tribunisti (Tribunes), del Partito Comunista Olandese (Communistische Partij Holland, CPH). Il gruppo, di cui fecero parte Herman Gorter, Anton Pannekoek (pseudonimo, Karl Horner) e Henriette Roland-Holst, deve il suo nome alla rivista "La Tribuna" ("De Tribune"), organo di stampa dell'estrema sinistra antiparlamentarista e antisindacalista olandese. Prima di dar vita a quello che passerà alla storia come il primo partito comunista europeo, il gruppo tribunista venne dapprima espulso, nel 1909, dal Partito Operaio Socialdemocratico Olandese (Sociaal Democratische Arbeiders Partij, SDAP), a cui fece seguito la costituzione di un nuovo Partito Socialdemocratico (Sociaal-Democratische Partij, SDP), poi, il 9 novembre dello stesso anno, venne espulso anche dalla Seconda Internazionale, con una risoluzione che provocò un intervento in suo favore da parte dello stesso Lenin.
2-6 marzo 1919 - I Congresso della Terza Internazionale, Internazionale Comunista (Kommunistische Internationale, d'ora in poi IC) o Comintern (Komintern), sotto la presidenza di Grigorij Evseevič Zinoviev. Il Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista (CEIC) decide la costituzione del cosiddetto Bureau di Amsterdam (BdA), un apposito ufficio incaricato dello sviluppo e della gestione delle relazioni internazionali, allo scopo di rompere l'isolamento in cui versava il movimento comunista internazionale in America e in Europa Occidentale. La scelta dell'ubicazione dell'ufficio cadde su Amsterdam per due ordini di motivi: sia per la facilità di comunicazioni con l'America e l'Europa Occidentale da essa offerta in virtù della sua collocazione strategica del paese, sia perché l'Olanda di quel periodo è sede del primo e più importante partito comunista europeo. L'incarico è affidato al comunista olandese Sebald Justinus Rutgens con il seguente mandato: fondare un centro di propaganda comunista con il compito di pubblicare un bollettino in tre lingue - di cui uscirono soltanto due numeri, nei mesi di febbraio e marzo 1920, sotto il titolo di "Bulletin of Provvisional Bureau in Amsterdam of the Communist International" - mediante il quale raccogliere e diffondere informazioni sul movimento comunista dei diversi paesi e costituire un archivio internazionale di tutta la pubblicistica comunista dallo scoppio della rivoluzione russa in poi; stabilire relazioni politiche con i diversi partiti comunisti, già costituiti o in via di costituzione, dell'America e dell'Europa occidentale; organizzare nel minor tempo possibile una conferenza comunista internazionale (cfr. "L'Ordine Nuovo", n. 43, aprile 1920). Il BdA venne costituito nello stesso periodo di un altro ufficio dell'IC con il medesimo mandato, il cosiddetto Segretariato di Berlino, voluto espressamente da Lenin, che ne affidò la costituzione al comunista bavarese Wendelin Thomas in rappresentanza del Partito Comunista Tedesco - Lega di Spartaco (Kommunistische Partei Deutschlands-Spartakusbund, KPD-S) e a Karl Radek, agente di collegamento del Comintern presso lo stesso partito. Notevoli furono le divergenze politiche, se non tra l'uno e l'altro ufficio, entrambi deputati allo sviluppo e alla gestione delle relazioni internazionali dell'IC, tra i loro rispettivi gruppi direttivi. Ne fa testimonianza lo scontro programmatico che si consumò tra la direzione olandese e quella tedesca, e tra la stessa direzione tedesca e la sua base, in sede di elaborazione delle proposte di tesi per la conferenza comunista internazionale su cui entrambe stavano lavorando, e che ebbe luogo ad Amsterdam solo a seguito dei sanguinosi incidenti che interessarono Berlino il 13 gennaio 1920.
16-17 agosto 1919 - Conferenza di Francoforte sul Meno della KPD(S), dall'assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht - avvenuto il 15 gennaio 1919 ad opera dei Corpi Franchi (Freikorps) prussiani agli ordini del governo provvisorio del socialdemocratico Friedrich Ebert - sotto la direzione riformista di Paul Levi. La Conferenza sancisce l'inizio dello scontro interno tra il centro e la destra del partito e la sua corrente di sinistra, di tendenza consiliarista, che darà successivamente vita al Partito Comunista Operaio Tedesco (Kommunistische Arbeiterpartei Deutschlands, KAPD), la più importante organizzazione politica del comunismo di sinistra (Linkskommunismus) tedesco-olandese degli anni venti.
20-24 ottobre 1919 - II Congresso, detto di Heidelberg, della KPD(S), durante il quale viene messa in minoranza la corrente di sinistra del partito. Dopo il fallimento della Rivolta di Gennaio (Januaraufstand) del 4-5 gennaio 1919, sedata nel sangue dai Freikorps prussiani che, dopo violenti scontri, riuscirono a reprimere ogni residuo focolaio di resistenza operaia e proletaria, ristabilendo l'ordine sovrano, all'interno della KPD(S) si inasprisce lo scontro tra la direzione riformista del partito, decisa nonostante la gravità di quanto accaduto a prendere comunque parte alle elezioni per il rinnovo del gabinetto Ebert, e la volontà rivoluzionaria della maggior parte della sua base. Oggetto della contesa il rifiuto da parte dell'opposizione interna di avallare la sospensione, imposta dal comitato centrale, della lotta contro il parlamentarismo, i sindacati e i consigli d'azienda, fino ad allora combattuti in quanto istituzioni controrivoluzionarie. La corrente consiliarista della KPD(S), coerentemente con la sua impostazione rivoluzionaria, mirava alla valorizzazione dei consigli operai sorti in tutto il paese prima durante e dopo la Rivolta di Gennaio, contrapponendo la democrazia operaia a quella parlamentare. La direzione riformista di Paul Levi, che nel corso del dibattito congressuale si ritrovò completamente isolata dalla sua base, potendo tuttavia vantare il sostegno dello stesso Lenin che da lì a breve, nell'aprile 1920, pubblicò il suo opuscolo L'estremismo, malattia infantile del comunismo (Детская болезнь "левизны" в коммунизме), lungi dal ravvedervi una condizione necessaria alla presa del potere, vedeva in tale antiparlamentarismo l'indice di una regressione verso concezioni di matrice anarcosindacalista retaggio del passato. In realtà, come ha avuto modo di dimostrare Henk Canne Meijer, Il movimento dei Consigli in Germania (1919-1936), p. 7, "l'antiparlamentarismo della nuova corrente non aveva granché in comune con il 'sindacalismo rivoluzionario' e 'l'anarchismo'. Sotto molti aspetti esso ne rappresentava anche la negazione. Mentre l'antiparlamentarismo degli anarchici s'appoggiava sul rifiuto del potere politico, ed in particolare della dittatura del proletariato, la nuova corrente considerava l'antiparlamentarismo come una condizione necessaria alla presa del potere politico". Analogo lo scontro sulla questione sindacale, con i sostenitori dei consigli che invitavano gli operai a uscire dai sindacati, liquidati come dei meri apparati repressivi deputati alla gestione dell'economia e al controllo dell'erogazione del lavoro operaio, e ad aderire alle organizzazioni di fabbrica (Betriebs-Organisation) e la direzione del partito che spingeva invece per entrarvi, perseguendo l'obiettivo di conquistarne almeno alcune sedi territoriali al fine di riunificarle in una nuova centrale rivoluzionaria. A conclusione del dibattito, la maggior parte delle sezioni della KPD(S) si rifiutò di applicare le risoluzioni finali del Congresso, e la direzione del partito, accertata l'impossibilità di controllare la volontà rivoluzionaria della maggioranza dei suoi membri, si adoperò deliberatamente, non senza espedienti e macchinazioni, ai fini della scissione del partito. Scrive in proposito Enzo Rutigliano, Linkscommunismus..., p. 272n: "Congresso assai discusso e discutibile sul piano della effettiva rappresentanza dei delegati [quello di Heidelberg]: sembra che la direzione Levi abbia fatto di tutto per escludere i delegati contrari alla propria tendenza. Inoltre la propria risoluzione contro i futuri componenti la KAPD fu approvata con una risibile maggioranza; sì che in ogni caso - anche a non voler tener conto delle voci sulla nullità del Congresso stesso - la risoluzione non poteva in alcun modo rappresentare il Partito". Di fatto, la decisione di espellere la sinistra dal partito era già stata presa durante la Conferenza di Francoforte sul Meno, talché il Congresso di Heidelberg non fece altro che ratificare quanto già deliberato in altra sede.
La KPD-Opposizione (Kommunistische Partei Deutschlands-Opposition, KPD-O), questa la denominazione assunta dalla corrente di sinistra uscita sconfitta dal Congresso di Heidelberg, non si pronuncia immediatamente per la scissione, ma si raggruppa in tre correnti politiche distinte: Amburgo, Brema e Berlino-Essen. La corrente di Amburgo, punto di riferimento dell'intera opposizione subito dopo il Congresso di Heidelberg, spinge per la fondazione immediata di un nuovo partito. Riunita intorno a Heinrich Laufenberg e Friedrich Wolffheim, già esponenti dei Radicali di Sinistra (Linksradikalen), la corrente politica che riuniva i gruppi rivoluzionari della Germania del nord, e in procinto di spostarsi su posizioni nazional-bolsceviche, verrà presto messa in minoranza (cfr. Herman Gorter, Risposta a Lenin, 1920; "L'Internationale Communiste", n. 11). La corrente di Brema, già sede dei Comunisti Internazionali Tedeschi (Internationale Kommunisten Deutschlands, IKD) e centro dell'opposizione non scissionista di Otto Rühle, incaricata della costituzione dell'ufficio di informazione dell'opposizione, rappresenta in questa fase la maggioranza della sinistra, ancorché una sua componente non marginale, guidata da Becker e Fröhlich, deciderà di rientrare nella KPD(S) dove formerà una corrente di sinistra. L'ufficio compirà diversi tentativi, tutti rivelatesi fallimentari, per far valere i diritti dell'opposizione all'interno della centrale, che regolarmente non li rispetterà, incurante del fatto che questa rappresenti la maggioranza del partito. La corrente di Berlino-Essen, diretta da Herman Gorter e Karl Schröeder, rispettivamente futuro ideologo e futuro capo politico della KAPD; sarà quest'ultima corrente a prendere successivamente l'iniziativa di indire la conferenza di organizzazione della KPD(O) da cui nascerà la KAPD. Ad essa è attribuibile l'Appello per la formazione della KAPD pubblicato su "Die Aktion", nn. 15-16, del 10 giugno 1920.
13 gennaio 1920 - Manifestazione davanti al Reichstag a favore dei Consigli Operai. La polizia spara con le mitragliatrici sulla folla uccidendo 42 dimostranti.
3 febbraio 1920 - Conferenza internazionale comunista promossa dal BdA, che riunisce i delegati dei seguenti partiti comunisti occidentali: American Communist Party (Fraina, Nosowsky); British Socialist Party (Hodgson, Willies); Communistische Partij Holland (Bouman, De Visser, Gorter, all'epoca membro anche della KPD-O, Marmoury, Roland-Holst, Rutgers, Van Leuven, Wijnkoop); Kommunistische Partei Deutschlands-Spartakusbund (Stuker, delegato della corrente di sinistra, ma in rappresentanza dell'intero partito); Parti Communiste de Belgique (Van Overstraeten); Shop Stewards (Murphy); Workers Socialist Federation (Sylvia Pankhurst) (cfr. "Bulletin of Provvisional Bureau in Amsterdam of the Communist International", n. 2, marzo 1920, e "L'Ordine Nuovo" dello stesso periodo). Per le organizzazioni politiche che vi prendono parte, il più delle volte ancora allo stato soltanto embrionale, com'è nel caso della stessa KPD(O), la Conferenza costituisce la prima importante occasione di incontro e confronto internazionale, da cui poter ricavare indicazioni determinate, sia dal punto di vista programmatico che da quello organizzativo, da utilizzare anche a livello di intervento nazionale. Il principale obiettivo perseguito dai promotori della Conferenza, e della costituzione dello stesso BdA, è tuttavia soprattutto un altro, quello di creare le condizioni di possibilità necessarie, in termini di alleanze tattiche e strategiche da stipulare o già stipulate, per il consolidamento su scala internazionale del nuovo regime nato dalla rivoluzione sovietica. Così Enzo Rutigliano, ibid., pp. 18-20, riassume il contenuto delle Tesi e proposte per una conferenza comunista internazionale approntate dal BdA: "Le cinque tesi e i relativi chiarimenti sembrano a prima vista accettare il punto di vista dell'esecutivo (circolare Zinoviev) sull'uso rivoluzionario dei parlamenti borghesi, ma ad un più attento esame, esse introducevano un elemento nuovo di importanza capitale: 'man mano che la produzione capitalistica si disgrega e la situazione diviene più nettamente rivoluzionaria, l'azione parlamentare perde in importanza rispetto all'azione diretta delle masse (...). In questa circostanza, la classe operaia che si accinge ad organizzare la propria forza nei Consigli, potrà rinunciare ad ogni azione parlamentare'. Inoltre, nelle stesse tesi, il Bureau di Amsterdam, difenderà esplicitamente la Sinistra tedesca della KPD che in quei mesi era vittima delle persecuzioni di Paul Levi (culminate qualche mese più tardi con l'espulsione dal partito) che intendeva capovolgere la posizione astensionista che il partito si era data al momento della sua costituzione contro le posizioni della minoranza della quale facevano parte oltre allo stesso Levi, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. Conseguentemente alla linea politica espressa dianzi, le tesi prendevano posizione anche sulla questione delle autonomie tattiche dei vari partiti comunisti ribadendo che: '(...) non spetta ad un congresso internazionale stabilire se un paese si trova in una situazione rivoluzionaria. Ai comunisti di ciascun paese spetta decidere questo! La rivoluzione proletaria non si sviluppa in tutti i paesi come un movimento d'insieme. (...) Un congresso internazionale può fissare la tattica solo a grandi linee. Spetta ai comunisti di ciascun paese trarre le conseguenze per la pratica della lotta'. Anche questa presa di posizione, come si può arguire, era in netto contrasto con l'orientamento dell'Internazionale Comunista fondata sul principio della più rigida centralizzazione. Le tesi sulla questione dei sindacati erano ispirate allo stesso principio che animava le tesi sulla questione del parlamentarismo e, pur accettando la necessità dei sindacati come organizzazioni difensive della classe operaia denunciavano l'estremo grado di burocratizzazione da essi raggiunto nei paesi capitalistici avanzati dell'occidente. 'L'organizzazione sindacale diviene talvolta nelle mani di questi ultimi (i dirigenti burocrati) un organo del padronato per impedire o soffocare gli scioperi. (...) Essi cercano di rafforzare il sistema capitalistico invitando gli operai ad aumentare l'intensità del lavoro e si oppongono violentemente ad ogni attività rivoluzionaria delle masse'. Come si vede, nihil su sole novi! Da questa analisi comunque discende come conseguenza diretta la lotta contro i sindacati burocratizzati attraverso correnti di opposizione comunista all'interno prima, e con la formazione di nuove organizzazioni poi; indicando anche, laddove esistevano, di appoggiare le organizzazioni di sindacalisti rivoluzionari quali gli IWW in America e gli Shop Stewards in Inghilterra. Un altro punto importante del documento indicava quale unico compito del sindacato nella società socialista, la regolamentazione interna del lavoro, svalutandone così drasticamente il ruolo a vantaggio dei consigli di fabbrica ai quali sarebbe spettato il nucleo centrale della nuova organizzazione sociale: 'La base dell'edificazione di tutto il sistema amministrativo e politico, è l'unione degli esseri umani nel processo di produzione'. Questo motivo del ruolo spettante ai sindacati nella costruzione del socialismo sarebbe scoppiato, qualche anno dopo, al terzo congresso mondiale della Internazionale, con la relazione fatta da Alessandra Kollontaij che portava nel congresso l'eco della forte opposizione degli operai dei sindacati alla militarizzazione del lavoro voluta da Trotsky. Possiamo dunque individuare in queste tesi del Bureau di Amsterdam la prima trattazione di quei motivi di opposizione di sinistra all'interno dell'Internazionale Comunista che, più tardi nella KAPD avrebbero trovato più ampia trattazione e più articolata teorizzazione grazie soprattutto all'opera teorica di Hermann Gorter" (cfr. "Bulletin of Provvisional Bureau in Amsterdam of the Communist International", n. 1, febbraio 1920, pp. 1-4). L'ordine del giorno della Conferenza è composto da tredici punti e include tutti i temi all'epoca dibattuti nell'ambito dell'IC, a cominciare da quello della tattica e della strategia da adottare nella lotta rivoluzionaria del proletariato mondiale; dieci i rapporti sulla situazione interna e internazionale di altrettanti paesi occidentali, preparati e inviati per l'occasione a tutti i partiti ad essa aderenti. Diverso il caso delle sue risoluzioni finali, che sono in evidente contrasto con le finalità inizialmente perseguite dal CEIC moscovita, evidenziando per la prima volta l'esistenza di due diverse tendenze politiche all'interno del movimento comunista internazionale. Una tendenza di sinistra, fiduciosa in un prossimo sbocco rivoluzionario della crisi capitalistica nei paesi occidentali e critica nei confronti sia del parlamento che del sindacato in quanto istituzioni riformistiche, e una tendenza di destra che non si riconosce in tale analisi della fase, sostenendo la necessità di un lavoro di paziente infiltrazione delle organizzazioni comuniste in tutte le istituzioni dello stato borghese. Alla base di tale divergenza di posizioni la convinzione da parte della sinistra - che riunisce la maggioranza dei partiti comunisti convenuti ad Amsterdam - del diverso grado di sviluppo raggiunto dalle forze produttive e dai rapporti di produzione ad esse corrispondenti nei paesi capitalistici occidentali, e in particolar modo del minore rilievo in essi avuto dalle masse contadine povere rispetto al caso specifico dell'Unione Sovietica, assunto come paradigmatico dalla destra anche e soprattutto ai fini della definizione delle alleanze tattiche e strategiche della classe operaia (cfr. "Critica marxista", n. 1, 1971, pp. 152-177). Fin qui l'analisi, ma in realtà il vero scontro politico tra le due tendenze, l'una attestata su posizioni intransigenti tanto quanto l'altra incline al compromesso, verteva innanzitutto sul ruolo e la funzione da attribuire alla stessa IC: strumento della rivoluzione mondiale per la sinistra, strumento della difesa dello stato sovietico per la destra. Su un'altra posizione ancora, almeno per quanto riguarda la complessità della sua articolazione interna, il Partito Comunista d'Italia (PCd'I) che, pur annoverando tra le proprie fila una nutrita schiera di comunisti intransigenti, con a capo Amadeo Bordiga, rimase in questa fase ancora legato a Mosca rinunciando alle proprie parole d'ordine rivoluzionarie. La breve esperienza del BdA al quale, secondo le intenzioni iniziali dei suoi promotori, avrebbero dovuto fare riferimento tutti i partiti comunisti occidentali, si consuma nel giro di tre mesi. Il CEIC, nel tentativo di reagire alla minaccia che le sue risoluzioni finali costituivano per la conservazione dell'egemonia culturale della destra nell'ambito dell'IC, ne decreterà lo scioglimento anticipato nei primi giorni di aprile, attribuendo tutte le sue funzioni residue al Segretariato di Berlino. Il 15 maggio Radio Mosca attacca il Bureau di Amsterdam rendendo di dominio pubblico il fatto che il suo mandato fosse stato revocato. Il II Congresso dell'Internazionale Comunista, tenutosi a Mosca dal 19 luglio al 7 agosto, ne sancisce la condanna definitiva, portando anche all'espulsione del CPH dall'IC. Fu lo stesso Zinoviev a incaricarsi di pronunciare la scomunica ufficiale nella sua relazione sull'attività del CEIC, sostenendo che il Bureau di Amsterdam aveva favorito la scissione del movimento operaio tedesco e l'aumento delle contraddizioni in seno al movimento comunista internazionale.
25-26 febbraio 1920 - III Congresso della KPD(S) a Karlsruhe. Anche l'ufficio di informazione dell'opposizione, facente capo alla corrente di Brema, invia i propri rappresentanti con l'obiettivo di proporre degli emendamenti alle tesi di Heidelberg, confidando che l'IC si schieri in suo favore. Ciò nondimeno, il Congresso di Karlsruhe si pronuncerà ancora una volta a favore del fatto che i gruppi che non si riconoscono nelle tesi di Heidelberg debbano essere espulsi dal partito.
24 marzo 1920 - Disarmo della Rote Ruhrarmee, organizzazione armata la maggioranza dei cui militanti è legata alla KPD(O). L'opposizione perde ogni speranza di essere reintegrata nel partito, in considerazione anche dell'atteggiamento tenuto dal comitato centrale durante il putsch di Kapp del 13 marzo 1920.
4-5 aprile 1920 - Conferenza di organizzazione della KPD(O) a Berlino, in rappresentanza di circa 38.000 iscritti alla KPD(S). Fondazione della KAPD - organo di stampa, il "Quotidiano dei lavoratori comunisti" ("Kommunistische Arbeiter-Zeitung") - a cui aderiranno circa 800.000 membri della KPD(S), con la sola opposizione della corrente non scissionista di Otto Rühle. Nel nuovo partito confluisce la quasi totalità degli iscritti alla KPD(S), che perderà in tal modo tutti i suoi militanti più determinati e combattivi: membri della classe operaia impiegati nei diversi settori produttivi della grande industria, ma in prevalenza giovani e disoccupati, incattiviti dalla grave crisi economica in cui versava il paese dall'immediato dopoguerra, e altri ancora che vi si uniranno subito dopo la sua fondazione. Di particolare rilievo il contributo, sia in termini di uomini che di idee, dei distretti di Amburgo, Berlino-Essen e Brema della KPD(O) che daranno vita a tre correnti politiche distinte, tanto eterogenee quanto tra loro conflittuali, già all'atto della fondazione del partito: quella nazional-bolscevica che verrà tuttavia subito espulsa nel mese di agosto dello stesso anno (Tendenza Laufenberg, o Laufenberg-Richtung), quella maggioritaria favorevole a un dualismo organizzativo tra organizzazione politica e organizzazione economica del proletariato (Tendenza KAPD/AAUD, o KAPD/AAUD-Richtung) e quella favorevole invece a uno scioglimento immediato della stessa organizzazione politica nell'organizzazione economica (Tendenza AAUD-E, o AAUD-E-Richtung). La fondazione della KAPD sancisce la rottura definitiva della sinistra comunista tedesca con la linea politica imposta dalla direzione riformista della KPD(S), e con ogni ipotesi di uso rivoluzionario del parlamento e del sindacato da essa propugnata secondo le direttive dell'Internazionale C. Ciò nondimeno, prima ancora di essere stata l'esito di una mera scissione da una organizzazione politica ad essa preesistente, la sua fondazione è stata piuttosto il prodotto dell'autorganizzazione cosciente, ancorché contrassegnata da una notevole litigiosità interna, di migliaia di militanti comunisti dentro, fuori e ai bordi della KPD(S) che con il loro strappo organizzativo hanno saputo rifiutare per intero ogni eredità del passato. A cominciare da quella dei principi di organizzazione interna - fino ad allora uniformati ai vincoli maggioritari del cosiddetto "centralismo democratico" leninista, riassumibile nella formula "libertà di discussione, unità d'azione" - su cui conformare la struttura e il funzionamento del nuovo partito, edificato non a caso sulla base di un duplice livello organizzativo, in grado di garantire sia la rappresentanza politica che quella, per così dire, geografica dei suoi organi dirigenti. Un Comitato di gestione degli affari correnti (Geschäftsführung), deputato all'amministrazione ordinaria dell'organizzazione, e un Comitato centrale (Hauptausschuss), riunito ogni qualvolta occorresse assumere decisioni di altra valenza, comprendente quest'ultimo tutti i rappresentanti delle diverse sedi territoriali del partito, o Distretti, di modo che la sua linea politica potesse essere sottoposta alla verifica permanente dell'insieme dei suoi militanti. Come si evince dallo stesso Appello per la formazione della KAPD, in Enzo Rutigliano, Linkskommunismus..., p. 98, essa non è stata - o quantomeno non ha inteso essere - un partito comunista nel senso tradizionale del termine, essendosi altresì contrapposta tanto all'idea del "partito di massa" quanto a quella del "partito di quadri" allora prevalenti all'interno del movimento comunista internazionale. La KAPD, non foss'altro che per la sua fiducia dottrinaria nella volontà rivoluzionaria del proletariato tedesco, è stata un "partito delle masse" (Partei der Massen) e non un "partito di capi", come nel caso della KPD(S), o un "partito di massa" (Massenpartei) come in quello del Partito Comunista Unificato di Germania (Vereinigte Kommunistische Partei Deutschlands, VKPD, nato nel dicembre 1920 dalla successiva fusione tra la destra della KPD-S e la sinistra dell'USPD). Dal punto di vista del suo gruppo dirigente, non soltanto ogni "partito di quadri", ma anche ogni "partito di massa" andava di per se stesso considerato come un "partito di capi" nella stessa misura in cui "parlare di masse era un linguaggio tipico dei capi". Nonostante ciò, come scrivono Denis Authier e Jean Barrot, Il KAPD e l'AAUD-E, p. 1, anche la concezione del partito vigente nell'ambito della KAPD si ritroverà esposta alla medesima contraddizione logica, e anch'essa nella stessa misura in cui anche un "partito delle masse" si riduce necessariamente - come è puntualmente accaduto anche nel suo caso - in un piccolo gruppo quando queste masse cessano di essere rivoluzionarie. Notevoli, anche sotto questo profilo, le similitudini con il Partito Comunista d'Italia (PCd'I): il ricorso a quello che Amadeo Bordiga chiamava il "centralismo organico", il rifiuto della conquista della maggioranza prima della fase rivoluzionaria, l'idea del partito-programma e, non ultima, una certa sopravvalutazione del ruolo del partito (composto da elementi radicali ritenuti capaci di difendersi dall'accerchiamento capitalistico grazie alla forza dei loro principi) e delle stesse organizzazioni operaie (organizzazioni unitarie nel caso della KAPD, sindacati in quello del PCd'I).
Nello stesso mese di aprile, si svolge ad Hannover il I Congresso di unificazione delle organizzazioni di fabbrica, a cui prendono parte delegazioni provenienti dalle principali regioni industriali della Germania, a cominciare da quelle dei porti di Amburgo e di Brema. La polizia interviene e riesce a disperdere il congresso, ma solo a unificazione già avvenuta. E' l'atto di nascita, oltremodo travagliato, dell'Unione Generale dei Lavoratori di Germania (Allgemeine Arbeiter-Union Deutschlands, AAUD). Tutte le organizzazioni di fabbrica convenute ad Hannover si erano costituite in modo spontaneo e indipendente nel corso degli scioperi selvaggi degli anni precedenti, primo tra tutti quello dei minatori della Ruhr del 1919, e ciascuna di esse manterrà la massima indipendenza e la più grande libertà di azione - consistente in attività di propaganda e di sostegno ai comitati di sciopero che continuavano a sorgere spontaneamente in tutta la Germania - anche all'interno dell'Unione. La composizione di classe del nuovo movimento, che rinviene nel modello dei consigli operai la sua forma di organizzazione di riferimento, vede nell'operaio specializzato della grande industria manifatturiera - maestranze che all'epoca potevano vantare competenze tecniche pari, se non superiori, a quelle dei quadri - la figura professionale in essa egemone. Ciò nondimeno, due furono i principi organizzativi di fondo dell'AAUD: gli operai si uniscono su base di impresa e non di mestiere, le organizzazioni di fabbrica si raggruppano su base regionale e non per categorie come avveniva, e tuttora avviene, nel caso dei sindacati classici, siano essi riformisti che rivoluzionari. Scrive Henk Canne Meijer, op. cit., p. 5: "A quell'epoca in Germania, i sindacati contavano più membri di quanti non ne avevano mai avuti e di quanti dovevano averne poi. Così, nel 1920 i sindacati d'osservanza socialista raggruppavano quasi 8 milioni di persone che versavano quote nelle 52 associazioni sindacali; i sindacati cristiani avevano più di un milione di aderenti; e i sindacati padronali, i gialli, ne riunivano quasi 300.000. Inoltre, vi erano delle organizzazioni anarco-sindacaliste (FAUD) ed anche alcune altre che, un poco più tardi, dovevano aderire all'ISR (Internazionale Sindacale Rossa, dipendente da Mosca). All'inizio l'AAUD non riunì che 80.000 lavoratori (aprile 1920); ma la sua crescita fu rapida e, alla fine del 1920, questo numero passò a 300.000". Benché il compito dichiarato delle organizzazioni di fabbrica non fosse mai stato quello, riconosciuto come prerogativa esclusiva dei comitati di sciopero spontanei, di formulare delle rivendicazioni specifiche sul terreno politico o sindacale, ai membri fondatori dell'AAUD fu subito evidente che la classe operaia non avrebbe mai potuto conquistare e organizzare il potere economico e politico per mezzo delle organizzazioni consiliari senza prima aver sconfitto tutte quelle forze sindacali, ma anche parlamentari, che si opponevano al potere dei consigli operai. Laddove, come ha scritto Herman Gorter, La vittoria del marxismo, p. 95, "gli opportunisti combattevano prima di tutto la teoria marxista della rivoluzione violenta. Essi la sostituivano con una teoria di evoluzione progressiva del capitalismo al socialismo", l'AAUD si proponeva invece di realizzare la dittatura del proletariato una volta riunito tra le proprie fila l'intera classe operaia tedesca. Da qui il suo legame con la KAPD, con la quale collaborò strettamente per tutto il corso della sua esistenza, nonostante il dissenso di un certo numero di suoi aderenti, soprattutto ad Amburgo, a Francoforte e in Sassonia, che ne prenderanno successivamente le distanze.
Maggio 1920 - Otto Rühle scrive La rivoluzione non è affare di partito. Il testo venne pubblicato per la prima volta, sotto il titolo di Un nuovo partito comunista?, sulla rivista "Die Aktion", fondata a Berlino poco prima della guerra da Franz Pfemfert. Le tesi esposte nell'articolo saranno poi sviluppate in Questioni di base sull'organizzazione (1922) e Dalla rivoluzione borghese alla rivoluzione proletaria (1924). Il testo sancisce la rottura definitiva di Rühle, all'epoca ancora attestato su posizioni non scissioniste nei confronti della KPD(S), con la concezione leninista della forma-partito (e della forma-sindacato ad essa corrispondente) di cui ravvisa la sopravvivenza anche nella KAPD. Ad essa egli contrappone l'idea, nel testo ancora in fieri, dello sviluppo di una "organizzazione unitaria" della classe operaia, vale a dire di una organizzazione unificata sia sul piano politico che su quello economico, che all'atto della sua costituzione verrà a costituire una delle prime esperienze storiche di autonomia operaia organizzata. Ma prima ancora sancisce la rottura, non solo con la forma-partito tout court, tanto nella sua declinazione liberale che in quella socialdemocratica e comunista, in quanto organizzazione della separazione delle masse dai capi e della lotta economica dalla lotta politica, ma con lo stesso parlamentarismo borghese e la sua critica interna, in quanto strumenti del dominio di classe e della sua riproduzione. Dal suo punto di vista, forgiatosi nell'ambito della disputa antiparlamentarista e antisindacalista della corrente di sinistra della KPD(S), tanto i partiti quanto i sindacati andavano intesi alla stessa stregua di organizzazioni burocratiche da disarticolare e porre al servizio dell'idea consiliarista, l'unica in grado di permettere una partecipazione diretta della classe alle decisioni che la riguardano. A questo soltanto, per il movimento operaio tedesco di prima della guerra, formatosi nel corso della lotta per la democrazia parlamentare e per le riforme sociali, si riduceva invece la funzione delle lotte operaie: alla conquista elettorale dello Stato democratico borghese, leva del socialismo attraverso la progressiva nazionalizzazione della sfera economica e sociale. Scrive Henk Canne Meijer, ibid., p. 11: "In linea di massima l'ideologia dominante negli ambienti politici e tra le masse era basata sulla creazione del capitalismo di Stato. Beninteso, vi erano parecchie sfumature, ma tutta questa ideologia poteva essere riportata ad alcuni principi molto semplici: lo Stato, per mezzo delle nazionalizzazioni, dell'economia controllata, delle riforme sociali ecc. sarebbe stato il tramite che avrebbe permesso di realizzare il socialismo, mentre l'azione parlamentare e sindacale rappresentavano l'essenziale dei metodi di lotta. Da allora i lavoratori non lottarono affatto come una classe indipendente, mirante prima di tutto a realizzare i propri fini, e dovettero affidare la gestione e la direzione della lotta di classe a capi parlamentari e sindacali. Va da sé che in questa ideologia partito e sindacato apparivano agli occhi degli operai come degli elementi costitutivi dello Stato, a cui aspettava la gestione e la direzione della futura società comunista". Da qui la liquidazione dell'intero percorso parlamentare della classe operaia così come si era venuto progressivamente delineando nell'esperienza politica dell'SPD e dell'USPD, prima, e della stessa KPD(S) poi, in quanto dominato esclusivamente dalla preoccupazione di ottenere anche per la classe operaia il vantaggio fittizio di poter godere di uno spazio di manovra legale, limitandosi perciò stesso a portare a compimento il solo programma democratico formale della borghesia liberale, riconciliando di fatto la classe operaia con il potere dominante. Scrive Rühle: "La rivoluzione non è affare di partito. I tre partiti socialdemocratici hanno la presunzione di considerare la rivoluzione come un loro proprio dominio esclusivo e di proclamare che la vittoria rivoluzionaria è il loro fine in quanto partiti. La rivoluzione è questione - politica ed economica - che riguarda la totalità della classe proletaria. Soltanto il proletariato in quanto classe può condurre la rivoluzione alla vittoria. Tutto il resto è superstizione, demagogia, ciarlataneria politica". L'obiettivo di Rühle, egli stesso interno al processo costituente della KAPD, è quello di costruire le condizioni di possibilità utili a restituire alla classe operaia la sua vocazione di classe per sé, sgombrando il campo da tutte le illusioni parlamentari (e sindacali) più o meno gradualistiche fino ad allora perseguite, attribuendo alla sua organizzazione unitaria il compito di riunire tutte le sue componenti più avanzate, schierate a favore della lotta di classe, del sistema dei consigli e della dittatura del proletariato. Il riferimento organizzativo di Rühle si indirizza al modello organizzativo di quella Allgemeine Arbeiter-Union Deutschlands - Einheitsorganisation (AAUD-E), che troverà tuttavia costituzione solo nel mese di ottobre 1921, ma la cui struttura e il cui funzionamento sono qui già ampiamente anticipati. "L'AAU affonda le proprie radici nelle singole imprese, si articola secondo i diversi rami d'industria, dal basso verso l'alto, in forma federata alla base e organizzata secondo il sistema degli uomini di fiducia rivoluzionari al vertice. La sua spinta procede dal basso verso l'alto, a partire dalle masse operaie. Si eleva in conformità con esse. Essa è la carne e il sangue del proletariato. La forza che la spinge è l'azione delle masse; la sua anima è il soffio ardente della rivoluzione. Essa non è una creazione di capi, non è una costruzione sottilmente congegnata. Non è un partito politico fatto di bonzi stipendiati e dedito alla chiacchiera parlamentare. E non è nemmeno un sindacato. Essa è il proletariato rivoluzionario". Le tesi contenute nell'articolo di Rühle, che è a tutti gli effetti un documento critico sui limiti costitutivi del dualismo organizzativo immanenti al progetto politico della stessa KAPD, saranno all'origine di tutte le successive divergenze e scissioni che si registreranno nella pur breve esistenza di questo partito, ancorché esse siano state alimentate anche dal fatto che a sostegno di tali tesi si siano spesso schierati, almeno in tutta una prima fase, individui e gruppi appartenenti essi stessi ad un partito o, se non altro, ad una sua corrente, la KPD(O), restituendo perciò stesso l'impressione che l'unico partito invitato a sciogliersi in una organizzazione unitaria fosse la sola KAPD. L'articolo di Rühle determinerà in ogni caso lo sviluppo all'interno della KAPD di almeno due diverse tendenze a proposito della questione dell'autodissoluzione del partito e del carattere obsoleto della sua stessa forma: scioglimento immediato o dopo un "certo periodo", laddove la seconda tendenza sarà a sua volta all'origine di ulteriori suddivisioni a proposito della corretta delimitazione di tale "periodo". Ciò nondimeno, almeno in un primo tempo, anche i sostenitori della costruzione immediata dell'organizzazione unitaria, non essendo sufficientemente numerosi tra le fila del proletariato, non potranno far altro che unirsi essi stessi al nuovo partito accettandolo come "un male necessario", così come lo definirà Karl Schröeder nel suo Agli arbori della nuova società.
I delegati della KAPD Franz Jung e Jan Appel giungono a Mosca, ad essi si aggiungono Otto Rühle, in giugno, e August Merges il mese successivo. Si accende il contrasto sul parlamentarismo e sull'attività sindacale all'interno dell'IC (Cfr. L’Estremismo... di Lenin). A livello internazionale, lo scontro coinvolgerà anche Hermann Gorter, Anton Pannekoek, Henriette Roland-Host e Sylvia Pankhurst.
Maggio-giugno 1920 - Scoppiano delle sommosse contro la fame. Il parlamento approva un progetto di legge, pronto da parecchi mesi, per disarmare tutti i civili in possesso di armi. La KAPD ritiene che questa iniziativa provocherà delle reazioni di difesa che occorrerà "spingere in avanti", si concentrerà su questo obiettivo, ma andrà incontro allo scacco poiché sarà la sola organizzazione a battersi.
8 agosto 1920 - La rivista "Il Soviet", diretta da Amadeo Bordiga, pubblica La vittoria del marxismo di Hermann Gorter. Scrive Gorter, op. cit., p. 95: "La guerra mondiale e la rivoluzione che essa ha generato hanno mostrato in una maniera evidente che non vi è che una sola tendenza nel movimento operaio che mena realmente i lavoratori al comunismo. Solo l'estrema sinistra dei partiti social-democratici, le frazioni marxiste, il partito di Lenin in Russia, di Bela Kun in Ungheria, di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht in Germania hanno trovato il buono ed unico cammino. La tendenza che ha avuto sempre per fine l'abbattimento del capitalismo colla violenza. La tendenza che all'epoca dell'evoluzione, dello sviluppo pacifico faceva uso della lotta politica e dell'azione parlamentare per la propaganda rivoluzionaria e per l'organizzazione del proletariato. La tendenza che ora fa uso della forza dello Stato per la rivoluzione. La medesima tendenza che ora ha anche trovato il mezzo di spezzare lo stato capitalista e di trasformarlo, in stato socialista, il mezzo per cui si costruisce il comunismo: i Consigli Operai, che richiudono in se stessi tutte le forze politiche ed economiche".
Agosto 1920 - II Congresso della KAPD. La Commissione Esecutiva, presieduta da Erdmann, Friedrich e Stahl, vara il Programma del partito. Suo obiettivo immediato, e principale elemento di differenziazione nei confronti della KPD(S), l'abolizione della democrazia borghese e l'instaurazione della dittatura del proletariato, ancorché in contrapposizione con il modello sovietico di costruzione del socialismo, considerato come una mera "dittatura del partito", così come con lo stesso modello di organizzazione leninista del partito, conosciuto sotto il nome di "centralismo democratico". La KAPD, coerentemente con la sua impostazione massimalista ed antiburocratica, respinge la partecipazione alle elezioni parlamentari, il lavoro nei sindacati riformisti e opportunisti, quello nelle istituzioni borghesi e, ancora più in generale, tutti i metodi di lotta tendenzialmente orientati all'occultamento dell'antagonismo di classe, e che in quanto tali inibiscano l'autocoscienza del proletariato e lo sviluppo del processo rivoluzionario. Ad essi, la KAPD contrappone l'"idea dei consigli" (in tedesco: Räteidee), l'organizzazione in consigli, tanto nella fabbrica quanto nella società ("consigli di fabbrica rivoluzionari" e "consigli politici operai"), come forma di organizzazione autonoma e strumento di "dittatura dal basso" della classe operaia. Un'idea che da lì a breve conquisterà un posto fondamentale, ancorché discusso e discutibile nei suoi esiti finali, nella storia dell'intero movimento comunista internazionale. Questo, ed altro ancora, si legge nel programma del partito. La sua principale attività consistette soprattutto nell'analisi economica e politica, nella propaganda antiparlamentare e antisindacale in quanto denuncia della politica borghese degli altri partiti e sindacati, nel continuo appello alla formazione di comitati d'azione rivoluzionari tra gli operai e i disoccupati. Se fino ad allora il potere della classe operaia era concentrato pressoché esclusivamente nei sindacati riformisti in quanto organizzazioni centralizzate, ora esso viene decentrato sulle organizzazioni di fabbrica diffuse sul territorio, restituendo perciò stesso al proletariato tedesco la possibilità di esercitare direttamente il proprio potere. Almeno sul piano teorico, un passo decisamente in avanti sul terreno dell'organizzazione di classe. In realtà, la rottura con il centralismo democratico non si tradusse mai nella rimessa in discussione, altrettanto importante ai fini della costruzione dell'autonomia operaia, del dualismo organizzativo tra partito e sindacato e, almeno nella sua tendenza maggioritaria, la KAPD continuò nei fatti a concepire la sua funzione di organizzazione di partito in opposizione a quella dell'AAUD, l'organizzazione sindacale ad esso collegata. La funzione delle organizzazioni di fabbrica, così come viene definita nello stesso programma del partito, era da un lato la distruzione dei sindacati in quanto organizzazioni controrivoluzionarie, finalizzate a contrapporsi alla presa del potere da parte del proletariato, e dall'altro la costruzione della società comunista, di cui le stesse organizzazioni di fabbrica venivano considerate il fondamento. Diverso il caso del partito, la cui funzione deputata, che esso era chiamato ad assolvere in presa diretta con le organizzazioni di fabbrica, di cui avrebbe dovuto contribuire a definire la strategia e le pratiche di lotta, era la raccolta degli elementi più avanzati della classe operaia in base al suo programma, secondo la più classica impostazione del partito d'avanguardia. "Herman Gorter, uno dei principali teorici di questa corrente, giustificava cosi la necessità d'un piccolo partito politico comunista: 'La maggioranza dei proletari sono nell'ignoranza. Essi hanno delle deboli nozioni d'economia e di politica, non sanno granché degli avvenimenti nazionali e internazionali, dei rapporti che esistono tra questi ultimi e dell'influenza che essi esercitano sulla rivoluzione. Essi non possono accedere al sapere in ragione della loro situazione di classe. E' per questo che essi non possono agire al momento giusto. Essi agiscono quando non dovrebbero e non agiscono quando dovrebbero. Cosi sbagliano molto spesso'" (citato in Henk Canne Meijer, op. cit., p. 8). Notevoli in questo senso le similitudini che si registrano tra la concezione dei consigli operai all'epoca vigente nella KAPD, o quanto meno nella sua corrente maggioritaria, e quella nello stesso periodo veicolata dalla rivista "Il Soviet" diretta da Amadeo Bordiga, secondo la quale i consigli operai andavano concepiti, non come delle mere strutture di contropotere operaio di carattere gestionistico, deputate vale a dire alla sola gestione operaia del processo produttivo (come nel caso dell'"Ordine Nuovo" di Antonio Gramsci), ma come delle vere e proprie strutture di esercizio del potere operaio, sottoposte alla direzione politica del partito comunista, e indirizzate contro lo stato capitalistico in quanto tale. Secondo Precari Nati, I Consigli Operai: cenni storici e valutazioni, "i limiti di questa interpretazione erano il livello organizzativo di questo schema che prevedeva uno sviluppo dei consigli operai in un'economia industriale classica e la facile contrapposizione di strutture operaie rivoluzionarie che si sbarazzavano della contrattazione sindacale invocando un crollo del sistema capitalista imminente, non presagendo la capacità di autoconservazione e recupero delle strutture riformiste. Non vi era posta attenzione alle stratificazioni all'interno della classe, e parallelamente si concepivano già come prefigurazione della società futura".
Il Comitato Centrale della KAPD espelle Heinrich Laufenberg e Friedrich Wolffheim, già membri fondatori del partito in rappresentanza della corrente di Amburgo, per deviazionismo nazional-bolscevico. Un'espressione, quest'ultima, derivante dalla giustapposizione di due termini all'apparenza inconciliabili, genericamente utilizzati per designare due tradizioni politiche considerate tra loro contrapposte e irriducibili, non sprovvista essa stessa di una certa ambiguità intrinseca. Un appellativo, quello di nazional-bolscevichi, ad essi attribuito a causa di alcune loro prese di posizione di carattere social-patriottico, che Laufenberg e Wolffheim, da sempre militanti della sinistra comunista anti-leninista, respingeranno con decisione, poiché dal loro punto di vista esso non rifletteva il vero significato del loro approccio politico, che sarebbe stato più propriamente da intendersi come nazional-comunista. All'origine del provvedimento, la decisione da parte dei due esponenti amburghesi di dar luogo alla fondazione di una Libera unione per lo studio del comunismo tedesco (Freien Vereinigung zum Studium des deutschen Kommunismus), finalizzata a trasmettere anche alla piccola e media borghesia, particolarmente sensibile ai motivi della propaganda nazionalista contro il Trattato di Versailles del 18 gennaio 1919, l'interesse politico ad una possibile alleanza di una Germania avviata sulla strada del socialismo con la Russia sovietica. Un'operazione politica, quest'ultima, condotta congiuntamente ad elementi provenienti dall'ambiente nazional-rivoluzionario tedesco, a cominciare da alcuni circoli degli ufficiali con convinzioni socialiste, attraverso la quale essi tentarono di mobilitare tutte le classi sociali, con la sola esclusione dell'alta borghesia, che le conseguenze della guerra avevano precipitato verso la classe operaia, al fine di realizzare l'unità di quella che chiamavano la "nazione proletaria" intorno all'idea di rivoluzione, dar costituzione ad una "Wermarcht popolare" e riprendere la lotta contro l'imperialismo. "La nazione borghese sta morendo e la nazione socialista cresce", ha scritto Laufenberg. "L'idea nazionale ha cessato di essere uno strumento di potere nelle mani della borghesia contro il proletariato e si è rivoltata contro di essa. La grande dialettica della storia ha fatto dell'idea nazionale uno strumento di potere del proletariato contro la borghesia". "I consigli", ha scritto Wolffheim, "stanno diventando l'elemento della riunificazione nazionale, della organizzazione nazionale, della fusione nazionale, perché essi sono l'elemento di base, la cellula originaria del socialismo". Prima della loro espulsione dalla KAPD, Laufenberg e Wolffheim, oltre ad essere stati dei dirigenti politici e sindacali di primo piano del movimento dei consigli amburghese, furono anche degli intellettuali di riferimento per tutta una certa area della sinistra comunista tedesca interessata alla questione nazionale. Heinrich Laufenberg (pseudonimo, Karl Erler; Colonia, 19 gennaio 1872 - Amburgo, 3 febbraio 1932) fu autore nel 1911 del primo volume di una Storia del movimento operaio ad Amburgo, Altona e dintorni (Geschichte der Arbeiterbewegung in Hamburg, Altona und Umgegend), il cui secondo volume fu completato soltanto vent'anni dopo, a poca distanza dalla sua morte. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, dopo essere stato sollevato dall'incarico fino ad allora ricoperto di storico del Partito Socialdemocratico Tedesco (Sozialdemokratische Partei Deutschlands, SPD) a causa delle sue posizioni politiche di tipo radicale, entrò a far parte della corrente di sinistra della socialdemocrazia tedesca, influenzata dalle idee consiliariste di Herman Gorter e Anton Pannekoek, che si oppose in massa ai crediti di guerra votati all'unanimità dal parlamento il 4 agosto 1914. Un voto, quello dato in favore della concessione dei crediti di guerra richiesti dal governo, che rivelarono il carattere essenzialmente social-imperialista della socialdemocrazia tedesca. Dello stesso anno è la pubblicazione di Imperialismo e democrazia. Commenti sulla Prima guerra mondiale (Imperialismus und Demokratie. Ein Wort zum Weltkrieg), un violento phamplet contro la politica di pace sociale (Burgfriedenspolitik) propugnata dalla SPD per l'intera durata del conflitto, che assurse anche a manifesto politico di tutto il cosiddetto "nazional-comunismo amburghese". Il volume, scritto a quattro mani con Friedrich Wolffheim (Berlino, 30 ottobre 1888 - Lager di Ravensbrück, 17 marzo 1942), da poco rientrato ad Amburgo da San Francisco, dove dal 1910 al 1913 fu membro dell'Industrial Workers of the World (IWW) e del Socialist Party of America (SPA), nonché redattore de "L'avanguardia della Costa Pacifica" ("Vorwärts der Pacific-Küste"), organo di stampa dell'SPA destinato ai lavoratori di lingua tedesca, sancisce l'inizio del loro sodalizio politico. Un sodalizio fondato, ancor più che sulla comune convinzione del carattere storicamente obsoleto delle vecchie forme di organizzazione operaia, nel caso di Wolffheim maturata nel corso della sua esperienza politica e sindacale nei ranghi del movimento operaio americano, sul rifiuto altrettanto condiviso della "Sacra Unione" che condusse la stessa socialdemocrazia tedesca ad associarsi alla follia di quella che reputavano essere la prima guerra civile conosciuta dal continente. Nel 1916 Laufenberg e Wolffheim fondano il quotidiano nazional-comunista amburghese "La lotta" ("Der Kampf"), che costituirà la loro principale tribuna politica, e iniziano a collaborare alla rivista "Politica operaia" ("Arbeiterpolitik"), pubblicata a Brema da Johann Knief. Prendono poi parte alla fondazione dei Linksradikalen e, in qualità di loro rappresentante, Wolffheim si incontrerà successivamente con gli spartachisti berlinesi al fine di preparare l'insurrezione del 1918. Wolffheim propugnerà un rapido ritorno alla pace sotto l'egida della rivoluzione socialista, insistendo tuttavia sulla necessità che il fronte di guerra non avesse a collassare a causa dell'insurrezione e opponendosi agli appelli alla diserzione di massa lanciati da parte di alcuni leader spartachisti. Ha scritto a loro riguardo Rébellion, I padri del "nazional-comunismo" tedesco: Heinrich Laufenberg e Fritz Wolffheim: "Se il loro attivismo contro il conflitto li spinse a richiedere l'immediata cessazione delle ostilità e una giusta pace tra i belligeranti, essi si mostreranno tuttavia ostili a qualsiasi forma di appello al sabotaggio della difesa nazionale, che per loro avrebbe significato soltanto fare il gioco dell'imperialismo avverso contro l'imperialismo 'nazionale'. Si noti che, a tal proposito, nessuno dei due si rifiuterà di essere mobilitato per andare a combattere sul fronte. Il periodo della guerra farà maturare in loro l'idea che la nazione sia un 'tutto', vale a dire una comunità legata da una cultura, una lingua, ma anche da un'economia. Heinrich Laufenberg e Fritz Wolffheim distingueranno due funzioni dell'economia: la prima è una funzione di sfruttamento, da parte di una minoranza, della maggioranza e la seconda è una funzione vitale concernente l'esistenza della 'totalità', vale a dire della nazione. Il ruolo dei socialisti rivoluzionari, quello di superare lo sfruttamento capitalistico affinché possa crescere la comunità nazionale. Nel caso della Germania, essi ritenevano che l'unità nazionale guidata con la forza dalla borghesia fosse un fallimento, per la sua incapacità di suscitare un comune spirito comunitario. E che spettasse alla classe operaia il compito di realizzare l'unità tedesca attorno ai principi del socialismo. Nel contesto della guerra, per il proletariato, che per quanto detto ha una vocazione nazionale, potrebbe essere necessario accettare il fatto di essere arruolato in un esercito 'nazionale', nonostante il carattere borghese dello Stato. Il proletariato, essendo esso stesso la nazione, deve difendere i propri interessi. Ma la subordinazione militare non è anche subordinazione politica, poiché i fini del proletariato sono totalmente differenti da quelli del capitale. Il popolo è il nemico delle guerre imperialiste: 'Quando il suo dominio economico è salvaguardato dalla difesa delle proprie frontiere, il proletariato deve prendere partito senza riserve in favore della pace'. E' attraverso l'opposizione alla guerra che si forgia il nuovo approccio al socialismo di Wolffheim e Laufenberg. Esso troverà il suo campo di applicazione negli sconvolgimenti che colpiranno la Germania dopo l'armistizio del 1918. Questa nuova idea, è quella dei consigli operai a cui essi si uniranno nel 1917". Il 6 novembre 1918 scoppia la rivoluzione ad Amburgo (Novemberrevolution, in italiano: Rivoluzione di Novembre). I soldati ammutinati, incoraggiati dai Linksradikalen, proclamano la Repubblica socialista. Durante i giorni della rivoluzione, Laufenberg e Wolffheim furono entrambi tra i maggiori dirigenti del Consiglio degli Operai e dei Soldati (Reichskongress der Arbeiter und Soldatenräte) di Gross-Hamburg che assumerà il controllo della città, moltiplicando le misure sociali, rimettendo in discussione la legittimità politica dei sindacati riformisti e non esitando a collettivizzare neppure le fabbriche dei padroni più recalcitranti. Di esso Laufenberg divenne anche presidente dal 12 novembre 1918 al 20 gennaio 1919, allorché i socialdemocratici, divenuti progressivamente maggioritari, lo obbligheranno a dimettersi dal suo posto, consegnando la città all'esercito regolare che liquiderà la rivoluzione. Sempre nel 1919 aderiscono alla KPD(S), in cui divennero portavoci insieme a Otto Rühle della corrente di sinistra antiparlamentarista e antisindacalista, e dalla quale furono espulsi nel mese di ottobre dello stesso anno, seguiti a stretto giro dall'intera corrente di sinistra. Fece seguito la fondazione del Partito Comunista di Amburgo - Sezione dell'IWW (Kommunistische Partei Hamburg - Sektion der IWW, KPH/IWW), poi confluito nella KAPD nel mese di aprile 1920, e la partecipazione al processo costituente dell'AAUD. Nel mese di agosto 1920, a soli quattro mesi dalla loro adesione al partito, vengono espulsi anche dalla KAPD, a causa anche delle pressioni da essa ricevute sia dalla KPD(S) che dallo stesso Lenin affinché venisse liquidata la corrente nazional-comunista amburghese, la prima a condannare il carattere capitalistico e la deriva totalitaria del regime imposto da Lenin, a cui pure non mancherà di riconoscere il fatto di aver voluto tutelare espressamente il diritto all'autodeterminazione delle nazioni, così come si legge sia nella Costituzione sovietica che nel secondo paragrafo del I articolo della Dichiarazione dei diritti dei lavoratori in cui è scritto: "La repubblica russo-sovietica è basata sulla base di una federazione di libere nazioni". Nello stesso anno, pubblicano un secondo pamphlet intitolato Nazione e classe operaia, in cui sostengono che, sebbene il fine ultimo del comunismo in quanto dottrina della lotta di classe del proletariato sia la distruzione del sistema capitalistico mondiale e la sua sostituzione con una comune dell'economia mondiale (Weltkommune), la lotta tra la borghesia e il proletariato comincerebbe innanzitutto in ogni singola nazione e che il proletariato di ogni singola nazione, per realizzare la propria compiuta emancipazione economica e politica dal dominio della borghesia, ne dovesse innanzitutto conquistare e distruggere lo Stato in quanto comitato d'affari della classe dominante. Scrivono Laufenberg e Wolffheim: "La posizione del proletariato nei confronti della nazione fu esposta nel Manifesto di Marx: 'I lavoratori non hanno patria. Non gli si può togliere quel che non hanno. Nella misura in cui il proletariato deve conquistare il potere politico, ergersi a classe nazionale e costituire se stesso come nazione, è ancora nazionale seppur non nel senso borghese'. I proletari sono senza-beni e senza-terra. E come senza-terra sono anche senza patria. Lottando per distruggere la società borghese il proletariato dirige la sua lotta contro lo stato borghese e contro l'organizzazione borghese dello stato. Ma nel momento in cui il proletariato si aggrega all'interno dello stato borghese come classe nazionale per sollevare la sua organizzazione di classe al livello di organizzazione nazionale attraverso il superamento dello stato borghese, si impadronisce della terra e delle sue ricchezze. Così cessa di essere spossessato, senza terra e senza patria. Così il proletariato è diventato esso stesso nazione e non può più esser anti-nazionale perché non può andare contro se stesso. Diventa così il portatore della cultura nazionale e dell'idea nazionale". Un'idea, quella di nazione, che Laufenberg e Wolffheim, lungi dall'assumere e fare propria in quanto tale, come una non meglio precisata identità comune e condivisa ereditata da un passato anch'esso non meglio precisato, così come il predominio ideologico della borghesia imponeva alla loro epoca, ridefiniscono in funzione della storia delle classi che se ne sono di volta in volta impossessate o che, così come nei loro auspici, erano chiamate a impossessarsi: "Il termine 'nazione', scrivono, è di origine latina e nell'antichità non ha una valenza corrispondente all'uso politico odierno. Questo termine definisce quello che noi chiamiamo "Landsmannschaft". Solo nel medioevo questa parola assume un valore politico. Il dominio della nobiltà tedesca e dei liberi contadini, che si estendeva dalla foce del Rhein della Maas e della Schelde fino al Kurland, ai Carpazi e al sud fino all'Italia, a cui furono aggregati Polonia, Ungheria e Spagna (attraverso incroci dinastici), tutto questo fu chiamato Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca. Più tardi i concetti di stato e nazione diventarono un marchio dell'era borghese. La lotta politica della borghesia fu fatta contro il potere feudale e la sua organizzazione economica e statale. L'economia feudale è un economia a riproduzione semplice. Ogni villaggio, ogni città producevano quello che loro stessi consumavano. Il loro ristretto commercio di scambio si limitava a generi di lusso. Una barriera di dazi e gabelle si estendeva su tutto il paese, per mantenere la protezione dell'economia locale. Questo modo di produzione corrispondeva all'organizzazione statale. Si basava su rapporti di vassallaggio personali. Indipendentemente dalle differenze tra i vari popoli lo stato feudale poteva estendersi finché potevano stabilirsi rapporti di vassallaggio con i proprietari terrieri. L'economia e l'organizzazione statale borghese sono diversi. L'economia borghese si basa sullo scambio. Quanto più l'economia borghese si generalizza, tanto più assume tratti capitalistici. Per questo, l'economia borghese è interessata a eliminare tutte le barriere doganali interne, in modo che possano sorgere aree sempre più vaste in cui siano unificate la lingua commerciale, i costumi, le abitudini, le leggi. Il tutto controllato da un potere fortemente centralizzato al servizio delle forze capitaliste che tendono a impadronirsi del mercato interno e a sviluppare la loro superiorità rispetto alla mini-produzione feudale. Questo sviluppo si concluderà con la concorrenza tra le forze economiche dei diversi paesi capitalistici. Perciò, dalla contrapposizione storica tra i sistemi statali ed economici borghese e feudale deriva che la fusione di diverse nazionalità in un intero popolo all'interno di una unità nazionale, cioè di una grande nazione, rappresenta l'obiettivo della politica borghese-capitalista". Allo stesso modo di Marx e Engels (cfr. Manifesto del Partito Comunista, 1848), Laufenberg e Wolffheim concepiscono la nazione, non già come una totalità organica trascendente i rapporti di produzione a cui essa stessa soggiace, vieppiù fintanto che il proletariato ne rimane estromesso e posto ai margini in quanto classe dominata, ma come una realtà storico-politica sempre contingente prodotto, dapprima del dominio economico e politico dell'aristocrazia feudale sulla borghesia nascente, e poi di quello della stessa borghesia fattasi nazionale sul proletariato nullatenente. Ciò che differenzia la loro concezione della nazione da quella di Marx e Engels è invece il fatto che se per Marx e Engels essa, in quanto prodotto del dominio economico e politico della borghesia, è strettamente connessa alla dinamica dello sviluppo capitalistico e in quanto tale destinata a venire meno con il superamento del modo di produzione capitalistico, per Laufenberg e Wolffheim la borghesia capitalistica non sarebbe in grado di per se stessa di realizzare l'obiettivo della creazione di uno Stato nazionale, compito quest'ultimo del quale solo il proletariato rivoluzionario sarebbe in grado di farsi carico. Scrivono Laufenberg e Wolffheim: "Questa incapacità deriva dal modo di produzione capitalistico. Economia di scambio e concorrenza sono il leitmotiv della creazione e demarcazione reciproche delle aree economiche. Come un tempo nel mondo feudale gli interessi generali dell'uomo erano subordinati agli interessi personali dei signori feudali, così questi interessi generali vengono subordinati agli interessi dei mercati. Dal momento che la libertà borghese e la sua uguaglianza si rivelarono non esser altro che libertà per lo sfruttatore di sfruttare le classi nulla-tenenti, cosa altro poteva essere la nazione, che nasceva dalla lotta di classe borghese, se non un organismo per realizzare una realizzazione pianificata dell'economia capitalista, interessata non agli interessi generali della popolazione, bensì solo agli interessi particolari dei proprietari di danaro e merci? Nella misura in cui la borghesia si impadronisce del potere, la politica dello stato diventa una coalizione di interessi economici opposti a quelli di altri stati. Di conseguenza il problema della sistemazione dei confini nazionali diventa un problema di potere politico al servizio degli interessi del capitalismo. Laddove gli interessi capitalistici richiedono il controllo di foci fluviali, di centri economici, di ricchezze naturali e di strade commerciali, laddove la borghesia capitalista ha preso il potere, vengono messi i confini corrispondenti ai suoi interessi privati e i popoli vengono messi gli uni contro gli altri. Con lo sviluppo del commercio mondiale comincia lo scontro per il controllo dei porti e delle coste, il quale ingloba all'interno delle singole nazioni gli interessi coloniali e subordina la geopolitica continentale (europea) ai rapporti di forza nelle colonie. Nella loro ingordigia di assicurarsi monopoli e domini, le borghesie in competizione mettono un popolo contro l'altro; si inghiottono frazioni di popolazioni all'interno del loro stato, creano stati artificiali, che di per sé non sono nemmeno in grado di sopravvivere e che non hanno nemmeno diritti all'esistenza, ma che devono la loro esistenza alla rivalità delle grandi potenze. E così come gli apparati militari centralizzati corrispondono alla politica centralizzata dello stato borghese, l'esercito viene rafforzato, in quanto mezzo della politica capitalista per imporre la disgregazione dei popoli più deboli. La borghesia è incapace di attuare libertà e uguaglianza e tanto meno è in grado di organizzare i popoli in un quadro nazionale. Mentre opprime classi della propria popolazione inquadrati nel meccanismo statale, si incorpora popoli appartenenti a altri stati, separandoli dai loro connazionali. Incapace come è nell'organizzare delle nazioni, la borghesia corrompe il concetto di nazione, sostituendo al concetto di appartenenza a un popolo, quello di appartenenza a uno stato. In questo modo trasforma il concetto di nazione in quello di nazionalità. Dato che nello stato borghese la nazione diventa nazionalità, la liberazione di una nazione dipende dalla distruzione dello stato borghese. Solo la distruzione della nazione può eliminare il concetto di nazionalità e permettere a popoli separati e lacerati di riunirsi in nazioni; solo la rivoluzione proletaria può raggiungere questo scopo". Dopo la loro espulsione dalla KAPD, Laufenberg e Wolffheim danno vita a una moltitudine di circoli rivoluzionari dalla durata a dir poco effimera, il più importante dei quali, la Lega dei Comunisti (Kommunistischen Bunden), guidata dallo stesso Wolffheim fino al 1925, raccolse solo poche centinaia di membri e sfociò presto nel settarismo. Infine, nel 1922 le loro strade si dividono definitivamente. Henri Laufenberg, malato da tempo, si ritira dalla vita politica attiva, dedicandosi pressoché esclusivamente al completamento della sua storia del movimento operaio amburghese, di cui è uno dei maggiori conoscitori dell'epoca; alla sua morte, Ernst Niekisch scriverà un vibrante elogio funebre in cui viene ricordato come il più importante precursore del nazional-bolscevismo tedesco. Tra il 1925 e il 1929, Friedrich Wolffheim tentò più volte, sia pure senza successo, di essere riammesso nella KPD(S), allorché anche la sua linea politica iniziò ad assumere sempre più chiare connotazioni nazional-bolsceviche sotto l'influsso di un celebre discorso di Karl Radek (Schlageter-Rede, 1923), in cui si legge il celebre motto: "Se la causa del popolo diventa la causa della nazione, allora la causa della nazione diventerà la causa del popolo". Nel 1933, Wolffheim approda infine nel Gruppo dei Nazionalisti Socialrivoluzionari (Gruppe Sozialrevolutionärer Nationalisten, GSRN) di Karl Otto Paetel, contribuendo per tal via alla diffusione delle idee consiliariste della sinistra comunista tedesca sulle riviste del movimento giovanile Bündisch "Das Junge Volk" e "Die Kommenden" dirette dallo stesso Paetel (Su Karl Otto Paetel, cfr. Karl Otto Paetel. Cenni biografici).
Metà agosto 1920 - KAPD, AAUD e Unione Libera dei Lavoratori di Germania (Freie Arbeiter Union Deutchlands, FAUD) sabotano i convogli di aiuti militari, inviati alla Polonia dall'Intesa, destinati ad arrestare l'avanzata dell'Armata Rossa giunta alle porte di Varsavia. Le azioni di sabotaggio, che interesseranno l'intero territorio della Germania, raggiungono complessivamente il loro scopo. Non altrettanto il tentativo insurrezionale ad esse collegato, che fallisce invece completamente, e del quale la KAPD addosserà la responsabilità politica alle denunce pubbliche di KPD(S) e USPD. L'iniziativa era stata precedentemente concordata, insieme a KPD(S) e USPD, direttamente con l'Armata Rossa impegnata sul fronte della Polonia che, ritenendo di non essere in grado di affrontare da sola un esercito meglio equipaggiato e regolarmente rifornito dall'Intesa come quello polacco, contava sull'appoggio del movimento rivoluzionario in Germania. L'accordo prevedeva che l'Armata Rossa nella sua controffensiva verso i polacchi non avrebbe avuto come primo obiettivo Varsavia, ma l'Alta Slesia, in procinto di essere riammessa alla Polonia, dove si sarebbe formato un esercito rosso di operai tedeschi insieme al quale poter intraprendere l'attacco contro il grosso dell'esercito polacco. Il fallimento dell'iniziativa, lungi dal poter essere attribuito a KPD(S) e USPD come preteso dalla KAPD, dipese in realtà dal repentino cambiamento di programma della stessa Armata Rossa che, caricata dai suoi primi successi militari, decise di dirigersi direttamente su Varsavia, dimostrando di non curarsi minimamente delle sorti del movimento rivoluzionario al di fuori dei propri interessi particolari.
30-31 ottobre 1920 - Il Comitato Centrale della KAPD espelle Otto Rühle, membro fondatore del partito in rappresentanza della corrente di Brema. Le divergenze con Rühle, pur essendosi sviluppate già all'epoca della fondazione della KAPD in riferimento al problema del carattere più o meno spontaneistico da imprimere all'organizzazione, giungeranno al punto di rottura sulla questione del rapporto, ad egli inviso, tra la KAPD e l'IC. La critica che egli muove a quest'ultima, liquidata come una mera organizzazione burocratica nelle mani dei bolscevichi, riguarda in particolar modo la funzione di copertura da essa assolta nella politica di annientamento di tutte le opposizioni di sinistra anarchiche e comuniste perseguita dal regime sovietico, con l'obiettivo di consegnare i consigli operai russi al più rigido controllo del partito. La sua espulsione dalla KAPD, interessata a rimanere all'interno dell'IC nell'intento di riuscirne a spostare la linea politica, fa seguito al respingimento di un ultimatum del CEIC che intimava al partito di Herman Gorter e Karl Schröeder di rientrare nei ranghi della KPD(S). Lo strappo di Rühle ha un duplice effetto, esso investe l'IC, di cui mette in evidenza la funzione controrivoluzionaria, ma anche e soprattutto la KAPD, di cui rimette in discussione la stessa forma-partito. Ma per conoscerne il vero significato occorrerà attendere la fine dell'anno successivo. Esso sarà infatti all'origine anche della conseguente scissione, avvenuta alla fine del 1921, dell'AAUD-E dall'AAUD, seguita a stretto giro dalla rivista "Die Aktion" che si allontanerà dall'organizzazione sindacale del partito divenendo di fatto l'organo di stampa ufficioso dell'AAUD-E.
28 novembre 1920 - La KAPD viene ammessa come "partito simpatizzante" nell'IC nonostante non abbia mai smesso di attaccarne la politica controrivoluzionaria, l'opportunismo e il riformismo dei partiti che ne facevano parte, la loro azione congiunta e combinata di contrasto e financo di repressione di ogni manifestazione di insorgenza operaia. Secondo Denis Authier e Jean Barrot, p. 2, op. cit., tale ammissione è spiegabile soltanto tenendo conto dell'interesse dell'IC di assicurarsene l'enorme forza. Per Gian Enrico Rusconi, Prefazione a Enzo Rutigliano, op. cit., p. 11, la strategia dell'attenzione dell'IC nei confronti della KAPD fu legata anche alla necessità, avvertita nell'ambito dell'IC, di "correggere l'eccesso di tatticismo della direzione comunista ufficiale".
24 dicembre 1920 - Protesta del segretario della KPD(S) Paul Levi - divenuta KPD - Sezione dell'IC dopo il V congresso del 1-3 novembre 1920 - contro l'ammissione della KAPD nell'IC.
15-31 marzo 1921 - "Azione di Marzo" ("Marzaktion"). Il 15 marzo una serie di disordini investe la Germania centrale come reazione alla promulgazione di una legge sulla resa delle armi detenute dagli operai dall'epoca della rivoluzione del 1918-'19. Il distretto di Halle-Mansfeld, comprendente le miniere di rame di Mansfeld e le industrie chimiche di Leuna, dove sono almeno 25.000 gli operai armati e 2.000 i militanti di AAUD e KAPD, sarà la zona maggiormente interessata dai tumulti. La VKPD, all'epoca diretta, in rappresentanza della sinistra del partito, da Frölich e Thalheimer e particolarmente attratta dalla concezione insurrezionale della politica vigente nell'ambito della KAPD, lancia subito un appello all'insurrezione, immediatamente raccolto dalla stessa KAPD, col quale invita gli operai a rovesciare con la forza il governo. La "Kommunistische Arbeiter-Zeitung", organo di stampa della KAPD, esulta scrivendo che "il proletariato parla da sé. Le masse della VKPD agiscono secondo le nostre parole d'ordine. Esse hanno costretto i loro propri capi" (Citato in Enzo Rutigliano, op. cit., p. 49). La prima azione degli operai di Leuna, sulla cui capacità di mobilitazione contano gli insorti, consistette nel sopprimere il consiglio di fabbrica creato dopo la legge sui consigli, eleggendo al suo posto un comitato di azione rivoluzionaria, composto da quattro membri, due del KAPD e due del VKPD, sotto la presidenza del kapdista Utzelmann. Il 16 marzo l'Oberpräsident della Sassonia Hörsing decide di fare intervenire gli "Schupos", la polizia di sicurezza anti-operaia, con l'obiettivo di pacificare l'intera area, con il pretesto che vi si erano verificati assalti alle banche e alle casse delle aziende da parte di bande armate. Nella notte tra il 19 e il 20 marzo la direzione unificata VKPD-KAPD lancia la parola d'ordine dello sciopero generale, in seguito ad un pesante intervento della polizia, avvenuto il giorno precedente, nella zona di Mansfeld. Il 21 marzo viene compiuto un'attentato dimostrativo alla Colonna della Vittoria di Berlino ad opera delle formazioni armate della VKPD-KAPD, composte in prevalenza da membri del proletariato illegale, che assaltano anche prefetture e tribunali a Dresda, Falkenstein, Freisberg, Lipsia e Plannen. Nel distretto di Halle-Mansfeld, ultimo bastione rivoluzionario della Germania una volta schiacciata la resistenza della Ruhr, la partecipazione allo sciopero generale è straordinaria, e vi prendono parte anche gli impiegati dei servizi pubblici. Non altrettanto si può dire del resto del paese, dove il proletariato urbano non si mobilita ad eccezione che ad Amburgo, Berlino e nella stessa Ruhr. La classe operaia di Halle-Mansfeld, accerchiata e tenuta sotto tiro dagli "Schupos" di Hörsing, è incapace di farsi promotrice di una riproduzione su scala allargata dei motivi della mobilitazione; infiacchita dall'ideologia gestionista egemone fra le sue stesse fila, non sarà certo a causa della sua condizione di isolamento territoriale che la lotta non riuscirà a decollare. Le stesse fabbriche di Leuna, che secondo le aspettative di VKPD e KAPD avrebbero dovuto costituire la spina dorsale dell'insurrezione, condannano le azioni delle formazioni armate e non riescono ad andare al di là delle minacce di sciopero nel caso in cui la polizia si fosse avvicinata agli impianti per disarmarli. Il fallimento dello sciopero generale del 21 marzo, la contraddizione interna che esso stesso evidenzia tra la linea di condotta insurrezionale del sottoproletariato disoccupato e quella gestionista della gran parte della classe operaia, interessata alla sola difesa del posto di lavoro e non anche all'abbattimento del sistema di sfruttamento in quanto tale, sarà la migliore dimostrazione, da un lato, della grande capacità della borghesia tedesca di utilizzare il ricatto della crisi economica come un'arma affilata per disarticolare il fronte unitario operaio e proletario, facendo di fatto schiacciare il movimento rivoluzionario dei disoccupati, che non potevano trovare soluzioni pratiche alla loro situazione se non giustappunto in un esito rivoluzionario, dallo stesso attendismo degli operai organizzati nei consigli e, dall'altro, del carattere tutto interno alla critica riformistica dell'organizzazione capitalistica del lavoro della maggioranza del movimento operaio tedesco. Un movimento composto in prevalenza da una aristocrazia operaia in via di disfacimento, preoccupata più dai processi di ristrutturazione capitalistica in corso, che dal punto di vista della sua composizione tecnica condurranno ad un progressivo declassamento della figura fino ad allora egemone dell'operaio specializzato, che dalle sorti stesse della rivoluzione proletaria in Germania. Esso evidenzia altresì l'errore implicito in quello che Denis Authier e Jean Barrot, op. cit., p. 1, hanno definito l'"educazionismo" tipico della Terza Internazionale, tendente a sovrapporre la propria "ideologia socialista" all'"ideologia borghese" della classe operaia, di cui neppure le componenti più radicali della sinistra comunista dell'epoca sembrano riuscite fino in fondo a disfarsi. Ne fa testimonianza lo stesso scacco militare a cui andrà incontro il tentativo di forzatura politica messo in atto nei giorni immediatamente successivi dalla KAPD che, forse non del tutto consapevole del carattere regressivo della soggettività operaia mobilitata dal processo di razionalizzazione allora in corso, finirà per scavalcare lo stesso piano del capitale attraverso la proposizione di obiettivi massimalistici in cui finiranno per identificarsi soltanto le nuove figure sociali in esso emergenti, in parte provenienti dal sottoproletariato disoccupato in parte dagli ex operai qualificati, che daranno in tal modo avvio al ciclo politico dell'operaio massa. Scrive in proposito Precari Nati, I Consigli Operai...: "La stratificazione di classe in Germania, favorì il modello consiliare, e ne rappresentò per molti versi la forma organizzata di una figura operaia qualificata. Vi è in questa figura una vocazione gestionista della società ed è quella che meno avverte i limiti democratico-aziendalisti di questa forma, anzi ritiene necessaria un'integrazione stato-consiglio, per un allargamento delle libertà costituzionali. Tuttavia se si osserva l'evoluzione di questa forma con la storia della Germania in quegli anni vedremo che accanto alla forma classica di operaio qualificato che trova nella forma del consiglio la struttura dove poter utilizzare il suo sapere operaio, avremo forme consiliari che avranno impulso da figure operaie non qualificate, che troveranno le loro più visibili manifestazioni nell'insurrezione della Ruhr del marzo 1920 e l'insurrezione della Germania centrale del marzo 1921 nota come "Marzaktion". Il denominatore comune di queste lotte, tutte - non a caso - con sbocco insurrezionale, e tutte represse nel sangue dall'esercito, è nel tentativo degli operai di dare attuazione concreta, con l'azione diretta, alle rivendicazioni più sentite, relative innanzitutto alla loro condizioni immediate di vita e lavoro. Vi è in questa forma la messa in discussione del sistema, in quanto la collocazione produttiva di questo segmento di classe, non poteva vantare una collocazione privilegiata all'interno della società tedesca. In questo caso i consigli operarono come comunità di lotta per il collegamento degli operai armati in milizia. L'aspetto militare in questo caso prevale su quello gestionale, in quanto il soggetto che si muoveva aveva immediatamente il problema di un padronato che non poteva concedergli nulla nei termini di maggiore democraticizzazione del processo lavorativo, in quanto era figura di manovalanza e non tecnica. La capacità di porre comunque il consiglio di fabbrica o territoriale come elemento di ricomposizione, era l'unico strumento che potevano possedere. Vi era, pur nella limitatezza del periodo storico, la sperimentazione di una altra forma consiliare, che basandosi su soggetti proletari non qualificati o in via di proletarizzazione forzata, portava una spinta nel superare la concezione aziendalista e riduttiva dell'autogestione, per farsi carico di problemi politici generali, investendo sia il terreno del potere statuale (milizie operaie) sia quello della critica radicale del lavoro salariato (riorganizzazione della produzione secondo principi comunisti, soppressione tendenziale della divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, fra dirigenti e esecutori, questo per sopperire all'economia durante la lotta). Questa figura nell'organizzazione del lavoro in Germania non poteva richiedere o far valere le sue conoscenze, era il settore più colpito dalla crisi e doveva rispondere per resistere su livelli molto più ampi. Questa fu uno dei drammatici motivi dell'incapacità del movimento operaio tedesco di darsi un contenuto collettivo nella lotta. Vi erano divisioni profonde, che man mano che la crisi si acutizzava, assumevano comportamenti, culture politiche differenti. La sinistra comunista operaia tedesca, visse questo periodo, accelerando i momenti di conflitto, ma non risolse il problema, e propose forme organizzative non adeguate alla stratificazione produttiva della Germania" (di Precari Nati vedi anche, La funzione del KAPD (Partito Comunista Operaio di Germania) nelle lotte del '20 in Germania). Il 22 marzo le formazioni armate di Max Hölz, costituite da circa 2.500 operai provenienti dalle miniere di Mansfeld, giungono nella zona di Leuna, nel tentativo di riuscire a sbloccare la situazione di stallo venutasi a creare con il fallimento dello sciopero generale del giorno precedente; altre formazioni armate, in particolare quella di Karl Plattner, vi operavano già da qualche giorno. Entrambi quadri operai della KAPD, saranno loro "i veri dirigenti dell'Azione di Marzo" (cfr. Enzo Rutigliano, op. cit., p. 51). Max Hölz (Moritz 1899 - Gorki 1933) è stata una delle figure più rilevanti di tutta la storia della sinistra comunista tedesca. Di origini contadine, volontario nella prima guerra mondiale, dove venne insignito della Croce di Ferro e sentì per la prima volta parlare del socialismo, non si occupa di politica fino al suo ritorno dal fronte nel 1918 quando, disoccupato, prende parte al movimento dei consigli della Germania centrale del 1918-'19, dapprima nelle file della USPD, poi nella KPD(S). Questo il racconto della sua iniziazione politica, Max Hölz, Un ribelle nella Rivoluzione tedesca 1918-1921, pp. 35-36: "Durante la marcia di avvicinamento alla Russia conobbi per la prima volta in vita mia un socialista, con il quale mi capitò casualmente di legare sul piano personale. Georg Schumann, redattore della "Leipziger Volkszeitung",(2) era in quel momento un soldato al fronte denunciato e tradotto davanti al tribunale di guerra della nostra divisione.(3) Con alcuni commilitoni, ero incaricato di sorvegliarlo e passavamo insieme giornate intere. Nonostante fosse espressamente vietato parlare coi prigionieri, discutevamo spesso con lui. Egli non faceva alcun mistero delle sue idee socialiste rivoluzionarie e si dava anzi da fare per conquistarci alla causa, malgrado la nostra indifferenza politica. Ciò che Schumann raccontava era impressionante, nuovo, incredibile. Era come gettare lo sguardo su di un altro mondo, di cui sino ad allora non avevo neppure sospettato l'esistenza. Non comprendevo quasi nulla di ciò che diceva, ma tutto eccitava la mia mente e mi indicava la strada verso una nuova concezione del mondo, che fino ad allora non avevo neppure osato sognare. Il pubblico ministero chiese dodici anni di prigione; Schumann si ritrovò con una condanna a sei mesi per "propaganda disfattista" condotta tra i soldati. In Galizia, mentre avanzavamo verso la frontiera russa, ricevemmo le prime sommarie notizie dello scoppio della Rivoluzione russa. Malgrado non fossimo socialisti, i racconti dei prigionieri russi sulla creazione dei Consigli operai e dei soldati ci impressionarono profondamente. I soldati tedeschi che non avevano mai avuto a che fare con il socialismo - ero uno di quelli - compresero d'istinto che si trattava di una radicale trasformazione che non coinvolgeva unicamente la Russia. Quasi tutti ebbero la stessa impressione: la guerra stava per finire". Durante la Rivoluzione di Novembre è a capo di formazioni armate mobili, a causa della cui attività sovversiva fu costretto per lunghi anni alla clandestinità. Nel 1920 viene espulso dalla KPD(S), in cui è sempre stato un militante fuori dai ranghi, ed aderisce alla KAPD, alla direzione della quale manderà il bottino delle milizie operaie di cui fu al comando nel sollevamento del marzo 1921. La taglia posta sulla sua testa fu di 30.000 marchi, catturato nel marzo del '21 fu condannato all'ergastolo. Il partito comunista ne farà un eroe leggendario finché rimase in galera, poi una volta liberato e divenuto scomodo viene inviato a Mosca dove nel 1933 sarà eliminato dalla GPU. Ha scritto Enzo Rutigliano, op. cit., p. 272n: "La sua figura è estremamente popolare tra i militanti tedeschi per via della sua tattica un po' ingenua, alla Robin Hood di prendere ai ricchi (banche, uffici postali, casseforti delle fabbriche) e dare ai poveri. La sua figura e lo spazio dato al suo culto sono la misura dell'immaturità del proletariato in quel periodo". Lo stesso giorno giunge sul posto anche Eberlein, comandante delle formazioni armate della VKPD, portando a termine numerosi sequestri e azioni di sabotaggio, ma senza esito alcuno. Stessa sorte toccherà a Bela-Kun, inviato dell'IC e a Rasch e Jung della KAPD. Solo i minatori di Eisleben e i portuali di Amburgo della AAUD si scontreranno con la polizia. Il 24 marzo il presidente del Reich decreta lo stato d'emergenza nella Sassonia. Il giorno seguente la direzione della VKPD-KAPD proclama un nuovo sciopero generale del Reich fino alla presa del potere, ancorché anche in tale occasione non si mobilitarono più di 300.000 scioperanti con tendenze all'insurrezione, e solo a Berlino e nella Ruhr. Il 28 marzo è il giorno della caduta di Leuna. La polizia attacca la fabbrica difesa dagli operai, che saranno costretti alla resa. Quaranta morti e migliaia di arresti il bilancio dell'infausta giornata. Il 31 marzo ha fine l'"Azione di Marzo", il Comitato Centrale della VKPD ritira la parola d'ordine dell'insurrezione e la KAPD rimane sola sul campo. Il fallimento dell'"Azione di Marzo" sancirà, non soltanto la fine dell'ultimo serio tentativo della sinistra comunista tedesca di portare a compimento la rivoluzione, ma anche l'inizio della sua implosione gruppuscolare. In particolare l'AAUD, che non risparmierà critiche a tal proposito neppure alla KAPD, ne uscirà letteralmente sfaldata. E la stessa AAUD-E, che pure aveva rifiutato di prendere parte all'insurrezione considerandola come un tentativo di dirottare l'attenzione dalla repressione sovietica della rivolta dei marinai di Kronstadt, degli operai di Pietroburgo e dei contadini dell'Ucraina dello stesso anno, non conoscerà sorte migliore. Ne mancheranno motivi di scontro a proposito dello stesso significato da attribuire all'"Azione di Marzo", che Enzo Rutigliano, ibid., p. 52-53, così riassume: "Per la KAPD essa è stata un'azione spontanea del proletariato, anzi, addirittura la prima offensiva cosciente dei proletari della Germania. Per la direzione VKPD come per Lenin e per l'Internazionale, essa era stata un'azione putschista e come tale veniva criticata nell'insufficiente preparazione militare; quest'ultima interpretazione ne sottende un'altra, e cioè che per l'Internazionale l'Azione era stata voluta e determinata dalla VKPD e non dal proletariato tedesco. Come si vede nell'interpretazione dell'Azione ritornano tutti i motivi che avevano diviso i due partiti e l'Internazionale dalla KAPD. (...) In effetti l'azione ebbe un duplice carattere: da una parte essa fu rivoluzionaria cioè contro l'ordine delle cose esistenti e lo fu nella misura in cui i sottoproletari si organizzarono in bande armate agli ordini di militanti radicali come Max Hölz, dall'altra essa fu l'ultimo tentativo di contrastare un processo già in atto che vedeva il declassamento e la riduzione ad operaio massa proprio di quei proletari operai-specializzati di fabbriche come quelle di Leuna. Questa lettura dell'azione ci consente di spiegare l'atteggiamento degli operai di quest'ultima fabbrica; si noti anche che le divisioni all'interno di quest'ultima non comprendevano il giudizio sull'azione, dal momento che i militanti dell'uno e dell'altro partito, con Utzelmann in testa, erano contrari alla rivoluzione semplicemente perché i loro interessi erano diversi da quelli dei disoccupati che fuori dalla fabbrica combattevano in formazioni armate. Nell'Azione di Marzo è evidente il duplice carattere del movimento operaio tedesco. La tendenza non-gestionista è perdente. La tendenza gestionista che investe un arco amplissimo e apparentemente in contrasto che va dall'SPD-co-gestione a Rühle-autogestione generalizzata, è perdente anch'essa. La prima è perdente per le insufficienze oggettive del movimento reale. La seconda è perdente perché nessun momento esce dal terreno del capitale per portarsi su quello rivoluzionario marxista. Essa, nel migliore dei casi, (Rühle) riesce a concepire un'autogestione generalizzata dei rapporti di produzione capitalistici; cioè, finalmente, la realizzazione reale della democrazia. L'altra, quella marxista, quella della KAPD è per la distruzione dei rapporti di produzione capitalistici. Il dramma è che la società borghese non aveva esaurito ancora tutte le sue funzioni".
Aprile 1921 - Dopo la sanguinosa repressione dell'Azione di Marzo, la maggior parte degli aderenti alle organizzazioni della sinistra comunista tedesca abbandonò le proprie organizzazioni, l'attività rivoluzionaria di KAPD, AAUD e AAUD-E si ridusse alla pura propaganda, la fabbrica fu ben presto soppiantata dalla birreria come base dell'organizzazione. Scrive Henk Canne Meijer, op. cit., p. 10: "Ci si riuniva in base al quartiere, in una birreria, dove qualche volta si cantava alla tedesca, in coro, lentamente, i vecchi canti operai di speranza e di rabbia". Ciò nondimeno, la KAPD riprende a lavorare alla formazione di comitati d'azione nelle fabbriche e all'attuazione di occupazioni "all'italiana".
22 giugno-12 luglio 1921 - III Congresso dell'IC. La KAPD rinnova le sue accuse a KPD e USPD in riferimento al fallimento del tentativo insurrezionale di agosto 1920, dando dimostrazione di non aver ancora compreso le reali motivazioni alla base di tale fallimento, da imputarsi invece al repentino mutamento di strategia dell'Armata Rossa, nonché alla stessa apatia generale della classe operaia tedesca.
Intervento di Bergmann (KAPD) durante il dibattito sulla questione sindacale al III Congresso dell'IC (1921). Obiettivo polemico dell'intervento la struttura e il funzionamento delle organizzazioni sindacali nelle società a capitalismo avanzato, nella loro qualità di apparati di stato finalizzati alla sottomissione della classe operaia. Particolare il riferimento al caso storico dei sindacati tedeschi, di cui viene denunciato il ruolo oggettivamente controrivoluzionario da essi giocato fin dal periodo precedente alla prima guerra mondiale e che, con il massacro di 35.000 operai rivoluzionari ad opera del fronte unico della borghesia, portò in breve tempo alla sconfitta definitiva del movimento dei Consigli in Germania. Emblematica a questo proposito la vicenda legata alla repressione sindacale dei consigli operai del 1918 e alla successiva legge sulla loro istituzione, che definiva nel dettaglio i diritti ed i doveri dei Consigli e le loro funzioni di sorveglianza nell'applicazione delle leggi sociali, da essi stessi fatta approvare nel 1919, con il fine apparente di assicurare alle masse operaie un fattivo strumento di controllo sulla produzione, ma con il reale obiettivo di mettere definitivamente il bavaglio alla rivoluzione. Scrive al riguardo Henk Canne Meijer, op. cit.: "il vecchio movimento operaio, nel suo insieme, rimproverava ai Consigli di non rispettare la democrazia, mentre li scusava in parte a causa della loro mancanza di esperienza dovuta alla loro nascita spontanea. Di fatto le vecchie organizzazioni rimproveravano ai Consigli di non lasciar loro un posto abbastanza grande ed anche di far loro concorrenza. Pronunciandosi per la democrazia operaia, i vecchi partiti e sindacati reclamavano che tutte le correnti del movimento operaio fossero rappresentate nei Consigli proporzionalmente alla loro rispettiva importanza. La maggior parte dei lavoratori era incapace di confutare questo argomento: esso corrispondeva troppo alle loro vecchie abitudini. Così i Consigli Operai riunirono i rappresentanti del partito socialdemocratico, dei sindacati, dei socialdemocratici di sinistra, delle cooperative di consumo, ecc. come dei delegati di fabbrica. E' evidente che simili Consigli non erano più gli organi di gruppi di lavoratori, riuniti dalla vita della fabbrica, ma delle formazioni uscite dal vecchio movimento operaio ed operanti alla restaurazione capitalistica sulla base del capitalismo dello stato democratico". Conseguente da parte della KAPD la liquidazione di ogni corrispettivo tentativo di conquista e trasformazione delle organizzazioni sindacali, ivi compreso quello intrapreso dal VKPD che pure tenterà di crearvi una propria corrente interna finalizzata alla loro dissoluzione. La posizione del KAPD, e della stessa AAUD ad essa collegata, sulla questione sindacale resta quella dello Spartakusbund durante i primi mesi della rivoluzione, prima che il suo gruppo dirigente cadde nella polvere e Levi e la sua cricca presero il sopravvento. La stessa delle masse operaie della Ruhr che per prime ruppero con il centralismo dall'alto e l'opportunismo politico delle burocrazie sindacali fondando le proprie organizzazioni consiliari. Il compito dei comunisti all'interno della classe operaia non è, secondo la KAPD, la conquista e la trasformazione dei vecchi sindacati, bensì la loro distruzione e la costruzione di nuove organizzazioni destinate a soppiantarli e che ne rappresentino realmente gli interessi rivoluzionari.
31 luglio 1921 - Il Comitato Centrale della KAPD decreta la costituzione di una commissione speciale del partito, incaricata di prendere contatto con altri partiti ad esso affini e di dare avvio ai lavori preparatori per la fondazione di una nuova internazionale comunista, non allineata con la centrale moscovita, denominata Internazionale Comunista Operaia (Kommunistische Arbeiter-Internationale, KAI). Nei verbali della seduta, citati in Enzo Rutigliano, op. cit., pp. 53-54, si sostiene che: il III Congresso dell'IC "ha legato definitivamente e indissolubilmente il destino della Terza Internazionale allo Stato Sovietico attuale, ovvero ad uno stato sostanzialmente borghese. Essa ha subordinato gli interessi della rivoluzione proletaria internazionale agli interessi della rivoluzione borghese di un solo paese"; che "il proletariato rivoluzionario mondiale si trova attualmente impegnato in una lotta gigantesca contro le forze più compatte ed omogenee del capitalismo internazionale senza disporre di un'organizzazione internazionale di lotta che rappresenti con fermezza, veramente, e senza esitazioni di sorta gli interessi della rivoluzione proletaria"; che "l'interesse supremo - l'Internazionale comunista operaia - non dovrà rappresentare l'interesse particolare di una rivoluzione 'nazionale' o occidentale, europea, esso dovrà essere l'interesse comune del proletariato internazionale"; e che, per quanto concerne la sua impostazione tattica, essa dovrà "prendere a base la determinazione del grado di sviluppo economico di ciascun paese e combattere, là dove il duello mortale è in piedi, con armi esclusivamente rivoluzionarie, ovvero con metodi antiparlamentari e contro le burocrazie sindacali".
Dopo il precoce fallimento del Bureau di Amsterdam del 1920, la costituzione della KAI rappresenterà l'ultimo serio tentativo della sinistra comunista internazionale di dar vita ad una alternativa politica, anch'essa fallita sul nascere, fuori e contro la Terza Internazionale. Il Rapporto della seduta del CC della KAPD al termine del quale si ritiene necessaria la creazione imminente di una nuova Internazionale Operaia dà notizia dell'insieme delle ragioni alla base di tale decisione. Dal punto di vista della KAPD, informato da un rigido determinismo storico appreso direttamente alla scuola di Marx, "la storia segue un corso logico da un'epoca all'altra e la stessa Russia non [poteva] sfuggirvi". Nonostante il duro colpo inferto dai soviet operai a una organizzazione capitalistica del lavoro allo stato ancora nascente, essa sarebbe stata ancora attraversata da "una contraddizione di classe tra i contadini russi che aspirano ad una economia capitalistica privata ed il proletariato russo che si batte per una economia collettivista proletaria". E il governo sovietico, nel tentativo di venire a capo di un tale ritardo nello sviluppo delle forze produttive, e dei rapporti di produzione ad esse corrispondenti, avrebbe intrapreso una vera e propria "inversione di rotta nella politica economica a favore degli interessi capitalistici dei contadini", entrando perciò stesso in contrapposizione con gli interessi di una parte determinante del proletariato russo rappresentata dalla sola Opposizione Operaia di Aleksandra Michajlovna Kollontaj (ibid., p. 209). Questa, nell'analisi della direzione della KAPD, la condizione di lacerazione politica ed economica in cui versa il paese dopo la presa del potere da parte dei bolscevichi. Una condizione di tal fatta da rimettere in discussione la natura stessa del processo rivoluzionario, viziata dalla presenza, da un lato, di una massa contadina ancora esterna, ed estranea, al processo di socializzazione dell'economia intrapreso dai soviet operai e, dall'altro, di un dualismo di poteri oltremodo minaccioso imposto dai disegni di restaurazione economica del governo sovietico a tutto detrimento delle iniziative autonome della classe operaia russa. E' per l'insieme di tali ragioni che il partito di Herman Gorter e Karl Schröeder decide di modificare radicalmente il proprio atteggiamento politico nei confronti del PCUS e dell'IC, recriminando al primo di contrastare gli interessi rivoluzionari del proletariato russo e alla seconda, ormai ridotta ad un mero strumento della politica estera dello stato sovietico, di contrastare gli interessi rivoluzionari dell'intero proletariato mondiale. Queste, in sintesi, le conclusioni del Rapporto: "Dopo il dibattito nel corso del quale alcuni rappresentanti esprimeranno l'idea che il governo sovietico possa ancora rimanere - malgrado l'inversione di tendenza della sua politica economica - il rappresentante del proletariato rivoluzionario russo, il Comitato Centrale esprime le sue concezioni nella seguente dichiarazione che fu adottata avendo contro i voti di Hannover e della Sassonia orientale, e con l'astensione di Berlino:
'1) Il Comitato Centrale pensa che i risultati del 3° Congresso mondiale abbiano segnato la rottura definitiva con l'Internazionale moscovita.
'Il Comitato Centrale, tenendo conto della necessità della lotta di classe internazionale, si orienta verso la costruzione d'una Internazionale comunista operaia per i compiti più urgenti del proletariato rivoluzionario mondiale.
'Il Comitato Centrale pensa d'altra parte che i fondamenti, la tattica, e le forme organizzative di questa nuova Internazionale Comunista Operaia devono adattarsi alle condizioni e alla lotta della rivoluzione proletaria.
'2) Il Comitato Centrale dichiara che la nostra politica verso il governo sovietico dovrà essere informata dell'atteggiamento di quest'ultimo in ogni momento. Se il governo sovietico agirà come strumento di lotta della rivoluzione proletaria, la KAPD dovrà sostenerlo in maniera attivamente solidale.
'Laddove invece esso abbandonerà questo terreno e apparirà come strumento della rivoluzione borghese, la KAPD dovrà combatterlo in maniera altrettanto decisa'" (ibid., pp. 210-211).
Successivamente, Anton Pannokoek sarà ancora più esplicito e diretto, parlando senza mezzi termini di "capitalismo di stato": "Si può definire socialismo di stato questo tipo di organizzazione della produzione in Russia, dal momento che i mezzi di produzione sono nelle mani dello stato, il quale diventa così l'unico grande imprenditore. Anche qui gli operai non sono padroni dei mezzi di produzione, come nel capitalismo dell'Europa occidentale; essi ricevono un salario e sono sfruttati dallo stato, che è l'unico grande capitalista. Il socialismo di stato è quindi capitalismo di stato, La schiera degli impiegati e dei dirigenti, la burocrazia statale, rappresentano qui la classe dominante e sfruttatrice". Scrive in proposito Precari Nati, I Consigli Operai...: "Tale sistema era fondato su le nuove classi sociali emergenti russe (che divenivano ed erano l'ossatura e la direzione del Partito bolscevico): dalla piccola borghesia rurale (kolkosiani) e dalla piccola borghesia dell'amministrazione (burocrati), la fusione di queste due categorie era ed è stata la classe dominante in URSS. La spinta sovietista si infranse e venne svuotata di ogni contenuto, rimase in piedi solo per meglio colorare un regine capitalista. I Soviet formati prevalentemente da settori proletari metropolitani ed industriali, si trovarono a subire una doppia rivoluzione con delle classi sociali in movimento: da una parte la massa contadina e i settori piccolo borghesi, e dall'altra la massa operaia. Quest'ultima spinse per un reale potere operaio indirizzato verso il comunismo, tuttavia essendo minoranza fu schiacciata da queste altre classi sociali, rispetto alle sue aspirazioni. Si arriva cosi ad avere una rivolta che ha come veicolo la forma sovietista operaia, per una rivoluzione socialmente borghese, dove l'unificazione tra la piccola burocrazia agraria e la burocrazia amministrativa sostituisce la classica borghesia individualistico imprenditoriale".
Una decisione, quella assunta dal Comitato Centrale della KAPD, su cui convergerà la sola minoranza intransigente del partito, composta pressoché esclusivamente da intellettuali facenti capo alla Direzione di Berlino (Goldstein, Sach, Schröeder, ecc.), contro la quale prende subito posizione il Comitato di Gestione del partito, espressione della maggioranza dei suoi militanti, che riterrà di prioritaria importanza, in luogo della costituzione di una nuova internazionale comunista, impegnarsi al rafforzamento della presenza della KAPD nelle lotte quotidiane dei lavoratori tedeschi per il miglioramento delle loro condizioni di lavoro, ancor più in considerazione del forte ridimensionamento subito dal partito dopo la sconfitta dell'Azione di Marzo. Scrive Enzo Rutigliano, op. cit., pp. 57-58: "Per capire il contesto teorico in cui nasce la KAI - destinata per altro al fallimento prima ancora della sua nascita ufficiale - bisogna collegarsi all'assioma dal quale qualunque discorso teorico della KAPD doveva discendere: l'imminenza della rivoluzione. - La teoria della crisi mortale del capitalismo. E' solo facendo riferimento a questo assunto di base che si capisce come per i dirigenti di Essen è urgente e imprescindibile la creazione di un organismo di organizzazione internazionale che sia punto di riferimento per la rivoluzione mondiale. Non a caso la tendenza-Berlino - contraria alla creazione della KAI - era quella che negli ultimi tempi era collegata con i gruppi olandesi che, insieme a Pannekoek stavano rivedendo criticamente la teoria della 'crisi finale' del capitalismo. Al V Congresso della KAPD-Berlino però, questo gruppo, sarà sconfitto ed anzi il Congresso stesso sarà dedicato all'esplicitazione e all'approfondimento di questa parola d'ordine la cui spiegazione sarà riportata alla teoria luxemburghiana dell'imperialismo. E, d'altro canto, è comprensibile anche questo: un partito creato per e in funzione della rivoluzione, per giustificare la propria esistenza in un momento in cui le sue possibilità reali (della rivoluzione) ormai non esistono, ed il proletariato, intero, è tornato al suo abituale ruolo di oggetto della storia in quanto storia della borghesia, allora non può che teorizzare l'imminenza della rivoluzione".
Settembre 1921 - IV Congresso della KAPD. Il partito si dà come compito quello di "mantenere desta la volontà rivoluzionaria del proletariato tedesco", ritornando ad essere un "partito nel senso tradizionale". Il riflusso definitivo della fase rivoluzionaria farà il resto. Si verificano nuove divisioni interne e la trasformazione della KAPD in setta. Sia la realtà esterna (numerosi morti nelle varie azioni) che quella interna (attivismo e scontro tra tendenze) riducono drasticamente il numero delle ultime isole rivoluzionarie.
Fondazione del Partito Comunista Operaio di Olanda (Kommunistische Arbeiter Partei der Niederlande, KAPN), a cui tuttavia non aderiscono né Pannekoek, a quei tempi più vicino alle AAU-E, né Henriette Roland-Holst.
Ottobre 1921 - Rottura tra KAPD e AAUD, derivata dalla diversa valutazione che le due organizzazioni danno all'importanza delle lotte economiche. Scissione dell'AAUD e fondazione dell'AAUD-E, ad opera di Franz Pfemfert e Oskar Kanehl. In tutta la Germania, una parte considerevole della sinistra comunista abbandona rapidamente, prima la KAPD, poi la stessa AAUD (il KAPD della Sassonia orientale si scioglie nell'AAUD, l'AAUD di Amburgo espelle tutti coloro che intendono restare nella KAPD, ecc.). La nuova organizzazione si definisce "unitaria", nel senso che si ripropone l'unificazione immediata dell'organizzazione economica e politica del proletariato, denunciando la presenza in seno al KAPD e all'AAUD di una "cricca di dirigenti", di un ceto politico professionale o in via di professionalizzazione, che avrebbe isolato il proletariato in organizzazioni tanto centralizzate al loro interno quanto separate tra di loro. Scrive in proposito Pierre Guillaume, Prospettive sui Consigli, la gestione operaia, e la Sinistra tedesca: "Una delle acquisizioni di questo periodo è (...) il rigetto della separazione tra organizzazioni politiche ed economiche (partito/sindacato). All'inizio esistevano parallelamente il KAPD e l'AAU, che raggruppava le Unioni operaie nelle imprese. Ben presto, questa dualità fu respinta a favore di una forma di organizzazione cosiddetta "unitaria", ove non c'era più alcuna distinzione tra l'organo-partito politico e l'organo-lotta economica. La nascita di questo tipo di organizzazione (che si coordinava nell'AAU-E non era il frutto della volontà o della propaganda. Quando il proletariato è di fronte a compiti rivoluzionari, questa separazione cade da sé. Il solo fatto che ci si possa porre il problema di una differenza tra organo politico (che difende la prospettiva a lungo termine e che lotta per il potere), e organo economico (che lotta per degli obiettivi limitati), prova che la tappa in cui è allora il proletariato non è rivoluzionaria. Del resto, la rivoluzione comunista include per definizione la distruzione dell'economia e della politica, e dunque dell'economico e del politico, come dominì specializzati e separati". Il suo modello organizzativo di riferimento sono gli Industrial Workers of the World nordamericani e anch'essa come l'IWW si contrapporrà al sindacalismo di mestiere, organizzando i lavoratori su base di impresa. Di fatto, tanto l'AAUD-E che il KAPD e l'AAUD condividevano grosso modo una medesima analisi della fase. Identica la consapevolezza che, se nel XIX secolo il proletariato costituiva soltanto una ristretta minoranza della società, esso ormai coincidesse con la maggioranza della popolazione e che, allo stesso modo con cui la composizione di classe delle società capitalistiche avanzate si era venuta modificando, anche la concezione del comunismo e della sua costruzione dovessero subire un'identica trasformazione. Non più nazionalizzazione dei mezzi di produzione, come ancora si leggeva nei programmi dei socialdemocratici e dei comunisti ufficiali, ma loro socializzazione. Non più strategia democratica, come proponeva Karl Marx affiancando il proletariato ad altre classi sociali sul terreno della trasformazione, bensì la rivoluzione sociale, compito esclusivo del proletariato nella sua qualità di soggetto dello sviluppo. Non si può dire altrettanto, invece, della loro teoria dell'organizzazione, ed è proprio a tale divergenza di impostazione che va ascritta la ragione di fondo delle loro successive rotture e scissioni. Scrive Precari Nati, op. cit.: "vi era chi partiva rigidamente dall'organizzazione operaia rivoluzionaria, a partire dalla fabbrica: AAUD-E (Unione Operaia tedesca, unitaria) organizzazione unitaria che rifiutava una organizzazione operaia distinta dalla organizzazione politica. Questa organizzazione non doveva essere determinata dall'alto, ma controllata direttamente dai suoi membri. L'organizzazione operaia rivoluzionaria, impiantata all'interno delle fabbriche non avrebbe provocato un distacco tra gli interessi organizzativi e quelli di classe. Tale forma avrebbe preparato gli operai a servirsi della produzione su base comunista. L'altra corrente era la KAPD con la struttura parallela della AAU (organizzazione formata da organizzazioni di officina, che rappresentava l'organizzazione economica della KAPD) che pur dando molto peso alle organizzazioni operaie rivoluzionarie riteneva che la forma partito doveva avere ancora un ruolo. I fautori del partito sostenevano che la coscienza di classe, cioè i rivoluzionari marxisticamente preparati, dovevano, pur partecipando alle organizzazioni di fabbrica, essere organizzati in un partito separato, allo scopo di salvaguardare e sviluppare la teoria rivoluzionaria e di sorvegliare l'organizzazione di fabbrica, impedendole di sviarsi". Più o meno lo stesso Denis Authier e Jean Barrot, op. cit., p. 3: "In contrapposizione ai bolscevichi e ai socialdemocratici, tutti i gruppi della sinistra tedesca sono d'accordo su un punto: non è 'il' partito che dovrebbe assicurare il potere durante e dopo la rivoluzione, ma i consigli, organi che permettono ai proletari di esercitare sia il potere politico che quello economico. Ma il programma della KAPD fa una distinzione tra consigli 'politici' ed 'economici': segno di una divergenza sui tempi di dissoluzione del partito. L'AAUD-E, al contrario, rappresenta la corrente favorevole alla dissoluzione immediata". Laddove il KAPD e l'AAUD si concepivano ancora come una "doppia organizzazione", nella quale il partito politico si contrapponeva ai consigli operai così come, nel modello di organizzazione leninista, l'avanguardia continuava a contrapporsi alle masse, e la lotta politica a quella economica, nel caso dell'AAUD-E, organizzazione per sua stessa definizione unitaria, erano le masse stesse a concepirsi come avanguardia, attribuendosi direttamente il compito di condurre sia la lotta economica che quella politica sulla base del modello di organizzazione dei consigli operai. La nascita e lo sviluppo dell'AAUD-E costituirà perciò stesso un vero e proprio salto di paradigma nella storia della sinistra comunista tedesca, e rispetto al modello leninista del partito d'avanguardia, in quanto organo cosciente del proletariato, a cui ancora si conformava la KAPD, e rispetto allo stesso modello di ascendenza libertaria del sindacalismo rivoluzionario, che concepiva il sindacato tutt'altro che come un prodotto transitorio dello sviluppo capitalistico, di cui era ancora possibile rintracciare la sopravvivenza nella stessa AAUD. Scrive in proposito Henk Canne Meijer, op. cit., p. 8: "Da un lato questa concezione differiva dal "vecchio sindacalismo rivoluzionario" che affermava di essere ostile alla costituzione d'un potere politico specificamente operaio e alla dittatura del proletariato. Da un altro lato, l'AAUD-E, pur ammettendo che il proletariato è debole, diviso e ignorante, e che un insegnamento continuo gli è dunque necessario non vedeva tuttavia l'utilità di un partito di élite, stile KAPD. Le organizzazioni di fabbrica bastavano a questo ruolo d'educazione poiché la libertà di parola e di discussione vi era assicurata". Nel mese di ottobre l'AAUD-E dà vita alla sua prima conferenza autonoma in cui adotta le "Linee di orientamento per l'AAUD-E". La sua linea teorica troverà tuttavia espressione soprattutto in "Die Aktion" e nei diversi opuscoli di Otto Rühle, che costituiscono ciascuno lo sviluppo del precedente. La nuova organizzazione, che alla data della sua fondazione raccoglieva circa 100.000 aderenti, arriverà ben presto a comprendere tredici distretti economici che riuniranno decine di migliaia di membri, per essa simpatizzerà lo stesso Anton Pannekoek, ma si disgregherà ancora più rapidamente di tutte le altre organizzazioni di sinistra che l'hanno preceduta. Scrive Henk Canne Meijer, ibid., p. 7: "mentre la classe operaia cessava progressivamente d'avere un'attività rivoluzionaria, mentre le sue formazioni ufficiali non portavano avanti che un'azione tanto spettacolare quanto derisoria, coloro che volevano agire non facevano che esprimere, con l'azione disperata la decomposizione generale del movimento operaio".
1922 - Otto Rühle pubblica Questioni di base sull'organizzazione;
Gennaio 1922 - Fondazione del Partito Comunista Operaio di Bulgaria (Kommunistische Arbeiter Partei Bulgariens, KAPB). Il partito, fondato all'indomani del III Congresso dell'IC, conta più di mille membri e costituirà il gruppo più importante e numeroso dei partiti aderenti alla KAI. Esso vanta una composizione del tutto simile a quella della KAPD, sia per quanto riguarda la sua struttura organizzativa (i suoi organismi di massa, sul modello delle AAU, sono presenti in quattro città) sia per quanto riguarda la composizione sociologica dei suoi membri.
Marzo 1922 - Lo scontro interno tra il Comitato Centrale e il Comitato di Gestione della KAPD, che ha fatto seguito alla decisione unilaterale della direzione del partito di dare avvio alla fondazione della KAI nel luglio 1921, sfocia nella scissione della KAPD in due tendenze politiche tra loro contrapposte. Una tendenza di maggioranza, guidata da Alexander Schwab e con sede a Berlino, che fa riferimento alle posizioni politiche espresse in proposito dal Comitato di Gestione del partito (Tendenza-Berlino, o Berliner-Richtung) e una tendenza di minoranza, con sede ad Essen, guidata da Arthur Goldstein, Bernhard Reichenbach e Karl Schröeder, espressione della linea politica del Comitato Centrale del partito (Tendenza-Essen, o Essener-Richtung). A partire da questo momento, esistono di fatto in Germania due distinte KAPD, ancorché il partito nel suo complesso si ridurrà a contare non più di 5.000 membri effettivi. La prima tendenza, favorevole a concentrare gli sforzi dell'organizzazione sulle lotte salariali della classe operaia, sopravviverà più a lungo dell'altra, la seconda tendenza - con cui solidarizzerà anche Hermann Gorter in un suo scritto del 1922 intitolato La necessità della riunificazione della KAPD - si ridurrà invece ben presto a coincidere con un solo ufficio preoccupato esclusivamente della costruzione della nuova internazionale.
La KAPB si scinde in due tendenze tra loro contrapposte: la tendenza-Varna analoga a quella di Berlino e la tendenza-Sofia analoga a quella di Essen che però si sfaldò non appena formata sì che al II Congresso della KAI fu paradossalmente presente la tendenza-Varna.
La KAPN si schiera con la KAPD-Essen.
Aprile 1922 - La KAPD-Essen indice la I Conferenza di organizzazione della KAI, a cui prende parte la sola sinistra comunista olandese, nel corso della quale viene proclamata la fondazione e vengono adottate le tesi della nuova internazionale comunista.
Agosto 1922 - Il Congresso della KAPN proclama l'adesione del partito alla KAI.
1-5 ottobre 1922 - II Conferenza di organizzazione della KAI a cui prendono parte, oltre a AAU-Essen e KAPD-Essen, la KAPB-Varna, la KAP olandese e russa, ciascuna con un proprio rappresentante, e il gruppo di Sylvia Pankhurst che si limitò tuttavia ad inviare la sola adesione al congresso.
1923 - La sinistra comunista tedesca si divide sulla questione del centralismo e del federalismo, vale a dire sulla questione del maggiore o minore grado di autonomia organizzativa da conferire alla futura società comunista, con AAUD e KAPD che propendono decisamente per il primo e AAUD-E per il secondo. In gioco, al di là di ogni deriva formalistica, il ruolo e la funzione dello Stato in quanto regolatore della produzione e della distribuzione, a fronte di una incapacità congenita del movimento dei consigli di affrontarne il problema politico. Secondo Henk Canne Meijer, ibid., p. 11, tuttavia, tale divisione sarebbe stata assolutamente priva di senso: "questi problemi sono dei problemi di organizzazione, dei problemi tecnici, mentre la società comunista è, prima di tutto, un problema economico. Al capitalismo deve succedere un altro sistema economico, in cui i mezzi di produzione, i prodotti, la forza-lavoro non rivestano la forma-valore, e in cui lo sfruttamento della popolazione lavoratrice a profitto di settori privilegiati sia scomparso. La discussione su 'federalismo o centralismo' è priva di senso se non si è mostrato prima quale sarà la base economica di questo 'federalismo' o di questo 'centralismo'. Infatti, le forme di organizzazione di una economia, non sono, in generale, forme arbitrarie; esse derivano dai principi stessi di questa economia. Così per esempio, il principio del profitto e del plusvalore, della sua appropriazione privata o collettiva, si trovano alla base di tutte le forme assunte da un'economia capitalista. E perciò non è sufficiente presentare l'economia comunista come un sistema negativo: niente denaro, niente mercato, niente proprietà privata o statale. E' necessario mettere in luce il suo carattere di sistema positivo, mostrare quali saranno le leggi economiche che succederanno a quelle del capitalismo. Ciò probabilmente dimostrerà che l'alternativa 'federalismo o centralismo' è un falso problema".
1924 - Otto Rühle pubblica Dalla rivoluzione borghese alla rivoluzione proletaria.
Espulsione di Karl Schröeder dalla KAPD. Già combattente spartachista della prima ora, poi tra i massimi esponenti della KAPD e della KAPD-Berlino, in seguito funzionario del partito socialista. Fu uno dei rari dirigenti di questo partito a prendere parte alla resistenza al nazismo, per la quale fu condannato nel 1936.
Novembre 1924 - III Congresso della KAI e suo scioglimento.
1926 - Franz Pfemfert, già fondatore della rivista "Die Aktion" e dell'AAUD-E, inizia a collaborare con i trotzkisti.
1927 - Tesi sul ruolo del partito nella Rivoluzione Proletaria. Le Tesi (1-5) si occupano della questione della violenza politica e della sua funzione nel processo storico della Rivoluzione Proletaria, in quanto processo, al tempo stesso economico e politico, finalizzato all'instaurazione della Comune Mondiale. La violenza politica è, nel contesto dell'esercizio della dittatura del proletariato, intesa come strumento di difesa della rivoluzione e di attacco alla controrivoluzione, sia sul terreno della politica estera che su quello della politica interna, in special modo per quanto concerne le problematiche inerenti al superamento dei rapporti di produzione capitalistici e all'esercizio del controllo sull'economia da parte del proletariato. Le Tesi (6-7) riprendono il Programma della KAPD del 1920 in riferimento al ruolo dei Consigli Operai e del Partito, ritenuti come le forme storiche di organizzazione politica del proletariato rivoluzionario e post-rivoluzionario più adeguate per, rispettivamente, l'esercizio della dittatura del proletariato e il disciplinamento dei proletari più coscienti e disposti all'azione. Fa seguito, Tesi (7-9), la conseguente condanna del riformismo, sotto qualunque forma esso si mascheri, in quanto rabberciamento del vecchio sistema di sfruttamento, tradimento degli interessi reali della classe operaia e ostacolo più duro per la rivoluzione. Le Tesi (10-11) ribadiscono quanto già sostenuto nel Programma del KAPD del 1920 a proposito del rapporto di direzione politica che il partito comunista, in quanto organizzazione di elementi coscienti, è chiamato a instaurare con le masse proletarie, esposte alle oscillazioni del processo rivoluzionario. Le Tesi (12-16) sviluppano, infine, la questione della struttura e del funzionamento dei Consigli Operai e del Partito, e più in generale dell'organizzazione consiliare nel suo complesso, nella dinamica concreta del processo rivoluzionario. Compito del Partito è, in tale processo, quello di vegliare affinché i rivoluzionari si raggruppino in organizzazioni di fabbrica (Betriebsorganisationen), le organizzazioni di fabbrica si fondino in Unioni (AAU) e che da essi sorgano, durante e dopo il processo rivoluzionario, i Comitati d'Azione e i Consigli Operai Rivoluzionari deputati alla gestione della produzione da parte della classe operaia. Nella stessa misura in cui le Unioni in quanto mezzi per l'organizzazione di classe del proletariato si rafforzeranno dopo la vittoria della rivoluzione e la dittatura del proletariato sarà assicurata grazie alla sua capacità di ancorarsi nella coscienza di classe di larghe masse, i Consigli Operai guadagneranno di importanza rispetto al Partito e il Partito ne perderà a vantaggio dei Consigli Operai, la dittatura del proletariato si trasformerà in società comunista e il partito raggiungerà il suo scopo che è l'autodistruzione.
Il gruppo Sinistra Risoluta (Eintschiedene Linke) esce dalla KPD e confluisce nella KAPD-Berlino dopo aver denunciato le collusioni fra l'esercito tedesco e l'Unione Sovietica. Il suo esponente più noto è Karl Korsch.
Riunificazione delle frazioni di Berlino e di Essen della KAPD.
1930 - Dopo un breve periodo di espansione economica (1923-1929), si aprì un nuovo periodo di lotte, che nel 1933 portò alla presa legale del potere da parte di Hitler. Nel frattempo, AAUD, AAUD-E e la stessa KAPD si ridussero a dei piccoli gruppi, con non più di qualche centinaio di membri ciascuno su un totale di venti milioni di proletari, in parte impiegati nel ciclo produttivo, in parte espulsi da esso. Vestigia delle grandi organizzazioni del periodo precedente, esse si limitano esclusivamente a condurre un'attività clandestina di propaganda dei principi consiliari. In particolare le organizzazioni di fabbrica che, dalle grandi organizzazioni generali dei lavoratori che furono, si ridussero ad essere dei piccoli nuclei di comunisti consiliari coscienti, riflesso anche delle modificazioni intervenute a carico del processo lavorativo, in cui il declassamento anticipato della figura dell'operaio professionale inaugurerà prima che altrove il ciclo politico dell'operaio massa.
La KAPD espelle Adam Scharrer, suo dirigente professionista, colpevole di aver "patteggiato con il nemico", pubblicando un romanzo con la casa editrice della KPD(S).
Dicembre 1931 - Riunificazione tra AAUD e AAUD-E. La maggior parte delle rimanenti organizzazioni di fabbrica, che non si riconobbero in tale riunificazione, diedero vita alla Unione Comunista Operaia di Germania (Kommunistische Arbeiter-Union Deutschlands, KAUD), che ebbe il proprio organo di stampa in "Rätekorrespondenz". La fondazione della KAUD, che costituì tutt'altro che un'organizzazione generale dei lavoratori come l'AAUD o l'AAUD-E, fu piuttosto l'espressione di un mutamento di sensibilità intervenuto a carico della stessa concezione dell'organizzazione operaia così come era stata sino ad allora teorizzata e costruita. Se l'AAUD e l'AAUD-E concepivano ancora il proprio ruolo in funzione dell'organizzazione della classe operaia, tant'è che allo stesso modo dei sindacalisti rivoluzionari si attendevano di vedere i lavoratori aderire in massa alle loro organizzazioni, la KAUD si proponeva il compito di invitare la classe operaia stessa a costruire autonomamente le proprie organizzazioni, di modo che, almeno nelle sue intenzioni, la "classe organizzata" non fosse più il prodotto di organizzazioni specializzate nella sua direzione, ma la classe operaia in lotta sotto la propria direzione. Scrive Precari Nati, I Consigli Operai...: "Tale organizzazione, sempre impiantata all'interno delle fabbriche, radunava non i lavoratori animati da impeto rivoluzionario (vedi le AUU) ma solamente lavoratori comunisti coscienti. Non si concepiva come l'organizzazione del futuro, a differenza delle precedenti, ma invitava gli operai ad organizzarsi da se, per creare comitati d'agitazione e creare legami tra questi comitati. La lotta di classe "organizzata" non dipendeva più da una organizzazione costituita prima della lotta. Secondo l'impostazione della KAUD, la "classe organizzata" è la classe operaia autorganizzata in lotta. Si veniva così a concepire la lotta di classe e la rivoluzione non in modo statico ma come un processo, nel quale la classe operaia durante la lotta accellerava e controllava il cambiamento. Il compito della KAUD si riduceva quindi alla propaganda comunista chiarendo gli obiettivi, incitando la classe operaia contro i padroni e le vecchie organizzazioni, soprattutto per mezzo dello sciopero selvaggio. Mostrando la forza e la debolezza della classe e delle sue forme di lotta. Appariva quindi la KAUD come uno strumento, come un gruppo di comunisti operai, che forniscono dei mezzi analitici e pratici per facilitare la lotta di classe in senso comunista, tuttavia il soggetto diventava la classe stessa. La rottura con il vecchio movimento operaio, i suoi modi di organizzazione, e l'intrinseca spinta verso il capitalismo che portava con se era stata individuata". Scrive Henk Canne Meijer, op. cit., p. 10: "Questo cambiamento delle concezioni aveva naturalmente conseguenze in numerose questioni: la dittatura del proletariato, per esempio. Infatti, dato che la "lotta organizzata" non era più compito esclusivo di organizzazioni specializzate nella sua direzione, queste ultime non potevano più essere considerate gli organismi della dittatura del proletariato. Contemporaneamente scompariva il problema che, fino a quel momento, era stata la causa di molteplici conflitti: chi, fra il KAPD e l'AAUD avrebbe dovuto esercitare o organizzare il potere. La dittatura del proletariato non sarebbe più stata appannaggio di organizzazioni specializzate, si sarebbe trovata nelle mani della classe in lotta, che si sarebbe impadronita di tutti gli aspetti, di tutte le funzioni della lotta. Il compito della nuova organizzazione, la KAUD, si riduceva dunque alla propaganda comunista chiarendo gli obiettivi, incitando la classe operaia alla lotta contro i capitalisti e le vecchie organizzazioni, soprattutto per mezzo dello sciopero selvaggio, mostrando in esso la sua forza e la sua debolezza".
1933 - Dopo l'arrivo legale di Hitler al potere, i militanti delle varie tendenze della sinistra comunista tedesca furono arrestati e rinchiusi in campi di concentramento, dove la maggior parte di loro trovò la morte. La KAPD fu una delle poche forze politiche che si organizzeranno militarmente contro il regime; fra le sue formazioni antifasciste, meritano menzione i Combattenti Rossi (Roten Kämpfer) e la Unione Comunista dei Consigli (Kommunistische Räte-Union) nella zona di Brunswick, e altre ancora attive nella Ruhr, a Lipsia (dove vi fu anche una struttura per la stampa e propaganda antifascista), a Königsberg e in Lituania, a Klaipėda. Al loro fianco si schiereranno anche alcuni esponenti dei Freikorps come Josef Römer. Il KAPD finì in questa fase per esaltare anche il ricorso al terrorismo individuale come mezzo per portare la coscienza di classe alle masse. Marinus van der Lubbe, l'incendiario del Reichstag, era legato a questa corrente. Ne traccia un profilo Nico Jassies in Berlino Brucia. Marinus Van der Lubbe e l'incendio del Reichstag: "Nato in una famiglia povera di Leiden, attivissimo sin da sedicenne nella gioventù comunista, prende parte a comizi, attacca manifesti, inventa slogan, si scontra con la polizia, viene più volte arrestato, sogna, come tanti altri proletari, di 'fare come in Russia'. Ed è in Russia che prova ad andare, ma viene respinto alla frontiera. Insofferente all'autoritarismo del Partito 'comunista' olandese si avvicina ai gruppi consiliaristi, tendenza rivoluzionaria che critica il ruolo del partito e del sindacato considerati burocratici e verticistici (il teorico più lucido ne fu l'olandese Anton Pannekoek). Nel frattempo uno schizzo di calce viva lo rende inabile al lavoro, ma Marinus continua ad agitarsi, proletario tra proletari. Si scaglia contro l'Ufficio di assistenza sociale, guida lo sciopero dei tassisti di Den Haag nel 1932. Intanto all'inizio del 1933 un rimpasto ministeriale porta Hitler al governo in Germania; qui la situazione è esplosiva: gli scontri tra 'rossi' e 'neri' sono cosa quotidiana. Lubbe va dunque a Berlino e prova a spingere i compagni all'azione: contro il pericolo nazista bisogna spronare il proletariato alla rivoluzione! Ma nessuno lo segue e così decide di fare da solo. Compra della 'diavolina' e dopo avere provato senza successo ad appiccare il fuoco al municipio e al palazzo imperiale, penetra attraverso una finestra nel parlamento e comincia ad accendere piccoli fuochi. Questi si propagano e il giorno dopo la sala delle sedute del Reichstag è devastata come se fosse stata colpita dallo schianto di un aereo. Van der Lubbe è arrestato, confessa le proprie 'colpe' e dichiara che il suo atto si fonda su motivazioni politiche: voleva spronare i lavoratori tedeschi alla rivoluzione sociale, ad abbattere il capitalismo che aveva permesso a Hitler di salire al potere. Al processo, iniziato nel settembre 1933, la corte prova a dimostrare contro ogni evidenza che Marinus non ha agito da solo e che i 'comunisti' hanno compiuto l'attentato per un preciso ordine di Mosca. Il Partito sedicente comunista risponde alla calunnia con la calunnia, affermando che Marinus è al soldo dei nazisti. Questi, schiacciato tra i due totalitarismi, viene infine ghigliottinato nel gennaio 1934, a soli venticinque anni".
1945 - Alcuni comunisti di sinistra sopravvissuti all'internamento nei campi di concentramento nazisti furono giustiziati su ordine della GPU, al momento dell'entrata in Sassonia delle truppe sovietiche.
1952 - A Berlino-ovest Alfred Weiland, un vecchio dirigente dell'AAUD, fu prelevato in piena strada e trasportato a Berlino-Est, dove fu condannato ad una pesante pena detentiva.
2-6 marzo 1919 - I Congresso della Terza Internazionale, Internazionale Comunista (Kommunistische Internationale, d'ora in poi IC) o Comintern (Komintern), sotto la presidenza di Grigorij Evseevič Zinoviev. Il Comitato Esecutivo dell'Internazionale Comunista (CEIC) decide la costituzione del cosiddetto Bureau di Amsterdam (BdA), un apposito ufficio incaricato dello sviluppo e della gestione delle relazioni internazionali, allo scopo di rompere l'isolamento in cui versava il movimento comunista internazionale in America e in Europa Occidentale. La scelta dell'ubicazione dell'ufficio cadde su Amsterdam per due ordini di motivi: sia per la facilità di comunicazioni con l'America e l'Europa Occidentale da essa offerta in virtù della sua collocazione strategica del paese, sia perché l'Olanda di quel periodo è sede del primo e più importante partito comunista europeo. L'incarico è affidato al comunista olandese Sebald Justinus Rutgens con il seguente mandato: fondare un centro di propaganda comunista con il compito di pubblicare un bollettino in tre lingue - di cui uscirono soltanto due numeri, nei mesi di febbraio e marzo 1920, sotto il titolo di "Bulletin of Provvisional Bureau in Amsterdam of the Communist International" - mediante il quale raccogliere e diffondere informazioni sul movimento comunista dei diversi paesi e costituire un archivio internazionale di tutta la pubblicistica comunista dallo scoppio della rivoluzione russa in poi; stabilire relazioni politiche con i diversi partiti comunisti, già costituiti o in via di costituzione, dell'America e dell'Europa occidentale; organizzare nel minor tempo possibile una conferenza comunista internazionale (cfr. "L'Ordine Nuovo", n. 43, aprile 1920). Il BdA venne costituito nello stesso periodo di un altro ufficio dell'IC con il medesimo mandato, il cosiddetto Segretariato di Berlino, voluto espressamente da Lenin, che ne affidò la costituzione al comunista bavarese Wendelin Thomas in rappresentanza del Partito Comunista Tedesco - Lega di Spartaco (Kommunistische Partei Deutschlands-Spartakusbund, KPD-S) e a Karl Radek, agente di collegamento del Comintern presso lo stesso partito. Notevoli furono le divergenze politiche, se non tra l'uno e l'altro ufficio, entrambi deputati allo sviluppo e alla gestione delle relazioni internazionali dell'IC, tra i loro rispettivi gruppi direttivi. Ne fa testimonianza lo scontro programmatico che si consumò tra la direzione olandese e quella tedesca, e tra la stessa direzione tedesca e la sua base, in sede di elaborazione delle proposte di tesi per la conferenza comunista internazionale su cui entrambe stavano lavorando, e che ebbe luogo ad Amsterdam solo a seguito dei sanguinosi incidenti che interessarono Berlino il 13 gennaio 1920.
16-17 agosto 1919 - Conferenza di Francoforte sul Meno della KPD(S), dall'assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht - avvenuto il 15 gennaio 1919 ad opera dei Corpi Franchi (Freikorps) prussiani agli ordini del governo provvisorio del socialdemocratico Friedrich Ebert - sotto la direzione riformista di Paul Levi. La Conferenza sancisce l'inizio dello scontro interno tra il centro e la destra del partito e la sua corrente di sinistra, di tendenza consiliarista, che darà successivamente vita al Partito Comunista Operaio Tedesco (Kommunistische Arbeiterpartei Deutschlands, KAPD), la più importante organizzazione politica del comunismo di sinistra (Linkskommunismus) tedesco-olandese degli anni venti.
20-24 ottobre 1919 - II Congresso, detto di Heidelberg, della KPD(S), durante il quale viene messa in minoranza la corrente di sinistra del partito. Dopo il fallimento della Rivolta di Gennaio (Januaraufstand) del 4-5 gennaio 1919, sedata nel sangue dai Freikorps prussiani che, dopo violenti scontri, riuscirono a reprimere ogni residuo focolaio di resistenza operaia e proletaria, ristabilendo l'ordine sovrano, all'interno della KPD(S) si inasprisce lo scontro tra la direzione riformista del partito, decisa nonostante la gravità di quanto accaduto a prendere comunque parte alle elezioni per il rinnovo del gabinetto Ebert, e la volontà rivoluzionaria della maggior parte della sua base. Oggetto della contesa il rifiuto da parte dell'opposizione interna di avallare la sospensione, imposta dal comitato centrale, della lotta contro il parlamentarismo, i sindacati e i consigli d'azienda, fino ad allora combattuti in quanto istituzioni controrivoluzionarie. La corrente consiliarista della KPD(S), coerentemente con la sua impostazione rivoluzionaria, mirava alla valorizzazione dei consigli operai sorti in tutto il paese prima durante e dopo la Rivolta di Gennaio, contrapponendo la democrazia operaia a quella parlamentare. La direzione riformista di Paul Levi, che nel corso del dibattito congressuale si ritrovò completamente isolata dalla sua base, potendo tuttavia vantare il sostegno dello stesso Lenin che da lì a breve, nell'aprile 1920, pubblicò il suo opuscolo L'estremismo, malattia infantile del comunismo (Детская болезнь "левизны" в коммунизме), lungi dal ravvedervi una condizione necessaria alla presa del potere, vedeva in tale antiparlamentarismo l'indice di una regressione verso concezioni di matrice anarcosindacalista retaggio del passato. In realtà, come ha avuto modo di dimostrare Henk Canne Meijer, Il movimento dei Consigli in Germania (1919-1936), p. 7, "l'antiparlamentarismo della nuova corrente non aveva granché in comune con il 'sindacalismo rivoluzionario' e 'l'anarchismo'. Sotto molti aspetti esso ne rappresentava anche la negazione. Mentre l'antiparlamentarismo degli anarchici s'appoggiava sul rifiuto del potere politico, ed in particolare della dittatura del proletariato, la nuova corrente considerava l'antiparlamentarismo come una condizione necessaria alla presa del potere politico". Analogo lo scontro sulla questione sindacale, con i sostenitori dei consigli che invitavano gli operai a uscire dai sindacati, liquidati come dei meri apparati repressivi deputati alla gestione dell'economia e al controllo dell'erogazione del lavoro operaio, e ad aderire alle organizzazioni di fabbrica (Betriebs-Organisation) e la direzione del partito che spingeva invece per entrarvi, perseguendo l'obiettivo di conquistarne almeno alcune sedi territoriali al fine di riunificarle in una nuova centrale rivoluzionaria. A conclusione del dibattito, la maggior parte delle sezioni della KPD(S) si rifiutò di applicare le risoluzioni finali del Congresso, e la direzione del partito, accertata l'impossibilità di controllare la volontà rivoluzionaria della maggioranza dei suoi membri, si adoperò deliberatamente, non senza espedienti e macchinazioni, ai fini della scissione del partito. Scrive in proposito Enzo Rutigliano, Linkscommunismus..., p. 272n: "Congresso assai discusso e discutibile sul piano della effettiva rappresentanza dei delegati [quello di Heidelberg]: sembra che la direzione Levi abbia fatto di tutto per escludere i delegati contrari alla propria tendenza. Inoltre la propria risoluzione contro i futuri componenti la KAPD fu approvata con una risibile maggioranza; sì che in ogni caso - anche a non voler tener conto delle voci sulla nullità del Congresso stesso - la risoluzione non poteva in alcun modo rappresentare il Partito". Di fatto, la decisione di espellere la sinistra dal partito era già stata presa durante la Conferenza di Francoforte sul Meno, talché il Congresso di Heidelberg non fece altro che ratificare quanto già deliberato in altra sede.
La KPD-Opposizione (Kommunistische Partei Deutschlands-Opposition, KPD-O), questa la denominazione assunta dalla corrente di sinistra uscita sconfitta dal Congresso di Heidelberg, non si pronuncia immediatamente per la scissione, ma si raggruppa in tre correnti politiche distinte: Amburgo, Brema e Berlino-Essen. La corrente di Amburgo, punto di riferimento dell'intera opposizione subito dopo il Congresso di Heidelberg, spinge per la fondazione immediata di un nuovo partito. Riunita intorno a Heinrich Laufenberg e Friedrich Wolffheim, già esponenti dei Radicali di Sinistra (Linksradikalen), la corrente politica che riuniva i gruppi rivoluzionari della Germania del nord, e in procinto di spostarsi su posizioni nazional-bolsceviche, verrà presto messa in minoranza (cfr. Herman Gorter, Risposta a Lenin, 1920; "L'Internationale Communiste", n. 11). La corrente di Brema, già sede dei Comunisti Internazionali Tedeschi (Internationale Kommunisten Deutschlands, IKD) e centro dell'opposizione non scissionista di Otto Rühle, incaricata della costituzione dell'ufficio di informazione dell'opposizione, rappresenta in questa fase la maggioranza della sinistra, ancorché una sua componente non marginale, guidata da Becker e Fröhlich, deciderà di rientrare nella KPD(S) dove formerà una corrente di sinistra. L'ufficio compirà diversi tentativi, tutti rivelatesi fallimentari, per far valere i diritti dell'opposizione all'interno della centrale, che regolarmente non li rispetterà, incurante del fatto che questa rappresenti la maggioranza del partito. La corrente di Berlino-Essen, diretta da Herman Gorter e Karl Schröeder, rispettivamente futuro ideologo e futuro capo politico della KAPD; sarà quest'ultima corrente a prendere successivamente l'iniziativa di indire la conferenza di organizzazione della KPD(O) da cui nascerà la KAPD. Ad essa è attribuibile l'Appello per la formazione della KAPD pubblicato su "Die Aktion", nn. 15-16, del 10 giugno 1920.
13 gennaio 1920 - Manifestazione davanti al Reichstag a favore dei Consigli Operai. La polizia spara con le mitragliatrici sulla folla uccidendo 42 dimostranti.
3 febbraio 1920 - Conferenza internazionale comunista promossa dal BdA, che riunisce i delegati dei seguenti partiti comunisti occidentali: American Communist Party (Fraina, Nosowsky); British Socialist Party (Hodgson, Willies); Communistische Partij Holland (Bouman, De Visser, Gorter, all'epoca membro anche della KPD-O, Marmoury, Roland-Holst, Rutgers, Van Leuven, Wijnkoop); Kommunistische Partei Deutschlands-Spartakusbund (Stuker, delegato della corrente di sinistra, ma in rappresentanza dell'intero partito); Parti Communiste de Belgique (Van Overstraeten); Shop Stewards (Murphy); Workers Socialist Federation (Sylvia Pankhurst) (cfr. "Bulletin of Provvisional Bureau in Amsterdam of the Communist International", n. 2, marzo 1920, e "L'Ordine Nuovo" dello stesso periodo). Per le organizzazioni politiche che vi prendono parte, il più delle volte ancora allo stato soltanto embrionale, com'è nel caso della stessa KPD(O), la Conferenza costituisce la prima importante occasione di incontro e confronto internazionale, da cui poter ricavare indicazioni determinate, sia dal punto di vista programmatico che da quello organizzativo, da utilizzare anche a livello di intervento nazionale. Il principale obiettivo perseguito dai promotori della Conferenza, e della costituzione dello stesso BdA, è tuttavia soprattutto un altro, quello di creare le condizioni di possibilità necessarie, in termini di alleanze tattiche e strategiche da stipulare o già stipulate, per il consolidamento su scala internazionale del nuovo regime nato dalla rivoluzione sovietica. Così Enzo Rutigliano, ibid., pp. 18-20, riassume il contenuto delle Tesi e proposte per una conferenza comunista internazionale approntate dal BdA: "Le cinque tesi e i relativi chiarimenti sembrano a prima vista accettare il punto di vista dell'esecutivo (circolare Zinoviev) sull'uso rivoluzionario dei parlamenti borghesi, ma ad un più attento esame, esse introducevano un elemento nuovo di importanza capitale: 'man mano che la produzione capitalistica si disgrega e la situazione diviene più nettamente rivoluzionaria, l'azione parlamentare perde in importanza rispetto all'azione diretta delle masse (...). In questa circostanza, la classe operaia che si accinge ad organizzare la propria forza nei Consigli, potrà rinunciare ad ogni azione parlamentare'. Inoltre, nelle stesse tesi, il Bureau di Amsterdam, difenderà esplicitamente la Sinistra tedesca della KPD che in quei mesi era vittima delle persecuzioni di Paul Levi (culminate qualche mese più tardi con l'espulsione dal partito) che intendeva capovolgere la posizione astensionista che il partito si era data al momento della sua costituzione contro le posizioni della minoranza della quale facevano parte oltre allo stesso Levi, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. Conseguentemente alla linea politica espressa dianzi, le tesi prendevano posizione anche sulla questione delle autonomie tattiche dei vari partiti comunisti ribadendo che: '(...) non spetta ad un congresso internazionale stabilire se un paese si trova in una situazione rivoluzionaria. Ai comunisti di ciascun paese spetta decidere questo! La rivoluzione proletaria non si sviluppa in tutti i paesi come un movimento d'insieme. (...) Un congresso internazionale può fissare la tattica solo a grandi linee. Spetta ai comunisti di ciascun paese trarre le conseguenze per la pratica della lotta'. Anche questa presa di posizione, come si può arguire, era in netto contrasto con l'orientamento dell'Internazionale Comunista fondata sul principio della più rigida centralizzazione. Le tesi sulla questione dei sindacati erano ispirate allo stesso principio che animava le tesi sulla questione del parlamentarismo e, pur accettando la necessità dei sindacati come organizzazioni difensive della classe operaia denunciavano l'estremo grado di burocratizzazione da essi raggiunto nei paesi capitalistici avanzati dell'occidente. 'L'organizzazione sindacale diviene talvolta nelle mani di questi ultimi (i dirigenti burocrati) un organo del padronato per impedire o soffocare gli scioperi. (...) Essi cercano di rafforzare il sistema capitalistico invitando gli operai ad aumentare l'intensità del lavoro e si oppongono violentemente ad ogni attività rivoluzionaria delle masse'. Come si vede, nihil su sole novi! Da questa analisi comunque discende come conseguenza diretta la lotta contro i sindacati burocratizzati attraverso correnti di opposizione comunista all'interno prima, e con la formazione di nuove organizzazioni poi; indicando anche, laddove esistevano, di appoggiare le organizzazioni di sindacalisti rivoluzionari quali gli IWW in America e gli Shop Stewards in Inghilterra. Un altro punto importante del documento indicava quale unico compito del sindacato nella società socialista, la regolamentazione interna del lavoro, svalutandone così drasticamente il ruolo a vantaggio dei consigli di fabbrica ai quali sarebbe spettato il nucleo centrale della nuova organizzazione sociale: 'La base dell'edificazione di tutto il sistema amministrativo e politico, è l'unione degli esseri umani nel processo di produzione'. Questo motivo del ruolo spettante ai sindacati nella costruzione del socialismo sarebbe scoppiato, qualche anno dopo, al terzo congresso mondiale della Internazionale, con la relazione fatta da Alessandra Kollontaij che portava nel congresso l'eco della forte opposizione degli operai dei sindacati alla militarizzazione del lavoro voluta da Trotsky. Possiamo dunque individuare in queste tesi del Bureau di Amsterdam la prima trattazione di quei motivi di opposizione di sinistra all'interno dell'Internazionale Comunista che, più tardi nella KAPD avrebbero trovato più ampia trattazione e più articolata teorizzazione grazie soprattutto all'opera teorica di Hermann Gorter" (cfr. "Bulletin of Provvisional Bureau in Amsterdam of the Communist International", n. 1, febbraio 1920, pp. 1-4). L'ordine del giorno della Conferenza è composto da tredici punti e include tutti i temi all'epoca dibattuti nell'ambito dell'IC, a cominciare da quello della tattica e della strategia da adottare nella lotta rivoluzionaria del proletariato mondiale; dieci i rapporti sulla situazione interna e internazionale di altrettanti paesi occidentali, preparati e inviati per l'occasione a tutti i partiti ad essa aderenti. Diverso il caso delle sue risoluzioni finali, che sono in evidente contrasto con le finalità inizialmente perseguite dal CEIC moscovita, evidenziando per la prima volta l'esistenza di due diverse tendenze politiche all'interno del movimento comunista internazionale. Una tendenza di sinistra, fiduciosa in un prossimo sbocco rivoluzionario della crisi capitalistica nei paesi occidentali e critica nei confronti sia del parlamento che del sindacato in quanto istituzioni riformistiche, e una tendenza di destra che non si riconosce in tale analisi della fase, sostenendo la necessità di un lavoro di paziente infiltrazione delle organizzazioni comuniste in tutte le istituzioni dello stato borghese. Alla base di tale divergenza di posizioni la convinzione da parte della sinistra - che riunisce la maggioranza dei partiti comunisti convenuti ad Amsterdam - del diverso grado di sviluppo raggiunto dalle forze produttive e dai rapporti di produzione ad esse corrispondenti nei paesi capitalistici occidentali, e in particolar modo del minore rilievo in essi avuto dalle masse contadine povere rispetto al caso specifico dell'Unione Sovietica, assunto come paradigmatico dalla destra anche e soprattutto ai fini della definizione delle alleanze tattiche e strategiche della classe operaia (cfr. "Critica marxista", n. 1, 1971, pp. 152-177). Fin qui l'analisi, ma in realtà il vero scontro politico tra le due tendenze, l'una attestata su posizioni intransigenti tanto quanto l'altra incline al compromesso, verteva innanzitutto sul ruolo e la funzione da attribuire alla stessa IC: strumento della rivoluzione mondiale per la sinistra, strumento della difesa dello stato sovietico per la destra. Su un'altra posizione ancora, almeno per quanto riguarda la complessità della sua articolazione interna, il Partito Comunista d'Italia (PCd'I) che, pur annoverando tra le proprie fila una nutrita schiera di comunisti intransigenti, con a capo Amadeo Bordiga, rimase in questa fase ancora legato a Mosca rinunciando alle proprie parole d'ordine rivoluzionarie. La breve esperienza del BdA al quale, secondo le intenzioni iniziali dei suoi promotori, avrebbero dovuto fare riferimento tutti i partiti comunisti occidentali, si consuma nel giro di tre mesi. Il CEIC, nel tentativo di reagire alla minaccia che le sue risoluzioni finali costituivano per la conservazione dell'egemonia culturale della destra nell'ambito dell'IC, ne decreterà lo scioglimento anticipato nei primi giorni di aprile, attribuendo tutte le sue funzioni residue al Segretariato di Berlino. Il 15 maggio Radio Mosca attacca il Bureau di Amsterdam rendendo di dominio pubblico il fatto che il suo mandato fosse stato revocato. Il II Congresso dell'Internazionale Comunista, tenutosi a Mosca dal 19 luglio al 7 agosto, ne sancisce la condanna definitiva, portando anche all'espulsione del CPH dall'IC. Fu lo stesso Zinoviev a incaricarsi di pronunciare la scomunica ufficiale nella sua relazione sull'attività del CEIC, sostenendo che il Bureau di Amsterdam aveva favorito la scissione del movimento operaio tedesco e l'aumento delle contraddizioni in seno al movimento comunista internazionale.
25-26 febbraio 1920 - III Congresso della KPD(S) a Karlsruhe. Anche l'ufficio di informazione dell'opposizione, facente capo alla corrente di Brema, invia i propri rappresentanti con l'obiettivo di proporre degli emendamenti alle tesi di Heidelberg, confidando che l'IC si schieri in suo favore. Ciò nondimeno, il Congresso di Karlsruhe si pronuncerà ancora una volta a favore del fatto che i gruppi che non si riconoscono nelle tesi di Heidelberg debbano essere espulsi dal partito.
24 marzo 1920 - Disarmo della Rote Ruhrarmee, organizzazione armata la maggioranza dei cui militanti è legata alla KPD(O). L'opposizione perde ogni speranza di essere reintegrata nel partito, in considerazione anche dell'atteggiamento tenuto dal comitato centrale durante il putsch di Kapp del 13 marzo 1920.
4-5 aprile 1920 - Conferenza di organizzazione della KPD(O) a Berlino, in rappresentanza di circa 38.000 iscritti alla KPD(S). Fondazione della KAPD - organo di stampa, il "Quotidiano dei lavoratori comunisti" ("Kommunistische Arbeiter-Zeitung") - a cui aderiranno circa 800.000 membri della KPD(S), con la sola opposizione della corrente non scissionista di Otto Rühle. Nel nuovo partito confluisce la quasi totalità degli iscritti alla KPD(S), che perderà in tal modo tutti i suoi militanti più determinati e combattivi: membri della classe operaia impiegati nei diversi settori produttivi della grande industria, ma in prevalenza giovani e disoccupati, incattiviti dalla grave crisi economica in cui versava il paese dall'immediato dopoguerra, e altri ancora che vi si uniranno subito dopo la sua fondazione. Di particolare rilievo il contributo, sia in termini di uomini che di idee, dei distretti di Amburgo, Berlino-Essen e Brema della KPD(O) che daranno vita a tre correnti politiche distinte, tanto eterogenee quanto tra loro conflittuali, già all'atto della fondazione del partito: quella nazional-bolscevica che verrà tuttavia subito espulsa nel mese di agosto dello stesso anno (Tendenza Laufenberg, o Laufenberg-Richtung), quella maggioritaria favorevole a un dualismo organizzativo tra organizzazione politica e organizzazione economica del proletariato (Tendenza KAPD/AAUD, o KAPD/AAUD-Richtung) e quella favorevole invece a uno scioglimento immediato della stessa organizzazione politica nell'organizzazione economica (Tendenza AAUD-E, o AAUD-E-Richtung). La fondazione della KAPD sancisce la rottura definitiva della sinistra comunista tedesca con la linea politica imposta dalla direzione riformista della KPD(S), e con ogni ipotesi di uso rivoluzionario del parlamento e del sindacato da essa propugnata secondo le direttive dell'Internazionale C. Ciò nondimeno, prima ancora di essere stata l'esito di una mera scissione da una organizzazione politica ad essa preesistente, la sua fondazione è stata piuttosto il prodotto dell'autorganizzazione cosciente, ancorché contrassegnata da una notevole litigiosità interna, di migliaia di militanti comunisti dentro, fuori e ai bordi della KPD(S) che con il loro strappo organizzativo hanno saputo rifiutare per intero ogni eredità del passato. A cominciare da quella dei principi di organizzazione interna - fino ad allora uniformati ai vincoli maggioritari del cosiddetto "centralismo democratico" leninista, riassumibile nella formula "libertà di discussione, unità d'azione" - su cui conformare la struttura e il funzionamento del nuovo partito, edificato non a caso sulla base di un duplice livello organizzativo, in grado di garantire sia la rappresentanza politica che quella, per così dire, geografica dei suoi organi dirigenti. Un Comitato di gestione degli affari correnti (Geschäftsführung), deputato all'amministrazione ordinaria dell'organizzazione, e un Comitato centrale (Hauptausschuss), riunito ogni qualvolta occorresse assumere decisioni di altra valenza, comprendente quest'ultimo tutti i rappresentanti delle diverse sedi territoriali del partito, o Distretti, di modo che la sua linea politica potesse essere sottoposta alla verifica permanente dell'insieme dei suoi militanti. Come si evince dallo stesso Appello per la formazione della KAPD, in Enzo Rutigliano, Linkskommunismus..., p. 98, essa non è stata - o quantomeno non ha inteso essere - un partito comunista nel senso tradizionale del termine, essendosi altresì contrapposta tanto all'idea del "partito di massa" quanto a quella del "partito di quadri" allora prevalenti all'interno del movimento comunista internazionale. La KAPD, non foss'altro che per la sua fiducia dottrinaria nella volontà rivoluzionaria del proletariato tedesco, è stata un "partito delle masse" (Partei der Massen) e non un "partito di capi", come nel caso della KPD(S), o un "partito di massa" (Massenpartei) come in quello del Partito Comunista Unificato di Germania (Vereinigte Kommunistische Partei Deutschlands, VKPD, nato nel dicembre 1920 dalla successiva fusione tra la destra della KPD-S e la sinistra dell'USPD). Dal punto di vista del suo gruppo dirigente, non soltanto ogni "partito di quadri", ma anche ogni "partito di massa" andava di per se stesso considerato come un "partito di capi" nella stessa misura in cui "parlare di masse era un linguaggio tipico dei capi". Nonostante ciò, come scrivono Denis Authier e Jean Barrot, Il KAPD e l'AAUD-E, p. 1, anche la concezione del partito vigente nell'ambito della KAPD si ritroverà esposta alla medesima contraddizione logica, e anch'essa nella stessa misura in cui anche un "partito delle masse" si riduce necessariamente - come è puntualmente accaduto anche nel suo caso - in un piccolo gruppo quando queste masse cessano di essere rivoluzionarie. Notevoli, anche sotto questo profilo, le similitudini con il Partito Comunista d'Italia (PCd'I): il ricorso a quello che Amadeo Bordiga chiamava il "centralismo organico", il rifiuto della conquista della maggioranza prima della fase rivoluzionaria, l'idea del partito-programma e, non ultima, una certa sopravvalutazione del ruolo del partito (composto da elementi radicali ritenuti capaci di difendersi dall'accerchiamento capitalistico grazie alla forza dei loro principi) e delle stesse organizzazioni operaie (organizzazioni unitarie nel caso della KAPD, sindacati in quello del PCd'I).
Nello stesso mese di aprile, si svolge ad Hannover il I Congresso di unificazione delle organizzazioni di fabbrica, a cui prendono parte delegazioni provenienti dalle principali regioni industriali della Germania, a cominciare da quelle dei porti di Amburgo e di Brema. La polizia interviene e riesce a disperdere il congresso, ma solo a unificazione già avvenuta. E' l'atto di nascita, oltremodo travagliato, dell'Unione Generale dei Lavoratori di Germania (Allgemeine Arbeiter-Union Deutschlands, AAUD). Tutte le organizzazioni di fabbrica convenute ad Hannover si erano costituite in modo spontaneo e indipendente nel corso degli scioperi selvaggi degli anni precedenti, primo tra tutti quello dei minatori della Ruhr del 1919, e ciascuna di esse manterrà la massima indipendenza e la più grande libertà di azione - consistente in attività di propaganda e di sostegno ai comitati di sciopero che continuavano a sorgere spontaneamente in tutta la Germania - anche all'interno dell'Unione. La composizione di classe del nuovo movimento, che rinviene nel modello dei consigli operai la sua forma di organizzazione di riferimento, vede nell'operaio specializzato della grande industria manifatturiera - maestranze che all'epoca potevano vantare competenze tecniche pari, se non superiori, a quelle dei quadri - la figura professionale in essa egemone. Ciò nondimeno, due furono i principi organizzativi di fondo dell'AAUD: gli operai si uniscono su base di impresa e non di mestiere, le organizzazioni di fabbrica si raggruppano su base regionale e non per categorie come avveniva, e tuttora avviene, nel caso dei sindacati classici, siano essi riformisti che rivoluzionari. Scrive Henk Canne Meijer, op. cit., p. 5: "A quell'epoca in Germania, i sindacati contavano più membri di quanti non ne avevano mai avuti e di quanti dovevano averne poi. Così, nel 1920 i sindacati d'osservanza socialista raggruppavano quasi 8 milioni di persone che versavano quote nelle 52 associazioni sindacali; i sindacati cristiani avevano più di un milione di aderenti; e i sindacati padronali, i gialli, ne riunivano quasi 300.000. Inoltre, vi erano delle organizzazioni anarco-sindacaliste (FAUD) ed anche alcune altre che, un poco più tardi, dovevano aderire all'ISR (Internazionale Sindacale Rossa, dipendente da Mosca). All'inizio l'AAUD non riunì che 80.000 lavoratori (aprile 1920); ma la sua crescita fu rapida e, alla fine del 1920, questo numero passò a 300.000". Benché il compito dichiarato delle organizzazioni di fabbrica non fosse mai stato quello, riconosciuto come prerogativa esclusiva dei comitati di sciopero spontanei, di formulare delle rivendicazioni specifiche sul terreno politico o sindacale, ai membri fondatori dell'AAUD fu subito evidente che la classe operaia non avrebbe mai potuto conquistare e organizzare il potere economico e politico per mezzo delle organizzazioni consiliari senza prima aver sconfitto tutte quelle forze sindacali, ma anche parlamentari, che si opponevano al potere dei consigli operai. Laddove, come ha scritto Herman Gorter, La vittoria del marxismo, p. 95, "gli opportunisti combattevano prima di tutto la teoria marxista della rivoluzione violenta. Essi la sostituivano con una teoria di evoluzione progressiva del capitalismo al socialismo", l'AAUD si proponeva invece di realizzare la dittatura del proletariato una volta riunito tra le proprie fila l'intera classe operaia tedesca. Da qui il suo legame con la KAPD, con la quale collaborò strettamente per tutto il corso della sua esistenza, nonostante il dissenso di un certo numero di suoi aderenti, soprattutto ad Amburgo, a Francoforte e in Sassonia, che ne prenderanno successivamente le distanze.
Maggio 1920 - Otto Rühle scrive La rivoluzione non è affare di partito. Il testo venne pubblicato per la prima volta, sotto il titolo di Un nuovo partito comunista?, sulla rivista "Die Aktion", fondata a Berlino poco prima della guerra da Franz Pfemfert. Le tesi esposte nell'articolo saranno poi sviluppate in Questioni di base sull'organizzazione (1922) e Dalla rivoluzione borghese alla rivoluzione proletaria (1924). Il testo sancisce la rottura definitiva di Rühle, all'epoca ancora attestato su posizioni non scissioniste nei confronti della KPD(S), con la concezione leninista della forma-partito (e della forma-sindacato ad essa corrispondente) di cui ravvisa la sopravvivenza anche nella KAPD. Ad essa egli contrappone l'idea, nel testo ancora in fieri, dello sviluppo di una "organizzazione unitaria" della classe operaia, vale a dire di una organizzazione unificata sia sul piano politico che su quello economico, che all'atto della sua costituzione verrà a costituire una delle prime esperienze storiche di autonomia operaia organizzata. Ma prima ancora sancisce la rottura, non solo con la forma-partito tout court, tanto nella sua declinazione liberale che in quella socialdemocratica e comunista, in quanto organizzazione della separazione delle masse dai capi e della lotta economica dalla lotta politica, ma con lo stesso parlamentarismo borghese e la sua critica interna, in quanto strumenti del dominio di classe e della sua riproduzione. Dal suo punto di vista, forgiatosi nell'ambito della disputa antiparlamentarista e antisindacalista della corrente di sinistra della KPD(S), tanto i partiti quanto i sindacati andavano intesi alla stessa stregua di organizzazioni burocratiche da disarticolare e porre al servizio dell'idea consiliarista, l'unica in grado di permettere una partecipazione diretta della classe alle decisioni che la riguardano. A questo soltanto, per il movimento operaio tedesco di prima della guerra, formatosi nel corso della lotta per la democrazia parlamentare e per le riforme sociali, si riduceva invece la funzione delle lotte operaie: alla conquista elettorale dello Stato democratico borghese, leva del socialismo attraverso la progressiva nazionalizzazione della sfera economica e sociale. Scrive Henk Canne Meijer, ibid., p. 11: "In linea di massima l'ideologia dominante negli ambienti politici e tra le masse era basata sulla creazione del capitalismo di Stato. Beninteso, vi erano parecchie sfumature, ma tutta questa ideologia poteva essere riportata ad alcuni principi molto semplici: lo Stato, per mezzo delle nazionalizzazioni, dell'economia controllata, delle riforme sociali ecc. sarebbe stato il tramite che avrebbe permesso di realizzare il socialismo, mentre l'azione parlamentare e sindacale rappresentavano l'essenziale dei metodi di lotta. Da allora i lavoratori non lottarono affatto come una classe indipendente, mirante prima di tutto a realizzare i propri fini, e dovettero affidare la gestione e la direzione della lotta di classe a capi parlamentari e sindacali. Va da sé che in questa ideologia partito e sindacato apparivano agli occhi degli operai come degli elementi costitutivi dello Stato, a cui aspettava la gestione e la direzione della futura società comunista". Da qui la liquidazione dell'intero percorso parlamentare della classe operaia così come si era venuto progressivamente delineando nell'esperienza politica dell'SPD e dell'USPD, prima, e della stessa KPD(S) poi, in quanto dominato esclusivamente dalla preoccupazione di ottenere anche per la classe operaia il vantaggio fittizio di poter godere di uno spazio di manovra legale, limitandosi perciò stesso a portare a compimento il solo programma democratico formale della borghesia liberale, riconciliando di fatto la classe operaia con il potere dominante. Scrive Rühle: "La rivoluzione non è affare di partito. I tre partiti socialdemocratici hanno la presunzione di considerare la rivoluzione come un loro proprio dominio esclusivo e di proclamare che la vittoria rivoluzionaria è il loro fine in quanto partiti. La rivoluzione è questione - politica ed economica - che riguarda la totalità della classe proletaria. Soltanto il proletariato in quanto classe può condurre la rivoluzione alla vittoria. Tutto il resto è superstizione, demagogia, ciarlataneria politica". L'obiettivo di Rühle, egli stesso interno al processo costituente della KAPD, è quello di costruire le condizioni di possibilità utili a restituire alla classe operaia la sua vocazione di classe per sé, sgombrando il campo da tutte le illusioni parlamentari (e sindacali) più o meno gradualistiche fino ad allora perseguite, attribuendo alla sua organizzazione unitaria il compito di riunire tutte le sue componenti più avanzate, schierate a favore della lotta di classe, del sistema dei consigli e della dittatura del proletariato. Il riferimento organizzativo di Rühle si indirizza al modello organizzativo di quella Allgemeine Arbeiter-Union Deutschlands - Einheitsorganisation (AAUD-E), che troverà tuttavia costituzione solo nel mese di ottobre 1921, ma la cui struttura e il cui funzionamento sono qui già ampiamente anticipati. "L'AAU affonda le proprie radici nelle singole imprese, si articola secondo i diversi rami d'industria, dal basso verso l'alto, in forma federata alla base e organizzata secondo il sistema degli uomini di fiducia rivoluzionari al vertice. La sua spinta procede dal basso verso l'alto, a partire dalle masse operaie. Si eleva in conformità con esse. Essa è la carne e il sangue del proletariato. La forza che la spinge è l'azione delle masse; la sua anima è il soffio ardente della rivoluzione. Essa non è una creazione di capi, non è una costruzione sottilmente congegnata. Non è un partito politico fatto di bonzi stipendiati e dedito alla chiacchiera parlamentare. E non è nemmeno un sindacato. Essa è il proletariato rivoluzionario". Le tesi contenute nell'articolo di Rühle, che è a tutti gli effetti un documento critico sui limiti costitutivi del dualismo organizzativo immanenti al progetto politico della stessa KAPD, saranno all'origine di tutte le successive divergenze e scissioni che si registreranno nella pur breve esistenza di questo partito, ancorché esse siano state alimentate anche dal fatto che a sostegno di tali tesi si siano spesso schierati, almeno in tutta una prima fase, individui e gruppi appartenenti essi stessi ad un partito o, se non altro, ad una sua corrente, la KPD(O), restituendo perciò stesso l'impressione che l'unico partito invitato a sciogliersi in una organizzazione unitaria fosse la sola KAPD. L'articolo di Rühle determinerà in ogni caso lo sviluppo all'interno della KAPD di almeno due diverse tendenze a proposito della questione dell'autodissoluzione del partito e del carattere obsoleto della sua stessa forma: scioglimento immediato o dopo un "certo periodo", laddove la seconda tendenza sarà a sua volta all'origine di ulteriori suddivisioni a proposito della corretta delimitazione di tale "periodo". Ciò nondimeno, almeno in un primo tempo, anche i sostenitori della costruzione immediata dell'organizzazione unitaria, non essendo sufficientemente numerosi tra le fila del proletariato, non potranno far altro che unirsi essi stessi al nuovo partito accettandolo come "un male necessario", così come lo definirà Karl Schröeder nel suo Agli arbori della nuova società.
I delegati della KAPD Franz Jung e Jan Appel giungono a Mosca, ad essi si aggiungono Otto Rühle, in giugno, e August Merges il mese successivo. Si accende il contrasto sul parlamentarismo e sull'attività sindacale all'interno dell'IC (Cfr. L’Estremismo... di Lenin). A livello internazionale, lo scontro coinvolgerà anche Hermann Gorter, Anton Pannekoek, Henriette Roland-Host e Sylvia Pankhurst.
Maggio-giugno 1920 - Scoppiano delle sommosse contro la fame. Il parlamento approva un progetto di legge, pronto da parecchi mesi, per disarmare tutti i civili in possesso di armi. La KAPD ritiene che questa iniziativa provocherà delle reazioni di difesa che occorrerà "spingere in avanti", si concentrerà su questo obiettivo, ma andrà incontro allo scacco poiché sarà la sola organizzazione a battersi.
8 agosto 1920 - La rivista "Il Soviet", diretta da Amadeo Bordiga, pubblica La vittoria del marxismo di Hermann Gorter. Scrive Gorter, op. cit., p. 95: "La guerra mondiale e la rivoluzione che essa ha generato hanno mostrato in una maniera evidente che non vi è che una sola tendenza nel movimento operaio che mena realmente i lavoratori al comunismo. Solo l'estrema sinistra dei partiti social-democratici, le frazioni marxiste, il partito di Lenin in Russia, di Bela Kun in Ungheria, di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht in Germania hanno trovato il buono ed unico cammino. La tendenza che ha avuto sempre per fine l'abbattimento del capitalismo colla violenza. La tendenza che all'epoca dell'evoluzione, dello sviluppo pacifico faceva uso della lotta politica e dell'azione parlamentare per la propaganda rivoluzionaria e per l'organizzazione del proletariato. La tendenza che ora fa uso della forza dello Stato per la rivoluzione. La medesima tendenza che ora ha anche trovato il mezzo di spezzare lo stato capitalista e di trasformarlo, in stato socialista, il mezzo per cui si costruisce il comunismo: i Consigli Operai, che richiudono in se stessi tutte le forze politiche ed economiche".
Agosto 1920 - II Congresso della KAPD. La Commissione Esecutiva, presieduta da Erdmann, Friedrich e Stahl, vara il Programma del partito. Suo obiettivo immediato, e principale elemento di differenziazione nei confronti della KPD(S), l'abolizione della democrazia borghese e l'instaurazione della dittatura del proletariato, ancorché in contrapposizione con il modello sovietico di costruzione del socialismo, considerato come una mera "dittatura del partito", così come con lo stesso modello di organizzazione leninista del partito, conosciuto sotto il nome di "centralismo democratico". La KAPD, coerentemente con la sua impostazione massimalista ed antiburocratica, respinge la partecipazione alle elezioni parlamentari, il lavoro nei sindacati riformisti e opportunisti, quello nelle istituzioni borghesi e, ancora più in generale, tutti i metodi di lotta tendenzialmente orientati all'occultamento dell'antagonismo di classe, e che in quanto tali inibiscano l'autocoscienza del proletariato e lo sviluppo del processo rivoluzionario. Ad essi, la KAPD contrappone l'"idea dei consigli" (in tedesco: Räteidee), l'organizzazione in consigli, tanto nella fabbrica quanto nella società ("consigli di fabbrica rivoluzionari" e "consigli politici operai"), come forma di organizzazione autonoma e strumento di "dittatura dal basso" della classe operaia. Un'idea che da lì a breve conquisterà un posto fondamentale, ancorché discusso e discutibile nei suoi esiti finali, nella storia dell'intero movimento comunista internazionale. Questo, ed altro ancora, si legge nel programma del partito. La sua principale attività consistette soprattutto nell'analisi economica e politica, nella propaganda antiparlamentare e antisindacale in quanto denuncia della politica borghese degli altri partiti e sindacati, nel continuo appello alla formazione di comitati d'azione rivoluzionari tra gli operai e i disoccupati. Se fino ad allora il potere della classe operaia era concentrato pressoché esclusivamente nei sindacati riformisti in quanto organizzazioni centralizzate, ora esso viene decentrato sulle organizzazioni di fabbrica diffuse sul territorio, restituendo perciò stesso al proletariato tedesco la possibilità di esercitare direttamente il proprio potere. Almeno sul piano teorico, un passo decisamente in avanti sul terreno dell'organizzazione di classe. In realtà, la rottura con il centralismo democratico non si tradusse mai nella rimessa in discussione, altrettanto importante ai fini della costruzione dell'autonomia operaia, del dualismo organizzativo tra partito e sindacato e, almeno nella sua tendenza maggioritaria, la KAPD continuò nei fatti a concepire la sua funzione di organizzazione di partito in opposizione a quella dell'AAUD, l'organizzazione sindacale ad esso collegata. La funzione delle organizzazioni di fabbrica, così come viene definita nello stesso programma del partito, era da un lato la distruzione dei sindacati in quanto organizzazioni controrivoluzionarie, finalizzate a contrapporsi alla presa del potere da parte del proletariato, e dall'altro la costruzione della società comunista, di cui le stesse organizzazioni di fabbrica venivano considerate il fondamento. Diverso il caso del partito, la cui funzione deputata, che esso era chiamato ad assolvere in presa diretta con le organizzazioni di fabbrica, di cui avrebbe dovuto contribuire a definire la strategia e le pratiche di lotta, era la raccolta degli elementi più avanzati della classe operaia in base al suo programma, secondo la più classica impostazione del partito d'avanguardia. "Herman Gorter, uno dei principali teorici di questa corrente, giustificava cosi la necessità d'un piccolo partito politico comunista: 'La maggioranza dei proletari sono nell'ignoranza. Essi hanno delle deboli nozioni d'economia e di politica, non sanno granché degli avvenimenti nazionali e internazionali, dei rapporti che esistono tra questi ultimi e dell'influenza che essi esercitano sulla rivoluzione. Essi non possono accedere al sapere in ragione della loro situazione di classe. E' per questo che essi non possono agire al momento giusto. Essi agiscono quando non dovrebbero e non agiscono quando dovrebbero. Cosi sbagliano molto spesso'" (citato in Henk Canne Meijer, op. cit., p. 8). Notevoli in questo senso le similitudini che si registrano tra la concezione dei consigli operai all'epoca vigente nella KAPD, o quanto meno nella sua corrente maggioritaria, e quella nello stesso periodo veicolata dalla rivista "Il Soviet" diretta da Amadeo Bordiga, secondo la quale i consigli operai andavano concepiti, non come delle mere strutture di contropotere operaio di carattere gestionistico, deputate vale a dire alla sola gestione operaia del processo produttivo (come nel caso dell'"Ordine Nuovo" di Antonio Gramsci), ma come delle vere e proprie strutture di esercizio del potere operaio, sottoposte alla direzione politica del partito comunista, e indirizzate contro lo stato capitalistico in quanto tale. Secondo Precari Nati, I Consigli Operai: cenni storici e valutazioni, "i limiti di questa interpretazione erano il livello organizzativo di questo schema che prevedeva uno sviluppo dei consigli operai in un'economia industriale classica e la facile contrapposizione di strutture operaie rivoluzionarie che si sbarazzavano della contrattazione sindacale invocando un crollo del sistema capitalista imminente, non presagendo la capacità di autoconservazione e recupero delle strutture riformiste. Non vi era posta attenzione alle stratificazioni all'interno della classe, e parallelamente si concepivano già come prefigurazione della società futura".
Il Comitato Centrale della KAPD espelle Heinrich Laufenberg e Friedrich Wolffheim, già membri fondatori del partito in rappresentanza della corrente di Amburgo, per deviazionismo nazional-bolscevico. Un'espressione, quest'ultima, derivante dalla giustapposizione di due termini all'apparenza inconciliabili, genericamente utilizzati per designare due tradizioni politiche considerate tra loro contrapposte e irriducibili, non sprovvista essa stessa di una certa ambiguità intrinseca. Un appellativo, quello di nazional-bolscevichi, ad essi attribuito a causa di alcune loro prese di posizione di carattere social-patriottico, che Laufenberg e Wolffheim, da sempre militanti della sinistra comunista anti-leninista, respingeranno con decisione, poiché dal loro punto di vista esso non rifletteva il vero significato del loro approccio politico, che sarebbe stato più propriamente da intendersi come nazional-comunista. All'origine del provvedimento, la decisione da parte dei due esponenti amburghesi di dar luogo alla fondazione di una Libera unione per lo studio del comunismo tedesco (Freien Vereinigung zum Studium des deutschen Kommunismus), finalizzata a trasmettere anche alla piccola e media borghesia, particolarmente sensibile ai motivi della propaganda nazionalista contro il Trattato di Versailles del 18 gennaio 1919, l'interesse politico ad una possibile alleanza di una Germania avviata sulla strada del socialismo con la Russia sovietica. Un'operazione politica, quest'ultima, condotta congiuntamente ad elementi provenienti dall'ambiente nazional-rivoluzionario tedesco, a cominciare da alcuni circoli degli ufficiali con convinzioni socialiste, attraverso la quale essi tentarono di mobilitare tutte le classi sociali, con la sola esclusione dell'alta borghesia, che le conseguenze della guerra avevano precipitato verso la classe operaia, al fine di realizzare l'unità di quella che chiamavano la "nazione proletaria" intorno all'idea di rivoluzione, dar costituzione ad una "Wermarcht popolare" e riprendere la lotta contro l'imperialismo. "La nazione borghese sta morendo e la nazione socialista cresce", ha scritto Laufenberg. "L'idea nazionale ha cessato di essere uno strumento di potere nelle mani della borghesia contro il proletariato e si è rivoltata contro di essa. La grande dialettica della storia ha fatto dell'idea nazionale uno strumento di potere del proletariato contro la borghesia". "I consigli", ha scritto Wolffheim, "stanno diventando l'elemento della riunificazione nazionale, della organizzazione nazionale, della fusione nazionale, perché essi sono l'elemento di base, la cellula originaria del socialismo". Prima della loro espulsione dalla KAPD, Laufenberg e Wolffheim, oltre ad essere stati dei dirigenti politici e sindacali di primo piano del movimento dei consigli amburghese, furono anche degli intellettuali di riferimento per tutta una certa area della sinistra comunista tedesca interessata alla questione nazionale. Heinrich Laufenberg (pseudonimo, Karl Erler; Colonia, 19 gennaio 1872 - Amburgo, 3 febbraio 1932) fu autore nel 1911 del primo volume di una Storia del movimento operaio ad Amburgo, Altona e dintorni (Geschichte der Arbeiterbewegung in Hamburg, Altona und Umgegend), il cui secondo volume fu completato soltanto vent'anni dopo, a poca distanza dalla sua morte. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, dopo essere stato sollevato dall'incarico fino ad allora ricoperto di storico del Partito Socialdemocratico Tedesco (Sozialdemokratische Partei Deutschlands, SPD) a causa delle sue posizioni politiche di tipo radicale, entrò a far parte della corrente di sinistra della socialdemocrazia tedesca, influenzata dalle idee consiliariste di Herman Gorter e Anton Pannekoek, che si oppose in massa ai crediti di guerra votati all'unanimità dal parlamento il 4 agosto 1914. Un voto, quello dato in favore della concessione dei crediti di guerra richiesti dal governo, che rivelarono il carattere essenzialmente social-imperialista della socialdemocrazia tedesca. Dello stesso anno è la pubblicazione di Imperialismo e democrazia. Commenti sulla Prima guerra mondiale (Imperialismus und Demokratie. Ein Wort zum Weltkrieg), un violento phamplet contro la politica di pace sociale (Burgfriedenspolitik) propugnata dalla SPD per l'intera durata del conflitto, che assurse anche a manifesto politico di tutto il cosiddetto "nazional-comunismo amburghese". Il volume, scritto a quattro mani con Friedrich Wolffheim (Berlino, 30 ottobre 1888 - Lager di Ravensbrück, 17 marzo 1942), da poco rientrato ad Amburgo da San Francisco, dove dal 1910 al 1913 fu membro dell'Industrial Workers of the World (IWW) e del Socialist Party of America (SPA), nonché redattore de "L'avanguardia della Costa Pacifica" ("Vorwärts der Pacific-Küste"), organo di stampa dell'SPA destinato ai lavoratori di lingua tedesca, sancisce l'inizio del loro sodalizio politico. Un sodalizio fondato, ancor più che sulla comune convinzione del carattere storicamente obsoleto delle vecchie forme di organizzazione operaia, nel caso di Wolffheim maturata nel corso della sua esperienza politica e sindacale nei ranghi del movimento operaio americano, sul rifiuto altrettanto condiviso della "Sacra Unione" che condusse la stessa socialdemocrazia tedesca ad associarsi alla follia di quella che reputavano essere la prima guerra civile conosciuta dal continente. Nel 1916 Laufenberg e Wolffheim fondano il quotidiano nazional-comunista amburghese "La lotta" ("Der Kampf"), che costituirà la loro principale tribuna politica, e iniziano a collaborare alla rivista "Politica operaia" ("Arbeiterpolitik"), pubblicata a Brema da Johann Knief. Prendono poi parte alla fondazione dei Linksradikalen e, in qualità di loro rappresentante, Wolffheim si incontrerà successivamente con gli spartachisti berlinesi al fine di preparare l'insurrezione del 1918. Wolffheim propugnerà un rapido ritorno alla pace sotto l'egida della rivoluzione socialista, insistendo tuttavia sulla necessità che il fronte di guerra non avesse a collassare a causa dell'insurrezione e opponendosi agli appelli alla diserzione di massa lanciati da parte di alcuni leader spartachisti. Ha scritto a loro riguardo Rébellion, I padri del "nazional-comunismo" tedesco: Heinrich Laufenberg e Fritz Wolffheim: "Se il loro attivismo contro il conflitto li spinse a richiedere l'immediata cessazione delle ostilità e una giusta pace tra i belligeranti, essi si mostreranno tuttavia ostili a qualsiasi forma di appello al sabotaggio della difesa nazionale, che per loro avrebbe significato soltanto fare il gioco dell'imperialismo avverso contro l'imperialismo 'nazionale'. Si noti che, a tal proposito, nessuno dei due si rifiuterà di essere mobilitato per andare a combattere sul fronte. Il periodo della guerra farà maturare in loro l'idea che la nazione sia un 'tutto', vale a dire una comunità legata da una cultura, una lingua, ma anche da un'economia. Heinrich Laufenberg e Fritz Wolffheim distingueranno due funzioni dell'economia: la prima è una funzione di sfruttamento, da parte di una minoranza, della maggioranza e la seconda è una funzione vitale concernente l'esistenza della 'totalità', vale a dire della nazione. Il ruolo dei socialisti rivoluzionari, quello di superare lo sfruttamento capitalistico affinché possa crescere la comunità nazionale. Nel caso della Germania, essi ritenevano che l'unità nazionale guidata con la forza dalla borghesia fosse un fallimento, per la sua incapacità di suscitare un comune spirito comunitario. E che spettasse alla classe operaia il compito di realizzare l'unità tedesca attorno ai principi del socialismo. Nel contesto della guerra, per il proletariato, che per quanto detto ha una vocazione nazionale, potrebbe essere necessario accettare il fatto di essere arruolato in un esercito 'nazionale', nonostante il carattere borghese dello Stato. Il proletariato, essendo esso stesso la nazione, deve difendere i propri interessi. Ma la subordinazione militare non è anche subordinazione politica, poiché i fini del proletariato sono totalmente differenti da quelli del capitale. Il popolo è il nemico delle guerre imperialiste: 'Quando il suo dominio economico è salvaguardato dalla difesa delle proprie frontiere, il proletariato deve prendere partito senza riserve in favore della pace'. E' attraverso l'opposizione alla guerra che si forgia il nuovo approccio al socialismo di Wolffheim e Laufenberg. Esso troverà il suo campo di applicazione negli sconvolgimenti che colpiranno la Germania dopo l'armistizio del 1918. Questa nuova idea, è quella dei consigli operai a cui essi si uniranno nel 1917". Il 6 novembre 1918 scoppia la rivoluzione ad Amburgo (Novemberrevolution, in italiano: Rivoluzione di Novembre). I soldati ammutinati, incoraggiati dai Linksradikalen, proclamano la Repubblica socialista. Durante i giorni della rivoluzione, Laufenberg e Wolffheim furono entrambi tra i maggiori dirigenti del Consiglio degli Operai e dei Soldati (Reichskongress der Arbeiter und Soldatenräte) di Gross-Hamburg che assumerà il controllo della città, moltiplicando le misure sociali, rimettendo in discussione la legittimità politica dei sindacati riformisti e non esitando a collettivizzare neppure le fabbriche dei padroni più recalcitranti. Di esso Laufenberg divenne anche presidente dal 12 novembre 1918 al 20 gennaio 1919, allorché i socialdemocratici, divenuti progressivamente maggioritari, lo obbligheranno a dimettersi dal suo posto, consegnando la città all'esercito regolare che liquiderà la rivoluzione. Sempre nel 1919 aderiscono alla KPD(S), in cui divennero portavoci insieme a Otto Rühle della corrente di sinistra antiparlamentarista e antisindacalista, e dalla quale furono espulsi nel mese di ottobre dello stesso anno, seguiti a stretto giro dall'intera corrente di sinistra. Fece seguito la fondazione del Partito Comunista di Amburgo - Sezione dell'IWW (Kommunistische Partei Hamburg - Sektion der IWW, KPH/IWW), poi confluito nella KAPD nel mese di aprile 1920, e la partecipazione al processo costituente dell'AAUD. Nel mese di agosto 1920, a soli quattro mesi dalla loro adesione al partito, vengono espulsi anche dalla KAPD, a causa anche delle pressioni da essa ricevute sia dalla KPD(S) che dallo stesso Lenin affinché venisse liquidata la corrente nazional-comunista amburghese, la prima a condannare il carattere capitalistico e la deriva totalitaria del regime imposto da Lenin, a cui pure non mancherà di riconoscere il fatto di aver voluto tutelare espressamente il diritto all'autodeterminazione delle nazioni, così come si legge sia nella Costituzione sovietica che nel secondo paragrafo del I articolo della Dichiarazione dei diritti dei lavoratori in cui è scritto: "La repubblica russo-sovietica è basata sulla base di una federazione di libere nazioni". Nello stesso anno, pubblicano un secondo pamphlet intitolato Nazione e classe operaia, in cui sostengono che, sebbene il fine ultimo del comunismo in quanto dottrina della lotta di classe del proletariato sia la distruzione del sistema capitalistico mondiale e la sua sostituzione con una comune dell'economia mondiale (Weltkommune), la lotta tra la borghesia e il proletariato comincerebbe innanzitutto in ogni singola nazione e che il proletariato di ogni singola nazione, per realizzare la propria compiuta emancipazione economica e politica dal dominio della borghesia, ne dovesse innanzitutto conquistare e distruggere lo Stato in quanto comitato d'affari della classe dominante. Scrivono Laufenberg e Wolffheim: "La posizione del proletariato nei confronti della nazione fu esposta nel Manifesto di Marx: 'I lavoratori non hanno patria. Non gli si può togliere quel che non hanno. Nella misura in cui il proletariato deve conquistare il potere politico, ergersi a classe nazionale e costituire se stesso come nazione, è ancora nazionale seppur non nel senso borghese'. I proletari sono senza-beni e senza-terra. E come senza-terra sono anche senza patria. Lottando per distruggere la società borghese il proletariato dirige la sua lotta contro lo stato borghese e contro l'organizzazione borghese dello stato. Ma nel momento in cui il proletariato si aggrega all'interno dello stato borghese come classe nazionale per sollevare la sua organizzazione di classe al livello di organizzazione nazionale attraverso il superamento dello stato borghese, si impadronisce della terra e delle sue ricchezze. Così cessa di essere spossessato, senza terra e senza patria. Così il proletariato è diventato esso stesso nazione e non può più esser anti-nazionale perché non può andare contro se stesso. Diventa così il portatore della cultura nazionale e dell'idea nazionale". Un'idea, quella di nazione, che Laufenberg e Wolffheim, lungi dall'assumere e fare propria in quanto tale, come una non meglio precisata identità comune e condivisa ereditata da un passato anch'esso non meglio precisato, così come il predominio ideologico della borghesia imponeva alla loro epoca, ridefiniscono in funzione della storia delle classi che se ne sono di volta in volta impossessate o che, così come nei loro auspici, erano chiamate a impossessarsi: "Il termine 'nazione', scrivono, è di origine latina e nell'antichità non ha una valenza corrispondente all'uso politico odierno. Questo termine definisce quello che noi chiamiamo "Landsmannschaft". Solo nel medioevo questa parola assume un valore politico. Il dominio della nobiltà tedesca e dei liberi contadini, che si estendeva dalla foce del Rhein della Maas e della Schelde fino al Kurland, ai Carpazi e al sud fino all'Italia, a cui furono aggregati Polonia, Ungheria e Spagna (attraverso incroci dinastici), tutto questo fu chiamato Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca. Più tardi i concetti di stato e nazione diventarono un marchio dell'era borghese. La lotta politica della borghesia fu fatta contro il potere feudale e la sua organizzazione economica e statale. L'economia feudale è un economia a riproduzione semplice. Ogni villaggio, ogni città producevano quello che loro stessi consumavano. Il loro ristretto commercio di scambio si limitava a generi di lusso. Una barriera di dazi e gabelle si estendeva su tutto il paese, per mantenere la protezione dell'economia locale. Questo modo di produzione corrispondeva all'organizzazione statale. Si basava su rapporti di vassallaggio personali. Indipendentemente dalle differenze tra i vari popoli lo stato feudale poteva estendersi finché potevano stabilirsi rapporti di vassallaggio con i proprietari terrieri. L'economia e l'organizzazione statale borghese sono diversi. L'economia borghese si basa sullo scambio. Quanto più l'economia borghese si generalizza, tanto più assume tratti capitalistici. Per questo, l'economia borghese è interessata a eliminare tutte le barriere doganali interne, in modo che possano sorgere aree sempre più vaste in cui siano unificate la lingua commerciale, i costumi, le abitudini, le leggi. Il tutto controllato da un potere fortemente centralizzato al servizio delle forze capitaliste che tendono a impadronirsi del mercato interno e a sviluppare la loro superiorità rispetto alla mini-produzione feudale. Questo sviluppo si concluderà con la concorrenza tra le forze economiche dei diversi paesi capitalistici. Perciò, dalla contrapposizione storica tra i sistemi statali ed economici borghese e feudale deriva che la fusione di diverse nazionalità in un intero popolo all'interno di una unità nazionale, cioè di una grande nazione, rappresenta l'obiettivo della politica borghese-capitalista". Allo stesso modo di Marx e Engels (cfr. Manifesto del Partito Comunista, 1848), Laufenberg e Wolffheim concepiscono la nazione, non già come una totalità organica trascendente i rapporti di produzione a cui essa stessa soggiace, vieppiù fintanto che il proletariato ne rimane estromesso e posto ai margini in quanto classe dominata, ma come una realtà storico-politica sempre contingente prodotto, dapprima del dominio economico e politico dell'aristocrazia feudale sulla borghesia nascente, e poi di quello della stessa borghesia fattasi nazionale sul proletariato nullatenente. Ciò che differenzia la loro concezione della nazione da quella di Marx e Engels è invece il fatto che se per Marx e Engels essa, in quanto prodotto del dominio economico e politico della borghesia, è strettamente connessa alla dinamica dello sviluppo capitalistico e in quanto tale destinata a venire meno con il superamento del modo di produzione capitalistico, per Laufenberg e Wolffheim la borghesia capitalistica non sarebbe in grado di per se stessa di realizzare l'obiettivo della creazione di uno Stato nazionale, compito quest'ultimo del quale solo il proletariato rivoluzionario sarebbe in grado di farsi carico. Scrivono Laufenberg e Wolffheim: "Questa incapacità deriva dal modo di produzione capitalistico. Economia di scambio e concorrenza sono il leitmotiv della creazione e demarcazione reciproche delle aree economiche. Come un tempo nel mondo feudale gli interessi generali dell'uomo erano subordinati agli interessi personali dei signori feudali, così questi interessi generali vengono subordinati agli interessi dei mercati. Dal momento che la libertà borghese e la sua uguaglianza si rivelarono non esser altro che libertà per lo sfruttatore di sfruttare le classi nulla-tenenti, cosa altro poteva essere la nazione, che nasceva dalla lotta di classe borghese, se non un organismo per realizzare una realizzazione pianificata dell'economia capitalista, interessata non agli interessi generali della popolazione, bensì solo agli interessi particolari dei proprietari di danaro e merci? Nella misura in cui la borghesia si impadronisce del potere, la politica dello stato diventa una coalizione di interessi economici opposti a quelli di altri stati. Di conseguenza il problema della sistemazione dei confini nazionali diventa un problema di potere politico al servizio degli interessi del capitalismo. Laddove gli interessi capitalistici richiedono il controllo di foci fluviali, di centri economici, di ricchezze naturali e di strade commerciali, laddove la borghesia capitalista ha preso il potere, vengono messi i confini corrispondenti ai suoi interessi privati e i popoli vengono messi gli uni contro gli altri. Con lo sviluppo del commercio mondiale comincia lo scontro per il controllo dei porti e delle coste, il quale ingloba all'interno delle singole nazioni gli interessi coloniali e subordina la geopolitica continentale (europea) ai rapporti di forza nelle colonie. Nella loro ingordigia di assicurarsi monopoli e domini, le borghesie in competizione mettono un popolo contro l'altro; si inghiottono frazioni di popolazioni all'interno del loro stato, creano stati artificiali, che di per sé non sono nemmeno in grado di sopravvivere e che non hanno nemmeno diritti all'esistenza, ma che devono la loro esistenza alla rivalità delle grandi potenze. E così come gli apparati militari centralizzati corrispondono alla politica centralizzata dello stato borghese, l'esercito viene rafforzato, in quanto mezzo della politica capitalista per imporre la disgregazione dei popoli più deboli. La borghesia è incapace di attuare libertà e uguaglianza e tanto meno è in grado di organizzare i popoli in un quadro nazionale. Mentre opprime classi della propria popolazione inquadrati nel meccanismo statale, si incorpora popoli appartenenti a altri stati, separandoli dai loro connazionali. Incapace come è nell'organizzare delle nazioni, la borghesia corrompe il concetto di nazione, sostituendo al concetto di appartenenza a un popolo, quello di appartenenza a uno stato. In questo modo trasforma il concetto di nazione in quello di nazionalità. Dato che nello stato borghese la nazione diventa nazionalità, la liberazione di una nazione dipende dalla distruzione dello stato borghese. Solo la distruzione della nazione può eliminare il concetto di nazionalità e permettere a popoli separati e lacerati di riunirsi in nazioni; solo la rivoluzione proletaria può raggiungere questo scopo". Dopo la loro espulsione dalla KAPD, Laufenberg e Wolffheim danno vita a una moltitudine di circoli rivoluzionari dalla durata a dir poco effimera, il più importante dei quali, la Lega dei Comunisti (Kommunistischen Bunden), guidata dallo stesso Wolffheim fino al 1925, raccolse solo poche centinaia di membri e sfociò presto nel settarismo. Infine, nel 1922 le loro strade si dividono definitivamente. Henri Laufenberg, malato da tempo, si ritira dalla vita politica attiva, dedicandosi pressoché esclusivamente al completamento della sua storia del movimento operaio amburghese, di cui è uno dei maggiori conoscitori dell'epoca; alla sua morte, Ernst Niekisch scriverà un vibrante elogio funebre in cui viene ricordato come il più importante precursore del nazional-bolscevismo tedesco. Tra il 1925 e il 1929, Friedrich Wolffheim tentò più volte, sia pure senza successo, di essere riammesso nella KPD(S), allorché anche la sua linea politica iniziò ad assumere sempre più chiare connotazioni nazional-bolsceviche sotto l'influsso di un celebre discorso di Karl Radek (Schlageter-Rede, 1923), in cui si legge il celebre motto: "Se la causa del popolo diventa la causa della nazione, allora la causa della nazione diventerà la causa del popolo". Nel 1933, Wolffheim approda infine nel Gruppo dei Nazionalisti Socialrivoluzionari (Gruppe Sozialrevolutionärer Nationalisten, GSRN) di Karl Otto Paetel, contribuendo per tal via alla diffusione delle idee consiliariste della sinistra comunista tedesca sulle riviste del movimento giovanile Bündisch "Das Junge Volk" e "Die Kommenden" dirette dallo stesso Paetel (Su Karl Otto Paetel, cfr. Karl Otto Paetel. Cenni biografici).
Metà agosto 1920 - KAPD, AAUD e Unione Libera dei Lavoratori di Germania (Freie Arbeiter Union Deutchlands, FAUD) sabotano i convogli di aiuti militari, inviati alla Polonia dall'Intesa, destinati ad arrestare l'avanzata dell'Armata Rossa giunta alle porte di Varsavia. Le azioni di sabotaggio, che interesseranno l'intero territorio della Germania, raggiungono complessivamente il loro scopo. Non altrettanto il tentativo insurrezionale ad esse collegato, che fallisce invece completamente, e del quale la KAPD addosserà la responsabilità politica alle denunce pubbliche di KPD(S) e USPD. L'iniziativa era stata precedentemente concordata, insieme a KPD(S) e USPD, direttamente con l'Armata Rossa impegnata sul fronte della Polonia che, ritenendo di non essere in grado di affrontare da sola un esercito meglio equipaggiato e regolarmente rifornito dall'Intesa come quello polacco, contava sull'appoggio del movimento rivoluzionario in Germania. L'accordo prevedeva che l'Armata Rossa nella sua controffensiva verso i polacchi non avrebbe avuto come primo obiettivo Varsavia, ma l'Alta Slesia, in procinto di essere riammessa alla Polonia, dove si sarebbe formato un esercito rosso di operai tedeschi insieme al quale poter intraprendere l'attacco contro il grosso dell'esercito polacco. Il fallimento dell'iniziativa, lungi dal poter essere attribuito a KPD(S) e USPD come preteso dalla KAPD, dipese in realtà dal repentino cambiamento di programma della stessa Armata Rossa che, caricata dai suoi primi successi militari, decise di dirigersi direttamente su Varsavia, dimostrando di non curarsi minimamente delle sorti del movimento rivoluzionario al di fuori dei propri interessi particolari.
30-31 ottobre 1920 - Il Comitato Centrale della KAPD espelle Otto Rühle, membro fondatore del partito in rappresentanza della corrente di Brema. Le divergenze con Rühle, pur essendosi sviluppate già all'epoca della fondazione della KAPD in riferimento al problema del carattere più o meno spontaneistico da imprimere all'organizzazione, giungeranno al punto di rottura sulla questione del rapporto, ad egli inviso, tra la KAPD e l'IC. La critica che egli muove a quest'ultima, liquidata come una mera organizzazione burocratica nelle mani dei bolscevichi, riguarda in particolar modo la funzione di copertura da essa assolta nella politica di annientamento di tutte le opposizioni di sinistra anarchiche e comuniste perseguita dal regime sovietico, con l'obiettivo di consegnare i consigli operai russi al più rigido controllo del partito. La sua espulsione dalla KAPD, interessata a rimanere all'interno dell'IC nell'intento di riuscirne a spostare la linea politica, fa seguito al respingimento di un ultimatum del CEIC che intimava al partito di Herman Gorter e Karl Schröeder di rientrare nei ranghi della KPD(S). Lo strappo di Rühle ha un duplice effetto, esso investe l'IC, di cui mette in evidenza la funzione controrivoluzionaria, ma anche e soprattutto la KAPD, di cui rimette in discussione la stessa forma-partito. Ma per conoscerne il vero significato occorrerà attendere la fine dell'anno successivo. Esso sarà infatti all'origine anche della conseguente scissione, avvenuta alla fine del 1921, dell'AAUD-E dall'AAUD, seguita a stretto giro dalla rivista "Die Aktion" che si allontanerà dall'organizzazione sindacale del partito divenendo di fatto l'organo di stampa ufficioso dell'AAUD-E.
28 novembre 1920 - La KAPD viene ammessa come "partito simpatizzante" nell'IC nonostante non abbia mai smesso di attaccarne la politica controrivoluzionaria, l'opportunismo e il riformismo dei partiti che ne facevano parte, la loro azione congiunta e combinata di contrasto e financo di repressione di ogni manifestazione di insorgenza operaia. Secondo Denis Authier e Jean Barrot, p. 2, op. cit., tale ammissione è spiegabile soltanto tenendo conto dell'interesse dell'IC di assicurarsene l'enorme forza. Per Gian Enrico Rusconi, Prefazione a Enzo Rutigliano, op. cit., p. 11, la strategia dell'attenzione dell'IC nei confronti della KAPD fu legata anche alla necessità, avvertita nell'ambito dell'IC, di "correggere l'eccesso di tatticismo della direzione comunista ufficiale".
24 dicembre 1920 - Protesta del segretario della KPD(S) Paul Levi - divenuta KPD - Sezione dell'IC dopo il V congresso del 1-3 novembre 1920 - contro l'ammissione della KAPD nell'IC.
15-31 marzo 1921 - "Azione di Marzo" ("Marzaktion"). Il 15 marzo una serie di disordini investe la Germania centrale come reazione alla promulgazione di una legge sulla resa delle armi detenute dagli operai dall'epoca della rivoluzione del 1918-'19. Il distretto di Halle-Mansfeld, comprendente le miniere di rame di Mansfeld e le industrie chimiche di Leuna, dove sono almeno 25.000 gli operai armati e 2.000 i militanti di AAUD e KAPD, sarà la zona maggiormente interessata dai tumulti. La VKPD, all'epoca diretta, in rappresentanza della sinistra del partito, da Frölich e Thalheimer e particolarmente attratta dalla concezione insurrezionale della politica vigente nell'ambito della KAPD, lancia subito un appello all'insurrezione, immediatamente raccolto dalla stessa KAPD, col quale invita gli operai a rovesciare con la forza il governo. La "Kommunistische Arbeiter-Zeitung", organo di stampa della KAPD, esulta scrivendo che "il proletariato parla da sé. Le masse della VKPD agiscono secondo le nostre parole d'ordine. Esse hanno costretto i loro propri capi" (Citato in Enzo Rutigliano, op. cit., p. 49). La prima azione degli operai di Leuna, sulla cui capacità di mobilitazione contano gli insorti, consistette nel sopprimere il consiglio di fabbrica creato dopo la legge sui consigli, eleggendo al suo posto un comitato di azione rivoluzionaria, composto da quattro membri, due del KAPD e due del VKPD, sotto la presidenza del kapdista Utzelmann. Il 16 marzo l'Oberpräsident della Sassonia Hörsing decide di fare intervenire gli "Schupos", la polizia di sicurezza anti-operaia, con l'obiettivo di pacificare l'intera area, con il pretesto che vi si erano verificati assalti alle banche e alle casse delle aziende da parte di bande armate. Nella notte tra il 19 e il 20 marzo la direzione unificata VKPD-KAPD lancia la parola d'ordine dello sciopero generale, in seguito ad un pesante intervento della polizia, avvenuto il giorno precedente, nella zona di Mansfeld. Il 21 marzo viene compiuto un'attentato dimostrativo alla Colonna della Vittoria di Berlino ad opera delle formazioni armate della VKPD-KAPD, composte in prevalenza da membri del proletariato illegale, che assaltano anche prefetture e tribunali a Dresda, Falkenstein, Freisberg, Lipsia e Plannen. Nel distretto di Halle-Mansfeld, ultimo bastione rivoluzionario della Germania una volta schiacciata la resistenza della Ruhr, la partecipazione allo sciopero generale è straordinaria, e vi prendono parte anche gli impiegati dei servizi pubblici. Non altrettanto si può dire del resto del paese, dove il proletariato urbano non si mobilita ad eccezione che ad Amburgo, Berlino e nella stessa Ruhr. La classe operaia di Halle-Mansfeld, accerchiata e tenuta sotto tiro dagli "Schupos" di Hörsing, è incapace di farsi promotrice di una riproduzione su scala allargata dei motivi della mobilitazione; infiacchita dall'ideologia gestionista egemone fra le sue stesse fila, non sarà certo a causa della sua condizione di isolamento territoriale che la lotta non riuscirà a decollare. Le stesse fabbriche di Leuna, che secondo le aspettative di VKPD e KAPD avrebbero dovuto costituire la spina dorsale dell'insurrezione, condannano le azioni delle formazioni armate e non riescono ad andare al di là delle minacce di sciopero nel caso in cui la polizia si fosse avvicinata agli impianti per disarmarli. Il fallimento dello sciopero generale del 21 marzo, la contraddizione interna che esso stesso evidenzia tra la linea di condotta insurrezionale del sottoproletariato disoccupato e quella gestionista della gran parte della classe operaia, interessata alla sola difesa del posto di lavoro e non anche all'abbattimento del sistema di sfruttamento in quanto tale, sarà la migliore dimostrazione, da un lato, della grande capacità della borghesia tedesca di utilizzare il ricatto della crisi economica come un'arma affilata per disarticolare il fronte unitario operaio e proletario, facendo di fatto schiacciare il movimento rivoluzionario dei disoccupati, che non potevano trovare soluzioni pratiche alla loro situazione se non giustappunto in un esito rivoluzionario, dallo stesso attendismo degli operai organizzati nei consigli e, dall'altro, del carattere tutto interno alla critica riformistica dell'organizzazione capitalistica del lavoro della maggioranza del movimento operaio tedesco. Un movimento composto in prevalenza da una aristocrazia operaia in via di disfacimento, preoccupata più dai processi di ristrutturazione capitalistica in corso, che dal punto di vista della sua composizione tecnica condurranno ad un progressivo declassamento della figura fino ad allora egemone dell'operaio specializzato, che dalle sorti stesse della rivoluzione proletaria in Germania. Esso evidenzia altresì l'errore implicito in quello che Denis Authier e Jean Barrot, op. cit., p. 1, hanno definito l'"educazionismo" tipico della Terza Internazionale, tendente a sovrapporre la propria "ideologia socialista" all'"ideologia borghese" della classe operaia, di cui neppure le componenti più radicali della sinistra comunista dell'epoca sembrano riuscite fino in fondo a disfarsi. Ne fa testimonianza lo stesso scacco militare a cui andrà incontro il tentativo di forzatura politica messo in atto nei giorni immediatamente successivi dalla KAPD che, forse non del tutto consapevole del carattere regressivo della soggettività operaia mobilitata dal processo di razionalizzazione allora in corso, finirà per scavalcare lo stesso piano del capitale attraverso la proposizione di obiettivi massimalistici in cui finiranno per identificarsi soltanto le nuove figure sociali in esso emergenti, in parte provenienti dal sottoproletariato disoccupato in parte dagli ex operai qualificati, che daranno in tal modo avvio al ciclo politico dell'operaio massa. Scrive in proposito Precari Nati, I Consigli Operai...: "La stratificazione di classe in Germania, favorì il modello consiliare, e ne rappresentò per molti versi la forma organizzata di una figura operaia qualificata. Vi è in questa figura una vocazione gestionista della società ed è quella che meno avverte i limiti democratico-aziendalisti di questa forma, anzi ritiene necessaria un'integrazione stato-consiglio, per un allargamento delle libertà costituzionali. Tuttavia se si osserva l'evoluzione di questa forma con la storia della Germania in quegli anni vedremo che accanto alla forma classica di operaio qualificato che trova nella forma del consiglio la struttura dove poter utilizzare il suo sapere operaio, avremo forme consiliari che avranno impulso da figure operaie non qualificate, che troveranno le loro più visibili manifestazioni nell'insurrezione della Ruhr del marzo 1920 e l'insurrezione della Germania centrale del marzo 1921 nota come "Marzaktion". Il denominatore comune di queste lotte, tutte - non a caso - con sbocco insurrezionale, e tutte represse nel sangue dall'esercito, è nel tentativo degli operai di dare attuazione concreta, con l'azione diretta, alle rivendicazioni più sentite, relative innanzitutto alla loro condizioni immediate di vita e lavoro. Vi è in questa forma la messa in discussione del sistema, in quanto la collocazione produttiva di questo segmento di classe, non poteva vantare una collocazione privilegiata all'interno della società tedesca. In questo caso i consigli operarono come comunità di lotta per il collegamento degli operai armati in milizia. L'aspetto militare in questo caso prevale su quello gestionale, in quanto il soggetto che si muoveva aveva immediatamente il problema di un padronato che non poteva concedergli nulla nei termini di maggiore democraticizzazione del processo lavorativo, in quanto era figura di manovalanza e non tecnica. La capacità di porre comunque il consiglio di fabbrica o territoriale come elemento di ricomposizione, era l'unico strumento che potevano possedere. Vi era, pur nella limitatezza del periodo storico, la sperimentazione di una altra forma consiliare, che basandosi su soggetti proletari non qualificati o in via di proletarizzazione forzata, portava una spinta nel superare la concezione aziendalista e riduttiva dell'autogestione, per farsi carico di problemi politici generali, investendo sia il terreno del potere statuale (milizie operaie) sia quello della critica radicale del lavoro salariato (riorganizzazione della produzione secondo principi comunisti, soppressione tendenziale della divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, fra dirigenti e esecutori, questo per sopperire all'economia durante la lotta). Questa figura nell'organizzazione del lavoro in Germania non poteva richiedere o far valere le sue conoscenze, era il settore più colpito dalla crisi e doveva rispondere per resistere su livelli molto più ampi. Questa fu uno dei drammatici motivi dell'incapacità del movimento operaio tedesco di darsi un contenuto collettivo nella lotta. Vi erano divisioni profonde, che man mano che la crisi si acutizzava, assumevano comportamenti, culture politiche differenti. La sinistra comunista operaia tedesca, visse questo periodo, accelerando i momenti di conflitto, ma non risolse il problema, e propose forme organizzative non adeguate alla stratificazione produttiva della Germania" (di Precari Nati vedi anche, La funzione del KAPD (Partito Comunista Operaio di Germania) nelle lotte del '20 in Germania). Il 22 marzo le formazioni armate di Max Hölz, costituite da circa 2.500 operai provenienti dalle miniere di Mansfeld, giungono nella zona di Leuna, nel tentativo di riuscire a sbloccare la situazione di stallo venutasi a creare con il fallimento dello sciopero generale del giorno precedente; altre formazioni armate, in particolare quella di Karl Plattner, vi operavano già da qualche giorno. Entrambi quadri operai della KAPD, saranno loro "i veri dirigenti dell'Azione di Marzo" (cfr. Enzo Rutigliano, op. cit., p. 51). Max Hölz (Moritz 1899 - Gorki 1933) è stata una delle figure più rilevanti di tutta la storia della sinistra comunista tedesca. Di origini contadine, volontario nella prima guerra mondiale, dove venne insignito della Croce di Ferro e sentì per la prima volta parlare del socialismo, non si occupa di politica fino al suo ritorno dal fronte nel 1918 quando, disoccupato, prende parte al movimento dei consigli della Germania centrale del 1918-'19, dapprima nelle file della USPD, poi nella KPD(S). Questo il racconto della sua iniziazione politica, Max Hölz, Un ribelle nella Rivoluzione tedesca 1918-1921, pp. 35-36: "Durante la marcia di avvicinamento alla Russia conobbi per la prima volta in vita mia un socialista, con il quale mi capitò casualmente di legare sul piano personale. Georg Schumann, redattore della "Leipziger Volkszeitung",(2) era in quel momento un soldato al fronte denunciato e tradotto davanti al tribunale di guerra della nostra divisione.(3) Con alcuni commilitoni, ero incaricato di sorvegliarlo e passavamo insieme giornate intere. Nonostante fosse espressamente vietato parlare coi prigionieri, discutevamo spesso con lui. Egli non faceva alcun mistero delle sue idee socialiste rivoluzionarie e si dava anzi da fare per conquistarci alla causa, malgrado la nostra indifferenza politica. Ciò che Schumann raccontava era impressionante, nuovo, incredibile. Era come gettare lo sguardo su di un altro mondo, di cui sino ad allora non avevo neppure sospettato l'esistenza. Non comprendevo quasi nulla di ciò che diceva, ma tutto eccitava la mia mente e mi indicava la strada verso una nuova concezione del mondo, che fino ad allora non avevo neppure osato sognare. Il pubblico ministero chiese dodici anni di prigione; Schumann si ritrovò con una condanna a sei mesi per "propaganda disfattista" condotta tra i soldati. In Galizia, mentre avanzavamo verso la frontiera russa, ricevemmo le prime sommarie notizie dello scoppio della Rivoluzione russa. Malgrado non fossimo socialisti, i racconti dei prigionieri russi sulla creazione dei Consigli operai e dei soldati ci impressionarono profondamente. I soldati tedeschi che non avevano mai avuto a che fare con il socialismo - ero uno di quelli - compresero d'istinto che si trattava di una radicale trasformazione che non coinvolgeva unicamente la Russia. Quasi tutti ebbero la stessa impressione: la guerra stava per finire". Durante la Rivoluzione di Novembre è a capo di formazioni armate mobili, a causa della cui attività sovversiva fu costretto per lunghi anni alla clandestinità. Nel 1920 viene espulso dalla KPD(S), in cui è sempre stato un militante fuori dai ranghi, ed aderisce alla KAPD, alla direzione della quale manderà il bottino delle milizie operaie di cui fu al comando nel sollevamento del marzo 1921. La taglia posta sulla sua testa fu di 30.000 marchi, catturato nel marzo del '21 fu condannato all'ergastolo. Il partito comunista ne farà un eroe leggendario finché rimase in galera, poi una volta liberato e divenuto scomodo viene inviato a Mosca dove nel 1933 sarà eliminato dalla GPU. Ha scritto Enzo Rutigliano, op. cit., p. 272n: "La sua figura è estremamente popolare tra i militanti tedeschi per via della sua tattica un po' ingenua, alla Robin Hood di prendere ai ricchi (banche, uffici postali, casseforti delle fabbriche) e dare ai poveri. La sua figura e lo spazio dato al suo culto sono la misura dell'immaturità del proletariato in quel periodo". Lo stesso giorno giunge sul posto anche Eberlein, comandante delle formazioni armate della VKPD, portando a termine numerosi sequestri e azioni di sabotaggio, ma senza esito alcuno. Stessa sorte toccherà a Bela-Kun, inviato dell'IC e a Rasch e Jung della KAPD. Solo i minatori di Eisleben e i portuali di Amburgo della AAUD si scontreranno con la polizia. Il 24 marzo il presidente del Reich decreta lo stato d'emergenza nella Sassonia. Il giorno seguente la direzione della VKPD-KAPD proclama un nuovo sciopero generale del Reich fino alla presa del potere, ancorché anche in tale occasione non si mobilitarono più di 300.000 scioperanti con tendenze all'insurrezione, e solo a Berlino e nella Ruhr. Il 28 marzo è il giorno della caduta di Leuna. La polizia attacca la fabbrica difesa dagli operai, che saranno costretti alla resa. Quaranta morti e migliaia di arresti il bilancio dell'infausta giornata. Il 31 marzo ha fine l'"Azione di Marzo", il Comitato Centrale della VKPD ritira la parola d'ordine dell'insurrezione e la KAPD rimane sola sul campo. Il fallimento dell'"Azione di Marzo" sancirà, non soltanto la fine dell'ultimo serio tentativo della sinistra comunista tedesca di portare a compimento la rivoluzione, ma anche l'inizio della sua implosione gruppuscolare. In particolare l'AAUD, che non risparmierà critiche a tal proposito neppure alla KAPD, ne uscirà letteralmente sfaldata. E la stessa AAUD-E, che pure aveva rifiutato di prendere parte all'insurrezione considerandola come un tentativo di dirottare l'attenzione dalla repressione sovietica della rivolta dei marinai di Kronstadt, degli operai di Pietroburgo e dei contadini dell'Ucraina dello stesso anno, non conoscerà sorte migliore. Ne mancheranno motivi di scontro a proposito dello stesso significato da attribuire all'"Azione di Marzo", che Enzo Rutigliano, ibid., p. 52-53, così riassume: "Per la KAPD essa è stata un'azione spontanea del proletariato, anzi, addirittura la prima offensiva cosciente dei proletari della Germania. Per la direzione VKPD come per Lenin e per l'Internazionale, essa era stata un'azione putschista e come tale veniva criticata nell'insufficiente preparazione militare; quest'ultima interpretazione ne sottende un'altra, e cioè che per l'Internazionale l'Azione era stata voluta e determinata dalla VKPD e non dal proletariato tedesco. Come si vede nell'interpretazione dell'Azione ritornano tutti i motivi che avevano diviso i due partiti e l'Internazionale dalla KAPD. (...) In effetti l'azione ebbe un duplice carattere: da una parte essa fu rivoluzionaria cioè contro l'ordine delle cose esistenti e lo fu nella misura in cui i sottoproletari si organizzarono in bande armate agli ordini di militanti radicali come Max Hölz, dall'altra essa fu l'ultimo tentativo di contrastare un processo già in atto che vedeva il declassamento e la riduzione ad operaio massa proprio di quei proletari operai-specializzati di fabbriche come quelle di Leuna. Questa lettura dell'azione ci consente di spiegare l'atteggiamento degli operai di quest'ultima fabbrica; si noti anche che le divisioni all'interno di quest'ultima non comprendevano il giudizio sull'azione, dal momento che i militanti dell'uno e dell'altro partito, con Utzelmann in testa, erano contrari alla rivoluzione semplicemente perché i loro interessi erano diversi da quelli dei disoccupati che fuori dalla fabbrica combattevano in formazioni armate. Nell'Azione di Marzo è evidente il duplice carattere del movimento operaio tedesco. La tendenza non-gestionista è perdente. La tendenza gestionista che investe un arco amplissimo e apparentemente in contrasto che va dall'SPD-co-gestione a Rühle-autogestione generalizzata, è perdente anch'essa. La prima è perdente per le insufficienze oggettive del movimento reale. La seconda è perdente perché nessun momento esce dal terreno del capitale per portarsi su quello rivoluzionario marxista. Essa, nel migliore dei casi, (Rühle) riesce a concepire un'autogestione generalizzata dei rapporti di produzione capitalistici; cioè, finalmente, la realizzazione reale della democrazia. L'altra, quella marxista, quella della KAPD è per la distruzione dei rapporti di produzione capitalistici. Il dramma è che la società borghese non aveva esaurito ancora tutte le sue funzioni".
Aprile 1921 - Dopo la sanguinosa repressione dell'Azione di Marzo, la maggior parte degli aderenti alle organizzazioni della sinistra comunista tedesca abbandonò le proprie organizzazioni, l'attività rivoluzionaria di KAPD, AAUD e AAUD-E si ridusse alla pura propaganda, la fabbrica fu ben presto soppiantata dalla birreria come base dell'organizzazione. Scrive Henk Canne Meijer, op. cit., p. 10: "Ci si riuniva in base al quartiere, in una birreria, dove qualche volta si cantava alla tedesca, in coro, lentamente, i vecchi canti operai di speranza e di rabbia". Ciò nondimeno, la KAPD riprende a lavorare alla formazione di comitati d'azione nelle fabbriche e all'attuazione di occupazioni "all'italiana".
22 giugno-12 luglio 1921 - III Congresso dell'IC. La KAPD rinnova le sue accuse a KPD e USPD in riferimento al fallimento del tentativo insurrezionale di agosto 1920, dando dimostrazione di non aver ancora compreso le reali motivazioni alla base di tale fallimento, da imputarsi invece al repentino mutamento di strategia dell'Armata Rossa, nonché alla stessa apatia generale della classe operaia tedesca.
Intervento di Bergmann (KAPD) durante il dibattito sulla questione sindacale al III Congresso dell'IC (1921). Obiettivo polemico dell'intervento la struttura e il funzionamento delle organizzazioni sindacali nelle società a capitalismo avanzato, nella loro qualità di apparati di stato finalizzati alla sottomissione della classe operaia. Particolare il riferimento al caso storico dei sindacati tedeschi, di cui viene denunciato il ruolo oggettivamente controrivoluzionario da essi giocato fin dal periodo precedente alla prima guerra mondiale e che, con il massacro di 35.000 operai rivoluzionari ad opera del fronte unico della borghesia, portò in breve tempo alla sconfitta definitiva del movimento dei Consigli in Germania. Emblematica a questo proposito la vicenda legata alla repressione sindacale dei consigli operai del 1918 e alla successiva legge sulla loro istituzione, che definiva nel dettaglio i diritti ed i doveri dei Consigli e le loro funzioni di sorveglianza nell'applicazione delle leggi sociali, da essi stessi fatta approvare nel 1919, con il fine apparente di assicurare alle masse operaie un fattivo strumento di controllo sulla produzione, ma con il reale obiettivo di mettere definitivamente il bavaglio alla rivoluzione. Scrive al riguardo Henk Canne Meijer, op. cit.: "il vecchio movimento operaio, nel suo insieme, rimproverava ai Consigli di non rispettare la democrazia, mentre li scusava in parte a causa della loro mancanza di esperienza dovuta alla loro nascita spontanea. Di fatto le vecchie organizzazioni rimproveravano ai Consigli di non lasciar loro un posto abbastanza grande ed anche di far loro concorrenza. Pronunciandosi per la democrazia operaia, i vecchi partiti e sindacati reclamavano che tutte le correnti del movimento operaio fossero rappresentate nei Consigli proporzionalmente alla loro rispettiva importanza. La maggior parte dei lavoratori era incapace di confutare questo argomento: esso corrispondeva troppo alle loro vecchie abitudini. Così i Consigli Operai riunirono i rappresentanti del partito socialdemocratico, dei sindacati, dei socialdemocratici di sinistra, delle cooperative di consumo, ecc. come dei delegati di fabbrica. E' evidente che simili Consigli non erano più gli organi di gruppi di lavoratori, riuniti dalla vita della fabbrica, ma delle formazioni uscite dal vecchio movimento operaio ed operanti alla restaurazione capitalistica sulla base del capitalismo dello stato democratico". Conseguente da parte della KAPD la liquidazione di ogni corrispettivo tentativo di conquista e trasformazione delle organizzazioni sindacali, ivi compreso quello intrapreso dal VKPD che pure tenterà di crearvi una propria corrente interna finalizzata alla loro dissoluzione. La posizione del KAPD, e della stessa AAUD ad essa collegata, sulla questione sindacale resta quella dello Spartakusbund durante i primi mesi della rivoluzione, prima che il suo gruppo dirigente cadde nella polvere e Levi e la sua cricca presero il sopravvento. La stessa delle masse operaie della Ruhr che per prime ruppero con il centralismo dall'alto e l'opportunismo politico delle burocrazie sindacali fondando le proprie organizzazioni consiliari. Il compito dei comunisti all'interno della classe operaia non è, secondo la KAPD, la conquista e la trasformazione dei vecchi sindacati, bensì la loro distruzione e la costruzione di nuove organizzazioni destinate a soppiantarli e che ne rappresentino realmente gli interessi rivoluzionari.
31 luglio 1921 - Il Comitato Centrale della KAPD decreta la costituzione di una commissione speciale del partito, incaricata di prendere contatto con altri partiti ad esso affini e di dare avvio ai lavori preparatori per la fondazione di una nuova internazionale comunista, non allineata con la centrale moscovita, denominata Internazionale Comunista Operaia (Kommunistische Arbeiter-Internationale, KAI). Nei verbali della seduta, citati in Enzo Rutigliano, op. cit., pp. 53-54, si sostiene che: il III Congresso dell'IC "ha legato definitivamente e indissolubilmente il destino della Terza Internazionale allo Stato Sovietico attuale, ovvero ad uno stato sostanzialmente borghese. Essa ha subordinato gli interessi della rivoluzione proletaria internazionale agli interessi della rivoluzione borghese di un solo paese"; che "il proletariato rivoluzionario mondiale si trova attualmente impegnato in una lotta gigantesca contro le forze più compatte ed omogenee del capitalismo internazionale senza disporre di un'organizzazione internazionale di lotta che rappresenti con fermezza, veramente, e senza esitazioni di sorta gli interessi della rivoluzione proletaria"; che "l'interesse supremo - l'Internazionale comunista operaia - non dovrà rappresentare l'interesse particolare di una rivoluzione 'nazionale' o occidentale, europea, esso dovrà essere l'interesse comune del proletariato internazionale"; e che, per quanto concerne la sua impostazione tattica, essa dovrà "prendere a base la determinazione del grado di sviluppo economico di ciascun paese e combattere, là dove il duello mortale è in piedi, con armi esclusivamente rivoluzionarie, ovvero con metodi antiparlamentari e contro le burocrazie sindacali".
Dopo il precoce fallimento del Bureau di Amsterdam del 1920, la costituzione della KAI rappresenterà l'ultimo serio tentativo della sinistra comunista internazionale di dar vita ad una alternativa politica, anch'essa fallita sul nascere, fuori e contro la Terza Internazionale. Il Rapporto della seduta del CC della KAPD al termine del quale si ritiene necessaria la creazione imminente di una nuova Internazionale Operaia dà notizia dell'insieme delle ragioni alla base di tale decisione. Dal punto di vista della KAPD, informato da un rigido determinismo storico appreso direttamente alla scuola di Marx, "la storia segue un corso logico da un'epoca all'altra e la stessa Russia non [poteva] sfuggirvi". Nonostante il duro colpo inferto dai soviet operai a una organizzazione capitalistica del lavoro allo stato ancora nascente, essa sarebbe stata ancora attraversata da "una contraddizione di classe tra i contadini russi che aspirano ad una economia capitalistica privata ed il proletariato russo che si batte per una economia collettivista proletaria". E il governo sovietico, nel tentativo di venire a capo di un tale ritardo nello sviluppo delle forze produttive, e dei rapporti di produzione ad esse corrispondenti, avrebbe intrapreso una vera e propria "inversione di rotta nella politica economica a favore degli interessi capitalistici dei contadini", entrando perciò stesso in contrapposizione con gli interessi di una parte determinante del proletariato russo rappresentata dalla sola Opposizione Operaia di Aleksandra Michajlovna Kollontaj (ibid., p. 209). Questa, nell'analisi della direzione della KAPD, la condizione di lacerazione politica ed economica in cui versa il paese dopo la presa del potere da parte dei bolscevichi. Una condizione di tal fatta da rimettere in discussione la natura stessa del processo rivoluzionario, viziata dalla presenza, da un lato, di una massa contadina ancora esterna, ed estranea, al processo di socializzazione dell'economia intrapreso dai soviet operai e, dall'altro, di un dualismo di poteri oltremodo minaccioso imposto dai disegni di restaurazione economica del governo sovietico a tutto detrimento delle iniziative autonome della classe operaia russa. E' per l'insieme di tali ragioni che il partito di Herman Gorter e Karl Schröeder decide di modificare radicalmente il proprio atteggiamento politico nei confronti del PCUS e dell'IC, recriminando al primo di contrastare gli interessi rivoluzionari del proletariato russo e alla seconda, ormai ridotta ad un mero strumento della politica estera dello stato sovietico, di contrastare gli interessi rivoluzionari dell'intero proletariato mondiale. Queste, in sintesi, le conclusioni del Rapporto: "Dopo il dibattito nel corso del quale alcuni rappresentanti esprimeranno l'idea che il governo sovietico possa ancora rimanere - malgrado l'inversione di tendenza della sua politica economica - il rappresentante del proletariato rivoluzionario russo, il Comitato Centrale esprime le sue concezioni nella seguente dichiarazione che fu adottata avendo contro i voti di Hannover e della Sassonia orientale, e con l'astensione di Berlino:
'1) Il Comitato Centrale pensa che i risultati del 3° Congresso mondiale abbiano segnato la rottura definitiva con l'Internazionale moscovita.
'Il Comitato Centrale, tenendo conto della necessità della lotta di classe internazionale, si orienta verso la costruzione d'una Internazionale comunista operaia per i compiti più urgenti del proletariato rivoluzionario mondiale.
'Il Comitato Centrale pensa d'altra parte che i fondamenti, la tattica, e le forme organizzative di questa nuova Internazionale Comunista Operaia devono adattarsi alle condizioni e alla lotta della rivoluzione proletaria.
'2) Il Comitato Centrale dichiara che la nostra politica verso il governo sovietico dovrà essere informata dell'atteggiamento di quest'ultimo in ogni momento. Se il governo sovietico agirà come strumento di lotta della rivoluzione proletaria, la KAPD dovrà sostenerlo in maniera attivamente solidale.
'Laddove invece esso abbandonerà questo terreno e apparirà come strumento della rivoluzione borghese, la KAPD dovrà combatterlo in maniera altrettanto decisa'" (ibid., pp. 210-211).
Successivamente, Anton Pannokoek sarà ancora più esplicito e diretto, parlando senza mezzi termini di "capitalismo di stato": "Si può definire socialismo di stato questo tipo di organizzazione della produzione in Russia, dal momento che i mezzi di produzione sono nelle mani dello stato, il quale diventa così l'unico grande imprenditore. Anche qui gli operai non sono padroni dei mezzi di produzione, come nel capitalismo dell'Europa occidentale; essi ricevono un salario e sono sfruttati dallo stato, che è l'unico grande capitalista. Il socialismo di stato è quindi capitalismo di stato, La schiera degli impiegati e dei dirigenti, la burocrazia statale, rappresentano qui la classe dominante e sfruttatrice". Scrive in proposito Precari Nati, I Consigli Operai...: "Tale sistema era fondato su le nuove classi sociali emergenti russe (che divenivano ed erano l'ossatura e la direzione del Partito bolscevico): dalla piccola borghesia rurale (kolkosiani) e dalla piccola borghesia dell'amministrazione (burocrati), la fusione di queste due categorie era ed è stata la classe dominante in URSS. La spinta sovietista si infranse e venne svuotata di ogni contenuto, rimase in piedi solo per meglio colorare un regine capitalista. I Soviet formati prevalentemente da settori proletari metropolitani ed industriali, si trovarono a subire una doppia rivoluzione con delle classi sociali in movimento: da una parte la massa contadina e i settori piccolo borghesi, e dall'altra la massa operaia. Quest'ultima spinse per un reale potere operaio indirizzato verso il comunismo, tuttavia essendo minoranza fu schiacciata da queste altre classi sociali, rispetto alle sue aspirazioni. Si arriva cosi ad avere una rivolta che ha come veicolo la forma sovietista operaia, per una rivoluzione socialmente borghese, dove l'unificazione tra la piccola burocrazia agraria e la burocrazia amministrativa sostituisce la classica borghesia individualistico imprenditoriale".
Una decisione, quella assunta dal Comitato Centrale della KAPD, su cui convergerà la sola minoranza intransigente del partito, composta pressoché esclusivamente da intellettuali facenti capo alla Direzione di Berlino (Goldstein, Sach, Schröeder, ecc.), contro la quale prende subito posizione il Comitato di Gestione del partito, espressione della maggioranza dei suoi militanti, che riterrà di prioritaria importanza, in luogo della costituzione di una nuova internazionale comunista, impegnarsi al rafforzamento della presenza della KAPD nelle lotte quotidiane dei lavoratori tedeschi per il miglioramento delle loro condizioni di lavoro, ancor più in considerazione del forte ridimensionamento subito dal partito dopo la sconfitta dell'Azione di Marzo. Scrive Enzo Rutigliano, op. cit., pp. 57-58: "Per capire il contesto teorico in cui nasce la KAI - destinata per altro al fallimento prima ancora della sua nascita ufficiale - bisogna collegarsi all'assioma dal quale qualunque discorso teorico della KAPD doveva discendere: l'imminenza della rivoluzione. - La teoria della crisi mortale del capitalismo. E' solo facendo riferimento a questo assunto di base che si capisce come per i dirigenti di Essen è urgente e imprescindibile la creazione di un organismo di organizzazione internazionale che sia punto di riferimento per la rivoluzione mondiale. Non a caso la tendenza-Berlino - contraria alla creazione della KAI - era quella che negli ultimi tempi era collegata con i gruppi olandesi che, insieme a Pannekoek stavano rivedendo criticamente la teoria della 'crisi finale' del capitalismo. Al V Congresso della KAPD-Berlino però, questo gruppo, sarà sconfitto ed anzi il Congresso stesso sarà dedicato all'esplicitazione e all'approfondimento di questa parola d'ordine la cui spiegazione sarà riportata alla teoria luxemburghiana dell'imperialismo. E, d'altro canto, è comprensibile anche questo: un partito creato per e in funzione della rivoluzione, per giustificare la propria esistenza in un momento in cui le sue possibilità reali (della rivoluzione) ormai non esistono, ed il proletariato, intero, è tornato al suo abituale ruolo di oggetto della storia in quanto storia della borghesia, allora non può che teorizzare l'imminenza della rivoluzione".
Settembre 1921 - IV Congresso della KAPD. Il partito si dà come compito quello di "mantenere desta la volontà rivoluzionaria del proletariato tedesco", ritornando ad essere un "partito nel senso tradizionale". Il riflusso definitivo della fase rivoluzionaria farà il resto. Si verificano nuove divisioni interne e la trasformazione della KAPD in setta. Sia la realtà esterna (numerosi morti nelle varie azioni) che quella interna (attivismo e scontro tra tendenze) riducono drasticamente il numero delle ultime isole rivoluzionarie.
Fondazione del Partito Comunista Operaio di Olanda (Kommunistische Arbeiter Partei der Niederlande, KAPN), a cui tuttavia non aderiscono né Pannekoek, a quei tempi più vicino alle AAU-E, né Henriette Roland-Holst.
Ottobre 1921 - Rottura tra KAPD e AAUD, derivata dalla diversa valutazione che le due organizzazioni danno all'importanza delle lotte economiche. Scissione dell'AAUD e fondazione dell'AAUD-E, ad opera di Franz Pfemfert e Oskar Kanehl. In tutta la Germania, una parte considerevole della sinistra comunista abbandona rapidamente, prima la KAPD, poi la stessa AAUD (il KAPD della Sassonia orientale si scioglie nell'AAUD, l'AAUD di Amburgo espelle tutti coloro che intendono restare nella KAPD, ecc.). La nuova organizzazione si definisce "unitaria", nel senso che si ripropone l'unificazione immediata dell'organizzazione economica e politica del proletariato, denunciando la presenza in seno al KAPD e all'AAUD di una "cricca di dirigenti", di un ceto politico professionale o in via di professionalizzazione, che avrebbe isolato il proletariato in organizzazioni tanto centralizzate al loro interno quanto separate tra di loro. Scrive in proposito Pierre Guillaume, Prospettive sui Consigli, la gestione operaia, e la Sinistra tedesca: "Una delle acquisizioni di questo periodo è (...) il rigetto della separazione tra organizzazioni politiche ed economiche (partito/sindacato). All'inizio esistevano parallelamente il KAPD e l'AAU, che raggruppava le Unioni operaie nelle imprese. Ben presto, questa dualità fu respinta a favore di una forma di organizzazione cosiddetta "unitaria", ove non c'era più alcuna distinzione tra l'organo-partito politico e l'organo-lotta economica. La nascita di questo tipo di organizzazione (che si coordinava nell'AAU-E non era il frutto della volontà o della propaganda. Quando il proletariato è di fronte a compiti rivoluzionari, questa separazione cade da sé. Il solo fatto che ci si possa porre il problema di una differenza tra organo politico (che difende la prospettiva a lungo termine e che lotta per il potere), e organo economico (che lotta per degli obiettivi limitati), prova che la tappa in cui è allora il proletariato non è rivoluzionaria. Del resto, la rivoluzione comunista include per definizione la distruzione dell'economia e della politica, e dunque dell'economico e del politico, come dominì specializzati e separati". Il suo modello organizzativo di riferimento sono gli Industrial Workers of the World nordamericani e anch'essa come l'IWW si contrapporrà al sindacalismo di mestiere, organizzando i lavoratori su base di impresa. Di fatto, tanto l'AAUD-E che il KAPD e l'AAUD condividevano grosso modo una medesima analisi della fase. Identica la consapevolezza che, se nel XIX secolo il proletariato costituiva soltanto una ristretta minoranza della società, esso ormai coincidesse con la maggioranza della popolazione e che, allo stesso modo con cui la composizione di classe delle società capitalistiche avanzate si era venuta modificando, anche la concezione del comunismo e della sua costruzione dovessero subire un'identica trasformazione. Non più nazionalizzazione dei mezzi di produzione, come ancora si leggeva nei programmi dei socialdemocratici e dei comunisti ufficiali, ma loro socializzazione. Non più strategia democratica, come proponeva Karl Marx affiancando il proletariato ad altre classi sociali sul terreno della trasformazione, bensì la rivoluzione sociale, compito esclusivo del proletariato nella sua qualità di soggetto dello sviluppo. Non si può dire altrettanto, invece, della loro teoria dell'organizzazione, ed è proprio a tale divergenza di impostazione che va ascritta la ragione di fondo delle loro successive rotture e scissioni. Scrive Precari Nati, op. cit.: "vi era chi partiva rigidamente dall'organizzazione operaia rivoluzionaria, a partire dalla fabbrica: AAUD-E (Unione Operaia tedesca, unitaria) organizzazione unitaria che rifiutava una organizzazione operaia distinta dalla organizzazione politica. Questa organizzazione non doveva essere determinata dall'alto, ma controllata direttamente dai suoi membri. L'organizzazione operaia rivoluzionaria, impiantata all'interno delle fabbriche non avrebbe provocato un distacco tra gli interessi organizzativi e quelli di classe. Tale forma avrebbe preparato gli operai a servirsi della produzione su base comunista. L'altra corrente era la KAPD con la struttura parallela della AAU (organizzazione formata da organizzazioni di officina, che rappresentava l'organizzazione economica della KAPD) che pur dando molto peso alle organizzazioni operaie rivoluzionarie riteneva che la forma partito doveva avere ancora un ruolo. I fautori del partito sostenevano che la coscienza di classe, cioè i rivoluzionari marxisticamente preparati, dovevano, pur partecipando alle organizzazioni di fabbrica, essere organizzati in un partito separato, allo scopo di salvaguardare e sviluppare la teoria rivoluzionaria e di sorvegliare l'organizzazione di fabbrica, impedendole di sviarsi". Più o meno lo stesso Denis Authier e Jean Barrot, op. cit., p. 3: "In contrapposizione ai bolscevichi e ai socialdemocratici, tutti i gruppi della sinistra tedesca sono d'accordo su un punto: non è 'il' partito che dovrebbe assicurare il potere durante e dopo la rivoluzione, ma i consigli, organi che permettono ai proletari di esercitare sia il potere politico che quello economico. Ma il programma della KAPD fa una distinzione tra consigli 'politici' ed 'economici': segno di una divergenza sui tempi di dissoluzione del partito. L'AAUD-E, al contrario, rappresenta la corrente favorevole alla dissoluzione immediata". Laddove il KAPD e l'AAUD si concepivano ancora come una "doppia organizzazione", nella quale il partito politico si contrapponeva ai consigli operai così come, nel modello di organizzazione leninista, l'avanguardia continuava a contrapporsi alle masse, e la lotta politica a quella economica, nel caso dell'AAUD-E, organizzazione per sua stessa definizione unitaria, erano le masse stesse a concepirsi come avanguardia, attribuendosi direttamente il compito di condurre sia la lotta economica che quella politica sulla base del modello di organizzazione dei consigli operai. La nascita e lo sviluppo dell'AAUD-E costituirà perciò stesso un vero e proprio salto di paradigma nella storia della sinistra comunista tedesca, e rispetto al modello leninista del partito d'avanguardia, in quanto organo cosciente del proletariato, a cui ancora si conformava la KAPD, e rispetto allo stesso modello di ascendenza libertaria del sindacalismo rivoluzionario, che concepiva il sindacato tutt'altro che come un prodotto transitorio dello sviluppo capitalistico, di cui era ancora possibile rintracciare la sopravvivenza nella stessa AAUD. Scrive in proposito Henk Canne Meijer, op. cit., p. 8: "Da un lato questa concezione differiva dal "vecchio sindacalismo rivoluzionario" che affermava di essere ostile alla costituzione d'un potere politico specificamente operaio e alla dittatura del proletariato. Da un altro lato, l'AAUD-E, pur ammettendo che il proletariato è debole, diviso e ignorante, e che un insegnamento continuo gli è dunque necessario non vedeva tuttavia l'utilità di un partito di élite, stile KAPD. Le organizzazioni di fabbrica bastavano a questo ruolo d'educazione poiché la libertà di parola e di discussione vi era assicurata". Nel mese di ottobre l'AAUD-E dà vita alla sua prima conferenza autonoma in cui adotta le "Linee di orientamento per l'AAUD-E". La sua linea teorica troverà tuttavia espressione soprattutto in "Die Aktion" e nei diversi opuscoli di Otto Rühle, che costituiscono ciascuno lo sviluppo del precedente. La nuova organizzazione, che alla data della sua fondazione raccoglieva circa 100.000 aderenti, arriverà ben presto a comprendere tredici distretti economici che riuniranno decine di migliaia di membri, per essa simpatizzerà lo stesso Anton Pannekoek, ma si disgregherà ancora più rapidamente di tutte le altre organizzazioni di sinistra che l'hanno preceduta. Scrive Henk Canne Meijer, ibid., p. 7: "mentre la classe operaia cessava progressivamente d'avere un'attività rivoluzionaria, mentre le sue formazioni ufficiali non portavano avanti che un'azione tanto spettacolare quanto derisoria, coloro che volevano agire non facevano che esprimere, con l'azione disperata la decomposizione generale del movimento operaio".
1922 - Otto Rühle pubblica Questioni di base sull'organizzazione;
Gennaio 1922 - Fondazione del Partito Comunista Operaio di Bulgaria (Kommunistische Arbeiter Partei Bulgariens, KAPB). Il partito, fondato all'indomani del III Congresso dell'IC, conta più di mille membri e costituirà il gruppo più importante e numeroso dei partiti aderenti alla KAI. Esso vanta una composizione del tutto simile a quella della KAPD, sia per quanto riguarda la sua struttura organizzativa (i suoi organismi di massa, sul modello delle AAU, sono presenti in quattro città) sia per quanto riguarda la composizione sociologica dei suoi membri.
Marzo 1922 - Lo scontro interno tra il Comitato Centrale e il Comitato di Gestione della KAPD, che ha fatto seguito alla decisione unilaterale della direzione del partito di dare avvio alla fondazione della KAI nel luglio 1921, sfocia nella scissione della KAPD in due tendenze politiche tra loro contrapposte. Una tendenza di maggioranza, guidata da Alexander Schwab e con sede a Berlino, che fa riferimento alle posizioni politiche espresse in proposito dal Comitato di Gestione del partito (Tendenza-Berlino, o Berliner-Richtung) e una tendenza di minoranza, con sede ad Essen, guidata da Arthur Goldstein, Bernhard Reichenbach e Karl Schröeder, espressione della linea politica del Comitato Centrale del partito (Tendenza-Essen, o Essener-Richtung). A partire da questo momento, esistono di fatto in Germania due distinte KAPD, ancorché il partito nel suo complesso si ridurrà a contare non più di 5.000 membri effettivi. La prima tendenza, favorevole a concentrare gli sforzi dell'organizzazione sulle lotte salariali della classe operaia, sopravviverà più a lungo dell'altra, la seconda tendenza - con cui solidarizzerà anche Hermann Gorter in un suo scritto del 1922 intitolato La necessità della riunificazione della KAPD - si ridurrà invece ben presto a coincidere con un solo ufficio preoccupato esclusivamente della costruzione della nuova internazionale.
La KAPB si scinde in due tendenze tra loro contrapposte: la tendenza-Varna analoga a quella di Berlino e la tendenza-Sofia analoga a quella di Essen che però si sfaldò non appena formata sì che al II Congresso della KAI fu paradossalmente presente la tendenza-Varna.
La KAPN si schiera con la KAPD-Essen.
Aprile 1922 - La KAPD-Essen indice la I Conferenza di organizzazione della KAI, a cui prende parte la sola sinistra comunista olandese, nel corso della quale viene proclamata la fondazione e vengono adottate le tesi della nuova internazionale comunista.
Agosto 1922 - Il Congresso della KAPN proclama l'adesione del partito alla KAI.
1-5 ottobre 1922 - II Conferenza di organizzazione della KAI a cui prendono parte, oltre a AAU-Essen e KAPD-Essen, la KAPB-Varna, la KAP olandese e russa, ciascuna con un proprio rappresentante, e il gruppo di Sylvia Pankhurst che si limitò tuttavia ad inviare la sola adesione al congresso.
1923 - La sinistra comunista tedesca si divide sulla questione del centralismo e del federalismo, vale a dire sulla questione del maggiore o minore grado di autonomia organizzativa da conferire alla futura società comunista, con AAUD e KAPD che propendono decisamente per il primo e AAUD-E per il secondo. In gioco, al di là di ogni deriva formalistica, il ruolo e la funzione dello Stato in quanto regolatore della produzione e della distribuzione, a fronte di una incapacità congenita del movimento dei consigli di affrontarne il problema politico. Secondo Henk Canne Meijer, ibid., p. 11, tuttavia, tale divisione sarebbe stata assolutamente priva di senso: "questi problemi sono dei problemi di organizzazione, dei problemi tecnici, mentre la società comunista è, prima di tutto, un problema economico. Al capitalismo deve succedere un altro sistema economico, in cui i mezzi di produzione, i prodotti, la forza-lavoro non rivestano la forma-valore, e in cui lo sfruttamento della popolazione lavoratrice a profitto di settori privilegiati sia scomparso. La discussione su 'federalismo o centralismo' è priva di senso se non si è mostrato prima quale sarà la base economica di questo 'federalismo' o di questo 'centralismo'. Infatti, le forme di organizzazione di una economia, non sono, in generale, forme arbitrarie; esse derivano dai principi stessi di questa economia. Così per esempio, il principio del profitto e del plusvalore, della sua appropriazione privata o collettiva, si trovano alla base di tutte le forme assunte da un'economia capitalista. E perciò non è sufficiente presentare l'economia comunista come un sistema negativo: niente denaro, niente mercato, niente proprietà privata o statale. E' necessario mettere in luce il suo carattere di sistema positivo, mostrare quali saranno le leggi economiche che succederanno a quelle del capitalismo. Ciò probabilmente dimostrerà che l'alternativa 'federalismo o centralismo' è un falso problema".
1924 - Otto Rühle pubblica Dalla rivoluzione borghese alla rivoluzione proletaria.
Espulsione di Karl Schröeder dalla KAPD. Già combattente spartachista della prima ora, poi tra i massimi esponenti della KAPD e della KAPD-Berlino, in seguito funzionario del partito socialista. Fu uno dei rari dirigenti di questo partito a prendere parte alla resistenza al nazismo, per la quale fu condannato nel 1936.
Novembre 1924 - III Congresso della KAI e suo scioglimento.
1926 - Franz Pfemfert, già fondatore della rivista "Die Aktion" e dell'AAUD-E, inizia a collaborare con i trotzkisti.
1927 - Tesi sul ruolo del partito nella Rivoluzione Proletaria. Le Tesi (1-5) si occupano della questione della violenza politica e della sua funzione nel processo storico della Rivoluzione Proletaria, in quanto processo, al tempo stesso economico e politico, finalizzato all'instaurazione della Comune Mondiale. La violenza politica è, nel contesto dell'esercizio della dittatura del proletariato, intesa come strumento di difesa della rivoluzione e di attacco alla controrivoluzione, sia sul terreno della politica estera che su quello della politica interna, in special modo per quanto concerne le problematiche inerenti al superamento dei rapporti di produzione capitalistici e all'esercizio del controllo sull'economia da parte del proletariato. Le Tesi (6-7) riprendono il Programma della KAPD del 1920 in riferimento al ruolo dei Consigli Operai e del Partito, ritenuti come le forme storiche di organizzazione politica del proletariato rivoluzionario e post-rivoluzionario più adeguate per, rispettivamente, l'esercizio della dittatura del proletariato e il disciplinamento dei proletari più coscienti e disposti all'azione. Fa seguito, Tesi (7-9), la conseguente condanna del riformismo, sotto qualunque forma esso si mascheri, in quanto rabberciamento del vecchio sistema di sfruttamento, tradimento degli interessi reali della classe operaia e ostacolo più duro per la rivoluzione. Le Tesi (10-11) ribadiscono quanto già sostenuto nel Programma del KAPD del 1920 a proposito del rapporto di direzione politica che il partito comunista, in quanto organizzazione di elementi coscienti, è chiamato a instaurare con le masse proletarie, esposte alle oscillazioni del processo rivoluzionario. Le Tesi (12-16) sviluppano, infine, la questione della struttura e del funzionamento dei Consigli Operai e del Partito, e più in generale dell'organizzazione consiliare nel suo complesso, nella dinamica concreta del processo rivoluzionario. Compito del Partito è, in tale processo, quello di vegliare affinché i rivoluzionari si raggruppino in organizzazioni di fabbrica (Betriebsorganisationen), le organizzazioni di fabbrica si fondino in Unioni (AAU) e che da essi sorgano, durante e dopo il processo rivoluzionario, i Comitati d'Azione e i Consigli Operai Rivoluzionari deputati alla gestione della produzione da parte della classe operaia. Nella stessa misura in cui le Unioni in quanto mezzi per l'organizzazione di classe del proletariato si rafforzeranno dopo la vittoria della rivoluzione e la dittatura del proletariato sarà assicurata grazie alla sua capacità di ancorarsi nella coscienza di classe di larghe masse, i Consigli Operai guadagneranno di importanza rispetto al Partito e il Partito ne perderà a vantaggio dei Consigli Operai, la dittatura del proletariato si trasformerà in società comunista e il partito raggiungerà il suo scopo che è l'autodistruzione.
Il gruppo Sinistra Risoluta (Eintschiedene Linke) esce dalla KPD e confluisce nella KAPD-Berlino dopo aver denunciato le collusioni fra l'esercito tedesco e l'Unione Sovietica. Il suo esponente più noto è Karl Korsch.
Riunificazione delle frazioni di Berlino e di Essen della KAPD.
1930 - Dopo un breve periodo di espansione economica (1923-1929), si aprì un nuovo periodo di lotte, che nel 1933 portò alla presa legale del potere da parte di Hitler. Nel frattempo, AAUD, AAUD-E e la stessa KAPD si ridussero a dei piccoli gruppi, con non più di qualche centinaio di membri ciascuno su un totale di venti milioni di proletari, in parte impiegati nel ciclo produttivo, in parte espulsi da esso. Vestigia delle grandi organizzazioni del periodo precedente, esse si limitano esclusivamente a condurre un'attività clandestina di propaganda dei principi consiliari. In particolare le organizzazioni di fabbrica che, dalle grandi organizzazioni generali dei lavoratori che furono, si ridussero ad essere dei piccoli nuclei di comunisti consiliari coscienti, riflesso anche delle modificazioni intervenute a carico del processo lavorativo, in cui il declassamento anticipato della figura dell'operaio professionale inaugurerà prima che altrove il ciclo politico dell'operaio massa.
La KAPD espelle Adam Scharrer, suo dirigente professionista, colpevole di aver "patteggiato con il nemico", pubblicando un romanzo con la casa editrice della KPD(S).
Dicembre 1931 - Riunificazione tra AAUD e AAUD-E. La maggior parte delle rimanenti organizzazioni di fabbrica, che non si riconobbero in tale riunificazione, diedero vita alla Unione Comunista Operaia di Germania (Kommunistische Arbeiter-Union Deutschlands, KAUD), che ebbe il proprio organo di stampa in "Rätekorrespondenz". La fondazione della KAUD, che costituì tutt'altro che un'organizzazione generale dei lavoratori come l'AAUD o l'AAUD-E, fu piuttosto l'espressione di un mutamento di sensibilità intervenuto a carico della stessa concezione dell'organizzazione operaia così come era stata sino ad allora teorizzata e costruita. Se l'AAUD e l'AAUD-E concepivano ancora il proprio ruolo in funzione dell'organizzazione della classe operaia, tant'è che allo stesso modo dei sindacalisti rivoluzionari si attendevano di vedere i lavoratori aderire in massa alle loro organizzazioni, la KAUD si proponeva il compito di invitare la classe operaia stessa a costruire autonomamente le proprie organizzazioni, di modo che, almeno nelle sue intenzioni, la "classe organizzata" non fosse più il prodotto di organizzazioni specializzate nella sua direzione, ma la classe operaia in lotta sotto la propria direzione. Scrive Precari Nati, I Consigli Operai...: "Tale organizzazione, sempre impiantata all'interno delle fabbriche, radunava non i lavoratori animati da impeto rivoluzionario (vedi le AUU) ma solamente lavoratori comunisti coscienti. Non si concepiva come l'organizzazione del futuro, a differenza delle precedenti, ma invitava gli operai ad organizzarsi da se, per creare comitati d'agitazione e creare legami tra questi comitati. La lotta di classe "organizzata" non dipendeva più da una organizzazione costituita prima della lotta. Secondo l'impostazione della KAUD, la "classe organizzata" è la classe operaia autorganizzata in lotta. Si veniva così a concepire la lotta di classe e la rivoluzione non in modo statico ma come un processo, nel quale la classe operaia durante la lotta accellerava e controllava il cambiamento. Il compito della KAUD si riduceva quindi alla propaganda comunista chiarendo gli obiettivi, incitando la classe operaia contro i padroni e le vecchie organizzazioni, soprattutto per mezzo dello sciopero selvaggio. Mostrando la forza e la debolezza della classe e delle sue forme di lotta. Appariva quindi la KAUD come uno strumento, come un gruppo di comunisti operai, che forniscono dei mezzi analitici e pratici per facilitare la lotta di classe in senso comunista, tuttavia il soggetto diventava la classe stessa. La rottura con il vecchio movimento operaio, i suoi modi di organizzazione, e l'intrinseca spinta verso il capitalismo che portava con se era stata individuata". Scrive Henk Canne Meijer, op. cit., p. 10: "Questo cambiamento delle concezioni aveva naturalmente conseguenze in numerose questioni: la dittatura del proletariato, per esempio. Infatti, dato che la "lotta organizzata" non era più compito esclusivo di organizzazioni specializzate nella sua direzione, queste ultime non potevano più essere considerate gli organismi della dittatura del proletariato. Contemporaneamente scompariva il problema che, fino a quel momento, era stata la causa di molteplici conflitti: chi, fra il KAPD e l'AAUD avrebbe dovuto esercitare o organizzare il potere. La dittatura del proletariato non sarebbe più stata appannaggio di organizzazioni specializzate, si sarebbe trovata nelle mani della classe in lotta, che si sarebbe impadronita di tutti gli aspetti, di tutte le funzioni della lotta. Il compito della nuova organizzazione, la KAUD, si riduceva dunque alla propaganda comunista chiarendo gli obiettivi, incitando la classe operaia alla lotta contro i capitalisti e le vecchie organizzazioni, soprattutto per mezzo dello sciopero selvaggio, mostrando in esso la sua forza e la sua debolezza".
1933 - Dopo l'arrivo legale di Hitler al potere, i militanti delle varie tendenze della sinistra comunista tedesca furono arrestati e rinchiusi in campi di concentramento, dove la maggior parte di loro trovò la morte. La KAPD fu una delle poche forze politiche che si organizzeranno militarmente contro il regime; fra le sue formazioni antifasciste, meritano menzione i Combattenti Rossi (Roten Kämpfer) e la Unione Comunista dei Consigli (Kommunistische Räte-Union) nella zona di Brunswick, e altre ancora attive nella Ruhr, a Lipsia (dove vi fu anche una struttura per la stampa e propaganda antifascista), a Königsberg e in Lituania, a Klaipėda. Al loro fianco si schiereranno anche alcuni esponenti dei Freikorps come Josef Römer. Il KAPD finì in questa fase per esaltare anche il ricorso al terrorismo individuale come mezzo per portare la coscienza di classe alle masse. Marinus van der Lubbe, l'incendiario del Reichstag, era legato a questa corrente. Ne traccia un profilo Nico Jassies in Berlino Brucia. Marinus Van der Lubbe e l'incendio del Reichstag: "Nato in una famiglia povera di Leiden, attivissimo sin da sedicenne nella gioventù comunista, prende parte a comizi, attacca manifesti, inventa slogan, si scontra con la polizia, viene più volte arrestato, sogna, come tanti altri proletari, di 'fare come in Russia'. Ed è in Russia che prova ad andare, ma viene respinto alla frontiera. Insofferente all'autoritarismo del Partito 'comunista' olandese si avvicina ai gruppi consiliaristi, tendenza rivoluzionaria che critica il ruolo del partito e del sindacato considerati burocratici e verticistici (il teorico più lucido ne fu l'olandese Anton Pannekoek). Nel frattempo uno schizzo di calce viva lo rende inabile al lavoro, ma Marinus continua ad agitarsi, proletario tra proletari. Si scaglia contro l'Ufficio di assistenza sociale, guida lo sciopero dei tassisti di Den Haag nel 1932. Intanto all'inizio del 1933 un rimpasto ministeriale porta Hitler al governo in Germania; qui la situazione è esplosiva: gli scontri tra 'rossi' e 'neri' sono cosa quotidiana. Lubbe va dunque a Berlino e prova a spingere i compagni all'azione: contro il pericolo nazista bisogna spronare il proletariato alla rivoluzione! Ma nessuno lo segue e così decide di fare da solo. Compra della 'diavolina' e dopo avere provato senza successo ad appiccare il fuoco al municipio e al palazzo imperiale, penetra attraverso una finestra nel parlamento e comincia ad accendere piccoli fuochi. Questi si propagano e il giorno dopo la sala delle sedute del Reichstag è devastata come se fosse stata colpita dallo schianto di un aereo. Van der Lubbe è arrestato, confessa le proprie 'colpe' e dichiara che il suo atto si fonda su motivazioni politiche: voleva spronare i lavoratori tedeschi alla rivoluzione sociale, ad abbattere il capitalismo che aveva permesso a Hitler di salire al potere. Al processo, iniziato nel settembre 1933, la corte prova a dimostrare contro ogni evidenza che Marinus non ha agito da solo e che i 'comunisti' hanno compiuto l'attentato per un preciso ordine di Mosca. Il Partito sedicente comunista risponde alla calunnia con la calunnia, affermando che Marinus è al soldo dei nazisti. Questi, schiacciato tra i due totalitarismi, viene infine ghigliottinato nel gennaio 1934, a soli venticinque anni".
1945 - Alcuni comunisti di sinistra sopravvissuti all'internamento nei campi di concentramento nazisti furono giustiziati su ordine della GPU, al momento dell'entrata in Sassonia delle truppe sovietiche.
1952 - A Berlino-ovest Alfred Weiland, un vecchio dirigente dell'AAUD, fu prelevato in piena strada e trasportato a Berlino-Est, dove fu condannato ad una pesante pena detentiva.
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